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L'ITALIA NELLA CRISI DI FINE SECOLO

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L'ITALIA NELLA CRISI DI FINE SECOLO


origini del movimento socialista italiano

Il sorgere dei primi nuclei industriali portò gradualmente alla ricerca di emancipazione da parte degli operai e dei braccianti agricoli, attraverso gli scioperi e i moti sociali.

I 'Fasci siciliani' fu un movimento iniziato nel 1891 da operai e contadini che protestavano per il blocco degli scambi con la Francia, che aveva paralizzato l'esportazione  degli agrumi e l'industria dello zolfo.

Al fine di amalgamare i moti sorti in Romagna, in Lombardia e in Sicilia in un movimento unitario di tutti i lavoratori, operarono Filippo Turati e Antonio Labriola.



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(1892) Congresso di Genova

o

formazione del Partito Socialista Italiano


il ritorno allo Statuto

Un articolo del barone Giorgio Sidney Sonnino proponeva un ritorno allo spirito dello Statuto albertino. In questo senso i ministri dovevano ritornare responsabili verso il re, supremo arbitro della vita politica del paese. L'articolo sembra dunque una sollecitazione alla monarchia affinché compisse un colpo di Stato legalitario.


Ø    Crispi

Egli era stato mazziniano fin dalla giovinezza, passato che gli procurò simpatie presso la Sinistra. Tuttavia nel 1865 aveva clamorosamente rotto con Mazzini accettando la monarchia. Nell'ultimo ministero Depretis entra nel governo come ministro degli Interni.

politica estera:

rafforza i legami con la Germania, anche per facilitare la politica coloniale;

sospensione degli scambi con la Francia (conseguenze: vedi econ.);

ripresa del progetto coloniale in Africa .

L'occupazione dell'Africa viene vista come una missione di civiltà che l'Italia non deve farsi sfuggire. Secondo le parole stesse di Crispi, le colonie rappresentano una 'necessità per la madrepatria', ovvero un luogo dove indirizzare la popolazione eccedente, offrendo un'alternativa all'emigrazione verso l'America.

politica interna:

oltre ad essere capo del governo, Crispi ha anche il controllo dei ministeri degli Interni e degli Esteri;

secondo il modello tedesco, rafforza il potere esecutivo a spese del legislativo;

'Codice Zanardelli': sancisce l'abolizione della pena di morte e il diritto allo sciopero;

vara una legge che rende elettiva la carica di sindaco;

nel rapporto con la Chiesa, mantiene una politica fortemente anticlericale.

economia:

la riduzione delle esportazioni porta ad una crisi dell'industria. mentre i latifondisti godono dei risultati della Tariffa protezionistica.


Ø    primo ministero Giolitti:

Era stato ministro delle Finanze nel governo Crispi. Rappresentava la linea liberal-costituzionale, poco interessata alla politica coloniale e a favore dello Stato.

politica estera:

cerca di migliorare i rapporti con la Francia al fine di riaprire i mercati e favorire i ceti produttivi.

politica interna:

governo di tipo liberale, che prevede il libero scambio e la neutralità dello Stato di fronte alle rivolte sociali;

lo Stato interviene solo per mantenere l'ordine pubblico;

atteggiamento di tolleranza nei confronti del Partito socialista, per allargare le basi dello Stato in modo da ottenere consensi sia dai ceti imprenditoriali sia da quelli popolari.

economia:

introduce una riforma tributaria che impone le tasse proporzionali al reddito.


Lo scandalo della Banca Romana, che vedeva coinvolto soprattutto Crispi piuttosto che Giolitti, lo costrinse alle dimissioni nel 1893. Tuttavia aveva anche attirato su di sé molti dissensi da parte dei moderati e dei conservatori per la tolleranza nei confronti dei Fasci Romani.


Ø    ritorno di Crispi:

politica estera:

nel 1891 riprende la politica coloniale. Il Trattato di Uccialli stipulato con l'Etiopia per il possesso italiano dell'Eritrea, era stato mal interpretato. Nel 1896 uno scontro durissimo provoca lo sterminio di seimila soldati italiani da parte delle forze abissine.

politica interna:

repressione nei confronti dei moti sociali, affidando pieni poteri all'esercito; arresti di massa, condanna del Partito socialista e dei suoi esponenti;


Il disastro della guerra di Adua, in Eritrea, porta alla definitiva ssa di Crispi dalla politica italiana.


Ø    governo Rudinì:

Alle sommosse sociali per le richieste di 'pane e lavoro', Rudinì adottò misure repressive, affidando pieni poteri all'esercito.

A Milano, ad esempio, fa sparare sulla folla, causando così 80 morti e circa 450 feriti. A questi episodi seguirono centinaia di arresti.


Ø    Pelloux:

Egli presenta alla Camera le cosiddette 'leggi eccezionali', antisocialisti (limiti ai diritti di riunione, di stampa, di associazione), che avrebbero segnato la fine dello Stato liberale.


ostruzionismo da parte della Sinistra

(ritardare indefiniamente la votazione)

o

il generale scioglie le Camere, sperando di avere una maggioranza

più forte nelle nuove elezioni

o

successo della Sinistra e dimissioni di Pelloux


Ø    Saracco: ritira le 'leggi eccezionali'

uccisione di Umberto I di Savoia (Gaetano Bresci, 1900)

o

dimissioni di Saracco e ascesa al trono di Vittorio Emanuele III





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