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PIERO GOBETTI

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considerazioni sul Settecento


Piero Godetti, studiando il pensiero dei riformatori italiani del Settecento, ad esempio Beccaria, Verri, Filangieri.., elaborò la tesi che caratterizza la sua opera "Risorgimento senza eroi" riguardante la lotta contro il feudalesimo e la Chiesa.

Gobetti giudica i riformatori limitati culturalmente e politicamente. Essi non intendono contrastare l'operato del principe, il quale non oserebbe mai rinunciare al suo potere, sempre appoggiato dai suoi baroni.

Gli intellettuali si allearono con la monarchia e il clero. L'impianto governo regio-ecclesiastico potrà essere spezzato solo quando le forze popolari sapranno affermarsi, talvolta anche attraverso delle rivoluzioni.


In Europa cominciò a spegnersi la vecchia classe aristocratica ed ecclesiastica. In Francia e in Inghilterra, il terzo stato era pronto alla successione, in Italia invece l'economia non era ancora fondata sulla quantità e rapidità di circolazione monetaria. Queste costituivano le premesse fondamentali per la formazione di una classe borghese. L'iniziativa del principe creava una netta scissione tra le classi popolari ancora deboli e le classi dominanti privilegiate, disapprovate dal sovrano. Il fenomeno centrale del Settecento fu l'assolutismo illuminato. È in questo contesto che si svolge una lotta contro il feudalesimo, risoltasi a favore dello stato centralistico.



Verri e Beccaria sono dei leali servitori del governo austriaco.

Le concezioni politiche sono prettamente conservatrici, con condizioni laiche a favore delle corti e al dispotismo. L'ideale dei riformatori di quel tempo era una moderata applicazione dell'Illuminismo europeo, ma non vi era lo stimolo di una critica rivoluzionaria e repubblicana.


La politica settecentesca è caratterizzata della presenza di:

  • una monarchia dominante, in particolare in Piemonte e decadente al Sud;
  • ecclesiastici e nobili alleati;
  • plebei condannati alla povertà (pauperismo) ed esclusi dalle poche   industrie;
  • una classe politica formata da nobili educati secondo tradizioni burocratiche o militari, e perciò molto fedeli al principe.

Il potere, come si vedrà nell'Ottocento, passerà a questa nuova classe politica, infatti si parlerà di Risorgimento, che reagì alla Rivoluzione Francese con il misogallismo (avversione nei confronti della Francia).

Alfieri, uno dei maggiori esponenti del patriottismo tipico del risorgimento, fu il primo italiano che elaborò l'ipotesi della nascita di una rivoluzione dal basso. Il suo pensiero anticipa la Rivoluzione francese. Alfieri è un riformatore, ma le sue idee seguono un piano logico, al contrario della natura trasformista dei patrioti italiani.

Nel corso dell'Ottocento, l'Europa si è liberata dai dogmi grazie alle guerre di religione, mentre l'Italia si adattò a professare un rispetto teorico alla Chiesa, annientando però il dominio territoriale pontificio con armi politiche. Così il Risorgimento rimase d'impronta cattolica.







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