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OSCAR CLAUDE MONET (1840 - 1926)



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OSCAR CLAUDE MONET (1840 - 1926)


Nasce in un piccolo e tranquillo villaggio agricolo nella valle della Senna. Di origini familiari modeste, grazie all'interessamento di una ricca zia riesce a trasferirsi a Parigi per frequentare una scuola d'arte. Nonostante le assicurazioni fatte in famiglia, egli non si iscrisse mai a regolari corsi, e le sue prime frequentazioni furono quelle degli ambienti artistici vicino Manet.

Nel 1861 presta servizio militare ad Algeri, dove la luce e i colori africani svilupparono la passione per la natura. Nel 1862 è di nuovo a Parigi, dove conosce Pissarro e Degas, e dove all'insegnamento accademico preferisce la pittura en plein air; l'incontro con i frequentatori del Café Guerbois arricchì il suo bagaglio di esperienze.

Quelli che seguono sono anni di lavoro intenso, periodo contraddistinto da una forte depressione e da gravi problemi economici: per un certo periodo si trasferisce dove può dipingere isolato dal mondo, completamente immerso nelle sensazioni che la natura gli suscita.

Dopo il 1880, l'anno della sua ultima presenza al Salon, il successo sembra arrivare, a lui che ormai è diventato il simbolo dell'Impressionismo. Nel 1908, dedica un soggiorno a Venezia, dipingendo anche il Palazzo Ducale.



Adiacente alla sua casa a Giverny, si era fatto costruire un giardino, per aver a portata di mano un frammento di natura. La casa stessa era diventata una sorta di buon ritiro, dove viveva circondato di libri di botanica. Il giardino comprendeva il laghetto delle ninfee, giardino che l'artista curò personalmente, in modo che non vi fosse stagione senza fioritura.


Impressione, sole nascente

Fin da questo dipinto, che diede il nome al movimento impressionista, le tematiche di Monet appaiono già delineate.

Inizialmente non aveva titolo, ma, quando, in occasione di un'esposizione, gli chiesero che cosa scrivere sul catalogo, egli pensò che ovviamente non poteva passare per una vista di Le Havre, e rispose: "scrivete impressione".

Non vi è alcuna traccia di disegni preparatori, il colore è dato direttamente sulla tela, con pennellate brevi e veloci.

Ogni oggettività è stravolta dalla volontà di trasmetterci le sensazioni provate osservando l'aurora. Egli non vuole descrivere la realtà, ma cogliere l'impressione.

L'uso di colori caldi e freddi, rende il senso della nebbia, attraverso cui si fa strada un sole pallido, i cui riflessi guizzano sul mare, evidenziati da pochi tocchi di pennello.


I papaveri

Monet vuole trasmetterci il senso d'allegria procuratogli dall'osservazione della moglie Camille e del lioletto Jean che passeggiano.

Dal verde indistinto del campo fa emergere delle picchiettature di rosso, che i nostri occhi interpretano come papaveri, conferendo al paesaggio una nota di serenità.


Negli anni novanta, Monet, si dedica a diverse serie, nelle quali ritrae un medesimo soggetto in decine di tele. Il punto di ripresa è quasi sempre lo stesso, quel che cambia sono le condizioni oggettive di luce, a dimostrazione di come uno stesso soggetto possa destare infinite sensazioni.



Ricordiamo la serie di cinquanta tele dedicate alla facciata della Cattedrale di Rouen: l'artista dipinge la facciata dalla finestra della medesima stanza, in diverse condizioni climatiche.


Cattedrale di Rouen, pieno sole, armonia blu e oro

Monet è del tutto indifferente alla struttura architettonica della costruzione, si concentra piuttosto sul gioco di luci e ombre che il sole produce sulla superficie e attraverso il fitto ricamo delle cuspidi e degli archi, creando quell'armonia di toni che spazia dal giallo oro (zone in luce) agli azzurri (ombre), fino al blu del cielo.


È comunque l'acqua uno degli elementi che maggiormente affascinano Monet, il quale torna a cimentarvisi in molte occasioni. A questo tema si ricollegano le centinaia di dipinti aventi per soggetto le ninfee del suo giardino, a cui l'artista si dedicò fino alla morte, tentando di riprodurne ogni variazione di colore dovuta anche solo al passaggio di una nuvola


Stagno delle ninfee

Rappresenta il ponte giapponese costruito all'interno del giardino.

La luce verdastra (costituita dalle chiome dei salici piangenti), genera una sensazione di placida frescura, a cui si somma quella dell'acqua dello stagno.

L'atmosfera che ne deriva, è quella di una fiaba in cui la realtà non sussiste se non come pretesto per dar voce al mondo delle sensazioni dell'artista.






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