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Il Parco Naturale delle Prealpi Giulie



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Il TERRITORIO


Il Parco Naturale delle Prealpi Giulie è compreso nei comini di Venzone, Moggio Udinese, Resiutta, Resia, Chiusaforte e Lusevera e per un lungo tratto confina con la vicina Slovenia. Si estende alla sommità del massiccio del Monte Plauris, lungo l'affilata catena dei Musi, sulla dorsale del Chila e sui versanti occidentale e settentrionale del Monte Canin.

Il paesaggio è diverso e mutevole, dalle verdi cime prealpine alla bianca e severa maestà delle Alpi Giulie. Ripidi e scoscesi sono i versanti, percorsi da torrenti impetuosi che si scavano profonde e buie forre e le cui acque alla fine raggiungono il Tagliamento o l'Isonzo. In alto, lassù, sotto le cime, ampie conche arrotondate ricordano, come nidi vuoti, che lì un tempo nascevano alle testate delle vallate i ghiacciai generanti immensi flussi di ghiaccio. Sono testimonianze di un profondo mutamento climatico avvenuto in oltre 10.000 anni. Ma il clima sta cambiando anche sotto i nostri occhi: il ghiacciaio del Canin in pochi decenni è quasi completamente sso, e della sua maestosa bellezza non resta che il ricordo in chi ebbe la fortuna di ammirarlo, una perla di ghiaccio incastonata fra pallide rocce calcaree e dolomitiche. Oggi il bosco avanza inesorabile, occupando gradatamente i prati montani un tempo sfruttati nei numerosi alpeggi. Il verde della vegetazione ha il sopravvento sul candore delle nevi e delle rocce.



Il visitatore che decide di effettuare delle escursioni nel Parco può essere certo di venire a contatto con una serie di elementi floristici e vegetazionali come in poche altre zone del territorio regionale. Gravitano nell'area (se si estende la zona interessata fino al fondovalle) oltre 1.000 specie vegetali, distribuite fra i 300 m e i 2587 m del Monte Canin. Un ruolo determinante nella distribuzione delle specie presenti è dato, oltre che dal notevole dislivello fra zone basali e vette, dalla disposizione delle vallate e delle catene, nonché dall'orientamento e dalla difformità dei versanti che permettono l'esistenza di differenti biotopi, a tutta vantaggio della biodiversità di questa parte delle Alpi Orientali. Anche l'uomo ha svolto, e svolge, un ruolo importante nella composizione della copertura vegetale con l'insieme delle attività agro-silvo-pastorali che hanno consentito alle popolazioni locali di vivere sfruttando le risorse rinnovabili. L'utilizzo dei boschi, l'apertura di radure per pascoli e prati, le coltivazioni ai margini degli insediamenti sono l'espressione di un equilibrio che ha garantito fino ai nostri giorni la conservazione di un ambiente eccezzionale.

Le glaciazioni e la posizione geografica delle Prealpi Giulie hanno favorito l'incontro di specie animali originatesi in aree remote. Al termine della glaciazione würmiana alcune di queste, fino a quel momento diffuse nelle fredde pianure quaternarie, hanno trovato nei settori altimontani delle Alpi l'ambiente di tundra e di steppa del tutti simile al loro habitat originario; Il successivo isolamento geografico ha permesso il mantenimento quasi esclusivo per l'area alpina di specie (salamandra alpina, gallo forcello, marmotta, ermellino) e sottospecie (pernice bianca alpina, lepre bianca alpina) differenziate. L'aumento della temperatura ha poi consentito il rapido diffondersi della copertura vegetale e quindi delle specie animali legate alle formazioni forestali, la cui espansione nel nordest d'Italia è stata favorita dall'assenza di invalicabili ostacoli naturali. Questi "invasori" postglaciali, ancora oggi presenti, provenivano dalle regioni orientali e sudorientali (lucertola di Horvath, vipera dal corno, coturnice, driomio, topo selvatico a dorso striato), dalla penisola italiana (vipera comune, riccio occidentale), oppure erano originari delle zone centroeuropee (rana temporaria, lucertola vivipara, marasso, gallo cedrone, topo camnolo comune).

Le attività umane, attraverso la coltivazione delle ristrette e produttive aree di fondovalle e, in estate, la pratica dell'alpeggio oltre il limite dei boschi, hanno dunque contribuito ad arricchire e a diversificare l'ambiente ed il paesaggio. Di tutto questo restano testimonianze importanti: stavoli e casere, architetture e borghi rurali, chiese e cappelle votive sono i segni residui ma rilevatori di un passato che affonda le sue radici nella cultura materiale e nelle tradizioni di etnie diverse. La presenza di comunità linguistiche slovene in Val Resia e nell'alta Val Torre, depositarie di un patrimonio narrativo e musicale di inestimabile valore, dimostra la straordinaria stratificazione venutasi a formare nei secoli in questa parte del Friuli. Gli stessi nomi dei luoghi riflettono tale condizione, diventando elementi di lettura delle trasformazioni avvenute sul territorio e della mescolanza linguistica tipica delle zone di confine.  

In conclusione, a chi percorrerà il Parco delle Prealpi Giulie apparirà una natura aspra e riservata che gradualmente disvelerà i suoi tesori, piccoli, ma così numerosi da costituire una grande ricchezza. queste zone dispongono inoltre di una "risorsa" aggiuntiva: è la solitudine dei monti, attraversati da pochi sentieri, frequentati in gran parte nell'attesa che le cime più alte delle Alpi si liberino dalle nevi invernali. La guida ha proprio lo scopo di far conoscere ed apprezzare un territorio ignorato dai più, perché lontano dai flussi tradizionali del turismo frettoloso. C'è molto da vedere, c'è molto da scoprire, c'è molto da capire, apprezzare e, soprattutto, difendere


QUANDO ANDARE


IL periodo più indicato per le fioriture e per i magnifici colori è quello che va dalla primavera all'autunno inoltrato. Ciò non toglie però, neve permettendo, la visita di questi luoghi anche durante l'inverno: nelle quote più basse, le ampie e spoglie faggete immerse nelle nuvole creano attorno all'escursionista rare atmosfere d'incanto, presto marcate, a quote più elevate, dall'azzurro intenso del cielo e del candido bianco delle vette spolverate di neve, anfiteatro naturale delle valli del Parco.



COME ARRIVARE


Il parco delle Prealpi Giulie si trova nella provincia di Udine, circondato dai comuni di Chiusaforte, Lusevera, Moggio Udinese, Resia, Resiutta e Venzone, del quale ne fanno parte. Per raggiungere la Val Resia dove a Prato di Resia ha sede l'ufficio del parco:

in auto: dall'autostrada A23 Udine-Tarvisio si esce all'altezza di Carnia dove si prosegue sulla statale 13 Pontebbana fino alla località di Resiutta, a circa 40 km da Tarvisio.

con il treno: fino a Carnia (la stazione di Resiutta è stata chiusa dal gennaio del '97) e con un unico biglietto ferroviario si raggiunge Resiutta usufruendo di un servizio pullman sostitutivo nel tratto Carnia-Resiutta.



Per raggiungere l'Alta Val Torre:

in auto: dall'Autostrada A23 Udine-Tarvisio si esce a Gemona del Friuli oppure Udine Nord a seconda della provenienza dove si prosegue sulla Statale 13 Pontebbana fino alla località di Tarcento.

in treno: stazione di Tarcento. Da Tarcento seguire le indicazioni per "Confine di Stato" (Valico di Uccea) s.s. 646 oppure segnaletica turistica per Alta Val Torre.


ATTREZZATURA CONSIGLIATA


Da escursione ed un binocolo. Se si intende trascorrere la notte alla Casera Rio Nero, sono indispensabili il sacco a pelo e delle vivande. Dove c'è scarsità d'acqua è consigliabile una borraccia.


CARTOGRAFIA


Carta Topografica per escursionisti, scala 1:25.000, foglio 027 Canin-Valli di Resia e di Raccolana, Tabacco Ed. (Feletto Umberto).

Carta Topografica per escursionisti, scala 1:25.000, foglio 020 Prealpi Carniche e Giulie del Gemonese, Tabacco Ed. (Feletto Umberto).

Itinerari turistici delle valli del Torre, scala 1:25.000, ed. Tabacco, presso il Centro Informazioni "Ai Ciclamini".

Carta Turistica, scala 1:50.000, Numero 2/5 Alpi Giulie e Carniche Orientali, Lagiralpina Ed. (Fagagna).


SVOLGIMENTO DEL PERCORSO


L'area della Val di Resia e delle due diramazioni costituisce uno degli insiemi più isolati e intatti della Carnia; tra l'altro vi si parla un caratteristico dialetto paleoslavo. Entrando nell'edificio che ospita la sede del parco e l'ufficio informazioni è possibile conoscere ciò che è ancora ignoto di questo posto per poi, grazie anche all'aiuto di depliant e di mappe che illustrano dettagliatamente il posto, si può iniziare a vivere un intensa avventura. Scoprendo l'abitato di Prato di Resia in parte distrutto purtroppo dal terribile terremoto del 1976 ma ristrutturato pressoché completamente, si raggiunge la strada che porta verso la sella Carnizza. L'ambiente è assai suggestivo: boscoso (faggi ed abeti), selvaggio, scarsamente antropizzato e trafficato, ricco di fauna (frequente è l'aquila reale; presenti anche i grifoni). La strada è stretta con fondo discreto, traffico pressoché nullo; da notare che mancano le segnalazioni chilometriche.

Specie in discesa, occorre fare attenzione alle grate per lo scolo dell'acqua che si incontrano in prossimità dei tornanti.

Continuando la camminata si lascia alla propria sinistra una strada che conduce a Gniva e uno "strappo" di salita che affatica più che altro chi attraversa questo tratto in bicicletta. Dopo circa un'ora di camminata si raggiunge Borgo Lischiazze. A Borgo Lischiazze si prende un sentiero di montagna che, tra una folta faggeta e tra interessanti depositi di rocce oolitiche, arriva "ai piedi del Monte Musi", dinanzi a una sorgente sotto forma di piccola cascata che da origine al fiume Barman. Intanto il paesaggio subisce un continuo abbassamento di temperatura. Soffermatisi per ammirare lo splendido paesaggio si può optare per tornare al punto di partenza o continuare la camminata verso altri sentieri e proseguire quella che si trasforma in una emozionante avventura nel Parco delle Prealpi Giulie. La durata media del percorso e di tre ore abbondanti, incluse delle soste per ristorarsi, anche all'aria aperta.



I PAESI DEL PARCO


VENZONE - Il Duomo trecentesco di fronte al quale c'è il Battistero, dove si conservano le mummie che resero Venzone famosa in tutto il mondo; la cerchia di mura, il Palazzo Municipale in stile gotico veneziano. MOGGIO UDINESE - Il complesso abbaziale di San Gallo con la Chiesa, il chiostro Benedettino cinquecentesco e la Torre Medioevale 







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