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Novecento

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Novecento

Movimento artistico italiano affermatosi negli anni Venti e Trenta del XX secolo, caratterizzato da un condiviso atteggiamento estetico e culturale, più che da un preciso programma poetico e tecnico seguito da tutti gli aderenti. Il gruppo originario, costituito a Milano nel 1922, era composto dai pittori Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Emilio Malerba, Pietro Marussig, Mario Sironi, Ubaldo Oppi.

Nel clima di 'ritorno all'ordine' che contrassegnò l'arte europea negli anni successivi alla prima guerra mondiale, questi pittori teorizzavano il superamento delle avanguardie mediante il recupero di tecniche e linguaggi della tradizione italiana tardomedievale e rinascimentale. Temi prediletti della loro arte erano la famiglia, il lavoro e la quotidianità domestica, sublimata attraverso uno stile urativo chiaro, nitido, dai volumi solidi e compatti; i generi che meglio si prestavano a questo programma estetico erano il ritratto, il paesaggio, la natura morta e la composizione epico-popolare di grande respiro, da realizzarsi con la tecnica dell'affresco o del mosaico.

Nel 1923 i sette pittori di Novecento - la denominazione originaria del gruppo, che si deve a Bucci - esposero le loro opere a Milano, presso la Galleria Pesaro, e l'anno successivo alla Biennale di Venezia. Negli anni seguenti aderirono al movimento numerosi pittori e scultori provenienti da diverse esperienze artistiche, come Alberto Salietti, Adolfo Wildt, Arturo Tosi, Carlo Carrà, Francesco Messina, Gino Severini, Arturo Martini, Felice Casorati, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, e alcuni esponenti del gruppo Strapaese (Mino Maccari, Ottone Rosai, Ardengo Soffici). Nel 1926 Margherita Sarfatti, stretta collaboratrice di Benito Mussolini in diverse imprese culturali, inaugurò alla Permanente di Milano una mostra di Novecento che comprendeva i centodieci artisti più significativi del panorama nazionale, confermando, rispetto ai programmi originari, la tendenza a convogliare nel movimento le correnti più varie, purché caratterizzate da una spiccata "italianità". Il recupero della tradizione classica veniva dunque orientato in senso nazionalista, avvicinandolo al programma ideologico del regime fascista.



Nell'ambito dell'architettura, il movimento assunse connotazioni neoclassiche, con notevoli concessioni tuttavia al gusto eclettico di fine Ottocento: si segnalarono in particolare le interpretazioni di Giovanni Muzio, tra i più attivi del gruppo (si veda la sua Ca' Brutta, a Milano, del 1919-l923), Alberto Alo Novello e Gio Ponti, che seguì presto percorsi di ricerca del tutto personali.

La consonanza di Novecento con il programma culturale del regime fu per molti artisti la ragione principale del loro abbandono del movimento, insieme alla strutturale natura composita di quest'ultimo, che consentiva la coesistenza di declinazioni stilistiche, poetiche, urative e impostazioni tecniche spesso radicalmente diverse. Tra i gruppi che manifestarono più apertamente la propria opposizione a Novecento si segnalarono Corrente, la scuola romana e il Gruppo dei Sei di Torino, che si richiamavano alle esperienze dell'espressionismo europeo e dell'astrattismo.





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