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L'Impero di Augusto - Ottaviano,unico arbitro, La Costituzione Augustea, L'amministrazione dell'impero, La difesa dei confini, La restaurazione della

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L'Impero di Augusto


Ottaviano,unico arbitro.

La vittoria di Ottaviano su Antonio significava la fine delle guerre civili, il tramonto della Repubblica e l'assunzione del potere da parte di una sola persona. Ottaviano divenne l'unico assoluto dominatore di Roma e tutti lo acclamarono come l'uomo che aveva posto termine alle guerre civili e che aveva restaurato dopo tanti lutti la pace. Egli fu tanto abile e prudente nell'imporre il nuovo ordinamento statale, che il trapasso dalla Repubblica all'Impero avvenne senza scosse.

Ottaviano conservò solo le forme esterne delle antiche istituzioni, precedentemente divisi fra le diverse magistrature elette dai cittadini, si assommarono tutti nelle sue mani. Divenne console, tribuno, censore,pontefice massimo, principe, imperatore a vita. Continuarono ad essere nominati i consoli, i censori, i tribuni; continuarono a tenersi i comizi e a riunirsi i senatori, ma su tutti dominavano la volontà  indomabile e il potere indiscusso di Ottaviano e non esisteva la facoltà di libere scelte e di ponderate e collegiali decisioni. Un consiglio di uomini eminenti assisteva Ottaviano nelle sue molteplici mansioni di governo e nove coorti di Pretoriani vigilavano sulla sua sicurezza.




La Costituzione Augustea.

Ottaviano non raggiunse di colpo il supremo potere e il passaggio dallo Stato democratico allo Stato assoluto avvenne senza scosse, per cui le antiche istituzioni furono gradualmente modificate o sostituite con le nuove. In questo graduale mutamento si rispecchiano il senso di moderazione e l'intelligenza politica di Ottaviano, che nell'apparente rispetto della tradizione, creò uno stato del tutto diverso, riuscendo a soffocare le opposizioni, a tranquillizzare il popolo e a imporre un nuovo ordinamento statale, che, per vari secoli, sarebbe risultato valido e vitale.

Nasceva con Ottaviano una nuova costituzione dello Stato Romano, per cui i suoi poteri risultarono così definiti:

a)    Nella sfera civile si fece attribuire le prerogative dei tribuni della plebe: poteva porre il veto contro le azioni dei magistrati e delle assemblee; poteva costringere all'obbedienza magistrati e privati cittadini; poteva riunire e presiedere le adunanze popolari e senatoriali. I tribuni erano consacrati cioè inviolabili, quindi egli, che assommava i poteri dei tribuni, era intoccabile.

b)    Nella sfera militare egli ottenne i poteri militari dei proconsoli, per cui il comando delle truppe dislocate per lo più in province turbolente fu riunito nelle sue mani e l'esercito era sotto il suo controllo. Questi poteri avevano una durata determinata anche se venivano rinnovati periodicamente. Ecco perché più tardi si fece attribuire poteri più ampi ed illimitati con la conseguenza che il suo dominio si estese anche in province assegnate dal senato ai governatori e in pratica su tutto il mondo romano.

Con questi poteri Ottaviano assunse, poi, con la morte di Lepido, anche la carica di Pontefice Massimo, ossia di capo religioso; inoltre la potestà censoria per approvare o disapprovare un provvedimento, attribuirono ad Ottaviano un potere immenso in tutti i campi.

Ottaviano aveva raggiunto un potere senza limiti e con lui i titoli di principe e di imperatore vennero a significare il capo supremo dello Stato. Imperatore in special modo venne ad indicare il capo dello stato nel quale si accentrarono tutti i poteri e con tale significato e valore passò ai successori di Ottaviano.

Ma ad Ottaviano si vollero dare anche attributi divini per porlo sull'alto piedistallo della venerazione e del mistero: venne chiamato Augusto, ossia sacro; un mese dell'anno portò in suo onore tale nuovo appellativo e ogni anno lo si osannava con una pubblica festa.

Quindi in un'unica persona si fusero la smisurata potenza terrena col titolo di Imperatore e la maestà divina col titolo di Augusto: l'uno e l'altro significarono la fine della Repubblica e la nascita dell'Impero (29 a.C.).


L'amministrazione dell'impero.

Cesare Ottaviano Augusto governò con saggezza, usando con moderazione del suo sconfinato potere e riorganizzando con equilibrio l'amministrazione del suo vasto Impero.

Riordinò le province ove la cupidigia e la prepotenza dei proconsoli non conoscevano limito, raggruppando le 25 province dell'Impero in due categorie:

a) Province senatorie, quelle più antiche, più vicine e più tranquille, che continuarono ad essere governate da proconsoli nominati dal Senato e approvati da lui.

b)    Province imperiali, quelle recenti, più lontane e più turbolente, che venivano governate direttamente dall'Imperatore per mezzo di suoi luogotenenti.

Le province avevano una diversa posizione giuridica in quanto i loro abitanti venivano considerati stranieri, mentre quelli dell'Italia erano cittadini romani. Questa diversa classificazione comportava per i cittadini romani l'esenzione dall'imposta personale, il privilegio di militare nelle legioni, il diritto di essere tutelati dalle leggi romane e giudicati dai tribuni romani. L'Italia era fatta oggetto di particolare attenzione da parte di Augusto, che la volle divisa in 11 regioni per una migliore efficienza amministrativa; così come Roma che fu ripartita in 14 regioni o quartieri.

A permanente difesa delle province e dell'Impero creò un forte esercito, formato da volontari obbligati a prestare servizio militare per 20 anni. I legionari venivano arruolati fra le popolazioni di cittadinanza romana, mentre i soldati ausiliari provenivano da quelle delle province. Per evitare spoliazioni terriere e turbolenza fu creata una cassa militare che provvedeva a liquidare un premio in denaro a soldati congedati dopo il servizio. Molte colonie furono anche create per accogliere i veterani (Torino, Saragozza, Aosta).

Due numerose flotte vigilavano il mere Adriatico, il mar Tirreno; altre flotte minori proteggevano le coste della Gallia, le coste orientali, mentre speciali imbarcazioni percorrevano il Danubio, il Reno e, forse, l'Eufrate.

Augusto assicurò alle province i servizi pubblici e le collegò a Roma con un servizio regolare di posta.

Le province ricevettero particolari cura dall'imperatore che spesso si recava a visitarle; avevano come Roma una specie di senato, la curia, magistrati, consoli e altri funzionari.


La difesa dei confini.

Augusto amò la pace; le guerre che fece mirarono a rafforzare i confini dell'Impero, che egli voleva attestare sulle linee naturali delle alpi e dei fiumi Danubio ed Elba. Così conquistò le regioni dell'arco alpino e fondò Torino e Aosta, mentre cadevano sotto il dominio di Roma la Rezia, il Norico, la Vindelicia e le Alpi Marittime, che furono tutte costituite in province. Nella regione danubiana creò le province della Mesia e della Pannonia. Il prode Tiberio, liastro di Augusto, combattè vittoriosamente contro i Marcomanni, abitanti della Boemia. Ma, essendo fallita la spedizione romana guidata da Quintilio Varo, le cui legioni furono trucidate nella selva di Teutoburgo da Arminio, Augusto riportò i confini sul Reno.

Anche in Oriente furono condotte camne militari che portarono all'assoggettamento dell'Armenia, della Galazia e della Giudea. Augusto iniziò anche una camna contro i Parti, che venne interrotta per le difficoltà della guerra in Germania.


La restaurazione della romanità.

Augusto volle innanzi tutto riportare lo spirito romano infiacchito dai costumi greci ed orientali alle sue forti origini. Il contatto con il mondo greco e con l' Oriente ellenistico aveva raffinato la rozza civiltà romana; però con l'arte e la cultura greca ed ellenistica erano emigrati a Roma gusti rozzi e mode fastose. Augusto esaltò la famiglia rendendo difficili i divorzi e prevedendo pene più severe per gli adulteri commessi dalle matrone romane; riportò la religione alla semplice ed antica purezza liberandola dai culti stranieri; colpì il lusso dei ricchi; incoraggiò il ritorno ai campi distribuendo terre ai veterani, prosciugando paludi e favorendo la piccola proprietà. Per quanto riguarda il culto religioso rimise in auge antiche cerimonie,vecchie divinità, templi vetusti e riorganizzò i collegi sacerdotali. All'alto senso di moderazione va ricondotto il titolo di Augustus, che egli assunse come cognome, al posto di Ottaviano. Egli scelse tra la condizione umana e quella divina la via di mezzo facendosi riconoscere come lio di Dio, in quanto Cesare era stato divinizzato dopo la morte. Nei tempietti dei Lari fu posto anche il Genio di Augusto, che s'inquadrava nella tradizionale credenza di geni o spiriti o demoni che popolavano la vita quotidiana dei romani e che impersonavano le attitudini familiari di ogni casato. Sorsero nelle province anche corporazioni religiose, gli Augustali; il nome dell'imperatore fu dato a città e ad un mese dell'anno; in suo onore si eressero templi e si promossero giochi. Augusto venne a simboleggiare quella benefica divinità che l'umanità attendeva per la sua pace e per il suo progresso.

Roma poi fu arricchita di splendide opere pubbliche: terme, palazzi, teatri, ponti, fontane, archi trionfali. Tra tante opere il Pantheon, il Teatro di Marcello, l'Augusteo.

Poiché i commerci fiorivano,la prosperità aumentava e la pace rendeva tutti più sicuri e tranquilli, si eresse in Roma l'Ara della Pace Augusta che glorificava a ragione questo periodo augusteo di benessere e di quiete.





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