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IL FASCISMO, MOVIMENTO SOCIALISTA, LA DITTATURA FASCISTA, POLITICA ECONOMICA, POLITICA COLONIALE, CONSENSO

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Il fascismo

Nel giro di pochi anni il fascismo assunse il potere assoluto in Italia.

Il programma iniziale dei fasci, fondati da Mussolini nel 1919 era inizialmente repubblicano e anticlericale, con richieste democratiche (suffragio alle donne, abbassamento età pensionabile, riduzione orario di lavoro), ma si trattava in realtà di un programma falso, basato solo sul tentativo di ottenere consenso attraverso facili promesse, impossibili da mantenere.

Il movimento fascista inizialmente mantenne un ruolo marginale nella politica italiana, ma in breve tempo assunse carattere sempre più aggressivo: sorsero le squadre d'azione fasciste, contrarie al socialismo. Le squadre erano composte soprattutto da giovani che si muovevano da un borgo all'altro di notte, distruggendo case, circoli, cooperative e intimidendo i militanti sindacali e politici.

In breve tempo il fascismo salì al potere, favorito soprattutto:

all'appoggio della borghesia, che vi vedeva la forza che avrebbe sconfitto il movimento socialista;



dalla crisi del sistema liberale;

dalle debolezze all'interno del movimento socialista.

Inoltre, dalla fine della guerra nei successivi quattro anni, si erano susseguiti sei diversi governi, in quanto nessuno era più riuscito a governare con maggioranze stabili.

Mussolini si inserì facilmente in questo contesto, trasformando il movimento dei fasci in Partito nazionale fascista, con un programma che esaltava la nazione e la competizione fa gli stati, proponeva la privatizzazione di molti settori gestiti dallo Stato e il divieto di sciopero negli esercizi pubblici.

Movimento socialista

Intanto il movimento socialista si indeboliva, divedendosi in due blocchi:

il partito comunista d'Italia;

il partito socialista unitario, formato dai riformisti e con segretario Matteotti.

Marcia su Roma e il primo governo

Nell'ottobre 1922 i fascisti organizzarono la marcia su Roma e il sovrano Vittorio Emanuele III si piegò i fronte alle armi e convocò Mussolini, affidandogli l'incarico di formare un nuovo ministero.

Il 16 novembre Mussolini presentò il suo governo al parlamento.

I primi provvedimenti furono volti a consolidare il suo potere: fece approvare una legge che consentiva al governo di legiferare attraverso decreti, sottraendo autorità al parlamento; limitò la libertà di stampa.

La stabilità del suo governo era però sempre minacciata.

Decise quindi i guadagnare consensi nel mondo cattolico con alcuni provvedimenti contenuti nella riforma Gentile (istruzione obbligatoria della religione nella scuole elementari). Infine fece approvare una nuova legge elettorale (legge Acerbo) basata sul principio maggioritario: chi avesse ottenuto la maggioranza dei voti, avrebbe avuto i 2/3 dei seggi.

Alle elezioni del '23 il partito fascista si presentò all'interno di una lista nazionale (il "listone"), di cui facevano parte fascisti, nazionalisti, cattolici e liberali. Gli antifascisti si presentarono in ordine sparso.

Il listone ottenne un grande suffisso, e Mussolini poteva quindi contare su una maggioranza.

Dopo le elezioni, quando Matteotti esordì con un discorso in cui denunciava i brogli e le violenze elettorali, egli fu rapito da una squadra fascista e ucciso.

La dittatura fascista ('25 in poi

Dopo le elezioni, il regime fascista assunse la posizione di regime totalitario a partito unico (gli altri partiti furono dichiarati illegali). Anche se si trattava di un totalitarismo imperfetto (non fu abolito lo Statuto Albertino, si riconosceva la presenza della chiesa e lo Stato non interveniva nell'economia).

Furono approvate le leggi fascistissime (o leggi Rocco), con il quale il capo del governo era responsabile solo di fronte al re, il potere del parlamento viene subordinato al governo, vengono abolite le principali libertà, le associazioni e i sindacati.

Viene riformato il sistema elettorale, che diventa come un referendum (si può votare SI o NO ad una lista di candidati).

Il principio di Mussolini era quello dello Stato al primo posto, anche se è necessario sacrificare la libertà e il benessere degli individui.

Abolendo i sindacati, inaugura il corporativismo, creando delle corporazioni tipo quelle di arti e mestieri medioevali, con le quali cercava di evitare conflitti sociali.

Cercò di mantenere buoni rapporti con la chiesa e nel '29 firmò i Patti Lateranensi, formati da:

trattato, riconosceva la sovranità del papa sul territorio Vaticano;

concordato, regolavo i rapporti tra Stato e chiesa;

convenzione finanziaria, risarcimento al papa per le terre espropriate.

politica economica

La politica economica del fascismo attraversò diverse fasi. Inizialmente, tra il 22 e il 25 fu basata sul liberismo economico, quindi libera iniziativa economica e riduzione della spesa pubblica. Il risultato fu una fase di intenso sviluppo economico, anche se restava irrisolto il problema della stabilizzazione della lira.

Ciò comportò una svolta, attuata da Mussolini nel 26, spinta dall'emergere di alcune difficoltà economiche causate soprattutto da una continua svalutazione della moneta nazionale. Egli decise così la rivalutazione della lira. La manovra ottenne risultati positivi, l'inflazione fu limitata e cessò la speculazione contro la lira.

Il fascismo, con il suo intervenire massicciamente nella vita economica del paese, assunse la forma di dirigismo economico e di stato assistenziale, grazie alla creazione di enti pubblici assistenziali.

L'operazione più importante fu la creazione, nel 33, dell'Iri, ente pubblico che, per impedirne la rovina, acquisì la proprietà delle maggiori banche italiane.lo stato divenne così il proprietario i molte imprese prima private.

Politica coloniale

La dittatura fascista si prefisse l'obiettivo di consolidare i possedimenti italiani in Africa, indeboliti con la grande guerra. Si trattava quindi di riconquistare gran parte della Libia, della Somalia e l'Eritrea.

Questa impresa può essere definita "ricerca di un posto al sole", in quanto vi erano motivi di prestigio internazionale (far conoscere l'Italia come potenza di primo piano), motivi di carattere economico (stimolare la produzione industriale ridurre l'occupazione) e di politica interna (l'espansione coloniale era vista come mezzo per consolidare il consenso).

Nell'ottobre del 35 iniziò l'invasione dell'Etiopia, che si concluse dopo pochi mesi, con la fondazione dell'impero dell'Africa orientale italiana.

L'obiettivo di guadagnare consensi fu pienamente raggiunto, ma la Società delle Nazioni condannò l'Italia a sanzioni economiche, che però non furono gravose.

Consenso

Alcuni storici sostengono che il consenso al fascismo fu ampio e attivo, altri invece parlano di un consenso prevalentemente passivo, basato sulla rassegnazione dei cittadini.

Vi furono anche alcuni movimenti di opposizioni, ma in minoranza e quindi non incise sulla politica italiana.

Una svolta si ebbe con le leggi liberticide del 26, che spinse i dirigenti dell'opposizione a riparare all'estero, dando vita al fuoriuscitismo.

Solo il partito fascista decise di organizzarsi clandestinamente all'interno del paese, se pur con grossi sacrifici.

Un altro tipo di opposizione fu quello culturale, manifestato da intellettuali e uomini di cultura, i quali manifestarono la loro opposizione, senza però darle un carattere politico.

Per quanto riguarda i cattolici, in seguito ai Patti del 29, una parte si posizionò a favore del regime; altri invece tennero un atteggiamento critico.




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