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Il «sistema» di John Law



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Il «sistema» di John Law

La storia bancaria francese è fortemente segnata dall'esperienza del "sistema di Law" durante gli anni della Reggenza di Filippo d'Orléans dopo la morte di Luigi XIV (1716-l720). L'ambizioso progetto del banchiere scozzese John Law terminerà con un fragoroso fallimento, ma consentirà una notevole diminuzione del debito pubblico accumulato dal Luigi XIV a seguito delle guerre con l'Inghilterra. Il progetto di Law prevedeva la fondazione di una Banca nazionale simile al quelle inglese, costituita in società per azioni ed autorizzata ad emettere biglietti di banca convertibili in oro, e l'autorizzazione ad acquistare dallo Stato le azioni delle Banca nazionale - denominata Banque Royale - abili con titoli di debito pubblico. Molti creditori dello Stato si avvalsero di questa facoltà  riconsegnando allo Stato buona parte dei titoli che fecero diminuire notevolmente il volume complessivo del debito. In tal modo, però, il valore dei biglietti, emessi dalla Banque Royale per finanziare attività produttive, diventa superiore al valore dell'oro detenuto a garanzia della possibile convertibilità. L'idea del banchiere scozzese si basa sulla probabilità che la circolazione dei biglietti si possa mantenere a livelli tali da non renderne necessaria la convertibilità e tale probabilità si fonda sulla fiducia che la Banca saprà conquistare e mantenere nei confronti dei possessori dei suoi biglietti attraverso il successo delle imprese commerciali e produttive finanziate. L'iniziale successo dell'iniziativa porta ad un vistoso aumento delle azioni della Banque Royale contrattate alla Borsa di Londra ed acquistate anche da molti investitori esteri (ad esempio, dalle Scuole grandi di Venezia).



Il biennio 1719-l720 vede una progressiva e pericolosa ondata di speculazione borsistica e di iniziative economiche che porteranno il valore delle azioni a crescere di 36 volte rispetto al loro valore nominale (da 500 lire tornesi a 18.000) con dividendi del 40%. Come conseguenza i dividendi nominali del 40%, per coloro che hanno acquistato le azioni al loro valore massimo, corrispondono soltanto a poco più dell'1% del valore sborsato. Questi, pertanto, tendono a rivendere quasi subito le azioni acquistate, imitati dai primi acquirenti desiderosi di realizzare gli ampi guadagni ottenuti. Così le vendite superano gli acquisti delle azioni che, a loro volta, tendono a diminuire provocando un ulteriore aumento delle vendite, nonostante i tentativi operati da Law per frenare questa tendenza. L'ondata di vendite e del ribasso del valore nominale si incrocia con l'ostilità della borghesia finanziaria parigina, concorrente nella Borsa, e con gli appaltatori delle imposte che si sentono minacciati dalla proposta, fatta da Law al Reggente, di assumere il monopolio della riscossione di tutte le imposte statali. La stessa Banca d'Inghilterra non vede con favore la forza commerciale della neonata Banca nazionale francese. Inoltre, i suoi avversari sono anche possessori di azione della Banca nazionale e, in presenza della continua diminuzione delle azioni, si affrettano a venderle determinando il panico finanziario che innesca, a sua volta, una inarrestabile corsa alle vendite che procurerà, alla fine, il crollo dell'intero sistema. La vendita delle azioni fa ritornare i biglietti alla Banca che deve riconvertirli in oro. A questo punto la Banca si trova impossibilitata, per mancanza di oro, ad onorare la convertibilità promessa e l'unica conseguenza possibile è data dalla sua chiusura. John Law è costretto a fuggire, prima a Bruxelles e poi a Venezia dove morirà nel 1729.



Nonostante i pessimi giudizi dati dai contemporanei e dagli storici a questo tentativo, le finanze e l'economia francesi trassero alcuni vantaggi e non di poca importanza. Il deficit di bilancio si ridusse notevolmente e il fallimento della Banca alla fine punì soprattutto la speculazione, dal momento che coloro che avevano utilizzato i biglietti della Banca per operazioni commerciali ed industriali si ritrovarono con solide risorse in grado di contribuire positivamente allo sviluppo dell'economia francese, dal momento che il commercio francese produsse, dal 1718 al 1748, una crescita vertiginosa di oltre il 450%. Rimase, come conseguenza, la scarsa propensione ai biglietti cartacei e bisognerà attendere il 18 gennaio 1800, in piena epoca napoleonica, per la nascita della Banca di Francia.







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