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L'arte romanica

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L'arte romanica



Nel Medio Evo, tra l'XI e il XII secolo, cessate le invasioni barbariche e diminuite le guerre, si ebbe, nell'Italia e in gran parte dell'Europa, un periodo di rinnovamento e progresso, passato alla storia come 'Rinascita del Mille'.Rinacque, infatti, la speranza di un mondo migliore dopo secoli di violenza, epidemie e fame, tanto che la popolazione aumentò sensibilmente e la gente tornò a lavorare con tranquillità e fiducia.Si bonificarono paludi, si costruirono dighe, si intensificò l'agricoltura con tecniche e strumenti di lavoro più efficaci; le città, ripopolate, divennero centri di produzione artigianale molto qualificata; tornò a fiorire il commercio sia per terra che per mare, favorito da migliori condizioni economiche e da una circolazione monetaria più intensa.Nelle zone rurali i ricchi monasteri, fulcro della vita economica e culturale offrivano lavoro ai contadini, erano dotati di scuole e biblioteche e diffondevano la conoscenza del latino, lingua in cui si riconoscerà l'unità della Chiesa. Famose le abbazie di Cluny e Citeaux nella Borgogna, da cui nacquero gli ordini dei Cluniacensi e dei Cistercensi, che recuperarono all'agricoltura molte terre incolte e, con spirito evangelico, profusero la loro opera in difesa dei miseri e degli oppressi. Aspirarono anche ad una riforma della Chiesa, opponendosi al clero corrotto e mondano che ne offuscava l'immagine di guida e riferimento per i cristiani.



E' in questo clima che si manifesta l'arte romanica, la quale, pur nel recupero di elementi antichi o tardo-romani, elabora un linguaggio artistico nuovo ed originale.

Il Medio Evo, come dice la parola stessa, è un'epoca di mezzo tra l'era antica e quella moderna. In base a ciò occorre rilevare che il Medio Evo artistico coincide solo in parte con quello storicamente intenso che, per consuetudine, si fa iniziare nel V secolo e terminare nell'XIV. L'arte invece avverte una svolta decisiva e un sostanziale rinnovamento che la distingue dal passato nei secoli XI e XII, con la produzione romanica propriamente detta. Nei secoli immediatamente precedenti essa, in fondo, rielabora, semplificandole, le forme tardo-antiche.



L'ARCHITETTURA



I modelli romanici più diffusi sono chiese, monasteri ed abbazie, per cui il

carattere peculiare delle opere resta legato al sacro. La fioritura di edifici

religiosi, non solo in Italia, ma in Francia, Germania, Inghilterra, Scandinavia,

fu determinata non solo da crescente numero di adesioni agli ordini

Cluniacense e Cistercense, dato il fervore mistico del tempo, ma principalmente

dalla ripresa economica e che determina la rinascita e lo sviluppo dei centri

urbani. Inoltre fu resa possibile dalle 'donazioni' di credenti laici che, in quel

clima di rinnovata fede, divennero sempre più cospicue.

Molto consistenti anche i contributi economici degli imperatori, dovuti, oltre

che alla loro adesione alla comunità cristiana, al calcolo politico e al vantaggio

di trovare, nei loro continui spostamenti, sedi ospitali, dignitose e sicure, presso

vescovi ed abati.

Le chiese romaniche, massiccie e severe, all'esterno presentano piccole logge

aperte o murate, finestre lunghe e strette che possono essere monofore, bifore

o trifore se a una, a due o a tre aperture, divise da colonnine lisce o a spirali.

Nella facciata centrale una nota peculiare e quanto mai decorativa è rappresentata

dal rosone, finestra circolare con ornamenti vari che ne attenuano e suddividono

la luce. All'interno si aprono tre navate (quella centrale di ampiezza doppia

rispetto a quelle laterali e più alta) separate da due file di colonne, alternate

a pilastri, che sostengono archi a tutto sesto. Sopra le navate laterali viene

spesso realizzato un loggiato dove le donne assistono ai riti, perciò detto

matroneo. Novità assoluta è la copertura di pietre (e non di legname),

disposte nelle volte a botte o a crociera (soffitto ottenuto mediante l'incrocio

ortogonale di due volte a botte), soluzione realizzata anche in precedenza

ma per ambienti angusti, e che ora invece viene applicata anche in edifici

di grandi dimensioni. Questa ardita realizzazione divenne possibile anzitutto

perchè erano migliorate le tecniche di estrazione e sollevamento della pietra;

poi perchè, per sostenere l'enorme peso della volta, si costruirono muri di

grande spessore, si ridussero al minimo le aperture e si utilizzarono all'esterno

i contrafforti, elementi in muratura di rinforzo, validi a bilanciare e a sorreggere

la spinta non solo della volta, ma anche di altre parti dell'edificio.


Gli edifici sacri sono, di solito, basiliche a pianta rettangolare semplice o a croce

latina, queste ultime ottenute tagliando l'impianto rettamgolare con una navata trasversale detta transetto ; questo, nel punto dove si incrocia con la navata

centrale, è coperto da una cupola.. La zona dell'altare è rialzata rispetto al

piano delle navate e si chiama presbiterio.. Lo spazio dietro l'altare, chiamato

abside , coperto da una semicupola detta catino , è un incavo semicircolare,

poligonale o quadrato che si apre nel fondo del muro perimetrale. Sotto il

presbiterio vi è un locale sotterraneo, detto cripta , in cui sono custodite le

reliquie del santo a cui è dedicata la chiesa. Molte chiese si arricchirono

nell'area antistante di un portico o di un atrio; e, non di rado, non uno ma

due campanili ne completano simmetricamente la composizione.

Da quanto emerso, si può con ragione rilevare che l'arte romanica si differenzia

dalle precedenti per lo sperimentalismo, la ricerca di soluzioni sempre nuove

tese ad organizzare meglio lo spazio interno e a conferire all'opera

architettonica una certa solidità, non dissociata dall'eleganza sobria ed

armoniosa delle forme.




LA SCULTURA


Nel periodo romanico la scultura a tutto tondo è praticamente inesistente; si

determina, al contrario, uno stretto rapporto tra produzione scultorea ed

architettura.

Gli elementi architettonici, come capitelli, architravi e archivolti di finestre e

portali, sono valorizzati da rilievi, nei quali la urazione plastica, basata sul

rapporto di contrasto tra ura e sfondo, presenta una robusta concretezza.

Essa, inoltre, non ha scopi puramente decorativi ma, seguendo il misticismo

dell'epoca, si assume un compito di divulgazione cristiana, e quindi si attiene

a temi validi per fornire un'istruzione religiosa al popolo. Compaiono così sulle

facciate delle chiese sculture 'narrative', con soggetti tratti dalle Sacre Scritture

e con allegorie riferite alla caducità dei beni terreni, al peccato e ale pene che ne derivano nell'al di là. Molto rappresentate anche le immagini della vita dei martiri

e dei santi come esempi di virtù da imitare a glorificazione de Dio e dell'uomo.


Wiligelmo è la prima grande personalità che si afferma nella produzione scultorea

del tempo; la sua opera si può ammirare sulla facciata della cattedrale di Modena,

dove sono rappresentate con salda plasticità di forme semplici ma profondamente incisive storie della Genesi. Di esse sono degne di nota particolare la Creazione di

Adamo ed Eva e il Sacrificio di Abele, per la religiosità e il senso di forza interiore

che riescono a trasmettere con una esecuzione elementare, dove non trova spazio nessuna ridondanza espressiva.


Benedetto Antelami , altro grande maestro, realizza forme plastiche più composite

ma altrettanto originali.La Deposizione dalla Croce nel Duomo di Parma,

altorilievo con sfondo finemente inciso, nella composizione delle ure richiama

schemi bizantini, mentre nella rafurazione del Sole e della Luna si rifà ad

allegorie classiche. Ma anche con tale pluralità di orientamenti egli riesce a

concretizzare sculture unitarie di grande efficacia rappresentativa.

Nella Adorazione dei Magi del Battistero di Parma, pur rilevando le stesse

tendenze stilistiche, egli mostra una tecnica più raffinata e un realismo potente

e lievemente stilizzato, e così pure nel Giudizio Finale, e nella Leggenda di

Barlaam, di origine orientale che narra del principe indiano Iosaphat, convertito

alla religione cristiana dall'eremita Barlaam.


I capitelli del chiostro di Monreale sono la più significativa testimonianza della

scultura romanica siciliana, perchè il concorso di stili ellenistici, classici e

romanici crea una vivacità fantasiosa molto attraente.




LA PITTURA


La pittura del periodo romanico è legata ai modelli bizantini nel presentare

immagini trasurate da un alone irreale di mistica trascendenza tramite

tecniche pittoriche ben mirate, in cui la felice sintesi di linee, colore e luce

determina un'impressione di profonda spiritualità.

Ciò naturalmente va riferito alle opere di maestri celebri quali quelle di Giunta

Pisano, Cimabue, Duccio di Buoninsegna, Pietro Cavallini, che operano nelle

prime botteghe d'arte pittorica del tempo e che, nello sforzo di sottrarsi al

rigido convenzionalismo bizantino, seppero valorizzare la plasticità per dare

alle immagini una espressione più umana e sofferta.


Le opere più numerose di Giunta Pisano sono i Crocifissi, in cui l'artista,

sottolineando la tensione muscolare del corpo di Cristo, riesce a far trasparire

tutto lo spasmo e il dolore della Passione.


Cimabue, pittore romanico eccezionale, è famoso soprattutto per la Madonna in

trono, conservata agli Uffizi di Firenze, in cui domina l'immagine della Madonna

su trono sorretto da angeli, in una composizione quasi perfettamente simmetrica,

dalla quale emerge un nuovo senso dello spazio e del volume corporeo.

Il tracciato coloristico emerge più delineato anche grazie all'oro del fondo e ai

profili dorati del drappeggio, elementi bizantini non usati come decorazione ma

come mezzo altrettanto essenziale per rendere plastica e sacrale la scena.


Duccio di Buoninsegna, capostipite della scuola senese, si ispirò ai mosaici

bizantini e non fu immune dall'influenza gotica. Le opere di Duccio erano note in

tutto il mondo. L'opera che gli diede fama è la grande tavola d'altare, la Maestà

nel duomo di Siena, di tendenza bizantina classicheggiante. Essa presenta la

Madonna in trono e una serrata sequenza di angeli e santi, rafurati con qualità coloristica e senso organico della composizione. L'oro delle aureole conferisce

all'opera un'atmosfera di beatitudine estatica.


Pietro Cavallini, pur operando un totale superamento della tradizione

tardo-bizantina, ne conserva sostanzialmente il senso mistico. Dipinse il

Giudizio Universale in Santa Cecilia a Roma. Quest'opera attesta un accentuato

senso del rilievo e della spazialità, reso con lievi chiaroscuri, e una varietà

coloristica sorprendente.







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