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PRESENTAZIONE DELLA RICERCA


1 Metodologia della ricerca e approccio teorico


L'approccio adottato è stato di tipo qualitativo con un'intervista strutturata[1] composta di quattordici quesiti, equivalente a un questionario a domande aperte. Nove domande erano simili per le due categorie d'intervistati: se intervistavo un docente la domanda prendeva in considerazione il passaggio dell'allievo in formazione empirica, mentre se intervistavo un datore di lavoro, essa considerava il passaggio da apprendista a lavoratore nella sua azienda. In questo modo desideravo focalizzare la realtà maggiormente "vicina" all'intervistato, senza appellarmi troppo alla sua memoria a lungo termine.



L'intervista conteneva inoltre una domanda uguale per tutti e quattro domande esclusive per i docenti o i datori di lavoro.

La scelta di questo strumento è scaturita dal desiderio che pur lasciando la massima libertà d'espressione agli intervistati, si mantenesse una strutturazione nella raccolta dei dati, senza scordare la finalità di tipo conoscitivo dell'indagine.

Siccome questa ricerca affronta il tema dell'inserimento nel mondo del lavoro tramite una formazione empirica, sono stati presi in considerazione i docenti d'alcune istituzioni descritte al secondo e terzo modulo[2].

La scelta è stata obbligata a causa dell'esiguo numero d'istituzioni presenti nel cantone Ticino che si occupano d'inserire i candidati in questo tipo di formazione. Dopo una breve ricerca di questo tipo d'istituzioni, ho contattato i docenti responsabili e richiesto la loro disponibilità a sostenere l'intervista.

Su sei richieste ho ricevuto un solo rifiuto dal Ciclo d'orientamento professionale (COP) delle scuole speciali del cantone Ticino (una delle due sedi del sopraceneri), a causa di mancanza di tempo. Su cinque docenti intervistati ho raccolto le opinioni di quattro uomini e una donna.

La ricerca dei datori di lavoro da intervistare è stata più complessa, inizialmente ho chiesto l'aiuto di un docente ora in pensione ma senza esito.

In seguito mi sono rivolto ad uno dei docenti del COP (nel sottoceneri) che si è mostrato disponibile a fornirmi gli indirizzi d'alcuni datori di lavoro che avevano assunto alcuni suoi ex allievi come operai, prima però avrebbe dovuto ottenere l'autorizzazione da parte dell'ispettore responsabile. Ottenuta l'autorizzazione il docente mi ha fornito una lista con dieci indirizzi.

Le professioni svolte dagli operai con formazione empirica assunti da queste ditte erano le seguenti: venditore - magazziniere, metalcostruttore, due impiegati d'ufficio, addetta alle cure della casa, venditrice, giardiniere, operaio comunale e due elettricisti.

Tutte le ditte si trovavano nella regione di Lugano e per differenziare al massimo le cinque interviste ho contattato le persone responsabili dei seguenti lavoratori: venditore - magazziniere, metalcostruttore, impiegato d'ufficio, addetta alle cure della casa e giardiniere. Tutte le persone contattate (quattro uomini e una donna) hanno immediatamente offerto la loro disponibilità a farsi intervistare.

Il processo per arrivare alla versione definitiva dell'intervista ha richiesto la rielaborazione di diverse bozze, proprio per avere la sicurezza di affrontare gli argomenti di maggior importanza per il buon esito della ricerca.

Prima di cominciare la raccolta dei dati, ho testato l'intervista con una collega di lavoro per verificarne la durata (venti, venticinque minuti) e il funzionamento generale, i risultati sono stati buoni. A tutte le persone intervistate sono state spedite in anticipo le domande dell'intervista, per dar loro la possibilità di leggerle e chiarire eventuali dubbi.

Ovviamente nel corso delle interviste, siccome non ho messo limiti a chi rispondeva, la durata è oscillata da un minimo di venti ad un massimo di sessanta minuti a dipendenza della persona che avevo di fronte.

Alcuni intervistati hanno chiesto di poter rispondere unendo delle domande e così nei discorsi che ne sono scaturiti si sono affrontati diversi argomenti alla volta, toccando in ogni modo tutti i punti richiesti dall'intervista.

Le interviste sono state registrate e trascritte nella loro totale integralità e sono allegate (allegato tre e sei).



1.1 Difficoltà riscontrate durante la raccolta dei dati


Posso affermare di non aver riscontrato grandi difficoltà nella raccolta dei dati, la disponibilità a sostenere le interviste è stata buona sia per i docenti sia per i datori di lavoro.

Per due di questi ultimi non c'è stato il tempo di leggere le domande, di conseguenza ho voluto spiegare quelle che secondo me erano più difficilmente comprensibili. All'inizio di ogni intervista ho sempre chiesto se le domande fossero chiare.

In un'intervista ad un datore di lavoro non ho potuto formulare le domande nove e dieci[3], perché la ditta era unicamente composta da quest'ultimo, il fratello e l'operaio con formazione empirica.

Comunque nel corso dell'intervista sono emersi temi che indirettamente rispondevano a queste domande, di conseguenza ho utilizzato anche questi dati.

In altre due interviste a datori di lavoro, ho dimenticato di porre delle domande e mi è anche capitato involontariamente di cancellare un pezzo di registrazione, ma ho potuto in ogni caso in seguito recuperare i dati grazie all'aiuto del telefono.

In almeno tre interviste su dieci le condizioni di svolgimento non erano propriamente ottimali, a causa d'interruzioni dovute a terze persone e a telefonate che però non ne hanno compromesso l'esito.

Infine, nella terza intervista c'era la presenza della persona che aveva svolto la formazione empirica. Da una parte è stato stimolante prendere nota delle sue considerazioni, dall'altra probabilmente senza questa presenza la conversazione avrebbe preso un'altra direzione. Ad ogni modo non me la sono sentita d'impedire a questa persona di assistere all'intervista.



2 Sintesi delle interviste ai docenti


Le cinque interviste sostenute dai docenti, mi sono servite per verificare se esistono delle competenze che più di altre incidono sulla possibilità per una persona che ha finito la scuola speciale di accedere ad un tirocinio empirico e se esistono delle condizioni nel mondo del lavoro che più di altre incidono affinché quest'accesso avvenga.

Inoltre, nel corso dell'intervista ho posto altre domande per affrontare aspetti che andassero a rinforzare questi due principali temi d'indagine e ho abbordato altri argomenti ugualmente importanti quando si parla d'inserimento nel mondo del lavoro, come ad esempio le difficoltà.


Alla prima domanda, che trattava l'aspetto delle condizioni di accesso al mondo del lavoro, due docenti esprimono come condizione il momento economico favorevole e la sensibilità - personalità del datore di lavoro. Uno dei due afferma inoltre che è necessario disporre di un ruolo adatto per la persona assunta all'interno della ditta, mentre l'altro ritiene importante una prestazione AI e qualcuno che segua l'apprendista durante la formazione.

Un docente ritiene che la condizione di accesso al mondo del lavoro per il candidato alla formazione empirica sia l'interesse, la voglia, la disponibilità al lavoro e lavorare bene.

«Guarda, la cosa più importante é la voglia, lo sottolineiamo[4]».

Un docente vede come necessaria la disponibilità dei datori di lavoro che di solito c'è sempre, mentre un altro mette come condizione la conoscenza da parte dei datori di lavoro di cos'è la formazione empirica, attualmente piuttosto scarsa.


La seconda domanda trattava l'aspetto delle competenze più importanti che la persona deve possedere per facilitarsi l'accesso alla formazione empirica.

Tutti i docenti mettono l'accento sul comportamento: impegno, fare domande, essere puntuali, relazione con i colleghi, disponibilità, tranquillità, correttezza, responsabilità, ecc. Uno di loro afferma che il comportamento è quello richiesto ad ogni lavoratore, mentre un altro dice che è uguale a quello richiesto anche a chi inizia un tirocinio federale.

Due docenti menzionano anche le capacità pratiche manuali, la capacità di prendere delle iniziative, essere autonomi, essere di "buon comando".

«.il fatto di essere comunque relativamente tranquilli e di buon comando, come dicono spesso i datori di lavoro, quindi non ti fanno grandi domande, non ti danno particolari problemi, basta dargli il lavoro adatto e poi loro lo fanno, ecco[5]».

Singoli docenti nominano il senso lavorativo, la metodicità, la capacità d'anticipare, un livello scolastico non da laboratorio protetto, un maggior grado di sopportazione di lavori semplici e ripetitivi, conoscenze nel campo logico - matematico e degli strumenti più comunemente usati in ambito artigianale (metro, squadra, ecc.).


Con la terza domanda ho chiesto i motivi alla base dell'assunzione di una persona in formazione empirica. Tre docenti la vedono come una questione sociale, un diritto di qualsiasi persona d'integrarsi nella società tramite l'apprendimento di un mestiere, per costruirsi un futuro e avere una vita dignitosa e autonoma.

«.direi che dovrebbe essere un impegno sociale, anche se è una parola grande, quello di poter offrire a qualsiasi persona d'imparare un mestiere, di costruirsi un proprio futuro[6].».

Un docente ritiene che non vi sia un perché, al limite il datore di lavoro è tranquillizzato dal fatto che non deve far raggiungere gli obiettivi del tirocinio federale al suo apprendista.

Un ultimo docente sostiene che i motivi di tale assunzione sono da ricercare nel fatto che si tratta di giovani che hanno già 17 - 18 anni, quindi più responsabili e con esperienze di lavoro acquisite con gli stages.


Alla quarta domanda ho voluto chiedere se esistono dei vantaggi per i datori di lavoro nell'assunzione di una persona in formazione empirica.

Quattro docenti ritengono che i principali vantaggi sono economici e riguardano i contributi AI versati alla maggiore età.

Tre docenti affermano inoltre che i vantaggi derivano dal fatto che a queste persone si possono far fare i lavori più pratici e manuali (sono dei bravi gregari specializzati), sono più disponibili, accettano di più e si possono delegare loro mansioni che altri farebbero malvolentieri.

«.sono convinto che praticamente in ogni lavoro ci sono delle mansioni che possono essere svolte da persone che hanno difficoltà di tipo scolastico o altro[7]».

Singoli docenti nominano la non obbligatorietà di disporre di tutte le attrezzature per formare l'apprendista (flessibilità della FE), la scarsa mobilità professionale (quindi maggior fedeltà all'azienda) e altri motivi che variano di caso in caso (alcuni erano molto bravi manualmente).


La quinta domanda affrontava invece gli svantaggi di un'assunzione di una persona in formazione empirica per i datori di lavoro.

Quattro docenti affermano che occorre dedicare molto tempo a queste persone per spiegar loro le cose, tre di loro affermano anche che non avranno mai un'autonomia di lavoro sufficiente. Trovo interessante riportare alcune frasi delle interviste:

«.da qualche parte devi investire di più nella sua formazione per spiegargli le cose[8]».

«Il problema é che sono ragazzi che devono essere seguiti, molte volte devono essere seguiti[9]».

«.sicuramente la mancanza o una certa mancanza d'autonomia ne limiterà comunque il campo d'azione[10].».

Altri svantaggi fatti emergere singolarmente dai docenti sono: possibili difficoltà nella gestione comportamentale, sono lenti, rendono meno delle persone normodotate, la grande responsabilità del datore di lavoro, non si avrà mai un operaio totalmente qualificato.

Un docente afferma che esistono svantaggi solo se l'apprendista non è motivato e questo vale anche per il tirocinio federale.


La sesta domanda richiedeva di valutare le probabilità di trovare un contratto di formazione empirica per le persone provenienti dalla scuola speciale.

Per tre docenti le probabilità di trovare un contratto sono buone per entrambi i sessi, specialmente se c'è il sostegno dell'AI (dice un docente).

«.dei nostri dieci - undici allievi all'anno, ne inseriamo il 70% - 80% nel mondo del lavoro alla fine del mese di giugno[11]».

Buona parte sono assunti senza che il datore di lavoro li cercasse, perché sono bravi o perché la FE è flessibile. Per un docente l'inserimento in FE dipende dai settori professionali e i maschi sono più collocabili delle femmine.

«.l'allievo maschio significa avere uno sguardo su tutti i settori[12].».

Per un ultimo docente è più facile inserire una persona in formazione federale rispetto a quella empirica, anche se i posti si sono sempre trovati.


Con la settima domanda desideravo trattare l'aspetto delle competenze nell'ottica delle tre dimensioni del sapere, saper fare e saper essere, per vedere quale delle tre i docenti reputavano più importante per l'accesso in FE.

Per quattro docenti il saper essere è la cosa più importante, poi segue il saper fare ed eventualmente il sapere (due docenti non lo nominano neppure).


«.ma anche un qualsiasi altro apprendista può essere tecnicamente il più bravo, però se ti tratta male i clienti torna a piedi insomma[13]».

Un docente mette in prima posizione il saper fare perché la formazione empirica è basata su attività pratiche, poi saper essere e infine sapere. Un docente afferma: «. il datore di lavoro magari chiude un occhio sul sapere ed eventualmente anche sul saper fare, però sul saper essere[14]».


All'ottava domanda ho voluto verificare se esistono delle differenze tra i settori dove sono inserite le persone che cominciano una formazione empirica e quali si prestano meglio o peggio.

Per quattro docenti i settori più ricettivi sono quelli che presentano attività di base molto pratiche come l'edilizia, l'artigianato, la carrozzeria, la gastronomia (settore pubblico), in parte la vendita. Per due docenti incide anche il sesso dei candidati, i maschi vanno in certi settori mentre le femmine in altri. I settori meno frequentati sono quelli che richiedono un certo livello cognitivo come ad esempio il commercio, l'informatica, la telefonia, ecc. anche se ci sono state eccezioni (formazione empirica in ufficio). Trovo interessante riportare due brani d'intervista:

«Chiaro che nel ramo dell'informatica io non ho mai visto nessuno fare una formazione empirica[15].».

«.ed è chiaro che qui c'è proprio il baratro, che è quello che noi dobbiamo cercare di chiarire spesso con questi ragazzi, che s'illudono perchè sanno schiacciare un bottone ed esce un'immagine da un computer, sono abbastanza convinti che loro sono capaci di lavorare al computer[16]».

Per un docente non esistono grandi differenze fra i vari settori che accolgono persone in formazione empirica, perché per l'allievo esiste la possibilità d'intraprendere una qualsiasi formazione.


La nona domanda richiedeva un parere ai docenti sulle eventuali differenze tra un lavoratore con formazione empirica e uno con formazione normale. Tutti i docenti concordano sul fatto che la persona con formazione empirica è più limitata rispetto ad una con formazione normale. Ogni docente risponde però in modo personale, riporto qui di seguito le frasi più indicative:

«Probabilmente un operaio che ha svolto una formazione empirica si limita a un certo numero di lavori[17].».

«Probabilmente chi ha fatto una formazione empirica di sicuro ha delle competenze inferiori, ha delle mansioni non dico più umili ma probabilmente meno complicate, meno complesse, meno da rappresentanza[18].».

«Probabilmente ci saranno delle differenze soprattutto legate al tipo di andicap. Chiaramente una persona normodotata può rendere di più ed essere più affidabile[19]».

« Direi non necessariamente, lì dipende veramente molto da persona a persona. Credo che forse a livello generale, ma solo forse, c'è un'autonomia leggermente minore[20].».

« .le differenze penso che sicuramente si vedranno a livello intellettivo, o si potrebbero vedere. Sul piano strettamente lavorativo non è detto[21].».


Alla domanda se esistono competenze lavorative e comportamentali in cui la persona con formazione empirica si dimostra superiore agli altri lavoratori, due docenti sostengono che queste persone sono più malleabili e di "buon comando", danno il loro meglio, cercano di recuperare, si adattano meglio ai lavori più semplici e ripetitivi a causa dei loro limiti intellettuali, si sentono più tranquilli a svolgere sempre le stesse mansioni.

«.si sente anche più tranquillo, più sicuro nello svolgere quelle determinate mansioni, sempre le stesse ecc e riesce a farlo in modo costante ecco, cosa che magari altri fanno effettivamente più fatica[22].».

Un docente afferma che a priori non ci sono capacità superiori, dipende da ogni persona, forse il datore di lavoro è più disposto verso un operaio con formazione empirica che segue le regole, rispetto ad uno con formazione completa ma un po' "bizzoso".

Un docente afferma che è già successo nelle abilità manuali e nell'ambito della vendita, mentre un altro dice che si potrebbero anche avere delle piacevoli sorprese.

«Già all'inizio questa ragazza toccava la cassa[23].».


Con l'undicesima domanda mi sono interessato delle difficoltà che gli utenti di scuola speciale incontrano negli stages. Tutti i docenti nominano le relazioni, che possono essere molto variabili a dipendenza della persona (aperta, chiusa). Tre docenti citano inoltre difficoltà comportamentali e due la scarsa resistenza alla fatica. Singolarmente i docenti descrivono difficoltà d'ogni tipo: scarsa autonomia e incapacità di prendere l'iniziativa, maggior paura di sbagliare, incomprensione delle consegne (se date più di una alla volta), abbigliamento, puntualità, competenze sociali, mole e ritmo di lavoro, paura dello sconosciuto (persone, luoghi, attività), danni commessi durante lo stage e lavorare con continuità. Riporto due pensieri di due interviste:

«Ora difficoltà ce ne sono eccome! Direi che una delle principali difficoltà spesso è proprio un po' la paura dello sconosciuto[24].».

«.loro fanno veramente fatica a resistere, non sono assolutamente abituati a lavorare con una certa continuità[25]».


Nella domanda numero dodici, dove volevo vedere come si svolge il processo di mediazione fra la persona alla fine della scuola speciale e il mondo del lavoro, essenzialmente viene descritto lo stesso procedimento da tutti i docenti. La ricerca del posto di stage avviene tramite conoscenze personali, elenco telefonico, internet, ufficio dell'orientamento e casualmente. La durata dello stage è solitamente da un minimo di due settimane in avanti, a dipendenza dell'interesse del datore di lavoro per il candidato apprendista e di quest'ultimo per la professione. Durante gli stages tutti i docenti effettuano regolarmente delle visite per accertarsi che tutto funzioni bene. Tre docenti affermano di portare il giovane a presentarsi al posto di stage (uno dei due lo porta solo in un secondo momento). Due docenti citano l'importanza della valutazione dello stage sia da parte di chi lo svolge, sia da parte del datore di lavoro.

Un docente parla del grande lavoro svolto in classe sul vissuto degli stages per preparare i prossimi e per arrivare ad una scelta, un altro mette invece l'accento sul lavoro d'orientamento svolto inizialmente. Un solo docente cita la stesura di un accordo di stage fra le parti.


La tredicesima domanda aveva lo scopo di verificare se durante il processo di mediazione fra giovane alla fine della scuola speciale e mondo del lavoro sussistono delle difficoltà.

Per tre docenti la difficoltà più grossa è legata ai sogni irrealizzabili dei ragazzi, far capire e accettare che hanno dei limiti oggettivi e che non è colpa di nessuno.

«.noi abbiamo avuto tutta una serie di ragazzi che arrivavano i primi tempi dalla scuola speciale che volevano fare l'archeologo, il maestro d'asilo, cose fuori di testa ecco[26]».

Due docenti affermano che tanti datori di lavoro non conoscono la formazione empirica e questo può diventare un ostacolo.

Singolarmente i docenti citano difficoltà d'ogni genere: la ricettività del mondo del lavoro, la disponibilità di posti, le caratteristiche dei ragazzi, la loro motivazione, ditte che si tirano indietro o ragazzi che cambiano idea, ragazzi che non si svegliano o ti boicottano, ditte che chiudono, ecc.

«È chiaro che il processo di mediazione, chiamiamolo così, é più difficile con ragazzi bizzosi, che fanno più fatica a resistere alla fatica, alla frustrazione, all'ansia, alla noia; che sono poi caratteristiche inevitabili del lavoro e d'ogni professione[27]».


L'ultima domanda dell'intervista ai docenti, richiedeva un parere sulle prospettive future e sui cambiamenti auspicabili per la formazione empirica. Tre docenti esprimono dubbi e preoccupazioni sul futuro della formazione empirica, soprattutto non vedono di buon occhio la nuova formazione biennale[28] (esami finali e livello scolastico inadeguati per chi proviene dalla scuola speciale), due di loro sostengono che la formazione empirica era adatta così com'era.

Singolarmente gli intervistati si preoccupano per l'evoluzione del mondo del lavoro (complicazione delle professioni, sempre maggiori richieste scolastiche e di competenze), secondo uno di loro dovrebbero circolare più informazioni sul tirocinio empirico: «Che cominci un po' a girare la voce di cos'è questo tirocinio empirico e che la gente acquisti più fiducia su questo tipo di formazione![29]».

Un docente, descrivendo a grandi linee il nuovo tipo di formazione professionale di base su due anni, afferma che ad ogni modo sarà sempre possibile apprendere qualsiasi lavoro e prevedere percorsi formativi individualizzati per gli utenti provenienti dalla scuola speciale. Trascrivo alcune frasi interessanti delle interviste:

«Non arriveranno neanche più ad avere le competenze minime per fare la formazione empirica che in teoria non prevede competenze minime![30]».

«.comunque ecco, la possibilità di fare un lavoro, qualsiasi lavoro é possibile, veramente a un certo punto si possono fare dei percorsi per arrivare dove vuole l'allievo[31]».

«Da noi in Ticino non la vedo così felice, qui da noi trovo che la nostra formazione empirica andava bene perché é un cantone piccolo, si lavorava quasi a livello individuale no?[32]».

«.l'individualizzazione dei percorsi formativi alla base della FE, necessario per gli allievi provenienti dalle scuole speciali, potrebbe sparire completamente[33]».



3 Sintesi delle interviste ai datori di lavoro


Le cinque interviste sostenute dai datori di lavoro avevano lo stesso fine (competenze dell'allievo e condizioni di accesso al mondo del lavoro) di quelle sottoposte ai docenti. La grande differenza è che erano focalizzate sul passaggio dalla fine della formazione empirica verso l'assunzione come dipendente vero e proprio.

Anche in questo caso sono state poste altre domande per rinforzare i due concetti espressi nel quesito iniziale e non tutte le domande sono state poste anche ai docenti.


La prima domanda affrontava l'aspetto delle condizioni poste dal mondo del lavoro all'apprendista che sta per diventare operaio. Due datori affermano che la persona che sta per essere assunta deve aver voglia di fare, di lavorare.

«.bisogna vedere in questa persona che ha fatto questa formazione empirica se ha voglia di lavorare e se trova il posto giusto per lei[34]».

«Le condizioni del mondo del lavoro, a mio modo di vedere sono uguali sia per l'apprendistato federale, sia per quello empirico direi prima di tutto la voglia di fare[35].».

Singolarmente invece emerge che l'azienda deve trovare al suo interno un ruolo adatto e percepito come utile dalla persona, il personale dell'azienda deve avere una minima preparazione e sensibilità nell'accogliere il candidato e un minimo di tempo da dedicargli.

«.nel senso che il personale situato nel posto dove il futuro ragazzo in formazione empirica sarà assunto, abbia una minima preparazione nell'accogliere una persona con un certo tipo di problema[36]».


Alla seconda domanda, come per i docenti si è trattato l'aspetto delle competenze. Quattro datori affermano che non sono necessarie competenze, però poi tre di loro aggiungono:

Deve avere la volontà e la voglia di lavorare per l'azienda, è sufficiente che non abbia un andicap troppo particolare che deconcentra gli altri collaboratori, dev'essere un po' flessibile su tutti i lavori:

«.quando arriva gli si fa fare diversi lavori e si vede magari che va più bene per un lavoro e non per l'altro, però[37]».

Un datore invece afferma: «.deve aver raggiunto un certo livello pratico. Nel mondo del lavoro conta il saper fare, saper fare manuale[38]».


Con il quesito sui motivi dell'assunzione, due datori menzionano motivi economici, mentre altri due motivi di carattere sociale.

«.é un costo molto limitato e se ti va bene é anche ben investito[39].».

«.è più di dare a loro una possibilità d'imparare una professione in realtà, non è un motivo è un piacere più che altro[40]».

«.direi più che altro per umanità stiamo parlando di una condizione umana sociale, queste persone hanno il pieno diritto d'integrarsi come tutti gli altri[41]».

Singolarmente i cinque datori di lavoro citano inoltre: per una questione d'affetto, per evitare a personale qualificato di svolgere mansioni che fanno perdere tempo, per sensibilizzare i collaboratori a questa realtà, per dare la possibilità alla persona con FE di lavorare in un ambiente normale, per provare e perché la persona aveva buona voglia.

«.abbiamo detto proviamo, avevamo bisogno un aiuto, solo che un operaio è troppo, un apprendista normale abbiamo avuto delle esperienze negative[42]».


La quarta domanda serviva a verificare se era la prima volta che i datori di lavoro facevano un'esperienza con una persona proveniente dalla FE e se la ripeterebbero.

Per tre datori è la prima volta, due di loro rifarebbero ancora quest'esperienza, mentre gli altri non sanno se la rifarebbero pur valutandola positivamente.

«Quando si vedono questi punti positivi, sarebbe un piacere anche per qualcun altro dare la possibilità di farlo[43].».

«Assumerei sì, non vedo problemi nell'assumere ne ripetere quest'esperienza che comunque ci ha aperto delle porte su una realtà che non conoscevamo, che non sapevamo esistesse[44]».

Per due datori non è la prima esperienza, uno non la ripeterebbe per via dei costi che l'azienda deve sostenere, visto che sono persone che vanno sempre seguite. L'altro la ripeterebbe con solo un elemento alla volta, perché siccome hanno problemi in due non andrebbero d'accordo.


Alla quinta domanda dove si trattavano i vantaggi di un'assunzione di una persona con formazione empirica, tre datori di lavoro menzionano vantaggi economici.

«L'unico vantaggio per un'azienda é quello economico, altri vantaggi non ne vedo[45].».

Uno di loro aggiunge: «.nel senso che magari eviti ad un personale 'qualificato' di svolgere delle mansioni tipo fotocopie, tipo compiti che ti fan perdere comunque del tempo che bisogna comunque fare perché bisogna fare e demandarli al ragazzo[46]».

Uno dice di avere un aiuto in più anche se limitato, mentre per l'ultimo non ci sono vantaggi ma si tratta di una questione morale e umana, di un investimento sociale.


Con la sesta domanda si sono invece affrontati gli svantaggi. Tutti i datori di lavoro citano svantaggi che si traducono in tempo da dedicare a queste persone: la non autosufficienza, la scarsa autonomia, ci vuole più cura e pazienza, non è indipendente e non memorizza le cose, bisogna correggerli e organizzarli.

«.ho una persona che non fa una parte del suo lavoro per seguire quest'altra o X persone[47]».

«Non ha autonomia anche se potrebbe averne, non dico chissà quanta però potrebbe averne[48].».

Singolarmente i datori aggiungono che ci sono dei famigliari stressanti e il ragazzo ne risente, certe volte i nervi, «.i giorni che c'è vento o luna piena fsssst, è fuori dal calendario. Se poi c'è luna piena e vento basta, non parla, tac tac tac balbetta[49]».


La domanda seguente richiedeva di menzionare le mansioni affidate all'operaio con formazione empirica. Ovviamente ogni datore di lavoro risponde in modo diverso, di conseguenza riporto le frasi più indicative espresse da ognuno di loro:

«C'è chi è più portato per la manutenzione, chi è più portato per la costruzione, chi adora usare le


macchine per il movimento terra con anche delle ottime capacità[50]».

«Non tutto tutto, però praticamente tutto quello che c'è da fare in officina fa tutto[51].».

«Lavanderia, pulizie, sì. Io penso per lei non sarebbe una difficoltà, con nove anni che è qua, se un giorno o due la mettessi con qualcuno a pulire una camera lo saprebbe fare, lei non avrebbe difficoltà penso[52].».

«Sono appunto lavori operativi, quindi fotocopie, classificazione, l'archiviazione; quindi mantenere un certo ordine, lavori manuali in poche parole, niente di più[53].».

«.ha la mansione di ricevere la posta, controllarla e sistemarla nelle scansie. non ha ancora i requisiti per andare a vendere al banco, però già esegue i bollettini di uscita verso la clientela. il lavoro che fa é utile anche quello, molto utile[54]».


All'ottava domanda si chiedeva quale delle tre dimensioni (sapere, saper essere e saper fare) è maggiormente richiesta alla persona con formazione empirica assunta e perché. Quattro datori di lavoro citano il saper fare come dimensione prioritaria, due di loro mettono in seconda posizione il sapere, un altro il saper essere.

Un datore menziona solo il saper essere perché c'è il contatto con i clienti.

«Saper essere, perchè noi essendo una piccola ditta siamo a contatto con la clientela giornalmente, perciò abbiamo bisogno di una persona di cui ci si può fidare[55]».


Con il seguente quesito, dove si chiedeva di esprimere eventuali differenze sul posto di lavoro tra una persona con formazione empirica e una con formazione normale, quattro datori di lavoro rispondono positivamente e notano: la persona con FE non è autosufficiente e va seguita, è meno indipendente e ha dei tempi d'assimilazione un po' più lunghi (dipende però molto anche dalla sua problematica), è più limitata e con una minor formazione scolastica, ha delle lacune che col tempo sono in ogni modo mimetizzate.

.bisogna prendere due persone che hanno tutte e due voglia di lavorare, innanzi tutto quindi partire dallo stesso piano e si vede naturalmente che uno é autosufficiente e l'altro no[56]

Un datore di lavoro afferma che generalmente non c'è differenza, è uguale al lavoratore normale.


La domanda numero dieci è stata posta per verificare l'esistenza d'eventuali competenze lavorative e comportamentali, in cui la persona con formazione empirica si dimostra superiore agli altri lavoratori. Ogni datore di lavoro risponde differentemente, di conseguenza trovo utile riportare le frasi salienti delle loro risposte:

.la persona che magari ha difficoltà, eccede rispetto ad altri per la voglia, la voglia di fare, la voglia di superarsi e la voglia di far vedere che c'é[57]

«.a livello comportamentale - lavorativo é molto specifica la sua componente su quello che é la precisione, proprio perché il tipo di malattia che ha molto probabilmente lo porta proprio ad essere così[58]».

«.c'è del personale che non sa cucire e lei lo sa fare[59]».

«Se c'è da lavorare di più non c'è problema. però uno normale alle tre e mezza dice: 'Uela, ci vuole un'ora e mezza ad andare a casa, andiamo!' [60]».

«.in alcune occasioni si è dimostrato che il ragazzo che ha una formazione empirica sa esprimersi, sa comportarsi meglio di un'altro[61]».


Poi ho chiesto ai datori quali sono le competenze lavorative e comportamentali che emergono di più nella persona con formazione empirica da loro assunta. Quattro di loro trovano diverse parole:

L'impegno e la voglia sono esemplari, è una persona precisa e molto ligia al dovere, è capace e volonterosa, la buona volontà e la flessibilità.

Un datore di lavoro afferma che è difficile da dire, è molto soggettivo.


Alla dodicesima domanda si affrontava il comportamento generale della persona con formazione empirica sul posto di lavoro e l'eventuale presenza di particolarità. Pare che generalmente il comportamento di queste persone vada bene, quattro datori affermano inoltre:

L'integrazione della persona con FE non è sciolta e assimilata, è distaccata ma non emarginata, in questi anni è diventata più furba.

La particolarità è che sembra stupido ma non lo è affatto.

Ha le sue lune, è un po' riservata e insicura.

«.magari più timido nei rapporti con gli estranei[62].».


Nella domanda numero tredici, dove si sono affrontate le difficoltà che la persona assunta ha incontrato durante la formazione o ancora ora, due datori di lavoro rilevano difficoltà di memorizzazione e che il giorno seguente bisogna nuovamente ripetere tutto.

ad esempio lui adesso mi sta facendo un cancello, fra una settimana gliene faccio fare uno uguale, non si ricorda cosa ha fatto[63]

Due datori citano difficoltà relazionali: non sa esprimersi e va in panico (con i clienti), quando c'è molta gente o è sotto stress.


«.non ha contatto con i clienti, possibilmente non ha contatto con i clienti e né telefonici, né visivi[64]».

Singolarmente quattro datori di lavoro esprimono difficoltà con la famiglia della persona assunta (intromissione che si ripercuoteva sul ragazzo e su tutto l'ufficio), non si può fargli fare lavori ripetitivi (si annoiano tantissimo), problemi di calcolo, lettura del metro e trasformazioni decimali, ci mettono più tempo degli altri a capire l'ordine e l'esecuzione del lavoro.

Un datore di lavoro non sa cosa rispondere.


Sulle prospettive future e i cambiamenti apportabili alla formazione empirica, due datori di lavoro rispondono che ci vorrebbe più contatto, comunicazione e dialogo fra la loro categoria e la scuola.

«.loro si basano sulla teoria, però devono vedere anche un po' l'ambiente com'è, la pratica[65]».

Singolarmente i docenti esprimono diversi punti:

Bisognerebbe riconoscere che si dà un onere alle aziende che assumono persone con formazione empirica, visto che non sono autonome. Di conseguenza sarebbe utile incoraggiare le aziende con delle agevolazioni fiscali: «.andrebbe magari all'azienda ritornato un qualcosa o non so adesso, come le trattenute[66].», inoltre non bisognerebbe abbandonare alle ditte queste persone dopo la formazione, perché hanno bisogno di essere sempre seguite.

«Se sente l'altro magazziniere c'é stata affidata e dopo via, é stata abbandonata[67]».

Dovrebbe esserci maggior coinvolgimento del datore di lavoro al momento dell'assunzione del ragazzo, con delle giornate formative. Prima di inserirlo nel mondo del lavoro bisognerebbe verificare se esiste una formazione compatibile con la sua problematica.

Sarebbe interessante svolgere delle formazioni direttamente sul posto per un insegnamento più mirato.

Bisognerebbe far vedere maggiormente i lati positivi e negativi del lavoro manuale a questi ragazzi, non è convincente il fatto che frequentino la scuola tutti insieme (metalcostruttore, panettiere, giardiniere, .), sarebbe più utile piuttosto inserirli con gli apprendisti normali facendogli fare solo parte del programma.

Per un datore di lavoro la formazione empirica attuale funziona discretamente bene, i ragazzi sono veramente seguiti e quando finiscono escono sicuramente capaci.



4 Analisi ativa delle interviste a docenti e datori di lavoro


Ci sono diverse condizioni che il mondo del lavoro pone ad una persona che vi s'immette tramite una formazione empirica o dopo averla terminata (l'apprendista è diventato operaio). Le principali emerse sono la voglia di fare e di lavorare bene del candidato, inoltre è necessario trovare un ruolo adatto e anche percepito come utile per lui all'interno dell'azienda.

Personalmente penso che il ruolo percepito e rivestito dal nostro candidato, sia una condizione essenziale alla buona riuscita di un inserimento nel mondo del lavoro. Un dato interessante è che dalle varie interviste emergono delle caratteristiche che i datori di lavoro o il personale devono possedere per facilitare l'accoglienza di queste persone nel mondo del lavoro: la sensibilità, la personalità, la disponibilità, la preparazione e il tempo.

Non da ultimo vi devono essere le condizioni economiche adatte per effettuare un inserimento di questo tipo, gli affari della ditta e il momento economico possono incidere parecchio.

L'aspetto delle competenze invece, vede una spaccatura fra le risposte dei docenti e quelle dei datori di lavoro. Questi ultimi non richiedono particolari competenze ai loro operai con formazione empirica, è sufficiente che facciano il lavoro assegnatogli nella migliore maniera possibile e che non diano troppi problemi all'interno dell'ambiente in cui sono chiamati ad operare.

I docenti, per quanto riguarda l'inserimento in un tirocinio empirico, sono molto esigenti e nominano tutta una serie di competenze (valide anche per il tirocinio federale) che a mio modo di vedere dovrebbero far sì che la persona sia più facilitata nel ritagliarsi un suo spazio di lavoro all'interno di un'azienda. In particolare il comportamento pare essere il requisito più importante ed è anche facile da comprendere, perché se manca quello tutto il resto non può seguire.

Il motivo per cui bisognerebbe assumere una persona proveniente dalle scuole speciali in formazione empirica o come operaio, è prevalentemente di carattere sociale per la maggioranza degli intervistati. Tutti hanno il diritto di integrarsi imparando un mestiere, di costruirsi un futuro, di vivere un'esistenza autonoma e dignitosa. Altri fattori importanti emersi da tenere in considerazione sono di tipo economico o casuale. Infatti, dall'esame di tutti i dati raccolti, si può notare che alcune assunzioni avvengono anche per caso, senza preintenzionalità. Questo può anche significare che il datore di lavoro aveva senz'altro bisogno di un aiuto e il candidato si è sicuramente distinto (ed è stato notato) durante uno stage.

Nell'assunzione di una persona in formazione empirica o al suo compimento come operaio, pare che il vantaggio preponderante sia per quasi tutti quello economico. In poche parole queste persone, con un minimo d'investimento finanziario, possono fornire un aiuto nei lavori "di retrovia" ma che bisogna comunque fare. Questa soluzione può rivelarsi molto interessante per certe aziende che possono così sgravare i collaboratori più qualificati da lavori come le fotocopie, piccole commissioni, mantenere l'ordine, ecc., demandandoli alla persona con formazione empirica.

Sia che si tratti di tirocinio empirico o di lavoro come operaio, lo svantaggio che emerge maggiormente per chi si occupa di queste persone, è costituito dal tempo da dedicare loro. Tutti sanno che il tempo è denaro e pare ce ne voglia parecchio, perché questi lavoratori dispongono di scarsa autonomia, non sono autosufficienti, richiedono pazienza e cura, non saranno mai totalmente qualificati, non memorizzano, sono lenti, rendono poco; in altre parole avranno sempre bisogno di essere seguiti. Questo può spiegare quanta importanza rivesta per un'assunzione il bilancio dell'azienda e l'attribuzione di un ruolo adatto al lavoratore "empirico".

Spiegazioni: In base alle risposte degli intervistati, per ogni tipo di sapere è stato assegnato un punteggio. Tre punti per la prima preferenza, due per la seconda, uno per la terza e nessun punto se nella propria risposta l'intervistato non citava uno o più saperi.


Come si può notare dal grafico sopra, la maggioranza dei datori di lavoro cita il saper fare come dimensione prioritaria richiesta ai propri operai. I docenti vedono invece il saper essere di primaria importanza per gli allievi che si apprestano a cominciare una formazione empirica. Se vogliamo, possiamo vedere una certa logica in questi risultati: è ovvio che un giovane che inizia una formazione (non solo di tipo empirico) non potrà disporre sin da subito di un saper fare, ma lo acquisirà proprio durante il tirocinio. Il saper essere (inteso come modo di presentarsi e di relazionarsi) diventa così di primaria importanza al momento di iniziare un apprendistato, perché facilita l'integrazione della persona nell'azienda. Non dimentichiamo che in un posto di lavoro oltre al "capo" ci sono i colleghi e a dipendenza del prodotto o servizio offerto anche i clienti. Sono di conseguenza d'accordo con i docenti sull'importanza del saper essere per iniziare un percorso nel mondo del lavoro. Dopo una formazione, come confermato dai datori di lavoro, il saper fare assume maggior importanza, perché quando il giovane diventa operaio deve aver acquisito una certa dimestichezza nelle operazioni pratiche che la sua professione gli richiede e più sarà capace meglio sarà. Il sapere, proprio perché stiamo parlando di formazione empirica, è considerato marginalmente sia dai docenti sia dai datori di lavoro. Terminerei questa breve parte sui tre saperi con la citazione di uno dei docenti intervistati: «.direi le competenze più che altro dell'essere. Quelle del saper fare hanno tutto il tempo per acquisirle[68]

Alla nona domanda ho chiesto ai datori di lavoro se notano delle differenze fra il loro operaio con formazione empirica e un altro formato normalmente. Ai docenti ho sottoposto essenzialmente la stessa domanda ma richiedendo un'opinione, perché ovviamente loro non hanno la possibilità di fare un'osservazione diretta come i datori.

Essenzialmente tutti gli intervistati, eccetto un datore di lavoro (che lo vede uguale al lavoratore normale), giudicano l'operaio empirico come non completo e limitato. Questo nel senso che non è totalmente autonomo, non copre tutti i compiti, rende di meno, non è affidabile, assimila più lentamente; di conseguenza gli sono affidate mansioni "inferiori". Ovviamente è difficile generalizzare, dipende sempre da caso a caso: c'è anche chi afferma che non ci dovrebbero essere grosse differenze oppure si notano più che altro a livello cognitivo.

La domanda seguente, posta con lo stesso sistema della precedente (osservazione da una parte, opinione dall'altra), si spingeva oltre chiedendo se l'operaio "empirico" si dimostra superiore in qualche cosa all'operaio normale. In alcuni casi è già capitato che la persona con formazione empirica eseguisse meglio di altri un lavoro, avesse qualche competenza in più o semplicemente ispirasse maggior fiducia. Più generalmente pare si tratti di persone volonterose, flessibili, che s'impegnano, cercano di superarsi, di far vedere che ci sono ed eseguono senza discussioni (escluso un caso) anche i lavori più noiosi e ripetitivi. Due docenti, allineandosi comunque con quanto espresso sopra, pensano che non ci siano competenze in cui l'operaio con formazione empirica si dimostra superiore agli altri lavoratori.

Le difficoltà che emergono durante gli stages, la formazione o una volta che la persona ha finito il tirocinio e lavora in una ditta sono molte. Quello che però emerge di più dalle varie risposte è una certa difficoltà relazionale, specialmente alla presenza di clienti. Il comportamento, la scarsa resistenza alla fatica e la paura di ciò che è sconosciuto (luoghi e persone) o di sbagliare, sono le difficoltà maggiormente espresse dai docenti, di conseguenza rilevate durante gli stages. La non memorizzazione di quello che eseguono sul posto di lavoro o il tempo che impiegano per capire, sono le difficoltà più presenti per la maggioranza dei datori di lavoro, presumibilmente quindi sono rimaste dall'inizio della formazione fino ad ora.

L'ultima domanda dell'intervista era l'unica uguale per tutti gli intervistati e richiedeva un parere sul futuro della formazione empirica o eventuali cambiamenti che si vorrebbero attuare, le due categorie d'intervistati rispondono differentemente. Le risposte dei docenti esprimono perlopiù preoccupazione sul futuro del tirocinio empirico, anche perché sarà destinato a sparire lasciando il posto alla nuova formazione professionale di base su due anni. Quello che preoccupa di più i docenti, è che le persone provenienti dalla scuola speciale saranno inserite con gli apprendisti normali e dovranno sostenere degli esami finali. In sostanza la formazione e le sue richieste per queste persone si complicherà parecchio (molte professioni stanno già complicandosi), ma personalmente in ciò non vedo solo svantaggi. Infatti, in questo modo anche le persone che provengono dalla scuola speciale potranno seguire dei corsi che trattano della professione specifica che stanno apprendendo e non saranno più messi tutti insieme (come auspicato da un datore di lavoro). L'importante (come pare sia già stato previsto) è che godano sempre di un sostegno speciale.

I datori di lavoro (eccetto uno) più che altro nelle loro risposte lamentano una scarsa collaborazione, poco dialogo e contatto con la scuola, in un caso è stato addirittura detto che la persona in formazione empirica è stata affidata e poi abbandonata all'azienda. In due vorrebbero essere maggiormente istruiti e sensibilizzati, perché ritengono utile disporre di maggiori strumenti d'intervento in caso di problemi con la persona che ha svolto la formazione empirica.

Dal confronto delle risposte ottenute dalle due categorie d'intervistati, si nota che i docenti hanno lo sguardo maggiormente rivolto verso il futuro, probabilmente perché sono più vicini alla formazione empirica intesa come scuola e ai cambiamenti che verranno. I datori di lavoro sono maggiormente immersi nel presente ed esprimono i problemi che effettivamente sentono pesare su di loro e sull'azienda tutti i giorni.



5 Analisi della parte singola delle interviste ai docenti


Le domande sei, otto, dodici, tredici delle interviste ai docenti, sono state poste solo a loro e saranno analizzate qui di seguito.

Secondo quanto detto dai docenti (che si occupano anche di trovare i posti di formazione), le probabilità di trovare un contratto di formazione empirica sono buone per i loro allievi. La maggioranza dei candidati è inserita nei tempi prestabiliti (uno o due anni a dipendenza della scuola). Ovviamente ci sono delle differenze secondo i settori professionali in cui sono inseriti, prevalgono ad esempio quelli con un alto contenuto pratico-manuale, mentre restano ovviamente inaccessibili quelli più tecnici e teorici (informatica, commercio, .) anche se vi sono stati casi (rari) di formazione empirica in ufficio.

Vi sono differenze anche a dipendenza del sesso dei candidati, qualcuno dice che le femmine sono più difficilmente collocabili e hanno una possibilità di scelta limitata rispetto ai maschi.

Il processo di mediazione fra scuola e mondo del lavoro, essenzialmente si svolge allo stesso modo per tutti i docenti. È importante però notare, oltre all'esperienza dello stage stesso, il lavoro che si svolge prima e dopo di esso in classe. Solitamente il percorso parte dal desiderio dell'allievo, da lì poi si può fargli fare un esperienza nel campo desiderato. Quello che importa di più però, secondo me è la valutazione dell'esito dello stage con tutte le parti (docente, datore, allievo) e l'elaborazione del vissuto in classe, perché è da qui che molto probabilmente l'allievo maturerà la scelta che lo porterà alla formazione empirica desiderata.

Le difficoltà che s'incontrano durante questo processo di mediazione sono parecchie e di tutti i tipi, ad ogni modo quella che emerge di più è data dal far capire e accettare agli allievi che non hanno colpa delle loro difficoltà e che certi loro sogni (o illusioni) non potranno mai concretizzarsi.

Inoltre in un paio di casi emerge che fra le aziende vi è una scarsa conoscenza della formazione empirica, di conseguenza i docenti possono incontrare resistenze nella loro ricerca di posti di tirocinio sul territorio ticinese.


6 Analisi della parte singola delle interviste ai datori di lavoro


Anche per i datori di lavoro vi erano delle domande in esclusiva che saranno analizzate qui di seguito: la quattro, la sette, la undici e la dodici.

Al di là del fatto che per i datori di lavoro sia la prima volta o meno che lavorano con una persona proveniente dalla formazione empirica, solo uno di loro risponde deciso che non ripeterebbe l'esperienza per via dei costi che implica. Mi sento quindi di affermare che generalmente, al di là delle varie difficoltà che emergono, l'esperienza di avere una persona con formazione empirica alle proprie dipendenze è vissuta con soddisfazione dai datori di lavoro.

Generalmente la persona con formazione empirica esegue, anche a dipendenza di dove è inserita, lavori che si potrebbero definire (come sostenuto da un datore) di "retrovia". Questo non significa che faccia i lavori peggiori, al contrario si tratta di quel tipo d'operazioni che bisogna comunque fare perché necessarie, ma che farebbero perdere tempo al personale più qualificato. Oserei perciò affermare che l'operaio con formazione empirica può essere un valido aiuto per molte ditte, a condizione che gli si ritagli nel ventaglio di mansioni disponibili un ruolo e che lui lo percepisca come utile.

Dalle risposte date alla domanda su quali fossero le competenze che emergono di più in queste persone, risalta sopra tutte la buona volontà. A mio modo di vedere questa è la condizione essenziale affinché poi si costruisca anche tutto il resto. Non vedo, infatti, come una persona possa progredire e apprendere nella vita lavorativa se non è volonterosa.

Se è possibile riunire le particolarità comportamentali della persona con formazione empirica, direi che n'emerge una certa timidezza, riservatezza e distacco. Ciò probabilmente spiega la difficoltà di queste persone ad avere rapporti con la clientela, nei posti di lavoro dove è richiesta. Un paio di datori di lavoro parlano di furbizia, nel senso che con il passare del tempo questi lavoratori riescono a comprendere meglio come funzionano le cose sul posto di lavoro, riuscendo anche a trarre qualche piccolo vantaggio personale (ad esempio con le ore straordinarie alla fine del mese). Si potrebbe anche affermare che il comportamento di queste persone migliora con il passare del tempo, visto che i docenti rilevano difficoltà comportamentali durante gli stages, ma i datori non ne rilevano di particolari in questo campo nelle persone da loro assunte.

CONCLUSIONE


1 Considerazioni in merito all'interrogativo iniziale


Quanto emerso dalla sintesi e successiva analisi dei dati mi permette, in questa fase conclusiva, di affrontare l'interrogativo posto all'inizio del lavoro[69].

Occorre però tenere conto dei due livelli d'assunzione considerati nella ricerca: il passaggio dalla scuola alla formazione empirica (considerato dai docenti) e quello dalla fine dell'apprendistato all'assunzione come operaio (considerato dai datori di lavoro).

N'emerge che le condizioni per accedere al mondo del lavoro si applicano a quattro elementi fondamentali: al candidato alla formazione empirica, al datore di lavoro, al personale e all'azienda intesa come organizzazione produttiva.

La condizione del mondo del lavoro posta al candidato affinché sia facilitato nell'assunzione in formazione empirica, riguarda più che altro il saper essere. La persona deve partire da un buon comportamento che gli faciliti l'integrazione nell'ambiente in cui sarà accolta e soprattutto deve avere la volontà, l'interesse e la motivazione per la professione che si appresta ad apprendere.

Le condizioni poste ai datori di lavoro sono che, innanzi tutto, devono possedere una certa personalità, conoscere la formazione empirica, essere sensibili e disponibili. Date queste premesse essi devono trovare un ruolo adatto all'interno dell'azienda per il candidato. Il ruolo sarà definito dalle mansioni che la persona si rivelerà effettivamente in grado di apprendere e di eseguire, fornendo così un apporto all'azienda e valorizzando la persona stessa.

Se nell'azienda ci sarà del personale che lavorerà con l'apprendista in formazione empirica, le condizioni saranno che sia sensibilizzato e abbia tempo da dedicargli in quantità maggiore rispetto ad un apprendista normale.

Infine, per l'azienda le condizioni essenziali saranno finanziarie, gli affari interni dovranno ben funzionare e dal candidato bisognerà trarre un profitto (sicuramente dall'AI quando maggiorenne) anche minimo, ma non ci dovranno essere assolutamente perdite.

Tutte queste condizioni sono molto importanti per il buon esito di un inserimento e hanno il fine di facilitare l'accoglienza in formazione empirica del candidato, come ricercato nell'interrogativo iniziale.

Per passare invece all'assunzione come operaio alla fine della formazione, emerge una condizione essenziale: l'apprendista deve aver maturato nel corso del tirocinio un saper fare. Questo andrà ad aggiungersi al saper essere confermato all'inizio dell'apprendistato. È questa secondo me la condizione essenziale che può definitivamente promuovere la persona ad una funzione nel mondo del lavoro, visto che tutte le altre condizioni sono essenziali all'inizio della formazione empirica.

Una volta assunta alla fine dell'apprendistato, la persona dovrebbe essersi "ritagliata" un ruolo all'interno dell'azienda. Questo dovrebbe generalmente permettere più vantaggi e condizioni non più necessarie (ad esempio meno tempo da dedicargli).

Per quanto riguarda l'aspetto delle competenze, facente sempre parte del quesito iniziale, emerge nuovamente l'aspetto del duplice livello d'inserimento già espresso per le condizioni.

Se l'allievo deve possedere delle competenze, ebbene saranno importanti al fine di iniziare la formazione empirica, ed è a quel momento che il datore di lavoro le dovrà notare per essere invogliato ad assumerlo.

Quello che emerge dalle risposte dei docenti è tutta una serie di competenze del fare, dell'essere e anche del sapere, che sono valide anche per iniziare una formazione federale, il comportamento poi è quello esigibile da ogni lavoratore. Personalmente trovo ovvio che più competenze un allievo esprime, più si faciliterà l'accesso nel mondo del lavoro e più avrà possibilità di scegliere una professione.

Siccome trattasi d'allievi provenienti dalle scuole speciali e quindi con maggiori difficoltà di altri, molto spesso durante il loro percorso scolastico sono allenati a sviluppare anche la manualità, proprio per finire la scolarizzazione con il maggior numero possibile di competenze.

Nelle risposte dei datori di lavoro, emerge più che altro che non si chiedono competenze specifiche al momento di assumere una persona con formazione empirica, ma si richiede "solo" l'esecuzione delle mansioni affidate senza arrecare disturbo (al saper essere si è aggiunto il saper fare). Ciò conferma che il fulcro del passaggio di un giovane disabile nel mondo del lavoro avviene all'inizio e poi durante la formazione empirica.

Il passaggio al ruolo d'operaio sembra così più una naturale conseguenza di ciò che è stato prima rispetto ad altro. Bisogna infine aggiungere che il filo che separa le condizioni d'accesso al mondo del lavoro e le competenze dell'allievo è piuttosto sottile: per esempio, un "saper essere" richiesto all'inizio di un tirocinio empirico è sia una condizione del mondo del lavoro, sia una competenza comportamentale che la persona deve esprimere.



2 Considerazioni generali sul percorso


Nella fase iniziale di questa ricerca, quando solo il quesito di partenza era definito, si trattava di stabilire il modo migliore per rispondere. Nelle mie successive riflessioni, è emerso che non esiste un passaggio diretto dei giovani provenienti dalla scuola speciale nel mondo del lavoro, ma esistono tre livelli: gli stages, la formazione e l'assunzione come lavoratore con formazione empirica.

Inizialmente volevo contemplare tutti e tre i livelli nella ricerca, ma in seguito, pur dando spazio anche agli stages, ho preferito concentrarmi maggiormente sul passaggio in formazione empirica e successivamente all'assunzione in una ditta come operaio.

Gli stages sono molto importanti perché contribuiscono a fornire ai docenti una prima valutazione generale degli allievi al loro primo contatto con il mondo del lavoro. Inoltre lo stage è utile anche alla persona che lo svolge, soprattutto per maturare la scelta di una professione. Tuttavia il livello d'inserimento dello stage non si prestava del tutto a rispondere al quesito iniziale. Lo stage serve più che altro ad osservare quali competenze esprime chi lo svolge, mentre il fine dell'indagine, come espresso nel quesito, era a mio modo di vedere maggiormente rilevabile studiando il passaggio alla formazione empirica o in seguito all'assunzione come operaio.

La preparazione della parte teorica, con tutti gli elementi trattati, mi ha permesso di cominciare a pensare alla raccolta dei dati presso i docenti e i datori di lavoro con le idee più chiare. Ho così potuto preparare con pertinenza le domande per i due tipi d'intervista, che avrebbero dovuto essere simili per via della coincidenza del quesito della ricerca, ma avrebbero dovuto tener conto dei due livelli d'inserimento che desideravo trattare con i docenti e con i datori di lavoro.

La fase delle interviste che ho condotto nell'arco di un mese in tutto il Ticino, è stato il momento più arricchente di tutto questo lavoro. Nei vari colloqui ho potuto percepire le emozioni di persone che sono immerse nella realtà della scuola e del lavoro ed è stato molto bello. Quello che più mi ha colpito, in alcuni datori di lavoro, è stato l'affetto che nutrono per la persona con formazione empirica da loro assunta.

Il percorso da me svolto durante tutto l'arco del lavoro di diploma è stato molto lungo e non privo di difficoltà, ad ogni modo mi ha senz'altro permesso ulteriori apprendimenti e arricchimento personale in un campo vicino alla professione da me praticata.

Recentemente ho appreso che la formazione empirica sparirà e sarà sostituita dalla nuova "formazione professionale di base su due anni con certificato federale di formazione pratica", penso che a questo tema valga la pena dedicare un paragrafo.



2.1 La formazione professionale di base su due anni con certificato federale di formazione pratica


La formazione professionale di base su due anni ha un chiaro programma e permette di imparare un vero e proprio mestiere. Offre a giovani e adulti particolarmente portati per il lavoro pratico la possibilità di acquisire un titolo riconosciuto a livello federale e li introduce all'apprendimento continuo. Questa formazione si svolge in tre luoghi diversi: nell'impresa di tirocinio, nella scuola professionale e nei corsi interaziendali.

Affinché il massimo numero di giovani possa conseguire un titolo federale, sono state disposte delle misure di accomnamento: corsi di sostegno, eventuale prolungamento della formazione professionale di base. Inoltre, la formazione di base su due anni prevede la possibilità di un sostegno individuale speciale.

La formazione di base su due anni integra le persone in formazione nel mondo del lavoro e nella società. Le competenze richieste hanno lo scopo di assicurare l'idoneità per il mercato del lavoro. Affinché il massimo numero possibile di giovani possa conseguire un titolo federale, è necessario impiegare in maniera ottimale le misure di accomnamento (sostegno individuale speciale, corsi di sostegno e prolungamento della formazione professionale di base). Tutte le formazioni professionali di base preparano all'apprendimento continuo. Chi porta a termine una formazione su due anni può proseguire nell'apprendimento con la formazione professionale continua o con una formazione di base su tre o quattro anni.

La formazione di base su due anni si prege le seguenti priorità:

trasmettere le competenze fissate nel piano di formazione;

  1. consolidare e integrare la cultura generale;
  2. favorire lo sviluppo della personalità e del senso di responsabilità.

L'accesso alla formazione di base su due anni è libero. È lasciato alla discrezione delle parti che stipulano il contratto di tirocinio. Il modello pedagogico per la definizione di una formazione di base su due anni può essere scelto liberamente. Il sostegno individuale speciale è un'offerta di rinforzo mediante la quale una persona competente coadiuva il processo evolutivo della persona in formazione che ha difficoltà d'apprendimento. Chi, pur ripetendo la procedura di qualificazione non riesce a conseguire il certificato al termine della formazione, ha diritto all'attestazione individuale delle proprie competenze. A questo fine sono determinanti le competenze definite nell'ordinanza sulla formazione professionale di base. La preparazione di ordinanze per la formazione professionale su due anni è ancora agli inizi. I posti di formazione empirica non dovranno essere soppressi fin quando non ci saranno sufficienti posti per formazioni professionali di base su due anni. Al momento in cui entra in vigore un'ordinanza sulla formazione professionale di base su due anni, non vengono più autorizzati nuovi contratti di tirocinio per formazione empirica per quel dato campo professionale a livello federale[70].



3 Limiti del lavoro svolto


Credo che la specificità del tema trattato abbia reso piuttosto complesse, specialmente agli occhi dei datori di lavoro, alcune domande delle interviste. Termini come competenze e condizioni non sono sempre del tutto chiari a persone immerse tutti i giorni nella pratica lavorativa.

Spero di non aver troppo influenzato le risposte dei datori di lavoro con le mie spiegazioni o esempi di cosa intendessi per competenza o condizione.

Le situazioni in cui si sono svolte le interviste, specialmente per i datori di lavoro non sempre erano ottimali. Trovare un piccola porzione di tempo libera da vari disturbi dovuti al lavoro non è sempre stato possibile nelle varie ditte dove ho condotto le interviste.

Una componente scaturita da tutte le interviste, è che non si può generalizzare ogni risposta data a tutta la popolazione presa in considerazione nell'indagine (allievi di scuola speciale). Parlando di persone, ognuna è un caso a sé, di conseguenza i risultati ottenuti da tutte le risposte non potranno mai contenere la totalità del fenomeno studiato.

È infine da considerare l'esiguo numero di docenti che si occupano d'inserire in formazione empirica i giovani al termine della scuola speciale. Da una parte ciò ha impedito che potessi effettuare una scelta su chi intervistare, magari in base a caratteristiche come il sesso, il tipo d'istituzione, ecc. Dall'altra posso dire che da parte dei docenti, è praticamente tenuta in considerazione tutta la realtà ticinese e questo è senz'altro un vantaggio.



4 Considerazioni personali in merito all'esperienza svolta


Credo che l'esperienza del lavoro di diploma, cominciata più di un anno fa, concentri in sé anche buona parte del percorso da me svolto alla SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana). Senza il bagaglio di conoscenze maturate sia con la teoria, sia con la pratica, non avrei mai potuto sostenere un'impresa del genere.

Il punto che più mi apa è aver potuto lavorare su un tema vicino a ciò che svolgo con la mia professione, ovvero l'inserimento nel mondo del lavoro di persone provenienti dalla scuola speciale.

Il tipo d'inserimento di cui mi occupo avviene attraverso i laboratori protetti, mentre quello trattato nel lavoro di diploma passa attraverso la formazione empirica, quindi due inserimenti diversi. I motivi per cui mi sono focalizzato sulla formazione empirica e non sui laboratori protetti sono parecchi. Innanzitutto per una curiosità personale, già negli anni passati lavorando in una grande istituzione come il Canisio di Riva San Vitale sentivo spesso parlare di formazione empirica, ma le spiegazioni che richiedevo non mi soddisfacevano.

Infatti, anche ora che ho condotto questa ricerca ho potuto constatare che alcuni addetti ai lavori non sono totalmente preparati su questo tipo di formazione. In seguito ero molto attratto dal fatto di poter intervistare i pochi docenti responsabili dell'inserimento, tanto che se solo un paio di loro avessero declinato la mia proposta probabilmente il lavoro non si sarebbe potuto fare. Uno stimolo ancora più grande mi veniva dal poter andare a cercare sul terreno i datori di lavoro che avevano assunto un operaio con formazione empirica. Sarei quindi andato fisicamente nei luoghi d'arrivo di tutto il percorso di una persona partita dalla scuola speciale e avrei potuto toccare con mano, seppur brevemente, le varie situazioni di lavoro.

Sono poi rimasto colpito dal grande numero di pubblicazioni che trattano il tema dell'inserimento di persone con difficoltà d'ogni genere (non solo andicappati) nel mondo del lavoro. Molto interessante e arricchente è stata la lettura integrale di tre volumi: "Lavoro e fasce deboli" di Carlo Lepri ed Enrico Montobbio, "Il viaggio del Signor Down nel mondo dei grandi" di Enrico Montobbio e "La valorizzazione del ruolo sociale" di Wolf Wolfensberger. Questi sono anche stati i miei principali autori di riferimento.

Un altro punto che in qualche modo mi ha segnato, è stata la grande disponibilità di docenti e datori di lavoro nel rispondere alle mie domande. Su un totale di dieci intervistati ho potuto notare grande professionalità e dedizione, prima nell'affrontare il proprio lavoro e poi un argomento come quello trattato nelle interviste, di tutti serberò un grato ricordo.

In tutta sincerità all'inizio di questa esperienza nutrivo dei dubbi in merito all'eccessiva specificità e pertinenza del tema. Avrei quindi potuto incontrare difficoltà di realizzazione oppure pormi un quesito di partenza poco pertinente.

Ebbene ora che sono giunto al termine di quest'esperienza, posso affermare che i risultati ottenuti hanno cancellato i miei timori iniziali e mi soddisfano pienamente. Inoltre ho avuto la possibilità di trattare un tema a me caro e di poter condurlo come meglio desideravo.



5 Il contributo allo sviluppo del proprio profilo professionale


Essendo attivo in campo sociale da più di dieci anni, il lavoro di diploma è stato un tassello molto importante fra i tanti che hanno contribuito allo sviluppo del mio profilo professionale e non sarà di certo l'ultimo. Si può dire che questo lavoro ha chiuso il percorso dei miei studi per diventare operatore sociale, racchiudendo in sé un mio desiderio di conoscenza di un fenomeno di grosse dimensioni, ovvero l'inserimento nel mondo del lavoro delle cosiddette "fasce deboli" come dice E. Montobbio.

Ovviamente in questo lavoro si tratta solo una piccola parte del fenomeno, che non è direttamente rappresentativa di quello che svolgo con la mia professione, ma vi si avvicina senz'altro parecchio. Qui, secondo me, risiede il contributo allo sviluppo del mio profilo professionale, ovvero non fermarsi a ciò che si fa ogni giorno sul posto di lavoro ma guardare anche in altre direzioni. Chiaramente essendo il laboratorio di falegnameria da me condotto all'interno di una scuola speciale, fra gli altri vi passano anche i futuri candidati alla formazione empirica. Di conseguenza, ora che conosco meglio questo tipo di formazione e tenendo presente che anche io in passato sono stato apprendista, potrò calibrare meglio la preparazione di questi candidati, anche se non sarà compito mio inserirli in un tirocinio empirico.

In particolare, cercherò d'insistere sugli aspetti che andranno poi a costituire le competenze lavorative e comportamentali più considerate al momento di cominciare un apprendistato. Gli aspetti del saper fare sono già trattati in buona misura all'interno del laboratorio dove opero, quindi dedicherò ora particolare attenzione al saper essere che è, come già detto, l'aspetto da considerare maggiormente all'inizio di una formazione empirica.




Si dà questo nome alle interviste nelle quali a tutti gli intervistati sono posti gli stessi quesiti nella stessa formulazione e nella stessa sequenza, in definitiva si tratta di un questionario a domande aperte.

Ciclo di orientamento professionale (COP) delle scuole speciali del cantone Ticino, preformazione professionale dell'istituto Canisio a Riva San Vitale, classe di economia familiare dell'istituto Sant'Angelo a Loverciano, offerta di formazione La Scala a Gerra Piano.

Cfr. allegato 4 "Domande per i datori di lavoro".

Intervista numero 2.

Intervista numero 4.

Intervista numero

Intervista numero 4.

Intervista numero 1.

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Intervista numero 1.

Formazione professionale di base su due anni con certificato federale di formazione pratica.

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Intervista numero 4.

Intervista numero 3.

Intervista numero 2.

Intervista numero 1.

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Intervista numero 2.

Intervista numero 4.

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Intervista numero 1.

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Intervista numero 1.

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Intervista numero 3.

Intervista numero 4.

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Intervista numero 4.

Intervista numero 4.

Intervista numero 2.

Intervista numero 3.

Intervista numero 1.

Intervista numero 1.

Intervista numero 2.

Cfr. . 2 "Obiettivi della ricerca".

Fonte: Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia UFFT.




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