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L'ERMETISMO

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L'ERMETISMO

La poesia ermetica sorge intorno agli anni Venti e si sviluppa negli anni compresi tra le due guerre mondiali, esaurendosi gradatamente nel secondo dopoguerra sotto l'irrompere del neorealismo. Il termine "ermetismo" deriva da Ermete o Mercurio, il dio delle scienze occulte, fu adoperato per indicare una nuova poesia caratterizzata da una lirica concentrata, alleggerita, spoglia ed evocativa, di oscurità e indecifrabilità, come se fosse una scienza occulta. La poesia ermetica si muove nell'ambito generale del Decadentismo, ma di tutte le poetiche decadenti sviluppa in particolare quella dei simbolisti francesi, ed è perciò detta anche poesia neo - simbolista. Sulla poetica ermetica influì inoltre la concezione di Croce della poesia come intuizione pura. Nonostante i suoi limiti la poesia ermetica è storicamente importante, perché ha messo la letteratura italiana a contatto con la letteratura europea risultando anch'essa una testimonianza della crisi spirituale dell'Italia e dell'Europa tra le due guerre. Inoltre ha contribuito a liberare la poesia italiana dai residui della retorica e dell'oratoria tradizionale, ancora tenaci in Carducci, Pascoli e D'Annunzio.

La poesia ermetica rifiuta la concezione della poesia intesa come celebratrice di ideali esemplari (la patria, l'eroismo, la virtù . ), segue l'ideale della "poesia pura", libera da forme metriche e retoriche tradizionali, ma anche da ogni finalità pratica, celebrativa, descrittiva . Essa esprime nel modo più autentico e integrale, il nostro essere più profondo e segreto. Si tratta di una poesia nuova, diversa da quella ottocentesca, da quella crepuscolare, che aveva reso la poesia umile, discorsiva, da quella futuristica, che aveva reso la poesia rumorosa, tutta esteriore ed aggressiva.



Il motivo centrale della nuova poesia è il senso della solitudine disperata dell'uomo moderno: perduta la fede negli antichi valori, nei miti della civiltà romantica e positivistica (la religione, la patria, la scienza, il progresso) egli non ha più certezze a cui ancorarsi saldamente, sconvolto dalle guerre, offeso dalle dittature e dalle ideologie totalizzanti e oppressive. Nasce perciò una visione della vita sfiduciata e desolata, priva di illusioni: da Ungaretti "uomo di pena", che si sente in esilio in mezzo agli uomini, a Montale, che vede negli aspetti quotidiani della realtà "il male di vivere", a Quasimodo che ricorda che il destino di ogni uomo è che "sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole".

Ad aggravare il senso di solitudine e di mistero concorrono altri elementi: l'incomunicabilità, cioè l'incapacità e l'impossibilità di un colloquio fiducioso ed aperto con gli altri; l'alienazione, ossia la coscienza di essere ridotti ad un ingranaggio nella moderna civiltà di massa, strumentalizzati per fini più o meno celati; la frustrazione, la coscienza del contrasto tra una realtà quotidiana sempre banale e deludente e l'ideale di una vita diversa ma irrealizzabile.





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