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Georg Elser - Una bomba contro Hitler, I due doganieri, Georg Elser era nato il 4 gennaio del 1903, Ma quale reale possibilità esiste di cambia



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Georg Elser
Una bomba contro Hitler

I due doganieri

appostati davanti a una delle finestre del collegio Wessenberg a Costanza ascoltavano alla radio con attenzione il discorso del 'Führer' da Monaco. Era l'anniversario del 'Putsch' del 8 novembre 1923 nel quale erano morti sedici vecchi camerati di Hitler. E come ogni anno il dittatore parlava davanti ai vecchi camerati di quella prima battaglia e ad alcuni dirigenti del partito nel famoso Bürgerbräukeller dove 16 anni prima era cominciato il suo primo, fallito, tentativo di prendere il potere in Germania. Ma questa volta il discorso fu più breve del solito e il 'Führer', invece di rimanere per festeggiare con i suoi camerati, se ne andò subito per raggiungere il treno che lo avrebbe riportato a Berlino. Lì lo aspettavano problemi ben più importanti: i suoi generali si erano opposti al suo piano di cominciare l'attacco su fronte occidentale in quei giorni e il 9 novembre ci doveva essere la decisione definitiva. Per le cattive condizioni meteorologiche non era stato possibile prendere l'aereo.

Ad un tratto i due doganieri videro un persona aggirarsi nel giardino del collegio ed avvicinarsi alla frontiera svizzera. Il doganiere Joseph Reitlinger - dopo aver dato un secco altolà-si portò verso la persona , che non oppose alcuna resistenza. L'uomo, di piccola statua e vestito in modo semplice, gli mostrò un lasciapassare scaduto da quattro anni e disse di essersi perso mentre cercava un conoscente. Reitlinger lo portò alla vicina dogana, dove durante la perquisizione vennero fuori degli strani oggetti dalle tasche del fermato: pezzi di orologeria, viti, un tubo metallico e una cartolina del Bürgerbräukeller. I funzionari non dettero nessuna attenzione a quella cartolina. Solo qualche ora dopo, quando arrivò la notizia che a Monaco c'era stato un attentato contro il 'Führer', cominciarono a pensare a un eventuale collegamento fra questo piccolo artigiano, magro e poco appariscente, e la bomba fatta esplodere nel Bürgerbräukeller alle ore 21,30 di quella stessa sera. Il giorno dopo Elser venne portato a Monaco nella sede della Gestapo, dove il 14 novembre, dopo interminabili interrogatori, confessò l'attentato. Ma chi era questo artigiano dall'aspetto così modesto, che tutto da solo aveva tentato quello che in tanti, anche dotati di molti più mezzi, credevano impossibile, cioè di eliminare il dittatore?



Georg Elser era nato il 4 gennaio del 1903

a Hermaringen, un piccolo borgo nel sud della Germania. Era il primo di quattro bambini e fin da piccolo dovette aiutare nella piccola fattoria dei genitori. A sedici anni cominciò un apprendistato da falegname. Prima aveva già fatto un anno di tornitore, ma il lavoro non gli era piaciuto. Come falegname, Georg si sentì per tutta la sua vita come un artista nel suo mestiere. Non lavorava mai solo per soldi, ma anche per il suo bisogno di creare piccoli pezzi d'arte. Dopo l'apprendistato di tre anni trovò un posto in una fabbrica di mobili. Però con un amico si lamentò della sua condizione: era il 1923, lo stato economico della giovane Repubblica di Weimar era disastrosa, l'inflazione aumentava di giorno in giorno e il giovane si era reso conto che per tante ore di lavoro il salario era diventato un'intollerabile miseria.

Negli anni successivi cambiò spesso lavoro, lasciò anche il suo paese e andò a Costanza a cercare un'occupazione. Ma anche lì non trovò niente che potesse soddisfare veramente la sua voglia di lavorare con creatività. Inoltre la situazione economica stava precipitando di nuovo: spesso le ditte presso le quali lavorava chiudevano. In quel periodo gli giunse una lettera di sua madre, che gli chiedeva di tornare a casa dove il padre, sempre ubriaco, stava rovinando la famiglia. E Georg, ubbidiente, tornò a casa, anche se inutilmente: poco tempo dopo dovettero vendere la fattoria e il giovane falegname si allontanò di nuovo dalla famiglia.

Elser ritorna nel suo paese verso la fine del 1932 . Il 30 gennaio 1933 Hitler viene nominato Cancelliere dall'oramai troppo vecchio Presidente Hindenburg. A Königsbronn, il paese di Elser cambia poco per il momento. Anche per Georg continua la vita difficile di sempre, senza grandi cambiamenti. Cambia spesso lavoro, sia perché gli vengono tolti dalla a gli alimenti per un lio illegittimo a Konstanz, sia perché il lavoro sta diventando sempre più automatizzato: non conta più la bravura artigianale, alla quale Georg tiene tanto, bensì la quantità. La politica non l'interessa molto, non gli piace discuterne, ma si trova bene con gente con cui divide le stesse opinioni e con la quali si intende senza troppe parole. Così già dagli anni a Konstanz si è avvicinato a gruppi politici della sinistra. Però non partecipa mai attivamente al lavoro di questi gruppi, anche perché il suo pensiero politico non è frutto di ideologia, bensì dell'osservazione della situazione sociale. Egli, al contrario degli altri tedeschi, misura le promesse dei Nazionalsocialisti con la realtà, fa i suoi calcoli e nota la notevole diminuzione del guadagno reale negli anni della dittatura. Inoltre comincia nel 1938 a sentire il rischio di un'altra guerra mondiale.

Ma quale reale possibilità esiste di cambiare il governo

e di evitare una nuova guerra? Georg giunge alla conclusione che bisogna eliminare il gruppo dirigente del partito, Hitler e i suoi amici. Solo così sarà possibile fermare la follia nazista. E dal momento che prende quella decisione, lavora con tenacia all'esecuzione del suo piano incredibile di uccidere egli, un piccolo artigiano della più sperduta camna sveva, Hitler, il grande dittatore. Per prima cosa va a Monaco ad osservare da vicino le festività dell'8 novembre 1938 nel Bürgerbräukeller e nota che non esiste una sorveglianza speciale della sala. Di ritorno a Königsbronn si accinge al difficile lavoro di progettare un ordigno a tempo da nascondere nella colonna davanti la quale Hitler di solito faceva il suo discorso. Finalmente riesce nel intento usando una sveglia. Ma l'altro grande problema, trovare l'esplosivo, è un'impresa quasi impossibile sotto la sorveglianza del sistema totalitario. Lo risolve cercandosi un lavoro in una cava, dove tutti i giorni vengono usate grandi quantità di esplosivo. Il 5 agosto 1939 finalmente tutto è pronto. Georg parte per Monaco dove comincia il lavoro più difficile e faticoso: scavare uno spazio abbastanza grande nella colonna per sistemarci l'ordigno.



Elser ci lavora per più di due mesi,

notte dopo notte, nel buio quasi totale illuminato solo da una piccola torcia, in ginocchio, sempre attento a non fare troppo rumore. Ha inventato un sistema per chiudere il pannello di legno della colonna durante il giorno. Così si fa chiudere dentro ogni sera e dopo la partenza degli ultimi camerieri continua il suo incredibile lavoro solitario.

Dopo mesi di lavoro finalmente il 5 novembre pone la bomba nella colonna. Il 7 novembre, dopo una breve visita da sua sorella a Stuttgart, ritorna nel Bürgerbräukeller per controllare il giusto funzionamento del congegno ad orologeria. Convintosi che tutto funziona perfettamente parte per Konstanz per passare illegalmente la frontiera con la Svizzera, dove viene fermato dal doganiere Joseph Reitlinger che più tardi verrà promosso per quel gesto.

Quando mezz'ora dopo la bomba esplode,

Hitler ha già lasciato il Bürgerbräukeller per ritornare a Berlino e con lui tutti i quadri dirigenti del partito. Muoiono otto persone fra vecchi camerati, camerieri e spettatori e Hitler comincia a parlare della provvidenza Per quanto riguarda i mandanti dell'attentato, la proanda parla di un complotto dei servizi segreti inglesi. Non poteva succedere di meglio in quel momento difficile per Hitler. L'attentato e la prova che i mandanti erano inglesi poteva dargli un ottima spinta proandistica per l'attacco alle truppe alleate schierate ad ovest. Quello che assolutamente non serviva era un attentatore tedesco, in più semplice artigiano, che aveva ideato e eseguito tutto da solo. Perciò Georg Elser viene portato a Berlino nel centro della Gestapo per ulteriori interrogatori per tirargli fuori con tutti i mezzi i nomi dei suoi mandanti. Ma Elser continua a ripetere la sua storia e siccome non cede, viene mandato in un campo di concentramento in trattamento speciale. Non gli succede niente perché Hitler ha un piano, un progetto tipico della mente malata del dittatore: vuole organizzare un processo spettacolo a Londra, dopo che le sue truppe avranno occupato la Gran Bretagna. Siccome non ci arriverà mai, Georg Elser rimarrà fino al 1944 nel campo di concentramento di Sachsenhausen, da dove sarà trasferito nel campo di Dachau, vicino a Monaco. E li verrà ucciso il 9 aprile 1945, un mese prima della fine della guerra, per ordine personale del capo della SS Heinrich Himmler.

Fu solo per poco che il piano di Georg Elser fallì,

solo per una manciata di minuti l'umile artigiano non riuscì a risparmiare al mondo gli orrori e i milioni di morti legati alla dittatura nazista. Georg Elser non fu un eroe, fu solo un uomo onesto che dopo una lunga riflessione aveva deciso di agire contro la dittatura da solo, senza alcuna organizzazione dietro di sé. Per questo non ha nulla di spettacolare, niente a che vedere con gli attentatori del '44, alti ufficiali per lo più di origine nobiliare . Ed è per questo, forse, che è stato dimenticato: non solo non appare in nessun libro scolastico, ma persino in un grande volume di più di seicento ine sulla resistenza a Hitler, pubblicato dall'agenzia tedesca federale di formazione politica, gli vengono dedicate appena quattro righe per costatare il fatto della sua uccisione nel 1945. Tanta poca attenzione si può forse spiegare: egli fu la prova vivente che anche una persona semplice e umile poteva fare qualcosa contro il regime nazista, senza grandi mezzi o una potente organizzazione dietro di sé. Una constatazione che urta la coscienza dei troppi che videro l'orrore e non seppero far altro che girare il capo dall'altra parte







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