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LE HAMEAU DI TRIANON A PARTIRE DA LUIGI XVI - LA CARTA DELLE CACCE e LA CARTA DEL PAESE DELL'AMORE

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LE HAMEAU DI TRIANON A PARTIRE DA LUIGI XVI


Il giardino inglese di Maria Antonietta, che ha sostituito l'orto botanico di Luigi XV, ha ereditato da quest'ultimo il criterio della varietà nella scelta delle essenze; tuttavia le essenze non sono più selezionate a fini scientifici, come rappresentanti della specie, ma per la loro bellezza intrinseca e per gli effetti di contrasto che si possono trarre dalla loro diversità. Il borgo (hameau) che Maria Antonietta fa costruire all'estremità del giardino inglese può anche ricordare gli ermitages della Pompadour. Tuttavia gli ermitages altro non erano che dei piccoli castelli o delle dimore borghesi sena una particolare impronta architettonica, mentre il borgo imita alle case contadine o perlomeno riproduce l'immagine che ne ha dato la pittura. Non si possono nè confrontare i rustici di Maria Antonietta con quelli della Pompadour, trascurare ciò che i primi devono ai secondi.



Nel luglio 1774, la novella regina di Francia approvò un disegno di giardino inglese presentato dal conte di Caraman che ne aveva creato uno per uso proprio in quello stile. Anche Antoine Richard, il giardiniere, aveva preparato un disegno. Il progetto eseguito si ispira a queste proposte ma è opera dei due protetti della regina, Richard Mique, e Hubert Robert, per il quale è appena stata creata la carica di disegnatore dei giardini del re. Il celebre pittore delle rovine e dei siti espressivi era perfettamente indicato per creare uno di quei giardini pittoreschi, in auge di una trentina d'anni e ispirato ai quadri dei paesaggisti classici. Attendendosi alle regole del genere, questo concentrato di natura è accomnato da alcune strutture architettoniche; esse sono dovute a Mique: un tempio dell'amore (1777-l778), un belvedere (1778-l779), un teatro (1779). Le Hameau, costruito nel 1783-l785, 10 anni dopo quello di Chantilly, comprendeva originariamente, oltre alla dimora della regina, che lo ha reso celebre, parecchie costruzioni rustiche che sono state solo parzialmente conservate: il mulino, il boudoir, la casa del biliardo, il forno, la colombaia, la casa del giardiniere, il granaio, la latteria. La torre di Malbrough, ispirata alla celebre canzone, è fatta per evocare il castello signorile. La fattoria è appartata.

Le Hameau ha la reputazione poco lusinghiera da essere un villaggio da operetta. Per giudicarne, occorre innanzitutto dimenticare i nomi affiliati alle case del XIX secolo (casa del signore, casa del bolivo, canonica, ecc.) e tener conto di un disastroso restauro dell'inizio del XX secolo. Fatto questo, le case a uso della regina non sono meno artificiose, in quanto, sotto il loro aspetto rustico esteriore, si nascondono gli interni degni del Petit Trianon . Ma le altre case, in cui si sono sistemati i servizi, e la fattoria sono più fedeli al loro modello di quanto non si ritenga generalmente. Le Hameau si ispira direttamente alla casupola e alla fattoria del paese di Caux. Esso è formato da piccole costruzioni separate, destinate a una singola funzione, costruite di assiti, con il tetto di lia e raggruppate su un prato. Questo complesso è indicato dai teorici come il luogo ideale per il ritorno alle abitudini patriarcali. Le Hameau, le cui case sono costruite da artigiani tenuti dalle camne, riproduce il modello persino nella dispersione delle funzioni.

Con la salita al trono di Luigi XVI, il ciclo naturale dell'invecchiamento, che porta alla ssa del sistema politico di Luigi XIV, segna anche la condanna degli alberi e dei suoi giardini, che vengono abbattuti nel 1774, anno della morte del re.




LA CARTA DELLE CACCE e LA CARTA DEL PAESE DELL'AMORE




La straordinaria conurazione che aveva assunto la regione parigina alla fine dell'Ancient Regime in seguito alla creazione di tutte queste dimore circondate da parchi è stata fortunatamente fissata sulla Carta delle Cacce, tracciata dal 1765 per ordine del re dall'ingegner Jean-Baptiste Berthier. Come nella mappa del cielo, essa è cosparsa di stelle: sono i crocevia in cui si radunano le cacce. L'inseguimento della selvaggina ha indotto i re ad uscire dalle foreste demaniali, spingendoli ad estendere il loro dominio ai pascoli e ai campi arati. In effetti la passione per la caccia, costante dal primo dei Valois all'ultimo dei Borboni, mette localmente in pericolo l'equilibrio naturale della fauna. Si cacca a tiro, alla corsa e perfino a volo, ogni giorno e per tutta la stagione. Tuttavia, mentre Luigi XIV si accontentava di un cervo al giorno, ce ne vogliono tre per Luigi XV, che triplica la consistenza della propria scuderia di caccia e delle proprie mute. Per permettere la produzione di selvaggina senza interrompere la caccia al tempo degli amori, i cacciatori si spostavano da Versailles a Fontainebleau, a Compiegne ed in altri posti. Ciò malgrado, il lupo se da Versailles alla fine del regno di Luigi XIV.

La tenta di Versailles è inizialmente  un parco di cacca racchiuso entro mura di cinta, una parte del quale è stata destinata a giardini ed all'edificazione del castello. Il parco della dimora del 1623 comprende una quarantina di ettari acquisiti da 17 proprietari diversi. Questo parco viene raddoppiato con l'acquisizione della signoria nel 1632. Nel 1636 il complesso, che corrisponde agli atuali giardini, è stato recintato. Nel 1662, quando l'interesse di Luigi XIV per Versailles è ancora affatto nuovo, il parco ha raggiunto i 1000 ettari. Alla fine del suo regno si distinguono i giardini che coprono 95 ettari, il Piccolo Parco che ne copre 1700 e che dispone di un proprio recinto e infine il Parco di Cacca di 6000 ettari, recintato da un muro di 43 chilometri. All'interno sopravvivono otto parrocchie, alcuni astelli, borghi e masserie.

L'abbondanza di selvaggina nel vallone di Galie non è sufficiente a spiegare questa improvvisa infatuazione dei re per un luogo apparentemente cosìdisgraziato. Senza dubbio ha contato molto, all'origine, il temperamento ombroso di Luigi XIII che ha creduto di trovare in questo sito il ritiro a cui ambiva. Luigi XIII rifuggiva la corte di Saint-Germain e soprattutto le dame che, al seguito della regina, riempivano il castello dei loro fulgori, i fulgori delle conversazioni, delle toilettes, delle risate e delle grazie femminili. La regina stessa non ha un suo spazio nella prima palazzina di Versailles. Nel novembre del 1626 ella compie un viaggio in giornataper visitare la nuova dimora, poi ancora nell'aprile del 1653 per vedere gli ampliamenti realizzati. Quando il vaiolo minaccia Saint-Germain, Luigi XIII chiede a Richelieu di far condurre a Versailles i principini; ma rifiuta di ricevervi la regina e il suo seguito: "Confesso che potrebbe anche alloggiare a Versailles con i miei li ma temo questa moltitudine di donne che mi rovineebbero tutto" (Corrispondenza di Luigi XIII con Richelieu). Tuttavia, fra il seguito della regina, Luigi XIII aveva notato Luise de La Fayette per cui nutriva una casta passione. Per sfuggire alle avance del re, la pia fanciulla non trovò altro scampo che quello di entrare in convento. Disperato, il re parte per Versailles dove vorrebbe ormai vivere da anacoreta dopo aver abdicato a favore del lio. Se avesse messo in atto il suo progetto, si sarebbe ammirato l'adattamento al sito a questa austera vocazione.

Gli amori contrastati di Luigi e di Luisa vengono descritti nella sectiune du Tendre, in un modulo di Clèlie, il romanzo-fiume di Mademoiselle de Schudèruy, altra testimone dei primi lavori versagliesi.




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