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CRESCITA E DECOLLO DELL'ECONOMIA ITALIANA (1860-1918)

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Crescita e decollo dell'economia italiana (1860-l918


2.1 LA POLITICA LIBERISTA ED I SUOI EFFETTI

Nel momento in cui l'Italia si unifica, bisogna scegliere che tipo di sviluppo adottare: politica libero scambista o protezionistica? La differenza di fondo tra le due scelte consiste che nel libero scambista in senso assoluto, non esistono dazi doganali; nella politica protezionistica vi sono presenti dazi doganali maggiori o minori.

Nel momento in cui l'Italia si unifica viene estesa su tutto il territorio la tariffa doganale esistente nel Regno di Sardergna, quindi non proprio un libero scambismo, ma una tariffa che prevedeva dazi doganali molto bassi.

Se facciamo un confronto della situazione vigente nell'ex-stato Pontificio e nel Regno delle due Sicilie noteremo come i dazi doganali che vengono imposti all'intero territorio nazionale, solo quelli vigenti soltanto in Sardegna sono molto più bassi rispetto a quelli richiesti in passato.

Quali furono gli effetti economici dell'adozione di una politica libero-scambista (con dazi doganali bassi)?

Questa politica venne scelta per tre motivi fondamentali:



per fare in modo che i prodotti italiani potevano avvalersi di mercati di sbocco non protetti;


Una latro elemento che fa favorire questa scelta fu il fatto che la Francia e l'Inghilterra avevano un ruolo molto rilevante nel processo di unificazione politica coinvolto, quindi occorreva are un prezzo per l'appoggio politico al processo di unificazione (cioè aprire il mercato italiano ai prodotti che venivano dagli altri paesi), tenere bassi i dazi doganali, per far in modo che Francia e Inghilterra potevano scambiare i loro prodotti in Italia senza essere costretti a are dazi doganali molto alti.


Per evitare che all'Italia fossero precluse, interdette le sue reti internazionali di traffico che in quel momento avevano il liberismo come base, come punto di riferimento;


Chi ci guadagnava e chi ci perdeva da una scelta di questo tipo?


VANTAGGI E SVANTAGGI DELL'ITALIA?

All'interno di un paese, molto, ma molto ritardatario (come l'Italia) il fatto che si apra ai prodotti stranieri, può rappresentare un vantaggio per l'Inghilterra e la Francia, ma uno

- svantaggio per l'imprenditore italiano, perché l'acquirente acquistava prodotti inglesi e francesi invece di quelli italiani, quindi non si poteva avviare nessun processo di modernizzazione industriale italiana (un più o meno lungo processo di protezione del proprio apparato industriale) altrimenti non si sarebbero potute verificare le condizioni indispensabili per concorrere ad armi pari con le produzioni inglesi. Per sviluppare adeguatamente l'industria nazionale e valorizzare il prodotto italiano, dunque si sarebbe dovuto adottare una politica protezionistica.

Perché se in Italia l'industria è in forte ritardo è immediatamente dopo l'unificazione, si apre il mercato a prodotti più avanzati, tecnologicamente, consumatore e la marca" class="text">il consumatore, lasciato libero di poter decidere acquisisce, il prodotto che li costa meno; questo significa che il livello industriale italiano né risente; quindi se l'obiettivo era quello di sviluppare adeguatamente l'industria italiana, è chiaro che questo obiettivo nei nostri mercati all'estero non viene perseguito.


- Uno vantaggio poteva derivare dal settore agricolo, che avendo la possibilità di beneficiare dei mercatini sbocco non protetti, i prodotti agricoli, potevano essere smerciati e i profitti conseguiti, realizzati in maniera consistente avvantaggiati dai piccoli proprietari terrieri; ma purtroppo anche l'agricoltura non era tra le più moderne soltanto qualche area del nord o del sud, che praticava colture intensive e specializzate: agrumi, vite, l'ulivo ecc.. nessun prodotto agricolo poteva crescere la concorrenza con prodotti agricoli provenienti dall'estero e non potevano neanche imporsi sui mercati esteri, proprio perché l'agricoltura italiana non era tra le più efficienti.


Tuttavia, [sia per are un prezzo a Francia e Inghilterra, sia per tentare di farsi aprire una via nei mercati di sbocco non protetti; sia per non distinguersi sostanzialmente dalle correnti dal credo liberista che imperversava in quel momento] l'Italia scelse di adottare una politica tipo libero-scambista, combattere i dazi doganali, rinviando a data da destinarsi il processo di industrializzazione, cercando in questi quindici anni di sviluppare adeguatamente le condizioni favorevoli allo sviluppo nell'agricoltura e di accumulare capitali necessari.


Quali furono gli effetti sul settore manifatturiero?


Questa scelta portò effetti negativi anche nel settore manifatturiero, perché stando così le cose non si poteva avviare un industrializzazione, perché il consumatore finale, lasciato libero si scegliere avrebbe preferito prodotti molto più evoluti, di basso prezzo. Tra l'alto Nell'ex-Regno delle due Sicilie e nell'ex-Stato pontificio l'adozione di una politica scambista (abbattimento delle barriere doganali) fece sire quelle attività manifatturiere (che non riescono a concorrere ad armi pari con le industrie) cresciute all'ombra del protezionismo spariscono perché non sono più protette non c'e l' ha fanno a competere con le industrie settentrionali, quindi o lo Stato le proteggeva o queste sarebbero sparite.


Anche le condizioni di trasporto e le stesse infrastrutture non erano favorevoli allo sviluppo data questa scelta politica, poiché non riversavano delle migliori condizioni, a causa di carenze di stradali e degli alti costi di trasporto ecc . questo produsse due effetti:

uno negativo, il fatto che la gran parte dei commerci extra nazionali continuavano a operare via mare (carenza di strade)

uno positivo, la carenza infrastrutturale, funge da produzione indiretta, dato i bassi dazi doganali e i costi di trasporto molto elevati servirono da protezione indiretta.


Preso atto della situazione il governo italiano cominciò a cercare di porre rimedio a questa grave carenza infrastrutturale, avviando un processo di costruzione, e reti ferroviarie, anche se la società non era ancora sviluppata; questo rappresentò un grave sbaglio (nei mezzi e nei modi), perché prima si doveva raggiungere il pieno sviluppo di tutte le attività che permettevano di costruire adeguatamente il ramo ferroviario e poi si può avviare questo processo di costruzione, altrimenti una volta che lo Stato avrebbe avviato questo processo di costruzione, mancando l'industria nazionale, adeguata, ci si rivolgerà all'estero, le commesse dello Stato verranno fatte ad uso e consumo delle industrie straniere, così:

da un lato lo Stato si INDEBITA (a vantaggio delle industrie straniere)

dall'altro questo provvedimento, conserve a rafforzare lo sviluppo interno, ma lo sviluppo esterno.


Quali furono gli effetti della situazione finanziaria?

la situazione finanziaria nel momento dell'unificazione non è delle migliori, tanto da rendere estremamente difficoltoso, l'avvio di processi di tipo economico, particolarmente importanti, nel senso che quando l'Italia si unifica la situazione del debito pubblico è pari a tre miliardi di lire (l'Italia nasce con un debito pubblico pari a tre miliardi di lire). Successivamente dal 1861 al 1866 passa da tre a sei miliardi di lire, perché lo Stato non è in grado di contenere le spese e aumentare le entrate, quindi se le uscite superano le entrate è chiaro che il debito pubblico non può far altro che aumentare,da 3 a 6 miliardi di lire.








Lo STATO per arrivare a questo tipo di programmi (di modernizzazione dei trasporti, agricoltura ecc..) e avendo bisogno di denaro (per deve muovere guerra contro l'Austria, necessaria per conquistare il Veneto),


Come fa ad acquisire questa liquidità?


EMETTE TITOLI DI DEBITO PUBBLICO, di conseguenza aumenta il debito nazionale "la rendita italiana" la quale viene emessa sotto la pari, cioè al di sotto del suo livello nominale, e viene dunque emesso al disotto del 70 % del proprio valore nominale, per incentivare il suo collocamento parte in Italia e parte all'estero , di cui dovrebbe disporre anche lo Stato, anche se la situazione finanziaria viene ad essere in mano agli umori speculativi internazionali: perché da un lato affluisce capitale straniero in Italia, ma dall'altro tra il 1865-86 la quotazione del debito pubblico non fa altro che scendere fino ad arrivare a 36 da 100 di partenza; [così da un lato torna il titolo pubblico in Italia],dall'altro ci sono flussi monetari che vanno all'estero, che portano a una crisi del sistema bancario (fallimento)];

Questa diminuzione di flussi monetari porta a una crisi del sistema bancario e per evitare il    fallimento si arriva . .


. ..Nel maggio del 1866 il ministro Schialogna prende la decisione di instaurare il corso forzoso, ossia la sospensione della convertibilità della moneta in oro. Questo ebbe effetti positivi sulla bilancia commerciale, poiché: stimolò le esportazioni e frenò le importazioni che dovevano essere ate in moneta metallica.


Questo fa perdere la propria credibilità all'Italia, perché il gold standard o tallone aureo o regime aureo è un sistema che prevede la convertibilità delle monete in oro, però per continuare a mantenere questa convertibilità bisogna avere un economia forte, uscire dal gold standard significava mostrare a tutti politicamente che l'economia non è più star, forte, e quindi l'Italia mostra al resto dei paesi aderenti di non attraversare un buon momento di forma, perdendo la credibilità internazionale. Questo significa che il flusso dei capitali provenienti dall'estero si arresta, perché datala situazione non c'è nessuno disposto a scommettere sul sistema italiano


Com'è possibile nel 1876 non potendo ricorrere all'estero a raggiungere la parità del bilancio?

aumentando i TRIBUTI e le TASSE (in particolare la tassa sul macinato sul macinato)

un altro modo per ridurre il debito pubblico fu caratterizzato dal fatto che l'Italia una volta fuori dal Gold Standard poteva EMETTERE TITOLI IN CARTA che venivano convertiti in oro e quindi non doveva rispettare il rapporto di cambio, quindi in teoria si poteva produrre in teoria quanto voleva, perché in pratica l'aumento della carta moneta poteva produrre inflazioni (una manovra pericolosa che viene attuata per fare liquidità); cioè si batte carta moneta che dovrà circolare nel corso forzoso.

attraverso la vendita dei beni della manomorta ecclesiastica, di quei beni della Chiesa non utilizzati per fini di culto che vennero avocati dallo Stato e messi all'asta.


Tutti questi fattori avrebbero potuto favorire una crisi agraria, che poteva nascere soprattutto dalla vendita di queste terre,per cambiare la struttura fondiaria del nostro paese ridistribuire la Terra darla a chi non ne possedeva ecc. ma questo non accadde, perché andò a finire sempre dai soliti nobili, perché erano gli unici ad avere capitali, per poter acquisire queste proprietà, quindi dato che lo Stato aveva bisogno di urgenti capitali e chiaro che le terre vennero vendute o meglio svenduti (non ati a prezzo di mercato) ai nobili, proprietari terrieri, una soluzione andata persa.





Attraverso questo tipo di manovre l'Italia riesce a raggiungere il pareggio nel 1876


Quindi arrivati al pareggio del bilancio l'intera politica economica attuata dalla dx storica tra l'altro tra

Il 1870-l874 la famosa RIPRESA INDUSTRIALE aveva mostrato a tutto il territorio, il grado di arretratezza tecnologica in cui versava l'Italia e soprattutto l'enorme divario tra nord e sud del nostro paese, Tant'è vero che questa politica venne messa sotto accusa (quella libero scambista) e nel momento in cui la sx storica prese il potere è avviò un'altra politica di tipo protezionistica, con una riforma tariffa doganale nel 1878, che prevedeva l'aumento dei dazi doganali.Questa venne applicata ai prodotti agricoli e tessili, quindi questo significava tutelare proteggere il sistema economico esistente, le industrie e l'agricoltura esistente, ma nessun tipo di incentivo al processo di modernizzazione, ossia nascita e crescita di settori nuovi


La protezione doganale venne accordata all'industria tessile in misura più elevata alla tessitura e più moderata alla filatura, quindi era volta a tutelare il grano ed i prodotti tessili, essa seguì una logica di difesa della struttura economica esistente e non si pose alcun obiettivo di industrializzazione del paese né tanto meno di sviluppare alcuni settori.


Alla fine del 1878, la crisi [come quella agraria dovuta a cause internazionali che costrinsero ad adottare una politica protezionistica la gran parte degli Stati Europei, compresa l'Italia, derivata dall'abbondante produzione di cereali, di altre derrate e di carni affluita sul mercato europeo portò al crollo della produzione provocando una forte crescita della disoccupazione, la crisi colpì anche le attività finanziarie e industriali, minacciando la stabilità del sistema economico ]che aveva investito l'economia italiana, sembrò essere stata superata attraverso l'adozione dei dazi doganali, che mostrarono i primi effetti di ripresa, tanto che nel 1880, giudicate positivamente, le condizioni della finanza statale, del credito e della bilancia commerciale, il governo ritenne che fosse il momento di abolire il corso forzoso.

Il disegno di legge, presentato dal ministro Magliani prevedeva l'ottenimento di un nuovo prestito estero per ridurre la circolazione bancaria, condizione indispensabile per il ritorno alla libera convertibilità, senza rischiare una gran esportazione di oro.


Il prestito di 644 milioni di lire venne ottenuto attraverso la mediazione di tre gruppi bancari, uno italiano, rappresentato dal CREDITO MOBILIARE e dalla BANCA NAZIONALE, uno francese CAISSE D'ESCOMPTE ed uno inglese BARING e HAMBRO.


La legge del corso forzoso venne approvatali 18 aprile del 1881, ma entrò in vigore solo due anni dopo, nell'aprile del 1883, quando gli sportelli vennero aperti solo al cambio dei biglietti, in moneta d'argento.


2.2 LA SVOLTA PROTEZIONISTICA

Il clima di ottimismo, instauratosi in Italia inseguito agli effetti prodotti dall'abolizione del corso forzo sospinse ad iniziative che ebbero carattere puramente speculativo:

in ambito immobiliare nelle aree urbane di Roma e Napoli. Cominciò una corsa verso l'acquisto di aree fabbricabili da lottizzare e rivendere da parte di società, speculatori, costruttori, uomini d'affari provenienti dall'Italia centro settentrionale e particolarmente dal Piemonte e dal Veneto.

Costoro crearono società finanziarie, attraverso le quali riuscirono ad ottenere crediti dalle grandi banche e Istituti di emissione.

Gli investimenti si diressero anche verso spese pubbliche come: le costruzioni ferroviarie e l'industria siderurgica (ferro), le quali utilizzarono largamente il credito delle maggiori banche ordinarie,cioè il Credito Mobiliare e la Banca Generale

Costituzione della società fonderia e acciaieria di Terni, avvenuta nel 1884, resa possibile dall'intervento dello Stato attraverso l'ordinazione di commesse a prezzi elevati per la fornitura alla Marina militare di corazze e apparecchiature navali

Da questa iniziativa prese sviluppo anche l'industria cantieristica per la produzione di navi a vapore che il governo incoraggiò con premi di navigazione alle linee funzionanti con navi costruite in Italia e premi di costruzione ai cantieri che avessero utilizzato i prodotti della siderurgia nazionale.

Gli interventi statali fecero crescere gli investimenti a favore del nascente processo di industrializzazione contribuendo a risolvere il problema dell'arretratezza strutturale del mercato italiano dei capitali, quindi ormai l'avvio del processo di industrializzazione era ormai un fatto acquisito.

La fase depressiva dell'economia italiana sorse tra il 1888 e il 1896, ossia la fase ascendente dei prezzi del ciclo Kondrat'ev.



Il periodo che va dal 1888 al 1896 può essere etichettato come "gli anni più neri dell'economia mondiale" ossia la fase depressiva dell'economia identificata dal:

ristagno del reddito nazionale,

caduta degli investimenti

macchinari, mezzi di trasporto

impianti e attrezzature

diminuzione del prodotto interno lordo

furono la causa dell'interruzione del processo di crescita industriale, che colpì: l'ammodernamento tecnico del settore secondario (evidenziato dalla crescita dei rami industriali più avanzati e competitivi come: la siderurgia, impianti e macchinari); dalla contemporanea contrazione della produzione artigianale dell'economia italiana, ottenuto con l'intervento dello Stato; le piccole imprese artigianali e del lavoro a domicilio ( i quali dopo la crisi agraria erano stati assorbiti dalle fabbriche condotte con criteri capitalistici); Il sistema bancario ( che aveva partecipato attivamente all'avvio dell'industrializzazione) che mostrò i suoi primi segni di degradazione a partire dagli anni 90'

Nel nostro paese contavamo 6 istituti di emissione:

la BANCA NAZIONALE TOSCANA,

la BANCATOSCANADI CREDITO,

la BANCA ROMANA,

il BANCO DI NAPOLI

il BANCO DI SICILIA,


Ad un certo punto una commissione di inchiesta accerta uno scandalo, il cosiddetto scandalo della Banca Romana, la quale aveva duplicato biglietti di Banca, per la somma di 40 milioni di lire, utilizzati per finanziare politici e giornalisti. Questo uso illecito del diritto di battere moneta, costò caro alla Banca perché in un primo momento l'inchiesta condotta dal senatore Alvisi e il funzionario bigini nel 1889 non fu pubblicata per evitare uno scandalo, perché gli effetti sarebbero stati molto rilevanti. Tuttavia Nicola Colajanni rende pubblici risultati dell'inchiesta in Parlamento durante una seduta , ora che i tempi erano più maturi, per procedere ad un riordino degli Istituti; e per evitare i guasti che gli eccessivi numeri di emissione ha prodotto, si dovettero adottare dei rimedi.

Dunque con una nuova legge del 10 agosto 1893 si riformò il sistema delle banche riducendo il numero di istituti, vennero costituite:

La BANCA D'ITALIA, nata dalla fusione fra la Banca Nazionale nel Regno, la Banca Toscana di credito e la Banca nazionale Toscana,ponendola sotto la vigilanza del Ministero del Tesoro;

IL BANCO DI NAPOLI;

IL BANCO DI SICILIA.

Mentre la Banca romana viene lasciata al suo destino.

Sul versante degli Istituti di credito invece, occorre colmare la profonda lacuna, il profondo vuoto lasciato dalla caduta di Banca generale e credito mobiliare, tant'è vero che

nel 1894, venne costituita la Banca commerciale Italiana

nel 1895, venne costituito il Credito Italiano

Queste banche nascono imitando il modello tedesco, la banca mista, perché la banca mista/universale nasce in Germania.

Viene detta banca mista non perché utilizza capitali anche stranieri, o capitali pubblici e privati, è mista perché: raccoglie denaro a breve termine, (come il deposito di nuovi clienti) e lo finanzia a lungo termine, per finanziamenti indirizzati soprattutto nell'area industriale.

La specificità della banca mista è di:

esercitare contemporaneamente il credito a breve-medio e lungo termine; ovviamente questa attività è molto rischiosa, però attraverso questo tipo di banca si e in grado di raccogliere enormi quantitativi di capitali e indirizzarli verso il ramo industriale, dato che il capitale ha assunto un enorme importanza nell'ambito della cosiddetta 2^ rivoluzione industriale, in cui occorrono capitali e alti livelli di istruzione, proprio perché sono diversi i settori a parte la rivoluzione stessa, non più tessile e siderurgico, tutti i settori che hanno bisogno di enormi capitali, la banca mista attuando questo meccanismo è in grado di raccoglierli,e indirizzarli verso lo sviluppo industriale. Infatti essa (banca mista)

viene considerata un ottimo strumento per fare capitale, infatti è considerata un fattore sostitutivo nell'ambito del percorso di industrializzazione.

L'Italia nel momento in cui vengono a cadere la Banca generale e il Credito Mobiliare, segue questo modello (la banca mista) e vengono costituite le suddette

Banca commerciale (COMIT)

Credito Italiano (CREDIT)

Ma non erano gli unici, infatti il

Banco di Roma già nato, nel 1880 ma poi si convertì in banca mista, un'altra banca mista la

società Bancaria Italiana di Milano

Ma la banca mista non svolge soltanto questo tipo di operazioni, è una banca che assiste l'industria da quando nasce fino a quando muore, perché: non soltanto la finanzia ma mette a disposizione dell'industria, tutta una serie di servizi, come ad esempio,

cura il collocamento dell'azioni dell'industria, inoltre

acquisisce pacchetti azionari dell'industria che finanzia, quindi non è solo una funzione di finanziamento, il legame tra Banca e Industria diventa sempre più forte (anche se pericoloso).


Ma qual è lo scopo della banca, controllare le imprese? No!

Le banche miste vogliono acquisire pacchetti azionari per seguire da vicino lo sviluppo dell'impresa aziendale, perché attraverso il pacchetto azionario, la banca partecipando al consiglio di amministrazioni può seguire da vicino le evoluzioni dell'industria finanziata.


C'è qualcuno o qualcosa che impedisce la banca che ha già finanziato ad esempio la prima industria siderurgica, di finanziare anche la seconda, la terza ecc..? No!

Se non c'è nulla che impedisce questo tripodi operazione, nel momento in cui noi andiamo a finanziare quelle imprese, e seguiamo da vicino il loro andamento, noi (cioè la banca mista) siamo in grado di sapere prima degli altri dove arriverà l'intera l'impresa finanziata (siderurgico o meccanico . ) a me, in quanto banca mista non interessa gestire il pieno controllo dell'impresa che finanzio, non devo adottare io la gestione, imporre la gestione, mi interessa solo dove arriverà l'impresa, e visto che finanzio anche le altre ho informazioni riservate, su tutto il settore. Questo è un modello che si differenzia nettamente dalle altre, che acquisiscono queste informazioni normalmente sul mercato finanziario; il modello tedesco invece, abbiamo poche informazioni riservate che altri sanno prima di altri, e sfruttano queste per fare profitto

Quindi l'Italia imita il modello tedesco,nel momento in cui deve colmare il vuoto lasciato da Banca generale e credito mobiliare, creando questo modello di banca mista creando le quattro banche suddette: COMIT, CREDIT ecc.






2.3 IL DECOLLO ECONOMICO

Il periodo che va dal 1896 fino allo scoppio del primo conflitto mondiale cioè 1914, finalmente siamo arrivati al decollo industriale italiano (fine XIX°secolo) per avviare un processori industrializzazione decente. I fatti accaduti precedentemente hanno contribuito con il protezionismo, indispensabile per ciascun paese ritardatario per costituire, e far camminare con le proprie gambe l'industria nazionale che senza l'adeguata protezione, industrie più evolute, ossia paesi più tecnologicamente più avanzati, avrebbero stroncato già sul nascere, ai primi tentativi.

I primi 15 anni, quelli della dx storica, sono anni in cui si rinvia il processo di industrializzazione, cercando invece di incentivare lo sviluppo agricolo (lo sviluppo interno dei fattori, per permettere l'industrializzazione) che aveva seri problemi.

Il decollo industriale, rappresentò un periodo più favorevole, anni in cui si parla del 3° ciclo di Kondrat'ev (inizia la fase ascendente), quindi una condizione favorevole che produce:

un intensificazione negli scambi;

un intensificazione nelle esportazioni

non solo in Europa, ma anche Stati Uniti e Giappone.

Finalmente l'Italia coglie l'occasione per il proprio processo di industrializzazione, approfittando appunto di questa congettura favorevole internazionale, però se nei periodi precedenti non si fossero manifestate le condizioni politiche sociali favorevoli all'industrializzazione, questa non si sarebbe avviata.

Quali sono stati i fattori determinanti dello sviluppo? e quali i limiti?

intensificazione degli scambi, fase ascendente del terzo ciclo kondrat'ev, partiamo da un aumento dei prezzi per intensificare gli scambi;

la politica protezionistica attuata sin dal periodo precedente (nel 1978, l'aumento dei dazi che hanno protetto l'agricoltura e tessile doganali poi nel 1887 proteggiamo anche i settori nuovi moderni, quindi sfruttiamo questa politica protezionistica , perché possiamo consolidare, quanto di buono nel ramo tessile e nell'industria legata all'agricoltura e poi possiamo avviare una crescita industriale, nei cosiddetti nuovi settori: siderurgia, chimica, meccanica ecc . ;

L'azione delle banche miste, senza il contributo della banca mista non ci sarebbe stato lo sviluppo, contributo dato da questo nuovo modello di banca;

Il settore agricolo finalmente riesce ad accumulare i capitali necessari che servono all'industria

L'intervento dello Stato la nascita della CREDIT del 1884, ampiamente stimolata dallo Stato attraverso le commesse.

I LIMITI dello sviluppo? non si sviluppa l'intera economia, il carattere dualistico della nostra economia, il divario tra Nord e Sud, noi c'è lo troviamo nel momento in cui l'Italia si unifica, abbiamo visto come i primi 15 anni, non servono a nulla, la politica protezionistica non lo riduce arriviamo finalmente alla fine del secolo in cui abbiamo l'industrializzazione, ma la maggior parte delle industrie dove sono collocate a nord quindi:

accentuiamo il carattere dualistico allo sviluppo, si aggrava il divario tra nord e Sud, in passato non si è fatto nulla per diminuirlo e senza l'appoggio dello Stato alcune imprese sarebbero state sorpassate da quelle più avanzate.

senza il supporto dello stato alcune industrie potevano cadere

Nei settori industriali trainanti, l'Italia sta appena cominciando, quindi c'è un enorme differenza tra produzione italiana e quei paesi che sono ben più avanzati, più evoluti l'Italia ricopre un ruolo assai marginale nei settori trainanti








Abbiamo detto che i limiti dello sviluppo furono tre:

un aggravamento tra Nord e Sud, dal fatto che la gran parte delle industrie avanzate sono collocate al nord e in questo periodo parliamo anche di sviluppo agricolo,non soltanto industriale, però anche nel settore primario il grosso della crescita viene localizzato a nord piuttosto che a sud, è questo non fa altro che aggravare il divario già preesistente

Per quel che riguarda le attività industriali abbiamo detto che l'Italia avvia la propria crescita, ma nei settori trainanti rimane sempre indietro anche perché non può recuperare in pochi anni, come nel settore Siderurgia, metallurgia in generale, abbiamo detto che nasce la Terni nel 1884,mentre alla fine del secolo in poi abbiamo altri nomi importanti come ad esempio l'ILVA (1905, l'ANSALDO,la FIAT, l'industria meccanica, la società d'ELBA,per quel che riguarda il settore chimico, nascono le industrie farmaceutiche come la CREDIT,nell'ambito dell'industria meccanica: Ansaldo, Fiat, Olivetti, che nasce per quanto riguarda le macchine da scrivere, si tratta di industrie localizzate al nord.

approfittando di prezzi crescenti gli scambi si intensificano le esportazioni italiane aumentano in misura significativa però e altrettanto vero che le importazioni aumentano anch'esse e in questo periodo le importazioni superano le esportazioni, quindi abbiamo un deficit,nella nostra bilancia commerciale.


Come hiamo questo deficit? attraverso:

il settore turistico

le rimesse degli emigranti


parlando di importazioni e di esportazioni, in questo periodo l'Italia cosa poteva esportare,quali erano i prodotti più appetibili nei mercati internazionali (nell'ambito: importazioni > esportazioni) prodotti alimentari, tessili, nulla che riguardasse i nuovi settori.


I Prodotti metalmeccanici hanno scarsa rilevanza: sia perché la tecnologia,italiana e meno avanzata, sia perché l'Italia è un paese che ha carenze di materie prime,tant'è vero che deve importare grandi quantitativi di carbone e ferro; in più i paesi stranieri possono contare su una forza maggiore, forza economica, politica, aziendale e si servono di questa forza per acquisire sempre nuovi mercati, e l'Italia da questo punto di vista è ancora debole; e comunque poi è vero che aumentano le esportazioni, ma di prodotti tradizionali, non nuovi, aumentano un po' di più le esportazioni il saldo della Bilancia commerciale e negativo e viene ato attraverso il turismo e la rimessa degli emigranti (soprattutto negli anni più neri uno dei segnali e la gran massa di italiani che si recano oltre oceano, non sono i soli perché nella 2^ parte del XIX° secolo il fenomeno della migrazione internazionale, è un fenomeno generale; quindi attraverso lo sviluppo del settore turisti con le rimesse di chi è emigrato in cerca di fortuna, si riesce a sanare questo debito.


[abbiamo analizzato questo punto di vista, delle attività commerciali, agrari e attività industriali, quando parliamo di decollo industriale dobbiamo fare riferimento al fatto che finalmente l'Italia avvia il proprio processo di industrializzazione riguarderà i settori nuovi , anche se il divario con gli altri paesi rimane elevato, anche perché gli altri paesi possono sfruttare una serie di vantaggi che l'Italia non ha come: materie prime forza ambientale politica economica che l'Italia non può farlo]











2.4 L'economia di guerra   

Nel momento in cui scoppia il primo conflitto mondiale, l'Italia e in grado di affrontare, la sollecitazione che il coinvolgimento a una guerra può dare? Chi è che preme per fare entrare l'Italia in guerra?


Nel 1914, l'Italia scelse il regime di neutralità. Nel 1915 i più decisi a spingere l'Italia ad entrare in guerra furono:


I siderurgici, che cercavano di migliorare le loro strutture tecnico-produttive e di superare le loro difficoltà finanziarie;

Le spinte interventistiche del movimento nazionalistico, ossia i nazionalisti;

Settore meccanico ed elettrico, si fecero via via più pressanti;

questi fecero scendere in campo l'Italia in favore di Francia e Inghilterra, una scelta quasi obbligata dato che erano questi i paesi a fornire la maggior parte delle materie prime ed il combustibile necessario all'economia italiana.

L'entrata in guerra indusse il governo ad emettere un prestito nazionale e ad istituire il Consorzio Su Valori Industriali (CSVI) che avrebbe dovuto far fronte per un eventuale crollo dei titoli industriali, i CSVI furono dotati di un capitale di 25 milioni di lire, elevato poi a 40 mila alla vigilia della guerra sottoscritto da tre Istituti di Emissione:

o   Banca d'Italia Monte dei paschi di Siena

o   Banco di Sicilia     e da altre banche come Istituto San Paolo di Torino

o   Banco di Napoli Cassa di Risparmio Lombarda


Il consorzio fungeva da Banca d'Italia, poteva concedere sovvenzioni su pegno di titoli industriali e note di pegno dei magazzini generali fino a ad un massimo di dieci volte il proprio capitale e ricorrere al risconto presso gli istituti di emissione ad un tasso di un punto e mezzo inferiore a quello ufficiale.


L'obiettivo fondamentale era la produzione bellica, che l'Italia poté soddisfare solo con la formazione di questi comitati regionali di mobilitazione costituiti con lo scopo di mobilitare e coordinare la produzione bellica.


Quale sono i compiti dei CRM


erano presieduti da un ufficiale di grado elevato e composti da importanti esponenti dell'industria,che avevano il compito di decidere su quali stabilimenti ripartire le commesse belliche statali e ricontrollare il rispetto delle scadenze di consegna delle forniture , essi inoltre potevano dichiarare quali stabilimenti erano ausiliari e quali non l' ho erano.


La dichiarazione di ausiliarità che veniva data a uno stabilimento industriale:


da un lato (gli stabilimenti) erano privilegiati nell'approvvigionamento delle materie prime e nell'attribuzione delle commesse statali, che gli venivano ati dallo stato a buon prezzo, superiore a quello di mercato, proprio perché si era in guerra e si dovevano produrre le richieste belliche, quindi questo significava anche più profitto per l'imprenditore (più guadagno);


Dall'altro essendo però, sottoposti alla giurisdizione militare che poneva tutto il personale sotto la sorveglianza di soldati e carabinieri, di conseguenza gli operai sospendevano tutte le conquiste sindacali ottenute in passato come: gli scioperi, divieto di lavoro notturno di donne bambini, i limiti massimi di lavoro ecc..il lavoratore diventava più produttivo, quindi produceva di più. (più produzione, per l'imprenditore)


La domanda per le esigenze belliche vero che fece crescere prevalentemente alcune imprese come quelle siderurgiche (ILVA, ANSALDO dei fratelli Perrone, specializzata nel ramo cantieristico), meccaniche (BREDA, FIAT) ma ebbe anche effetti per l'industria elettrica, tessile e chimica.


Ma si trattò di una crescita artificiale, non naturale perché in questo contesto di produzione bellica ci perde il Sud: il contadino meridionale, perché visto che la gran parte delle industrie più avanzate sono collocate al nord (impiegate nella costruzione di materiale bellico) a differenza di queste il contadino meridionale, cioè colui che non essendo specializzato non viene impiegato nella produzione di materiale bellico, e quindi viene mandato al fronte.


Di conseguenza chi rimane a coltivare le terre . ..? le mogli, o i li, che almeno per certi lavori pretendo di richiamare i loro mariti, ma però non vengono richiamati. Questo provoca l'abbandono delle Terre, e quindi un ulteriore accrescimento del divario tra Nord e sud (il quale si impoverisce), infatti :

e vero che la prima guerra mondiale, farà molte vittime, ma più vittime farà la snola, un epidemia che farà numerosissime vittime a seguito dell'impoverimento dei CRDM soprattutto al Sud.

Inoltre è vero che l'Italia grazie alla mobilitazione bellica, ha risposto ha queste richieste, però la sua partecipazione alla guerra poteva essere un occasione per sviluppare il nostro sistema capitalista, cosa che non si è fatta.

Il sistema capitalistico ha avuto uno storno di risorse dal settore agricolo al settore industriale. Una crescita delle industrie ottenuta grazie allo stato, che finanzia ando le commesse fuori mercato, e non perché si erano raggiunti dei livelli standard di produzione, per agricolture moderne, perché appunto dietro questa crescita c'era lo stato, una crescita drogata, tant'è vero che quando la guerra finisce: - gli agrari, sono scontenti, perché chiedono maggiore supporto, perché sono stati sacrificati.

- gli industriali vedono i pericoli della riconversione, perché l'albero della cuccagna non c'è più (lo stato non ha più bisogno di produzioni belliche, quindi vedono diminuire i profitti), quindi si crea uno spavento, questo periodo sarà preso in mano successivamente da Mussolini.








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