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Carlo V e il sogno di una 'Monarchia universale'



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Carlo V e il sogno di una 'Monarchia universale'



Un regno su cui non tramonta mai il sole


Il periodo che va dal trattato di Noyon del 1516 e la pace di Cateau Cambresis del 1559 è ricco di eventi complessi.

La Chiesa cattolica si scontra con la nascita della Chiesa protestante e con uno scisma anglicano.

La pressione dei turchi nei Balcani e nel Mediterraneo cresce



la Sna grazie alle colonie nel sud America aumenta di peso come potenza europea.

Dalla nonna paterna ereditò la sovranità sui Paesi Bassi.

In questa particolare fase storica emerge la ura di Carlo V.

I regnanti di Austria e di Sna, nonni paterni e materni di Carlo V, perdono in maniera prematura i propri eredi maschi, quindi Carlo V diventa sovrano di Sna, delle dipendenze italiane della Sna (Napoli, Sicilia e Sardegna) e dell'impero coloniale che si va costituendo in America nonchè dei domini degli Asburgo di Austria. Quindi ebbe la pretesa anche della corona imperiale, fino a quel momento passata in eredità agli Asburgo.

Sulla sua testa quindi si sommano le corone di mezza Europa.

Francesco I, re di Francia,  si sente soffocato dentro ai domini di Carlo V e vuole almeno evitare che per Carlo si possa aggiungere anche la corona imperiale, quindi avanza la propria candidatura alle elezioni come Imperatore, spinto sia dalla necessità di difendersi, sia dall'ambizione che lo vuole come erede di Carlo Magno.

I grandi banchieri tedeschi, genovesi e fiorentini, però, offrono in tutto 2100 chili d'oro per comprare il voto dei grandi elettori e ottengono che sia eletto Carlo V.

L'elezione di Carlo V equivale però a un'implicita dichiarazione di guerra alla Francia anche perché il nuovo imperatore intende rivendicare la Borgogna, nonchè Milano.

Dal 1521 quindi l'Europa diventa il campo di battaglia sul quale si affrontano Francesco I e Carlo V impegnati in un conflitto che avrà termine solo nel 1559. La pace sarà firmata dai loro successori.


Vantaggi e svantaggi dei due belligeranti


Da un punto di vista territoriale, economico e demografico è netta la superiorità di Carlo V sul suo rivale Francesco I.

I domini di Carlo V però non sono uno Stato unitario:

il sacro Romano impero è un insieme di città di fatto autonome, molte delle quali passeranno grazie a Martin Lutero ai protestanti e si alleeranno contro il loro stesso imperatore.

In Sna i comuni della Castiglia rifiutano di are i tributi

i Paesi Bassi sono affidati a governatori che non garantiscono piena affidabilità.

Oltre a non essere compatto da un punto di vista giuridico, il territorio di Carlo V non è compatto neanche da un punto di vista economico: a fronte di un territorio come quello dei Paesi Bassi molto ricco ed economicamente sviluppato, c'è un territorio come quello snolo debole e ancora feudale.

L'impero di Carlo V sul quale come disse lui stesso non tramontava mai il sole, costringeva però il sovrano ad affrontare contemporaneamente un insieme di problemi contraddittori che nessun uomo sarebbe riuscito a dipanare in modo soddisfacente.

Al contrario Francesco I, sebbene abbia un territorio molto più ristretto e molte meno risorse economiche, ha un territorio più compatto. Gode il vantaggio di esercitare la propria autorità su un dominio accentrato e unitaria.

Lo scontro tra Carlo V e Francesco I può simbolicamente rappresentare lo scontro tra i valori di una vecchia Europa feudale con il sogno ancora di ricreare un sacro Romano impero e la nuova Europa degli Stati e delle nazionalità.

La guerra tra Francia e l'impero di Carlo V inizia nel 1521.

La prima fase della guerra: Francesco I inizialmente viene sconfitto e addirittura arrestato ma una volta liberato in cambio di una firma di un trattato in cui si è impegnato a cedere Milano e la Borgogna, si allea agli Stati italiani nella lega di Cognac.

Carlo V reagisce inviando in Italia reparti di lanzichenecchi che battono gli eserciti della lega e raggiungono Roma, espugnano la città e la sottopongono a un duro saccheggio.



Nel 1529 Carlo V può imporre la pace al Re di Francia e al Papa. La Pace di Cambrai.

Malgrado il successo di Carlo V, però,  la situazione complessivamente rimane precaria.

La seconda fase della guerra: I principi protestanti tedeschi sono nemici dichiarati dell'imperatore. Il sultano turco persiste nella pressione sui Balcani. I nemici dell'imperatore diventano naturalmente amici del re di Francia. Francesco I prepara quindi la guerra e la rivincita. Si allea ai principi protestanti e stringe addirittura un accordo con i turchi; per questo può reagire a Carlo V e riprendere la guerra. Le sorti militari sono in perfetto equilibrio; interviene quindi il Papa che è preoccupato sia per i successi della rivoluzione protestante che per la minaccia turca e vorrebbe unire i principi cristiani, in particolar modo Francesco I e Carlo V in una grande crociata.

Si arriva quindi alla tregua di Nizza per cercare di combattere contro gli infedeli.

Carlo V sposta la propria attenzione contro i turchi ma non riesce a dare uno scacco definitivo.

Nel frattempo, nel 1547 muore Francesco I e il lio, Enrico II, continua una politica Antiasburgica e cerca di cogliere l'occasione per stringere un accordo con i principi protestanti.

Si distribuiscono equamente ancora successi e insuccessi e nessuno dei contendenti riesce a conseguire risultati decisivi.

Carlo V viene indebolito dai risorgenti ostacoli che gli impediscono di realizzare il suo grandioso disegno e va maturando la decisione di ritirarsi dal mondo. Nel 1556 si rifugia in un convento in Sna.

Il ritiro a vita privata è preparato da una serie di disposizioni volte a impedire che il passaggio di mano possa recare danno all'impero e ai suoi domini.

Cede buona parte dei territori a Filippo II . Mentre lascia l'Impero e i possedimenti austriaci al fratello Ferdinando I.

La guerra continua ancora per breve tempo finché sia Filippo II che Enrico II si rendono conto della drammatica situazione delle loro casse e sono costretti a dichiarare bancarotta.

Si avviano quindi le trattative di pace che si concluderanno nel 1559 con il trattato di Cateau cambresis.


Il bilancio dell'opera di Carlo V


Carlo V è una delle ure che più ha fatto discutere gli storici e la critica.

Alcuni la valutano come un semplice tentativo reazionario di ridare vita a un'Europa monolitica e intollerante che nel 1500 non aveva più ragione d'essere.

Ma Carlo V credeva nel mito di un Impero che sotto sono monarca potesse unificare la cristianità e trionfare sugli infedeli riportando pace e giustizia nel mondo, assicurando una riforma della Chiesa fondata sui valori del messaggio evangelico.

Alcuni credevano che Carlo V fosse ancora tutto avvolto nelle idee nei pregiudizi medievali, altri invece riconoscevano in Carlo V un politico capace di affrontare realisticamente problemi del suo tempo.

Carlo V fu certamente una ura desiderosa di unificare la cristianità per difenderla contro gli infedeli.

Buona parte del regno fu occupato da viaggi e da camne militari per cercare di unificare l'Europa intera.

Quando si rese conto dell'impossibilità di questo processo di unificazione che da alcuni scritti pareva essere dettato non da una sua volontà di potenza, ma da un desiderio di pacificazione dell'intero continente, scelse di andarsene e cedette tutto il suo potere.


La pace di Cateau Cambresis


In Sna c'era Filippo II che restava ormai separato dall'impero andato a Ferdinando I.

Rimanevano a lui però i Paesi Bassi e le dipendenze italiane, controllate direttamente o controllate indirettamente.

In tutta Europa la pace sembra un'enorme successo di Filippo II e una sconfitta per la Francia ma in realtà, il disimpegno francese dall'Italia finì col preservare la Francia da una dispersione di forze a cui sarebbe stata condannata invece la Sna per l'ampiezza dei suoi domini, in una fase in cui in realtà il Mediterraneo perdeva di peso e di valore commerciale, grazie alle nuove rotte americane.








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