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La scrittura nel Vicino Oriente antico nel III e II millennio



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La scrittura nel Vicino Oriente antico nel III e II millennio

Il sistema di scrittura dall'elaborazione più antica è l'ortografia cuneiforme apparsa all'inizio del terzo millennio a.C. Questa scrittura veniva usata per registrare la lingua della stirpe sumerica che abitava la Mesopotamia inferiore e cioè "la terra tra i due fiumi" del Tigri e dell'Eufrate nel loro corso verso il Golfo Persico. Il supporto di tale scrittura - come rileva Jack Goody - erano tavolette d'argilla umida sulle quali "lo scriba imprimeva la punta triangolare di uno stilo di canna affilato". Quando l'argilla si asciugava, la tavoletta veniva archiviata oppure spedita al destinatario[1].

Nelle tavolette più antiche i segni "non sembrano distribuiti in modo predeterminato nella superficie scrittoria"; il loro numero è molto alto, e - dice Jack Goody - presenta "oscillazioni anche all'interno di uno stesso testo". Sono "convenzionalizzati" il materiale della scrittura - le tavolette e lo stilo di canna -ญญญญญญญญญญ ma anche la forma del tracciato, a cuneo; molti dei segni sono ancora riconoscibilmente "pittografici", ma altri non più.

Là dove possiamo osservare un parallelismo tra scrittura e lingua vediamo che i singoli segni vengono usati come "logogrammi": un segno sta per la parola; il passo successivo è che un segno serva per quella parola ma anche per altre, "omofone o quasi", come nei nostri rebus moderni; questo principio può essere "sistematico" fino a disporre di un segno grafico non per una serie di parole, che "limita grandemente le possibilità di combinazioni", ma per una serie di sillabe; ogni parola può essere scomposta in sillabe. Ma il percorso che porta dalla scrittura per immagini alla scrittura fonetica è lungo; infatti la lingua scritta, che via via si veniva a consolidare, non necessariamente deve essere pensata come "riflesso speculare" di quella parlata, ma bensì come una "specifica modalità mentale". I segni tracciati avevano, inizialmente almeno, "un forte valore di supporto mnemotecnico" che rendeva la lettura più agevole integrando anche elementi non presenti nello scritto.



L'avvento della scrittura cuneiforme appare il risultato della necessità economica. I primi documenti sumerici non hanno alcuna attinenza con la "comunicazione" come la intendiamo oggi abitualmente, e neppure con la trascrizione di "miti orali" o con la composizione di poesie. Si tratta di mere liste di oggetti, di transazioni commerciali, di vendite di terreni. Tali registrazioni generalmente erano legate agli antichi centri di culto o di corte, e pertanto si riferiscono alle proprietà e ai conti dei templi. Sembra che questa situazione si sia protratta per i primi cinquecento anni della storia della scrittura: le uniche eccezioni erano alcuni testi scolastici.

Pur essendo nato per una lingua determinata, il sistema grafico del sumero venne poi "felicemente adattato alla notazione di altre lingue" - come fa notare Giorgio Raimondo Cardona - certo per la "mediazione di scribi plurilingui", cioè quelle ure che avevano un ruolo determinante nel passaggio di una scrittura da una comunità all'altra . È il problema della traduzione, problema attualissimo dal momento che nessuna "lingua artificiale" è riuscita a rispondere all'esigenza di un esperanto capace di rendere tutte le sfumature di senso delle lingue vive. Lo scriba o letterato plurilingue che, conosceva un sistema di scrittura, questo stesso sistema adattava dall'una all'altra lingua da lui conosciuta, e lo modificava via via secondo le necessità. In questo modo la scrittura cuneiforme fu adottata e adattata per scrivere le proprie lingue da molti popoli del Vicino Oriente antico: Ittiti, Accadi, Urartei, Assiri, Babilonesi, Persiani.

L'andamento della scrittura cuneiforme è verticale, e da destra a sinistra, fino alla prima metà del II millennio; a partire dall'epoca cassita si diffonde in Mesopotamia un andamento orizzontale della scrittura da sinistra a destra. Per giustificare questo cambiamento si è ricorsi a una spiegazione tecnica, legata a un aumento delle dimensioni della tavoletta: Giorgio Raimondo Cardona fa rilevare come una tavoletta piccola può essere impugnata in una sola mano e questa posizione si presta al tracciato verticale; ma usando tavolette più grandi, con testi più lunghi, anche il modo di impugnare la tavoletta avrebbe dovuto cambiare ed è allora che si sarebbe cominciato a disporre i segni per righe orizzontali .







Jack Goody, Il suono e i segni: l'interfaccia tra scrittura e oralità, Mondadori, Milano 1989, . 41.

Giorgio Raimondo Cardona, Storia universale della scrittura, Mondadori, Milano 1986, . 118.

Ibidem






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