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L'Europa cinquecentesca centro-occidentale, L'Europa cinquecentesca orientale e il "caso Italia", Spedizione di Carlo VIII, Savanarola e la Repubblica

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L'Europa cinquecentesca centro-occidentale

Storia eurocentrica

L'Europa, conquistando le Americhe ed espandendosi nei continenti già noti, si affermò progressivamente come dominatrice dell'intero pianeta, non solo da punto di vista economico-politico ma anche dal punto di vista scientifico, tecnico e culturale in genere.

Sacro Romano Impero

All'inizio del '500, l'Europa centrale è ancora occupata dal Sacro Romano Impero di nazione germanica. Suddiviso in principati e città libere, esso è retto, almeno in linea di diritto, da un imperatore elettivo, designato dai sette Grandi Elettori indicati dalla Bolla d'oro, ma dal 1437 è in realtà costantemente affidato a esponenti della Casa d'Asburgo, come se la corona si trasmettesse in via ereditaria.

L'impero è privo di reale consistenza, che comprende ancora, sulla carta, sia i cantoni svizzeri, sia la Boemia, sia i Paesi Bassi.

Francia

In Francia, dopo la guerra dei Cento anni, il potere monarchico si va rafforzando a scapito della nobiltà, parte della quale durante il conflitto si è squalificata schierandosi a fianco dei nemici inglesi.

I re in linea di massima tendono ad ampliare il proprio regno per raggiungere i confini naturali, ma questa politica soffre di molte eccezioni, perché l'idea di nazione non è ancora il criterio orientativo della monarchia.



Inghilterra

In Inghilterra, superata la crisi della Guerra delle due Rose che ha indebolito e falcidiato la nobiltà si afferma la forte dinastia dei Tudor, che governa il paese dal 1485 al 1603.

I Tudor seguono la separazione della Chiesa nazione anglicana dalla Chiesa cattolica di Roma e l'espansione marittima e commerciale che culminerà nella creazione di un impero.

Sna

La Sna porta a termine la cacciata dei Mori nel 1492 con la ricordata occupazione del Regno di Granata, ultimo baluardo islamico nella penisola iberica.

La Sna è avviata a un destino di potenza, legato soprattutto alle grandi ricchezze prelevate dall'impero coloniale americano.

Nazionalità fiammingo-borgognona

Un nucleo potenziale di nazionalità è presente nei Paesi Bassi e nello spazio compreso fra i popoli di lingua francese e tedesca. Nel secolo XV, sul fascio di strade che dal Mar del Nord portano nel suo sviluppo da Luigi XI e dagli Svizzeri (che nel 1477 scongono e uccidono Carlo nella battaglia di Nancy), la nazionalità borgognona viene riassorbita dalla Francia e dall'Impero, il futuro imperatore Massimiliano d'Asburgo nel 1477 s'unisce in matrimonio con Maria di Borgogna, che gli porta in dote i Paesi Bassi, cioè quanto dell'eredità paterna non è già finito in mani francesi.

Le popolazioni fiammingo-olandesi tardano a riconoscere la sovranità di Massimiliano sino al 1489. Nella seconda metà dell'500 esse rivendicheranno poi con una lotta vittoriosa la propria totale indipendenza.


L'Europa cinquecentesca orientale e il "caso Italia"

Russia

Nell'Europa orientale, la Russia nell'550 estende i propri domini verso il Volga e il Mar Caspio; fallisce invece, bloccata dalla Polonia, nel suo tentativo di affacciarsi sul Mar Baltico, cosicché solo più tardi la Russia potrà partecipare attivamente alla storia europea.

L'epiteto di Terribile, col quale Ivan IV è passato alla storia, è giustificato dalle lotte spietate da lui condotte contro i  boiari che furono battuti e esautorati.

Nel principato di Mosca i boiari ebbero un'importanza assai maggiore: riuniti in assemblea ossia nella Duma. Intervennero spesso negli affari di stato sino ad assumere di fatto il governo, sotto forma di reggenza in noma di Ivan VI.

Polonia

La Polonia rimane debole, sia per la fragilità delle sue frontiere, sia per il mancato sviluppo di una borghesia nazionale che sostenga la monarchia e le permetta di tener testa alla nobiltà.

Nel 1572 la dinastia degli Jagelloni, la monarchia diviene elettiva: alla morte di ogni sovrano si aprono dispute e lotte per la successione.

Infine viene adottato nel 1652 il principio del liberum veto, in base al quale basta il voto contrario di un solo membro della Dieta nobiliare per impedire l'approvazione di qualsiasi provvedimento.

Scandinavia

Sul Mar Baltico la potenza dell'Hansa e in particolare di Lubecca, Sa, Norvegia e Danimarca sono formalmente unite dal 1397.

I re di Danimarca sono però osteggiati all'interno delle forze congiunte della nobiltà e del clero, e solo a tratti riescono ad imporsi contro le tendenze autonomistiche della Sa

Temibili concorrenti dell'Hansa sono sul Baltico le popolazioni del Paesi Bassi, che ottengono dalla Danimarca libertà di passaggio per lo Stretto di Sund e sviluppano anche nei paesi scandinavi i propri commerci.


Impero ottomano

Nel Sud-est si accampa l'impero ottomano che per due secoli eserciterà una continua pressione sull'Europa centro-orientale, avvantaggiando dalle lotte di supremazia nelle quali si scontrano gli stessi stati europei.

Il 'caso Italia'

Mentre in Francia, in Sna, in Inghilterra si vanno formando e consolidando le grandi monarchie nazionali, l'Italia rimane divisa in stati regionali, incapaci di raggiungere intese atte ad allontanare il pericolo di un'invasione.

Se si fa eccezione per il Machiavelli, che vide tutti i pericoli della situazione e invocò l'intervento di un principe capace di avviare un processo si unificazione politica, si deve riconoscere infatti che la cultura italiana, pur nella sua eccellenza e nel suo primato, non seppe elaborare nessuna proposta atta a salvaguardare l'indipendenza dell'Italia o almeno dei singoli stati della penisola. La cultura rinascimentale si espresse in moltissime altre forme d'arte ma non seppe tradursi nei termini concreti necessari per una solida riorganizzazione politica.


Spedizione di Carlo VIII

Carlo VIII 'conquista' la Bretagna

Carlo VIII di Valois nel 1491 constrinse Anna di Bretagna a unirsi in matrimonio con lui e a portargli in dote le proprie terre.

Tre anni dopo Carlo condusse una spedizione in Italia per rivendicare l'eredità angioina sul regno di Napoli e per liquidare la dinastia aragonese che vi si era insediata mezzo secolo prima.

Situazione italiana

I principali stati, unitisi nel 1455 in una lega, professavano reciproca amicizia.

Le oligarchie e i signori al potere dei singoli stati si sentivano insicuri, e temevano che un eventuale conflitto potesse offrire alle classe subalterne l'occasione di disordini e ribellioni. Il timore era del resto fondato, come dimostrarono le insurrezioni avvenute appunto nella seconda metà del secolo.

Situazione Internazionale

Carlo VIII non ha concorrenti temibili in Europa infatti la Sna ha appena iniziato il processo di unificazione e l'Inghilterra è da poco uscita dalla Guerra delle due Rose.

Carlo VIII può ritenere che il momento sia favorevole per rivendicare l'eredità del Regno di Napoli.

L'invito di Ludovico Sforza

Al desiderio di Carlo VIII di intromettersi nelle vicende d'Italia si aggiunge l'invito di Ludovico Sforza signore di Milano detto il Moro. Il Moro vuole far pendere sul capo al re di Napoli la minaccia di un intervento francese e s'accosta perciò a Carlo VIII suggerendogli di intervenire nella penisola.

Il Passaggio all'azione fu dunque deciso esplosivamente da Carlo, che non esitò a sacrificare lembi di suolo 'nazionale' francese pur di ottenere mano libera in Italia.

Quindi nel settembre 1494 diede l'inizio alla progettata spedizione, che per il vero si svolse fin quasi senza incontrare ostacoli significanti.

Carlo VIII in Italia

Carlo fu regalmente ricevuto in Milano dal Moro.

A Firenze Piero De' Medici, lio e successore di Lorenzo il Magnifico, dopo essersi arreso a Carlo accettandone le dure condizioni, fu rovesciato da una rivolta popolare.

Papa Alessandro VI di Borgia lasciò via libera al re francese, purchè non venisse messa in discussione la legittimità del suo potere.

Ritorno in Francia

A questo punto Venezia, Milano e il papa si rendono conto del pericolo rappresentato per la stessa libertà da una grande massiccia presenza della Francia nell'Italia meridionale, e si alleano in una lega, appoggiata dalla Sna e dall'Impero.

Carlo VIII marcia rapidamente verso il Nord e con i suoi 10'000 soldati riesce solo a stento a farsi strada nella battaglia di Fornivo contro i circa 40'000 soldati della lega.


Savanarola e la Repubblica di Firenze

La Repubblica instaurata in Firenze dopo la cacciata di Piero De' Medici fu animata e ispirata da Girolamo Savonarola, un domenicano stabilitosi a Firenze nel 1490 per desiderio dello stesso Lorenzo il Magnifico, il frate denunciò con crescente veemenza la corruzione delle Chiesa, commovendo i fedeli con l'apocalittica profezia delle punizioni divine che ne sarebbero derivate.

Ideali del Savonarola

Solo dopo la caduta di Piero De' Medici, il Savonarola si schierò con i fautori più decisi della repubblica e condannò retrospettivamente come tirannico e corruttore il regine signorile in una predica del 1494.

Integralismo, democrazia, riforma della chiesa

Due temi fondamentali del pensiero e dell'opera del Savonarola sono l'integralismo cristiano e l'ispirazione 'democratica'.

L'integralismo cristiano induce il Savonarola a subordinare alla religione la politica e ogni altro aspetto della vita.

L'ispirazione 'democratica' e l'ideale delle 'città libere e civili' spingono il Savonarola a farsi promotore di provvedimenti favorevoli ai ceti più umili, come l'abolizione delle imposte che li colpiscono.

Isolamento e sconfitta

Filosofi che dapprima avevano sostenuto il Savonarola, l'abbandonarono e talvolta gli si volsero contro, essi non potevano d'altra parte accettare il suo radicalismo, tendenzialmente rivoluzionario.

Girolamo Savonarola rimase pertanto isolato, e Alessandro VI potè sbarazzarsene fulminandolo con la scomunica (1497). Processato come eretico e giudicato da un tribunale laico.

La repubblica passò allora nelle mani degli oligarchici e,  visse di vita grama sino al 1512, quando fu restaurato in Firenze il potere dei Medici.


La guerra franco-snola e l'avvenuta del Valentino

A Carlo VIII, morto a soli ventotto anni nel 1498, succedette il cugino Luigi XII. Le ambizioni dei re di Francia continuavano così ad orientarsi verso l'Iitalia, anziché verso il raggiungimento dei 'confini naturali'.

Milano alla Francia, Napoli alla Sna

La questione del Milanese fu risolta facilmente, Luigi XII inviò in Lombardia un esercito, che fra l'agosto del 1499 e l'aprile del 1500 sconfisse Ludovico il Moro e lo tradusse prigioniero in Francia, dov'egli morì nel 1508.

Impadronitisi del Milanese, nel novembre del 1500 Luigi XII strinse a Granata un trattato segreto con Ferdinando II di Sna per una spartizione del Napoletano. Ma i due alleati, dopo aver liquidato agevolmente l'esercito del re di Napoli Federico I, vennero a guerra fra di loro per la divisione del bottino. La Sna ebbe la meglio, e Luigi XII dovette sottoscrivere l'armistizio di Lione, col quale riconosceva il dominio snolo sull'intero Regno di Napoli.

Anarchia nello stato pontificio

Intrecciato a questi sviluppi fu il tentativo di Cesare Borgia di costituire un forte stato nell'Italia centrale e di porre così termine al disordine che regnava bei domini del pontefice. Lo stato pontificio era infatti frammentato in città libere, signori e feudi, che sfidavano apertamente il papa creando un disordine intollerabile.

Successi del Valentino

Per questa impresa Cesare Borgia (detto il Valentino perché investito da Luigi XII del ducato di Valentinois) ottiene l'appoggio della Francia e, grazie alla propria intelligenza politica e ai sostanziosi aiuti francesi, fra il 1499 e il 1501 riesce a impadronirsi delle Romane, usando contro i signori locali gli intrighi, le violenze, i tradimenti da costoro abitualmente praticati.

Fine del Valentino

La costituzione del Valentino non resistette molto, nel 1503 Alessandro VI morì, gli succedette Giulio II, nemico giurato dei Borgia, che fece arrestare il Valentino, mentre nel ducato di Romagna si faceva strada Venezia e nelle signorie dell'Italia centrale rientravano gli antichi padroni o i loro credi. Dopo una fuga avventurosa, il Valentino si rifugiò poi presso il re di Navarra, di cui era cognato, e morì combattendo al suo servizio nel 1507.


7.6 Lega di Cambrai e Lega Santa

Lega di Cambrai

Giulio II impadronitosi con le armi di Perugina e di Bologna, tolte rispettivamente ai Baglioni e ai Bentivoglio, egli intimò a Venezia di restituirgli le terre di Romagna delle quali la Repubblica s'era impossessata.

Duramente sconfitta dai francesi ad Agnanello, Venezia dovette cedere Cremona e la Ghiara d'Adda alla Francia, le terre di Romagna al papa, o porti pugliesi occupati al tempo della calata di Carlo VIII alla Sna.

Lega Santa

Giulio II rendendosi tardivamente conto del pericolo derivante a tutta la penisola italiana dell'indebolimento di Venezia e dalla massiccia presenza francese in Italia, nel 1510 strinse con Venezia, con la Sna, con gli Svizzeri e con gli Inglesi la cosiddetta Lega Santa, rivolta a scacciare i francesi dal Milanese.

I francesi ottennero dapprima una clamorosa vittoria a Ravenna ma poi furono sopraffatti dalle forze della Lega e dovettero effettivamente cedere il Milanese a Massimiliano Sforza.

Il crollo della dominazione francese in Lombardia determinò anche la rovina della Repubblica di Firenze. La Repubblica ormai reggeva non tanto per forza propria ma per la protezione di Luigi XII.

Bilancio dell'opera di Giulio II

Giulio II morì nel febbraio del 1513, dopo aver conseguito gran parte degli obiettivi che si era proposti. Egli avrebbe però voluto che l'Italia fosse per intero nella mani di italiani, ma riuscì solo temporaneamente a scacciare i francesi nel Milanese, e nulla potè fare contro la presenza snola nel Napoletano, egli non fu certo un papa evangelico ma fu invece un politico di notevole statura e un valoroso combattente, e servì fedelmente la Chiesa.

Rivincita francese

Alcuni mesi dopo la morte di Giulio II, Luigi XII, non rassegnato alla perdita del Milanese, tentò la rivincita, ma fu fermato a Novara dagli Svizzeri. Solo il suo successore Francesco I riuscì a rovesciare le sorti: nel settembre del 1515 sconfisse infatti gli svizzeri a Marignano e li costrinse a ritirarsi dalla Lombardia.

Milano tornò così sotto la dominazione francese, mentre Massimiliano Sforza riprendeva la via dell'esilio.

Concordato e trattato di Noyon

La vittoria di Marignano rafforzò il prestigio di Francesco I, che nell'estate del 1516 potè stringere accordi vantaggiosi sia con il papa sia col re di Sna. Francesco I concluse infatti un Concordato che gli attribuiva ampi poteri sulla chiesa nazionale. Sottoscrisse il trattato di Noyon, che dopo oltre un decennio di guerre ribadiva le clausole dell'armistizio di Lione, confermando che alla Francia sarebbe spettato il Milanese e alla Sna il Napoletano.

La crisi della 'libertà italiana', per quanto non avesse ancora toccato il fondo, era così solennemente sanzionata in un accordo ufficiale tra le due massime potenze d'Europa.






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