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La lettura di alcune novelle di Giovanni Boccaccio ti ha permesso di conoscere a fondo l'ambiente cittadino del '300 ed in particolare l'ambiente dei

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La lettura di alcune novelle di Giovanni Boccaccio ti ha permesso di conoscere a fondo l'ambiente cittadino del '300 ed in particolare l'ambiente dei mercanti, dei banchieri, degli usurai.

Dopo aver illustrato in quali novelle compaiono i personaggi più caratteristici a tale proposito, evidenzia qual è la posizione che, secondo te, assume Boccaccio nei confronti di questa classe sociale.


SCHEMA DEL TEMA

Introduzione all'argomento.

Novelle in cui compaiono i mercanti:



I.     Ser Ciappelletto (I, I): notaio ed incallito peccatore; l'empio e blasfemo mercante.

II.       Andreuccio da Perugia (II, V): giovane mercante inesperto; significato di iniziazione al mondo mercantile.

III.      Lisabetta da Messina (IV, V): sorella di tre ricchi mercanti; aspetto crudele del mondo mercantile.

Posizione del Boccaccio verso mercanti è critica ma distaccata no vera e propria posizione.

Il Boccaccio non è totalmente a sfavore di tale categoria: ne è un membro e l'ha riscattata dalla sua cattiva reputazione nel passato.

Conclusione:

I.     I cittadini che non sono mercanti talvolta possono essere più disprezzabili.

II.       I mercanti come modello della società del '300.


SVOLGIMENTO



Mercanti, banchieri, usurai, notai, popolavano l'ambiente cittadino (e più precisamente quello "mercatante") del '300 di cui Boccaccio è un notevole testimone e narratore.

Di questa sua grande capacità di analizzare a fondo e descrivere nei suoi particolari una società, si trovano ottimi esempi nelle novelle del Decamerone, in cui la società mercantile viene ammirata, inosservata o disprezzata.

Nel Decamerone i mercanti compaiono subito (nella prima novella del primo giorno) in uno dei loro esponenti più famosi: ser Ciappelletto. Nella novella a lui dedicata, viene descritto come un incallito peccatore che, trovandosi in punto di morte ed avendo chiamato al suo capezzale un confessore, da prova di grande ma menzognero virtuosismo in una falsa confessione che gli procurerà la fama di santo. Con ser Ciappelletto, Boccaccio rappresenta il mercante blasfemo, spregiudicato, empio ed avaro.

A riscattare questa immagine e, nella seconda novella del quinto giorno, Andreuccio da Perugia, un giovane mercante inesperto che, trovandosi nel mondo sconosciuto di una malfamata Napoli, ricco, vanesio e sprovveduto, dopo una serie di avventure e peripezie, diviene scaltro e pronto, passando dal ruolo di ingannato a quello di ingannatore. Da questa novella traspare un significato di iniziazione al difficile mondo mercantile, regolato da leggi che vanno conosciute ed applicate con rigore, se non si vuole soccombere. Andreuccio da Perugia incarna la ura del tipico e scaltro mercante portatore, però, di tutte quelle virtù cortesi ormai in declino (lealtà, cortesia, liberalità).

Un'immagine opposta, invece, trapela dalla quarta novella del quinto giorno, quella di Lisabetta da Messina che ama ricambiata un giovane magazziniere. I fratelli, però, ricchi mercanti di Messina, per salvaguardare l'onore della famiglia, assassinano il giovane che in seguito appare in sogno all'amata, rivelandole il luogo in cui giace il suo cadavere. Giunta nel luogo indicato, Lisabetta decapita il cadavere e ne nasconde la testa in un vaso di basilico che, irrorato di lacrime, cresce rigoglioso, mentre lei dispera per l'amore perduto, fino a che i fratelli non la privano del vaso; per lei è un grave colpo e muore di dolore. E' facile intendere il volere di Boccaccio nel rafurare l'aspetto crudele dell'ambiente mercantile attraverso i fratelli di Lisabetta che, per ragioni di convenienza sociale e degli affari, perseguitano l'amore della sorella, in quanto sentimento trasgressivo, portandola così alla follia e all'autodistruzione.

Da tutto ciò risulta difficoltoso comprendere quale sia la posizione del Boccaccio verso il mondo mercantile, di cui egli stesso fa parte.

Il Boccaccio certamente apporta delle valutazioni critiche a riguardo: basti pensare all'esempio sopra citato dei fratelli di Lisabetta, in cui un comportamento volto solo all'utilità e al guadagno diviene spietatezza, per poi finire con l'omicidio. Egli, però, non si addentra in giudizi etici, ne rimane distaccato. Si deduce, quindi, che quella del Boccaccio non è una vera e propria posizione: egli abbisogna del mondo mercantile come sfondo alle sue novelle e lo descrive così come e agli occhi di tutti; non si comporta in un modo del tutto oggettivo, ma è sicuramente ben distante dal divenire soggettivo.

Il Boccaccio inoltre non è del tutto a sfavore di questa categoria "mercatante" in quanto non solo ne è un membro, ma è anche il primo che la riscatta dalla condanna dei secoli addietro, affidando proprio ai mercanti un ruolo di primo piano dopo essere stati disprezzati perfino dallo stesso Dante e Petrarca. Il passo di Boccaccio fu senza dubbio azzardato, ma la ragione era dalla sua parte.

Tuttavia le spietate maldicenze che affliggevano i mercanti si riscontravano, talvolta in maniera peggiore, anche in molti altri cittadini che a quella categoria non appartenevano.

Infine, la società del '300 era totalmente differente dalla precedente: i mercanti, infatti, sfruttando la propria intelligenza e piegando ai propri interessi la fortuna, conquistavano la ricchezza e il successo e perciò s'imponevano, oramai, come modelli umani per la società che si stava pian piano formando.










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