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ROMA ALLA CONQUISTA D'ITALIA

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ROMA ALLA CONQUISTA D'ITALIA

Roma poteva contare sul supporto delle città alleate e su una riserva umana quasi inesauribile. Così le fu possibile scongere la potente città etrusca di Veio, stornare la terribile minaccia dei galli che giunsero fino alle porte della città.

Poi fu la volta dei Sanniti che impegnarono Roma in tre lunghe guerre. La vittoria portò Roma a diretto contatto con i trentini e creò i presupposti per un altro scontro. L'intervento di Pirro al fianco dei Greci fu un insuccesso: Roma ebbe ancora una volta la meglio.

Strinse con i popoli sottomessi una serie d'alleanze che li rendevano socii dei romani e titolari di determinati privilegi. A questo si aggiungerà la piena cittadinanza: i buoni rapporti salvarono i Romani dal disastro della guerra contro Annibale.


La guerra contro Veio

Sulla sponda settentrionale del Tevere la città etrusca di Veio costituiva una costante minaccia. Nei primi decenni del V secolo a.C. vi furono numerosi scontri. La guerra finì nel 396 a.C. al termine di un assedio che sarebbe durato ben 10 anni. L'impegno era lungo e logorante e rischiava di portare alla rovina i contadini-soldati. Fu così che il senato decretò che i militari ricevessero uno stipendio. Per arlo fu istituito il tributo. Eroe della conquista di Veio fu Furio Camillo che prese la città nel 396 a.C.



Veio venne distrutta e il suo territorio unito a quello di Roma, con assegnazioni di terra ai cittadini.


La minaccia dei Galli

I Galli avanzavano verso l'Italia centrale. Nel 387 a.C. una loro banda scese in Etruria e attaccò Chiusi. Subito dopo si diresse verso Roma.

Una prima volta i romani si salvarono. Un nuovo assalto dei Galli, però, si concluse con un saccheggio e con la resa dei romani che dovettero are un riscatto in oro.

I Galli in realtà non volevano conquistare Roma, ma soltanto procurarsi un ricco bottino.


Le guerre sannitiche

I rivali questa volta furono i sanniti. Ci furono tre lunghe guerre dal 343 al 290 a.C. Durante le truppe romane furono sorprese e chiuse nella stretta valle di Caudio. Costrette alla resa, dovettero subire l'umiliazione di passare sotto le "forche caudine".

La terza guerra fu combattuta contro una lega formidabile di Sanniti, Etruschi, Galli e trentini.

Taranto vedeva con preoccupazione l'espandersi di Roma che avrebbe distrutto il suo controllo sulle città vicine.

Alla fine delle tre guerre i romani avevano conquistato la Campania, l'Etruria, l'Umbria e il territorio dei Galli Sénoni. Taranto si era conquistata un margine di libertà scendendo a patti. Roma però si sentiva controllata dalla potenza di Taranto. Scoppiò presto un'altra guerra.


Le guerre contro Taranto e la conquista della Magna Grecia

Taranto chiamo in suo aiuto Pirro che portò in guerra gli elefanti. I romani non avevano mai visto simili bestioni e ne furono terrorizzati. Ma Roma, attraverso le esortazioni del vecchio Appio Claudio Cieco, vinse la battaglia a Malevento che si trasformò in Benevento (275 a.C.). Pirro tornò in Grecia, ma lasciò un presidio a Taranto che però si arrese.

Nell'ultima fase della Guerra Roma aveva avuto come alleata Cartagine. Ma dopo la vittoria cominciò fra le due potenze una dura lotta per la supremazia sul Mediterraneo.



L'organizzazione dei territori conquistati

Si era cittadini romani per nascita oppure lo si diventava per decisione politica. Un romano poteva essere torturato e giudicato solo da un'assemblea cittadina che garantiva maggior giustizia. Roma concesse agli ex-nemici di diventare cittadini, ed essi non si sentivano sudditi. Si costituì così uno stato federale in cui Roma era la dominatrice.

Le città vinte si chiamarono municipi. Gli abitanti assumevano tutti gli obblighi ma non pieni diritti.

In molte regioni conquistate i Romani fondarono città completamente nuove, le colonie, popolate dai veterani ai quali era stata distribuita la terra.


Il contatto con la cultura greca

La conquista dell'Italia meridionale trasformò la civiltà romana: l'influenza greca divenne predominante negli oggetti d'uso quotidiano, nei dipinti e nelle sculture. I Romani cominciarono a copiare nel marmo le splendide statue di bronzo greco. Anche sulla religione l'influsso greco fu notevole. I Romani infatti si accorsero che un loro dio era simile a un dio greco e finivano con identificarlo, attribuendo al dio romano le molte storie che i greci avevano inventato intorno al loro dio. I romani non avevano un tipo di religione che li coinvolgesse nel profondo. Ritenevano che, affinché le loro richieste fossero esaudite, bastasse eseguire i riti perfettamente. Non ebbero perciò difficoltà ad acquisire le religioni dei popoli conquistati.






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