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COURBET



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COURBET


VITA

È in assoluto il capostipite indiscusso del Realismo pittorico francese, nato a Ornans nel 1819 da una famiglia contadina benestante, conduce i primi studi presso il piccolo seminario della città natale. Autodidatta, inizia la sua attività nel solco della tradizione romantica, ponendo particolare attenzione, nella copia dal vero, alle opere di Caravaggio e Rembrandt. Ben presto arriva però a rifiutare ogni tipo di influenza e compromissione con tutte le forme d'arte ufficiali e proclama che "la pittura può consistere soltanto nella rappresentazione di oggetti visibili e tangibili".

Per rendere compiutamente il senso del vero l'artista comprende di non poter più vivere nei modi convenzionali della società borghese, così decide di condurre una vita da bohémien a diretto contatto con il popolo. Nel 1861 apre una propria singolarissima scuola, in evidente polemica con le scuole d'Arte ufficiali. Ai suoi pochi allievi il bizzarro maestro insegna che "non ci possono essere scuole: ci sono soltanto pittori" e che l'arte "è tutta individuale e che, per ciascun artista, non è altro che il risultato della propria ispirazione e dei propri studi sulla tradizione". Egli non impartiva lezioni teoriche, preferiva che gli allievi lo guardassero dipingere, non a caso il suo motto era "Fai quello che vedi, che senti, che vuoi". Insieme alle polemiche giungono anche i primi riconoscimenti, accolti comunque senza entusiasmo. Nel 1871 Courbet partecipa all'insurrezione di Parigi e in seguito alla restaurazione viene processato e condannato quale sovversivo, costretto a vedere all'asta tutte le sue opere Courbet muore i dignitosa solitudine nel 1877.



Courbet è un artista che non conosce mezze misure, anche se la sua sete di realismo ha radici culturali lontane (Caravaggio, Rembrandt, Tiziano e Géricault) la tecnica che adotta è straordinariamente innovativa e personale. Anche per quanto riguarda i temi l'artista abbandona qualsiasi riferimento storicistico concentrandosi sui piccoli fenomeni del quotidiano, registrati con l'impersonale distacco di un osservatore oggettivo.


OPERE

Lo spaccapietre (.24.27 p.587)

Nell'opera che risale al 1849 è rappresentato un manovale intento a frantumare dei sassi per ricavarne ciottoli di pezzatura inferiore. L'occhio indagatore dell'artista scava impietosamente nella realtà mettendone a nudo ogni risvolto: le toppe sulle maniche, panciotto strappato sotto l'ascella, calzini bucati al tallone, il povero pasto. La natura circostante è tratteggiata in modo essenziale, senza indulgenza né compiacimenti, nonostante ciò Courbet rifugge da ogni tentazione pietistica e si limita a fotografare la realtà.


Funerale d'Orland (. non presente sul libro)

In questo dipinto è rafurata la sepoltura di un umile contadino e non di una personalità di spicco. Il contadino deve essere ancora seppellito e vicino al cadavere c'è un cane che osserva la scena. Questo quadro destò scalpore per il soggetto in sé (funerale camnolo) e per il crudo realismo, sbattuto in faccia dall'osservatore anche a causa delle grandi dimensioni (7mx4m).




L'atelier del pittore (.24.28 p.587)

L'enorme tela del 1855 vede l'artista esporre  in modo compiuto tutti i propri ideali artistici e umani. Al centro l'artista rappresenta se stesso all'opera; attorno a lui si affollano,nella fosca penombra, una trentina di personaggi. A sinistra sono rappresentate le classi sociali che vivono ai margini della società: ubriaconi, saltimbanchi, balordi. Questi hanno tutti la testa mestamente reclinata e l'atteggiamento pensoso, nei loro volti senza sorriso si legge il pesante fardello della vita e dei suoi dolori. A destra sono invece rappresentati i sogni e le allegorie, fra cui l'amore, la filosofia e la letteratura, ai quali l'artista ha donato i volti di conoscenti e amici. La Verità, nuda accanto all'artista, osserva con tenerezza l'opera che egli sta ultimando. Di fronte un bimbetto dai vestiti laceri guarda incuriosito: l'artista vuole dirci che la verità è semplice e innocente come il bimbo, oltre che nuda.


Le signorine sulla riva della Senna (.24.29 p.588)

Il dipinto scosse la critica del tempo, in quanto l'artista non rappresenta personaggi storici o mitologici e la scena non è collocata in un ambiente fantastico ma lungo le ben note rive della Senna. Le due ragazze sdraiate, poi, erano vestite secondo la moda del tempo e ciò escludeva qualunque volontà di identificarle con ninfe o dee dell'antichità. Le loro posizioni, goffe e sgraziate, ci dicono come l'artista abbia voluto coglierle di sorpresa, le due non si sarebbero mai fatte dipingere in quelle pose "stravaccate". C'è comunque l'intenzione di registrare, non di criticare. Ciò non vuole però dire che l'artista costruisse le sue opere in modo casuale e irrazionale, al contrario egli dimostra una grande attenzione ai problemi compositivi, infatti realizzò moltissimi schizzi preparatori dal vero prima di dipingere questo quadro.








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