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Ungaretti

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Ungaretti

-Cenni biografici:
Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto nel 1888 e morì a Milano nel 1970. Dal 1912 al 1914 fu a Parigi dove strinse amicizia con i maggiori esponenti dell'avanguardia europea frequentando Apollinaire e i pittori Braque, De Chirico, Modigliani e Picasso. Si trasferì poi a Milano con lo scopo di partecipare con entusiasmo alla guerra. Arruolatosi come volontario in un reggimento di Fanteria fu inviato a combattere sul Carso, dove prendono la loro forma originale e inconfondibile le liriche pubblicate a Udine, alla fine del 1916 con il titolo "Il porto sepolto". I versi del periodo successivo appaiono in "Allegria di naufragi" del 1919. Le due raccolte confluiranno poi, con qualche altro testo nel volume l' "Allegria" (1931) che comprende questa prima fase della produzione poetica ungarettiana. Nel 1936 si trasferì in Brasile a San Paolo dove tenne fino al 1942 la cattedra universitaria di lingua e letteratura italiana. Le vicende della seconda guerra mondiale segnano comunque il maturare di una nuova e dolorosa consapevolezza preceduta da alcuni gravi lutti familiari: la morte del fratello Costantino nel 1937 e la perdita del lio Antonietto due anni dopo. Da queste esperienze è profondamente segnata la raccolta poetica del dopoguerra: "Il dolore" (1947), "Un grido e paesaggi" (1952) e "Il taccuino del vecchio" (1961).

-Il rapporto con la guerra: Un temporaneo, seppur decisivo, momento di approdo nella poetica ungarettiana è costituito dall'esperienza del fronte, che offre ad Ungaretti gli spunti per alcune delle sue liriche più crude e sofferte, spoglie di ogni retorica. Ma la guerra gli consente anche di stabilire un contatto con la propria gente e di raggiungere la coscienza di una rinnovata identità che ricongiunge al presente le esperienze vissute nel passato. La guerra infine costringe a vivere nel precario confine fra la vita e la morte ("Soldati") dove ogni cosa può rovesciarsi nel suo opposto e sire per sempre all'improvviso; essa traduce così in immagini concrete, in cui ci si può imbattere in ogni momento quella 'poetica dell'attimo' che costituisce il fondamento della prima ricerca di Ungaretti.




-San Martino del Carso

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti che mi corrispondevano
non è rimasto neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato

Analisi testuale:
Questa poesia contiene immagini di desolazione e di morte, legate alla guerra. Gli effetti della distruzione si riverberano qui, indirettamente, sulle cose in uno squallido paesaggio di macerie e di rovine su cui si è abbattuta la furia degli eventi. Dal paesaggio il pensiero si sposta per una spontanea associazione, sui molti comni caduti; di loro, a differenza delle "case" non è rimasto più nulla. La loro totale ssa è il segno di una distruzione più dolorosa e profonda, in quanto non ammette risarcimento o rinascita. A impedire che vengano del tutto cancellati non resta che la commossa e pietosa memoria di chi è sopravvissuto: un ricordo fatto di tante croci, che trasformano il "cuore" in una specie di cimitero. Di qui la folgorante analogia fra il "paese" e il "cuore" che appare come "il paese più straziato".
Tutta la poesia utilizza un linguaggio agevole e piano, fatto di parole comuni. La compattezza che la caratterizza è dovuta al rigore calibratissimo della costruzione, alla capacità di collocare le parole secondo calcolate simmetrie.


-Soldati: Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie

Analisi testuale:
In questa poesia il titolo entra a far parte integrante del testo, risultando un elemento essenziale per la sua comprensione. Esso costituisce il punto di riferimento del procedimento analogico che assimila la vita del soldato alla fragilità di una foglia d'autunno. L'intera poesia è formata di un complemento di paragone, retto da un verbo comune, il cui uso impersonale (Si sta) sottolinea una condizione di anonimato ad accentuare il senso acuto di solitudine desolata e di abbandono. Il carattere del paragone restituisce la sensazione di una precarietà e di dolore ignorati e inespressi, unicamente affidati all'imminenza impalpabile di qualcosa che sta per cadere, staccata da un minimo scarto portatore di morte. Il valore tutto relativo di una vicenda esistenziale continuamente sospesa tra la vita e il nulla emerge dalla profonda spezzatura dei versi, che richiedono una scansione isolata, intervallata da pause profonde.





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