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JACOBUS JOHANNES PIETER OUD

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JACOBUS JOHANNES PIETER OUD


Jacobus Johannes Pieter Oud (1890-l963) è nominato nel 1918 architetto capo della città di Rotterdam. Benché in questo periodo partecipi attivamente al movimento De Styl, nei primi gruppi di case popolari, progettate per l'amministrazione cittadina, a Spangen del 1918 e a Tussechendijken del 1919, si trovano solo poche tracce della poetica neoplastica, come Van Doesburg non manca di rimproverargli.

I blocchi rettangolari di Tussechendijken inseriti in un'ingrata lottizzazione periferica, derivano evidentemente dai modelli berlagiani. Oud accetta la simmetria, la ripetizione uniforme delle colonne di alloggi, il paramento a mattoni e il tetto, semplificando al massimo e articolando opportunamente gli smussi angolari, dove più pungente si manifesta l'esigenza neoplastica di scomporre i volumi tradizionali.

Il successivo complesso Oud Mathenesse del 1922 è situato su un'area libera a forma di triangolo isoscele e Oud, come Berlage, non trova nella sua cultura un valido aiuto per la composizione d'assieme, ripiegando su un disegno formalistico, assolutamente simmetrico. Le case a uno o due piani sono in intonaco bianco con zoccoli in mattoni e acuti tetti spioventi. Il congegno imetrico vale come controllo puramente esteriore, per imitare il numero indefinito delle possibili combinazioni, e rivela chiaramente il suo significato strumentale.



Nel 1924 il primo capolavoro: le due case a schiera gemelle nel sobborgo di Hoek Van Holland. Qui ogni riferimento tradizionale è abolito e nello stesso tempo l'organismo torna chiuso e integro, senza più tracce della programmatica scomposizione neoplastica. I due blocchi uguali contengono due file di alloggi sovrapposti, cosicché il modulo in facciata risulta piuttosto ampio e il ritmo lento e spaziato; le estremità sono arrotondate in modo che il ritmo non sia spaziato ma giri e ribatta su se stesso. Tutte le pareti sono rivestite da un intonaco bianco uniforme, come nelle opere contemporanee di Gropius e di Le Corbusier, ma le giunzioni e i punti delicati sono risolti con materiali durevoli: il breve zoccolo è in mattoni gialli, il gradino davanti alle porte in mattoni rossi, le soglie e le basi degli stipiti in cemento grigio.

il villaggio operaio Kiefhoek, del 1925 sorge su un'area irregolare nel quartiere sud di Rotterdam, leggermente infossata tra gli argini di due canali. I blocchi di case hanno l'aspetto di edifici unitari e gran cura è dedicata alle terminazioni, dove il discorso continuo cade d'improvviso; gli angoli acuti ed ottusi all'estremità orientale sono arrotondati, ospitando negli smussi i negozi; altrove brevi balconi semicircolari, variamente situati, segnalano le direttrici principali della composizione, presentandosi appaiati per inquadrare un'asse di simmetria, o ruotati di un angolo retto per segnare una rotazione di corpi di fabbrica.

Il piano inferiore è quasi ovunque rivestito con materiali durevoli: mattoni chiari, ch3e formano anche le brevi recinzioni trasversali dei giardinetti e i gradini davanti alle porte; i serramenti dei soggiorni hanno il telaio grigio, per formare una fascia continua; spiccano solo le porte in rosso minio, dalla cornice bianca.

L'impegno con cui sono studiati tutti i particolari caratterizza profondamente l'architettura di Oud. Dietro ogni scelta si sente la disciplina urativa del neoplasticismo; ma lo sforzo di semplificazione e di abbassamento dei costi induce l'architetto ad accantonare ogni ricerca combinatoria fuori dal comune.   

Rapido declino. Dopo una lunga astensione, Oud tenta un arricchimento del dizionario urativo nel classicistico palazzo della Shell a L'Aja del 1938-42. L'ultima opera, il centro dei congressi a L'Aja, mostra ancora nel 1958, la capacità di personalizzare il codice internazionale, ma non ha il tempo di investire l'esecuzione col suo affetto trepido.





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