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LE GUERRE PUNICHE SONO UN MOMENTO DECISIVO NELLA STORIA DI ROMA

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LE GUERRE PUNICHE SONO UN MOMENTO DECISIVO NELLA STORIA DI ROMA. LA VITTORIA NELLO SCONTRO CON CARTAGINE LE ASSICURA IL DOMINIO DEL MEDITERRANEO E LE SPIANA LA STRADA VERSO LA CONQUISTA DI UN IMMENSO IMPERO, COMPRENDENTE LA MAGGIOR PARTE DEL MONDO CONOSCIUTO. RICOSTRUISCI I PASSAGGI FONDAMENTALI DI QUESTO PIÙ CHE SECOLARE CONFLITTO, SOFFERMANDOTI SULLE SUE CAUSE E SULLE SUE CONSEGUENZE.



La nostra storia è stata sempre caratterizzata da tappe fondamentali che hanno sottolineato una svolta decisiva per diverse città e popoli.

Uno di questi momenti topici è stato sicuramente il conflitto tra Roma e Cartagine, e il successivo ampliamento dell'impero romano.

Infatti queste due città, diverse di razza, di cultura, di religione e con profonde differenze di natura economica, erano riuscite sin dall'inizio  ad avere rapporti amichevoli, regolati però da tre diversi trattati che determinavano le rispettive zone d'influenza politica ed economica (trattato del 509 a.C., che determinava il limite di navigazione non oltre Capo Farina, trattato del 348 a.C., che testimoniava il rapporto amichevole tra le due potenze, trattato del 279 a.C., stipulato in occasione della discesa di Pirro in Italia che rinnovava i rapporti tra le due città). La cosa che sin dall'inizio fa diffidare però, è il fatto di dover regolare un rapporto amichevole con continui trattati: forse, da parte delle due potenze, era un modo per ammettere che queste alleanze fossero solo un pretesto per tenere la situazione sotto controllo fin tanto che una delle due città prendesse il sopravvento sull'altra, considerato anche la smania di conquista che avevano entrambe.



Quest'ultima motivazione fu infatti il "casus belli" che fece scoppiare nel 264 a.C. le famose guerre puniche.

Tutto iniziò con la richiesta di aiuto da parte dei Mamertini prima a Cartagine, che rifiutò, e poi a Roma, che prese subito la palla al balzo con la speranza di una nuova conquista. Roma si sentiva pronta per il combattimento; si alleò subito  ai suoi "socii" guidati da Caio Duiglio, utilizzando i "corvi", la nuova arma che doveva trasformare i combattimenti marittimi in terrestri; da qui abbiamo la prima vittoria romana nel 260 a.C. a Milazzo. Successivamente, sotto la guida di Attilio Regolo, Roma riesce a penetrare nel nord Africa e riscontrare un'altra vincita presso Capo Ecnomo. Infine l'ultimo scontro avviene nel 241 a.C. nelle Isole Egadi dove Roma riesce ad ottenere il controllo della Sicilia, esclusa Siracusa, facendola diventare la prima provincia dell' "Urbe";con quest'ultima vittoria romana termina anche la prima guerra punica:la conseguenza diretta di questo primo scontro, come è natuale che sia, fu un ulteriore sviluppo e ampliamento romano da una parte, e dall'altra una crisi economica cartaginese accentuata da un'insurrezione dei mercenari oltre alla perdita della Sardegna e della Corsica.

Solo quando cartagine  ritornò nelle mani dei Barcidi, con maggiore esponente Amilcare, la città riprese vita in particolar modo dal punto di vista espansionistico. Si partì infatti alla conquista della penisola iberica, assicurandosi tutto il territorio dalle colonie d'Ercole al fiume Ebro: un vasto possedimento ricco di metalli utile alla città per rinvigorirsi anche economicamente.

Inizialmente Roma vide di buon occhio le mire cartaginesi, pensando che quest'ultima avesse completamente distolto il suo interesse per la Sicilia; in seguito poi i romani incominciarono a preoccuparsi della rinascita della potenza punica. Così per porre riparo alla situazione Roma costrinse Cartagine alla stipulazione di un trattato, con il quale Asdrubale, lio di Amilcare, si impegnata a limitare le conquiste puniche non oltre il fiume ebro, scongiurando quindi una nuova espansione della potenza cartaginese.

I primi però a violare apertamente il trattato furono proprio i romani, alleandosi con la città snola di Sagunto, che si trovava al di sotto dell'Ebro, proprio in funzione anticartaginese.

Ma Annibale, lio di Amilcare, attaccò Sagunto, facendola modulare nel 219 a.C; era questo il casus belli della seconda guerra punica. Mentre Roma cercava di conquistare via mare la Sna e l'Africa, Annibale, privo di una flotta contingente, progettò l'audace piano di scongere Roma penetrando in Italia attraverso le Alpi con un agguerrito esercito composta da 40.000 uomini di etnie diverse (Iberici, Libici e Numidi) e di ben 37 elefanti. Ed è proprio questa la particolarità dell'esercito cartaginesi che tutti ricordano . Proviamo infatti ad immaginare come può essere complicato scalare delle alte vette con dei pachidermi così grandi!

Annibale riuscì a passare prima i Pirenei e poi le Alpi; la sua intenzione era di cercare l'appoggio delle città alleate a Roma per scongerla. Riuscì a fate tutto questo, arrivando quindi nella Pianura Padana, scongendo Cornelio Scipione e ottenendo poi il  sostegno dei Galli.

Consapevole di non poter attaccare direttamente Roma, Annibale si spostò nell'Italia Centrale conseguendo una vittoria sul lago Trasimeno. I romani quindi guidati dal console Quinto Fabio Massimo, nominato poi dittatore, adottarono la strategia di temporeggiare, ossia attaccare con continui agguati le truppe cartaginesi allo scopo di procurare numerose perdite.

Uscito di scena il dittatore, i due nuovi consoli romano decisero di attaccare direttamente Annibale; da qui la famosa sconfitta romani a Canne nel 216 a.C.

Roma però non si arrese decidendo di spostare il conflitto in Sna dove Publio Cornelio Scipione, lio dello Scipione detto l'Africano, riuscì a scongere Asdrubale. Quest'ultimo, approfittando della sconfitta cartaginesi, decise di andare in aiuto del fratello in Italia, ma venne fermato e ucciso nella battaglia sul fiume Metauro.

Cornelio Scipione, dopo la vittoria in Sna, si sposta con la guerra in Africa; il senato cartaginese richiama quindi in patria Annibale, il quale, durante il suo rientro, nella battaglia di Zama, nei pressi di Cartagine, viene definitivamente sconfitto nel 202 a.C.

Le conseguenze per i cartaginesi furono tragiche: furono costretti a are una pesante indennità di guerra ai romani, si impegnarono a consegnare direttamente al senato il loro generale, dovettero abbandonare la Sna e parte dell'Africa, affidate poi a Massinissa, re della Numidia, alleato di Roma.

Cartagine fu inoltre costretta a non dichiarare guerra a nessuna potenza nemica senza prima l'approvazione da parte dei romani.

Cartagine in questo modo cessava di esister come potenza, lasciando quindi a Roma il dominio del bacino del Mediterraneo occidentale.

La seconda guerra punica è sicuramente stata molto più travagliata e combattuta quasi fino "all'ultimo sangue"; la cosa che giunge subito all'occhio del è lampante pensare, è che le conseguenze per Cartagine dopo questo secondo scontro sono state sicuramente più tragiche rispetto al primo, tanto da essere stata ridotta ormai a semplice potenza regionale africana . .. ma come si sol dire " che la dura la vince", e Cartagine non si arrese.

Dopo questa inesorabile vittoria, Roma conquistò diversi territori facendoli diventare province romane; si alleò alle Leghe etoliche ed Achea ed al Regno di Pergamo avvicinandosi quindi al vicino oriente. Si coalizzò inolte a tutti quei regni divenuti indipendenti dopo la seconda guerra macedone, quindi la supremazia territoriale romana si estendeva ormai su un vastissimo territorio.

Mancava solo "la ciliegina sulla torta", ossia aggregare la Sna al suo dominio. L'occasione giusta si presentò nel 149 a.C. quando, mentre Roma era occupata a sistemare l'assetto delle regioni orientali, Cartagine, dopo aver chiesto invano la possibilità di difendersi dagli attacchi di Massinissa, viola l'ultimo trattato del 202 a.C. ribellandosi alle clausole imposte.

Questa rivolta fu subito repressa e Cartagine fu rasa al suolo e data alle fiamme, dimostrando così agli altri popoli che Roma avrebbe punito tutti coloro che si sarebbero opposti alla stabilità dello stato romano, e ribadendo che la città era la principale potenza del Mediterraneo.

Successivamente nel 133 a.C. il console romano Scipione Emiliano, placò l'ultima ribellione delle popolazioni galliche nella penisola iberica conquistando il territorio e costituendo così le ultime due province romane.

Con il 133 a.C. Roma aveva creato una supremazia territoriale che andava dall'Asia Minore alla penisola iberica, senza rivali nel Mediterraneo, e questo fu il primo passo per diventare uno dei più vasti imperi della Storia.





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