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Di Giovanni Tonetti
Una calda mattina d'estate, stavo passeggiando lungo la spiaggia, quando vedo in lontananza un mio simile.
Ne rimasi sconvolto e quasi spaventato nel rivedermi in una persona che non avevo mai incontrato e di cui non sapevo neanche della sua esistenza e quindi me ne andai.
Il giorno seguente, davanti allo specchio, ripensai a quella visione e nel mio "riflesso" rividi il mio sguardo perplesso e angoscioso.
Rivissi quel momento: lui era davanti a me, aveva la mia stessa corporatura fisica ma aveva un "qualcosa" che mi differenziava da lui. Non riuscivo ad identificare quel "qualcosa".
Passò un mese: stavano per ricominciare le scuole.
Un giorno stavo facendo delle compere alla "Upim" quando rividi il mio "sosia" in lontananza e cercai di andarmene per evitare di fare la sua conoscenza: solo il pensiero di conoscerlo mi spaventava!
Suonò la campanella: la scuola stava riaprendo.
Le scale erano affollate; i corridoi erano pieni di ragazzi che si strattonavano l'uno contro l'altro.
Così, tra una spinta e l'altra mi ritrovai di fronte quel ragazzo tanto evitato durante l'estate: il mio sosia!
Feci la sua conoscenza e che scoperta!
Visto da vicino, questo "sosia" era completamente diverso da me!
Non aveva neanche la mia stessa età perché frequentava il IV° liceo! Così mi misi a ridere perché capii che tutti i miei pensieri e le mie paure erano infondate e condizionate solamente dalla lettura di "Cinquantanove" di Giorgio Manganelli.
Questa esperienza però mi fece riflettere: ero stravolto da una persona che aveva solamente qualche vaga somiglianza.
Questo ci deve far capire quanto è grande la fragilità degli esseri umani: basta un "sosia" per sconvolgerli.
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