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METODI DI DATAZIONE

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METODI DI DATAZIONE


Trattazione generale


La ricerca di una data di un particolare avvenimento o di un oggetto rinvenuto ci permette di capire le relazioni che hanno avuto tra loro le varie culture, così come la loro durata o contemporaneità.

Diversi metodi di datazione sono utilizzati e ci danno una cronologia assoluta o relativa.

Le cronologie relative possono essere:

-a base geologica (variazioni di ghiacciai, del livello dei mari, delle falde freatiche e continentali, ecc . ).

-a base petrografica (studio granulometrico, della progressione degli stalagmiti, podologico, ecc . ).

-a base archeologica (stratigrafica, sincronica, distributiva, tipologica, ecc . ).

-a base paleontologica (mineralizzazione delle ossa, botanica, zoologica, ecc . ).


Datazione in base ad osservazioni logiche (cronologia assoluta)




Metodo stratigrafico


Se è possibile, con l'associazione di un oggetto con data certa, collocare nel tempo uno strato, sarà possibile definire gl'altri come anteriori o posteriori.

Quando due strutture qualsiasi si sovrappongono si ha la certezza che quella inferiore è la più antica. La cronologia di per se non è che una stratigrafia del tempo.

Le datazioni stratigrafiche non possono essere relative tra gli strati, o relative ad un dato preciso appartenente ad uno strato determinato. L'intera storia dell'universo dell'uomo è una stratigrafia.

Sarà necessario distinguere le stratigrafie in base ai luoghi in cui esse si trovano. Mediante il confronto di stratigrafie si potranno stabilire determinati legami, sia geologici, storici e culturali.

Le stratigrafie sono disseminate nello spazio come nel tempo, e la loro individuazione posizionale è un'indicazione relativa limitata. Sarà dunque compito dell'archeologo studiare la stratigrafia in modo ato, cercando di scoprire sincronismi, affinità o al contrario differenze, anacronismi.


Datazione mediante esami di laboratorio


Datazione con il carbonio 14


Tutti gl'esseri viventi (erbivori, carnivori, ecc . ) sono formati di carbonio, derivato in modo più o meno diretto dalle piante: pertanto contengono carbonio radioattivo, soggetto a disintegrazione.

Finchè l'essere è vivo assorbe C 14 con il CO2 dell'atmosfera. Con la morte cessa l'assorbimento e la quantità di carbonio dei tessuti comincia a diminuire (a disintegrarsi) mentre rimane costante quella del carbonio 12. La disintegrazione del C 14 è uguale a quella di tutti i corpi radioattivi ed è calcolata in semi trasformazione, cioè perde la metà del suo peso atomico nello spazio di 5700 anni e così via . .

Ma la quantità di C 14 contenuta nei tessuti è estremamente piccola, perciò è tanto più difficile scoprirlo quanto è più piccola la quantità che ne resta dopo la parziale disintegrazione.

Per determinare l'età di un tessuto basta trovare il rapporto esistente tra la quantità di C12 e quella di C14 e confrontare questo rapporto con quello esistente in un esemplare attuale, in quanto l'attività specifica del C14 di un campione è proporzionale alla sua età.


Analisi della termoluminescenza (TL)

Essa rileva l'emissione luminosa emessa da un reperto in esame quando un suo campione viene sottoposto a riscaldamento in condizioni sperimentali appropriate, e tramite opportune misurazioni e calcoli permette di determinare l'età del reperto stesso.

Per mezzo dell'analisi di termoluminescenza è possibile ottenere cronologie assolute, che sono cioè indipendenti  da associazioni e confronti con altri reperti.

Per il momento le datazioni derivanti da questa tecnica hanno un margine di incertezza che si aggira intorno al 10% ragione per cui sono poco utilizzabili per manufatti di epoca storica ma ottimi per datazioni di epoche molto lontane (paleolitico, neolitico, ecc . ), di cui si conoscono i periodi largamente definiti.

Questo metodo verifica quindi oltre alla data l'autenticità del pezzo che non può essere un imitazione recente.


STRATIGRAFIE E TECNICHE DELLO SCAVO.


Forma dello scavo


Si dice che nulla sia peggiore come forma dello scavo che andare a caccia di un reperto archeologico o di muri seguendoli lungo il loro perimetro e percorso. In tal modo il danno irreparabile della perdita delle unità stratigrafiche che si relazionano con il muro causa un errore nel datarlo e nel descriverne la propria formazione nel tempo.

Vari sono i modi di scavo scendendo oltre lo strato dell'humus:

-la trincea. È la forma più antica dello scavo, queste appaiono funzionali solo nel caso di strutture lineari: mura fossati e cave. Il vantaggio sta nell'impostare rapidamente un problema e nell'acquisire subito i primi dati.

-i saggi. Possono dare subito informazioni utili sulla potenzialità stratigrafica di un insediamento. Situati secondo una precisa strategia possono rispondere a problemi topografici fondamentali. Per quanto riguarda il singolo monumento, i saggi possono fornire dati sui rapporti fra le diverse maggiori strutture e tecniche edilizie. Ma quanto più lo scavo si articola in saggi più diventa difficile la comprensione d'insieme del sito.

-Moltiplicare sistematicamente i saggi regolari separandoli con testimoni combina l'esigenza di non abbandonare il saggio di scavo con quella di scavare in estensione. Questo approccio allo scavo non fu utilizzato molto per il diffondersi del metodo Lamboglia che fece scuola in Italia.

Si capisce come l'archeologo abituato a operare vicino a pareti possa sentirsi perduto nello scavo per grandi aree e sia in difficoltà ad approcciare alla nuova impostazione di tipo Welleriana.

Diventa per esempio difficile la comprensione di buche di pali in fila o di muri per la visione ridotta dell'insieme. Gli uomini vivono normalmente su superfici, non su sezioni e sono proprio queste che vanno analizzate; inscatolato in un quadrato lo scavatore procede per limiti arbitrari e non seguendo la stratigrafia che gli si pone di fronte durante lo scavo.

Lo scavo è un operazione irreversibile, irripetibile e per tanto l'archeologo deve poter comprendere al meglio la stratigrafia mentre scava e per farlo deve essere libero di seguirla.

-lo scavo per grandi aree conserva l'idea che un edificio si comprende scavandolo per intero, e così un complesso di edifici, ma pretende al tempo stesso di operare con un controllo stratigrafico più rigoroso di quello ottenibile con i sondaggi. Al termine di questa evoluzione metodologica l'attenzione si sposta da ciò che si vede in parete (in sezione) a quanto si vede sulla superficie dello scavo (in pianta). Le imetrie quotate consentono poi di costruire in un secondo momento delle sezioni.

A Roma e in altre città lo scavo è sempre stato inizialmente svuotamento dei riempimenti dovuti a scavi precedenti di archeologi o fossori. Individuare i tagli delle vecchie indagini e scavare le relative terre di riempimento è un modo semplice ed efficace di riprendere questioni archeologiche non risolte e scrivere in modo assai concreto la storia degli scavi, tanto più che nei rapporti pubblicati i tagli nel terreno non vengono quasi mai documentati.

Nel concentrare la sua attenzione sugli insediamenti non si deve dimenticare che l'uomo modifica tutto il territorio e il suo paesaggio, solo che il suo intervento è a volte più concreto e profondo e a volte più sparso e superficiale.


Procedura dello scavo


Più importante della forma è il metodo o la procedura dello scavo.

Per procedura s'intende il modo d'individuare, definire con numeri e scavare le singole porzioni di materiale concrete, come i muri, o incoerente come la terra, che chiamiamo strati e di documentare tagli ed asportazione di strati.

Dove l'omogeneità sembra avere cancellato ogni superficie visibile non resta che fissare punti nello spazio, come accade ai naviganti in alto mare. Dovendo riconoscere nel terreno realtà diverse come muri, rivestimenti architettonici, pavimenti, strati terrosi e superfici di distruzione, occorre un termine generale che tutte le comprenda. Archeologi inglesi sono arrivati a chiamarli contesti ma il termine non è adatto. Conviene chiamare quelle realtà "unità stratigrafiche" riciclando il termine contesto ad un insieme di unità che richiamano un periodo o un'azione particolare.

Uno strato di crollo è costituito generalmente da un cumulo di pietre e dalla terra che si è infiltrata col tempo, ma benché si tratti di due porzioni di materiali di due azioni l'archeologo le considera come un solo strato e quindi come un'unica azione, le US possono così corrispondere ad unità del fare o d'azione.

Dal momento che le US e le loro superfici giacciono in rapporti di contiguità, fisicamente sovrapposte le une dalle altre, per scavarle in ordine inverso a quelle in cui sono state prodotte (l'unico metodo che evita confusioni), occorre seguire la regola seguente: si possono scavare solo le unità che non siano seppure parzialmente coperte da altre unità stratigrafiche.

Lo scavo per livelli porta erroneamente a pensare che quanto si trovi più in basso sia più antico di quanto si trova più in alto. Fondamentale è invece, oltre la provenienza dello strato, la posizione tridimensionale all'interno dello strato stesso per singoli materiali da costruzione o della decorazione architettonica e per sculture crollate, i quali non formano uno strato ma sono strati inglobati in esso (Reperti archeologici).

Alcuni reperti sono utili per comprendere la divisione degli spazi  e le loro funzioni. ½ sono inoltre strati poco omogenei dove si possono a volte individuare a occhio nudo le diverse tappe della loro formazione (come gli strati di crollo formati esclusivamente da frammenti e da parti di reperti). A volte strati di crollo possono dettare se scavati microstratigraficamente le fasi di crollo e aiutarci a capire dove ci troviamo se all'interno di un abitazione o appena all'esterno. (vedi immagine a . 60).


Le unità dello scavo


Passare dalla terra da scavare alla terra scavata significa passare da una realtà di partenza, inerte indistinta e sconosciuta a una sua rappresentazione divisa in parti, relazionata nello spazio e nel tempo. Le parti sono quelle che riteniamo essere le azioni basilari materialmente riconoscibili o riconosciute, e cioè le unità stratigrafiche. Quest'ultima diventa interpretabile, solo se rapportata alle altre.

Esistono infine relazioni di mancato rapporto per cui in assenza di contiguità  fisica il rapporto nel tempo fra due azioni può essere solamente presunto scegliendo accuratamente quello più verosimile nell'ambito della scelta di opportunità offerta dalla sequenza stratigrafica.

È forse il caso di chiarire la differenza tra rapporti stratigrafici e topografici. Di rapporto stratigrafico in sostanza c'è ne solamente uno: quello di successione temporale; mentre per quanto attiene  i rapporti topografici questi sono potenzialmente infiniti. Per questa ragione nell'edizione di uno scavo la documentazione dei rapporti stratigrafici può essere integrale o comunque assai vasta.

Uno scavo stratigrafico possiede principalmente 4 dimensioni, cioè in più alle tre tradizionali (larghezza, altezza e profondità) quella del tempo.

Il metodo stratigrafico rassomiglia al modo in cui appare la realtà e in cui la mente riesce a comprenderla. La sua forza descrittiva è interpretativa sta nel suo isomorfismo con la vita, solo che, trattandosi di una ricostruzione a posteriori dell'esistenza, ha perso la pesantezza della vita acquistando la leggerezza insita in ogni arte del racconto.


Strati: volumi, superfici e tipi.


La materia da scavare è discontinua, apparendo essa ora più omogenea e ora più distinta. Scavare correttamente comporta scegliere i piani regolari o irregolari che separano le diverse e relative omogeneità. Le zone relativamente omogenee di materia e le zone di transizione costituiscono gli strati e i piani di trapasso cioè le loro interfacce o superfici. Si interviene a volte dove la separazione appare implicita e altro non si deve fare che porla in atto decisamente distinguendo.

Altre volte il riconoscimento del limite è invece complesso, per la presenza di una zona di transizione, dovuta ad una graduale distinzione delle caratteristiche della stratificazione che si pone tra le due omogeneità mettendole così in crisi. Deve essere lo scavatore a dividere la stratigrafia a seconda della lettura che vuole trarne.

Gli strati appaiono pertanto, come porzione di materiale relativamente omogeneo e quindi indivisibile, per cui elementi come i reperti urano come equivalenti e la posizione risulta intercambiabile al loro interno. Il volume di uno strato può essere equiparato a quello di una borsa dove gli oggetti sono posti a casaccio ma sempre al loro interno, e la sua interfaccia ha una sua costituzione nel tempo, così come uno strato.

La distinguibilità di uno strato rispetto a quelli che lo coprono e la sua stessa forma sono date dalla sua interfaccia o superficie, mentre il suo volume è compreso tra questa superficie e quella degli strati che esso fisicamente ricopre. Il tempo della formazione di uno strato è posteriore alla superficie dello strato più tardo fra quelli che esso copre e anteriore alla sua propria superficie.

Uno strato in formazione non ha ancora prodotto la sua superficie, che sarebbe come la sua pelle, compiuta la superficie lo strato ha completato la sua fase prenatale, viene poi la sua vita travagliata da distruzioni ed usure, sopraggiunge infine la morte quando lo strato viene sepolto dagl'altri più tardi ad esso.

Ogni strato ha una sola superficie, quella superiore dal momento che quella inferiore coincide con la superiore dello strato inferiore.

La fase di creazione di uno strato non è sicuramente prefissata, ma deve fare fronte ad una serie di sconvolgimenti, disturbi, facendo sì che i cicli deposizionali e postdeposizionali possono non susseguirsi nel tempo e cioè combinarsi fra loro.

I reperti rinvenuti sulla superficie di uno strato e sotto il volume di quello che gli si sovrappone sono spesso di dubbia interpretazione. Possono essere attribuiti allo strato superiore con il vantaggio di non inquinare con reperti eventualmente più tardi quello inferiore, come accade con le intrusioni.

È strato un qualsiasi accumulo di materiale, bisogna ammettere l'esistenza di strati più o meno coerenti e quindi anche più o meno verticali: riempimenti unitari di fosse, mucchi, terrapieni, palizzate e muri.

Quanto più gli scavi verticali sono alti, continui e compatti, tanto più hanno la peculiarità di stabilire

Bacini di deposito stratigrafico a se stanti.

Possiamo scavare il volume più o meno omogeneo degli strati dando soggettivamente più o meno importanza alle disuguaglianze interne di questa omogeneità, ma non possiamo scavare le loro superfici, che possono solamente essere riconosciute e documentate.


Superfici


I pezzi che smontiamo scavando il sottosuolo sono soltanto queste sacche che definiamo come unità stratigrafiche, almeno così possiamo pensare. Questo è sbagliato perché riconoscendo le azioni che portano tali unità, dobbiamo per dunque affermare che il sottosuolo è un insieme di azioni, queste sono negative (erosione, consumazione, sbancamento, distruzione, etc . ) e positive che siamo portati più facilmente a riconoscere.

Le superfici di US negative vanno distinte dalle US positive. Queste ultime (le positive)  servono per distinguere nello spazio e nel tempo i volumi degli strati e costituiscono un aspetto della loro essenza, tanto che intrattengono gli stessi rapporti stratigrafici, non costituiscono unità stratigrafica a se stante.

Le superfici Di US negative sono invece sature di formazione propria, hanno una validità di per se dal momento che intrattengono rapporti stratigrafici loro peculiari, che nulla hanno a che fare con quelli che delimitano, costituiscono così US a se stanti che vanno documentate di per se, possono essere orizzontali e verticali.


Numerare le azioni


Si è detto che scavare significa dividere in parti ma dov'è la divisione e dov'è la parte?

Gli archeologi hanno cominciato a numerare regolarmente gli strati a partire degl'anni 30, ma numerosi sono gli strati non numerati delle rare sezioni edite anche di recente nelle "notizie degli scavi". Solo di recente infine si è cominciato a numerare le superfici in sé delle unità stratigraficamente negative. Ogni US deve essere identificata, rapportata alle altre e documentata, deve essere numerata entro un'unica serie progressiva di numeri arabi, senza bisogno che l'ordine della serie numerica corrisponda all'ordine della sequenza stratigrafica.

Nella numerazione bisogna evitare quanto segue:

-prevedere serie separate di numeri e/o lettere per diverse categorie di unità (strati e muri etc . ).

-inserire nella serie numerica delle unità stratigrafiche numeri relativi a insiemi di unità o attività (si può fare con l'ausilio del punto per alcuni accoppiamenti di riferimento).

-usare lettere di ogni tipo.

-abbinare numeri arabi o romani con lettere, perché creerebbe una gerarchia che è opportuna solamente in un secondo momento.

-riusare un numero di un unità abolita (questi devono rimanere tali per evitare confusioni d'individuazione).

-attribuire lo stesso numero a parti separate di una stessa unità originaria.

-far coincidere di proposito la serie numerica con la successione stratigrafica (in ordine di tempo).

-numerare le unità stratigrafiche negative con il numero dell'unità più tarda da essa tagliata associato a quello dell'unità più antica che la riempie, perché in tal modo non è possibile numerare sullo scavo una fossa prima di averla completamente svuotata.



Sequenza stratigrafica


Una rappresentazione globale della stratigrafia non può essere topografica, cioè realistica, ma soltanto stratigrafica, cioè ridotta alla sola dimensione del tempo relativo, questo incide sulla scelta di usare simboli e dunque diagrammi per rappresentare la stratigrafia di uno scavo.

Nel diagramma i numeri delle US sono contenuti in rettangoli e collegati tra loro da linee che ne indicano le relazioni essenziali. Nelle condizioni in cui ci si ritrova a descrivere 4 dimensioni con una rappresentazione bidimensionale si deve far ricorso all'uso di ponti.

Di fronte alla necessità di padroneggiare le circa diecimila US rivenute nello scavo della Lower Brook Street, a Winchester E. C. Harris inventò nel 1973 il matrix o diagramma stratigrafico.

Con questa importantissima scoperta scientifica si chiude l'era welleriana e lambogliana e si apre quella dell'archeologia sul campo dei giorni nostri.

Le regole per costruire un matrix corretto sono:


-la relazione stratigrafica tra due unità è espressa da linee di collegamento fra i due numeri che le identificano

-il diagramma va letto dall'alto verso il basso.

-I collegamenti in forma di H sono equivoci implicando relazioni che non possono esistere

-la sequenza stratigrafica archeologica non può essere equiparata all'ordine fisico della stratificazione (sotto o sopra), per cui bisogna guardarsi dal trasferire immediatamente le relazioni fisiche nel diagramma.

-nel costruire il diagramma occorre studiare la disposizione più conveniente dei diversi rami per evitare incroci.

Per evitare incroci per alcune relazioni si devono utilizzare ponti, che così evitano di congestionare il diagramma e indicare alcune relazioni che in realtà non esistono, non si devono mai collegare le caselle in diagonale.

-al termine del diagramma deve ire una sigla FS "fine scavo" oppure FSA "fine scavo archeologico" nel caso in cui si sia raggiunto il terreno Vergine, cioè non antropizzato.

La stesura del diagramma segue parallelamente lo scavo e viene completato e controllato al termine di questo. Il diagramma complessivo dell'area di scavo viene poi allegato alla scheda SAS. 

Per un esempio di compilazione di un matrix vedere le dispense a ina 74 e gli appunti della lezione del 13/02/2006.


LA DOCUMENTAZIONE


Schede di unità stratigrafiche e dei loro reperti


Dopo aver numerato le unità e individuato le relazioni tra loro bisogna descriverle. In un tempo non lontano si descrivevano le unità stratigrafiche nel "giornale di scavo", senza un ordine particolare e prestabilito, per cui le notizie si susseguivano in modo incompleto e arbitrario. Oggi la descrizione è ormai raccolta in schede prestabilite in cui sono previste voci da riempire e ricontrollare dopo una ampia descrizione su pianta quotata.

Presso l'istituto centrale del catalogo e la documentazione (ICCD) vennero redatte le schede di documentazione nel 1981, queste si articolano in: scheda di saggio stratigrafico (SAS) e le schede a essa afferenti Unità stratigrafica (US), unità stratigrafica di rivestimento (USR) e le tabelle per i materiali delle unità stratigrafiche (TMA).

La gerarchia con cui queste schede sono state concepite è la seguente.

Dalle schede di sito (SI) dipendono:

-da una parte (per il settore topografico) la scheda di complesso archeologico (CA), da cui dipendono quelle di monumento archeologico (MA) e monumento archeologico - lia (MAF); -----dall'altra parte (per il settore stratigrafico) la scheda di saggio archeologico stratigrafico (SAS);

-per entrambe i settori (stratigrafico e topografico) dipendono quindi le schede di unità stratigrafica (US), unità stratigrafica muraria (USM) e unità stratigrafica di rivestimento (USR); da quest'ultime dipendono infine le tabelle dei materiali (TMA), la scheda di reperto archeologico (RA) e quella per la numismatica (N).

Del tutto negativo è che il ICCD si disinteressi del coordinamento delle schede a livello nazionale, tale atteggiamento comporta una assurda separazione fra catalogazione ed edizione, grave limite della libertà di ricerca.

Il sistema di schedatura dovrebbe potersi aggiornare ed espandere tenendo conto delle ricerche d'avanguardia italiane e straniere.


NORME PER LA REDAZIONE DELLA SCHEDA DEL SAGGIO STRATIGRAFICO (SAS).


Il termine saggio stratigrafico è una espressione convenzionale per indicare un area di scavo, scelta in funzione di una precisa  strategia di ricerca, che sarà indicata nella voce "precisazioni del metodo" .

La scheda raccoglie in primo luogo i dati anagrafici del saggio con riferimento a tutta la documentazione allegata, le notizie sul sito, la motivazione dello scavo e un analitica precisazione sul metodo. Seguono le voci a carattere interpretativo ed infine le proposte di salvaguardia:

CATALOGO GENERALE. Va lasciato in bianco è di competenza  della soprintendenza della regione, lo stesso numero verrà assegnato a tutte le schede che dipendono da questa.

CATALOGO INTERNAZIONALE. In bianco in attesa di accordi internazionali.

SOPRINTENDENZA. Il nome per esteso e al lettere maiuscole della soprintendenza competente e il suo numero di codice.

REGIONE. Il nome della regione sede della soprintendenza.

PROVINCIA E COMUNE. Sigla automobilistica  e nome del comune a cui appartiene l'area di scavo.

LOCALITÀ. Nome della località dove si trova l'area di scavo, con riferimento al numero di foglio dell'IGM al 25000 che la contiene.

ANNO DI SCAVO.

AREA DELLO SCAVO. Indicare i fogli catastali interessati e se è il caso realizzare una pianta ad hoc dalla soprintendenza (per aree demaniali).

PROPRIETARI. Si dovrà specificare a scanso di equivoci i proprietari delle aree interessate o di pertinenza in questa maniera: dello Stato, di enti pubblici, di enti ecclesiastici, proprietà privata.

SAGGIO. Va indicato la zona a cui fa riferimento specifico la scheda SAS.

SETTORE. Andrà specificato l'oggetto dello scavo e le coordinate relative alla quadrettatura generale o dei punti di riferimento di un sistema stabilito, posizionati sulla pianta generale dello scavo.

AMBIENTE. se si hanno uno o più vani vanno indicati specificatamente.

QUADRATO. si specificano i quadrati dell'esame.

POSIZIONE. Nel caso di strutture emergenti andrà descritta anche la relazione del saggio con la parte monumentale. Va indicato il totale dei grafici e delle fotografie sotto la voce totale, nelle rispettive caselle vanno indicati i totali di piante, sezioni e foto.

UNITÀ STRATIGRAFICHE. Vanno indicati i numeri o le sigle relativi alle US allegati alla scheda.

ANALISI DI LABORATORIO. Tipo di analisi effettuate e riferimento numerico con gli allegati.

DOCUMENTAZIONE ARCHIVIATA. Indicare le documentazioni non allegate ma archiviate in soprintendenza.

RIFERIMENTI. Vanno indicati i numeri di catalogo generale di tutte le schede esistenti relative allo stesso complesso.

DIAGRAMMA STRATIGRAFICO. Deve indicare i rapporti tra le unità stratigrafiche con la compilazione del Matrix.

INTERPRETAZIONE. Lettura ed interpretazione del matrix.

SEQUENZA CULTURALE. Si deve inquadrare il sistema di funzioni dell'area di scavo nei diversi periodi storici, cercare eventuali cambiamenti di funzioni, etc .

CONDIZIONI A SCAVO ULTIMATO. Si deve indicare se si è arrivati al terreno vergine, se è stato effettuato il rinterro e se ci sono interventi di tutela effettuati.

RESTAURI DA EFFETTUARE. Interventi in ordine di priorità.

PROPOSTE DI SCAVI DA EFFETTUARE. Zone di scavo successivo.

COLLOCAZIONE MATERIALI. Andrà indicata la collocazione dei materiali provvisoria e definitiva (magazzini, musei, ecc . ).

ENTE RESPONSABILE E DIRETTORE DELLO SCAVO. La soprintendenza di zona, il direttore dello scavo, il responsabile del saggio, il compilatore della scheda e la data.

FINANZIAMENTO GLOBALE. Ente o enti finanziatori dello scavo.

FUNZIONARIO RESPONSABILE. Funzionario della soprintendenza.

ALLEGATI DELLA SCHEDA SAS. Andranno allegate tutte le schede di riferimento, con l'elenco di tutti i codici e le abbreviazioni usate, comprese quelle bibliografiche. Tutti gli allegati andranno numerati progressivamente.

MISURE. Le misure totali dello scavo vanno indicate in metri.

QUOTA RELATIVA. Va indicata la quota della massima profondità raggiunta.

QUOTA ASSOLUTA. Il valore assoluto della quota con riferimento al punto geodetico + vicino.

GEOMORFOLOGIA DELL'AREA. Analisi geologica del sito condotta da un geologo che indicherà il tipo e l'età della formazione geologica, con riferimento alla carta geologica della zona al 100.000.

PEDOLOGIA DELLA ZONA. Analisi pedologica effettuata da un pedologo che individuerà le caratteristiche del suolo, con riferimento alla carta pedologica di zona.

VEGETAZIONE E CONDIZIONE ATTUALE DEL TERRENO. Indicare il tipo di vegetazione spontanea o coltivata.

LIMITI CRONOLOGICI. Si intendono quelli del saggio considerato, specificando il metodo di datazione (vedi metodi di datazione nelle ine precedenti), questa sarà espressa in secoli o facendo riferimento a periodi culturali.

MOTIVAZIONE DELLO SCAVO. Si devono chiarificare i motivi che hanno portato al saggio in esame, le ragioni specifiche, se si è nell'ambito di una ricerca storica o di chiarimento e ampliamento di tale ricerca, ecc .

INDAGINI PRECEDENTI. Si dovrà fare una ricognizione delle indagini registrate in soprintendenza, le ricognizioni territoriali in superficie che hanno portato all'identificazione spaziale della zona, ecc .

PRECISAZIONI SUL METODO. Vanno indicati i criteri eseguiti nell'impianto generale dello scavo: se si adopera il sistema della quadrettatura, vanno indicate le dimensioni del reticolo, la quota "0" va fissata in un punto di riferimento per l'intera area di scavo; vanno indicati i criteri per la numerazione delle US, si può adottare un sistema di sigle che distingua le US per tipologia; si dovrà indicare il sistema di siglatura dei materiali provenienti dal saggio; andranno anche riportati i segni convenzionali usati per l'identificazione eventuale dei pezzi sulla pianta dell'US; andranno indicati i tipi di analisi svolti sul terreno (setacciatura, flottazione, analisi sedimentologica, pollinica, ecc . ); andranno specificate le scale delle cartografie di riferimento delle piante utilizzate per la rappresentazione dei vari ritrovamenti, dei saggi e dell'intera area;

DOCUMENTAZIONE ALLEGATA. Una pianta generale, sezioni, fotografie, e disegni tutti inventariati successivamente dalla soprintendenza.



NORME PER LA REDAZIONE DELLA SCHEDA DELL'UNITÀ STRATIGRAFICA (US).


Le schede delle singole unità presenti vanno allegate alla scheda SAS, di cui costituiscono parte integrante.

L'identificazione di unità stratigrafica nel senso indicato ad esempio da Harris 1979 riguarda essenzialmente stratificazioni la cui formazione deriva per la massima parte dalla frequentazione del sito e dalle modificazioni dovute alla presenza dell'uomo.

Ad ogni unità rinvenuta corrisponde una scheda US. La successione delle singole voci di questa scheda è stata studiata in modo tale che ai dati descritti e raccolti durante lo scavo e codificati nella prima facciata, seguano l'interpretazione e la datazione emerse dallo studio della stratigrafia e dall'analisi dei dati rinvenuti nell'unità stessa, codificate nel retro della scheda.


CATALOGO GENERALE. Va lasciato in bianco è di competenza  della soprintendenza della regione.

CATALOGO INTERNAZIONALE. In bianco in attesa di accordi internazionali.

SOPRINTENDENZA. Il nome per esteso e al lettere maiuscole della soprintendenza competente e il suo numero di codice.

LOCALITÀ. Nome della località dove si trova l'area di scavo, con riferimento al numero dell'IGM al 25000 che la contiene.

ANNO DI SCAVO.

AREA DELLO SCAVO. Indicare i fogli catastali interessati e se è il caso realizzare una pianta ad hoc dalla soprintendenza (per aree demaniali).

SAGGIO. Va indicato la zona a cui fa riferimento specifico la scheda SAS.

SETTORE, QUADRATI, AMBIENTE. Vanno segnate le sigle del settore, del quadrato ed eventualmente nel vano in cui e. Se nel saggio sono presenti più ambienti questi vanno segnati con una numerazione araba progressiva.

QUOTE. La superficie dell'unità stratigrafica in esame va documentata con tutte le quote che si ritiene utile fornire.

UNITÀ STRATIGRAFICA. Va segnato il numero o la sigla della US descritta nella scheda, va poi definita sbarrando l'opportuna casella la causa che ha prodotto l'unità stessa (naturale o artificiale). Unità naturali sono quelle nella cui formazione la natura è intervenuta direttamente mediante accumulo o asporto di terreno e di materiali. Unità artificiali sono invece quelle nella cui formazione è intervenuto direttamente l'uomo accrescendo o distruggendo, volontariamente o no, la stratificazione di un sito, come sono ad esempio i muri. La definizione che si richiede prescinde dai componenti della US in esame. Questa voce è un primo approccio all'analisi dell' US che sarà poi ampliata e analiticamente analizzata in voci successive.

PIANTE, SEZIONI PROSPETTI E FOTO. Vanno indicati i numeri delle piante, delle sezioni, dei prospetti e delle fotografie relative alla stessa US, sulle quali l'unità in esame e (si vedano le norme della precisazione sul metodo della scheda di SAS).

TABELLE MATERIALI RA E N. vanno riportati i numeri di tutte le tabelle relative ai reperti individuati nella US in esame. Vanno segnati inoltre sotto la voce corrispondente i numeri di catalogo generale delle schede RA ed N eventualmente compilate per reperti significativi e per monete.

DEFINIZIONE E POSIZIONE. Va definita l'unità in esame sulla base dei due tipi fondamentali di azione che determinano la formazione di una stratificazione archeologica. Occorre pertanto distinguere le azioni di deposizione e/o di accumulo determinate da agenti naturali o artificiali, che intervengono in positivo sul sito e quindi accrescono la stratificazione preesistente, dalle azioni di erosione. A queste azioni corrispondono US caratterizzate da un volume delimitato da una o più superfici, siano essi strati che strutture e vengono per questo definite convenzionalmente positive. Alle azioni di erosione, di asporto e/o usura corrispondono invece US caratterizzate dalla sola superficie di taglio o di usura o di asporto, prive di volumi e quindi di materiali, dette quindi negative, sono a giusto titolo US perché rendono riconoscibile un evento (un azione, fondamento dell'individuazione di una US). La voce definizione richiede tuttavia una classificazione più precisa, cioè un'interpretazione d'insieme dell'unità, che dipende dalla funzione specifica che essa svolge all'interno della stratificazione.

CRITERI DI DISTINZIONE. Indicare i criteri di distinzione della US dalle altre (come si è riusciti ad isolarla).

MODO DI FORMAZIONE. Si deve specificare meglio quello che già è stato detto sotto Unità stratigrafica, la natura dell'azione che ha prodotto la US in esame. Nell'ambito delle unità di origine naturale bisogna specificare l'agente intervenuto nella formazione dell'unità stessa (sedimentazione, alluvione, deposito eolico, erosione fluviale, ecc . ). nell'ambito dell' unità di origine artificiale va individuata la casualità o l'intenzionalità dell'azione stessa.

COMPONENTI. I componenti di questo strato vengono distinti in questa scheda in organici (resti faunistici e vegetali che sono in misura consistente componenti dello strato) ed inorganici (formazioni geologiche primarie e sedimenti sciolti). Si procede poi ad un analisi granulometrica con un prelievo in colonna stratigrafica, che sia in grado di rappresentare tutto lo scavo. Nel caso di uno strato di origine artificiale, può essere utile adottare alcuni dei procedimenti utilizzati per le formazioni naturali, con lo scopo di definire le caratteristiche mineralogiche dei componenti inorganici oppure di identificare la tessitura di uno strato. Per quanto riguarda i testi organici che entrano come componenti nella formazione dello strato, la cui presenza va segnalata nello spazio apposito, vanno eseguite le normali analisi di laboratorio che vanno allegate alla scheda US.

CONSISTENZA. Solo per US composte da terreno (non coerente, friabile, compatto, duro, plastico, ecc . ).

COLORE. Solo per US composte da terreno.

MISURE. Vanno sempre specificate qualora non siano ricavabili dalla documentazione allegata (la lunghezza massima conservata nel saggio, l'altezza massima e minima conservata, lo spessore e la larghezza media,e qualora esista il diametro), vanno espresse in metri.

STATO DI CONSERVAZIONE. Lo stato di tutte le strutture, le superfici di taglio e/o usura rinvenute nella stratificazione, in assenza di alterazioni l'unità può essere considerata intatta.

DESCRIZIONE. L'US va opportunamente descritta, per quelle di origine naturale oltre alla tessitura si dovranno indicare:

- la struttura del suolo, riferita alle relazioni geometriche dei grani all'interno degli strati.

- il drenaggio, il cui grado fornisce indicazioni sul basamento (esterno o superficiale in nullo, medio, rapido o molto rapido; ed interno o di percolamento in nullo, molto lento, medio, rapido o molto rapido).

- i cambiamenti diagenetici e le alterazioni post- deposizionali.

- la presenza di concrezioni

- la conurazione della superficie

- lo spessore e la variazione di spessore

- il grado di definizione del confine tra l'US in esame e quelle sottostanti (netto, abbastanza netto, graduale, diffuso e molto diffuso).

- il carattere morfologico dei suoi componenti, va indicato sulla base dell'aspetto delle fratture e delle superfici se i componenti hanno subito azioni di trasporto, dilavamento, erosione o alterazioni fisico climatiche, ecc . durante le formazione dello strato e dopo.

- le dimensioni relative di manufatti eventualmente presenti e la loro quantità in percentuale.

- la disposizione degli elementi nello spazio dell'US.

- la natura e posizione di inclusioni particolari e chiazze, sia in superficie che nello spessore.

- per le strutture vanno indicati, l'orientamento se necessario e la tipologia della struttura e/o tecnica costruttiva secondo i termini di comune uso scientifico; il materiale edilizio utilizzato; il sistema di messa in opera e la conurazione dei paramenti; le tracce di lavorazione; i marchi di cava e di fabbrica; elementi decorativi delle facce a vista; ecc .


SEQUENZA FISICA E SEQUENZA STRATIGRAFICA. Questo gruppo di rubriche serve a definire tutti i rapporti fisici ed ovviamente cronologici che l'unità in esame intrattiene con le unità adiacenti in termini di eguaglianza (uguale, si lega a), di anteriorità (gli si appoggia, coperta da, tagliata da, riempita da) e di posteriorità (si appoggia a, copre, taglia e riempie), indicando solamente i numeri delle US interessate. Nello spazio accanto si devono indicare i numeri delle US in termini cronologici (anteriori o posteriori) rispetto alla US in esame indipendentemente dai rapporti fisici che intercorrono tra loro.

OSSERVAZIONI. va indicato se l'unità è stata solamente individuata, scavata (parzialmente o totalmente).

INTERPRETAZIONE. L'US rappresenta il risultato di azioni che vanno capite e specificate nella loro dinamica di formazione (interpretare la sua funzione, il rapporto con le altre US, ecc . ).

ELEMENTI DATANTI. Si precisa su quali basi deve avvenire la datazione dell'US, vanno altresì esplicitati i dati di diversa natura che propongono una cronologia più o meno precisa.

DATAZIONE - periodo o fase. Vanno indicati in termini assoluti la datazione dell'unità in esame, e il periodo o la fase qualora la sequenza stratigrafica sia stata ulteriormente articolata, ad essa assegnati all'interno dell'intera sequenza stratigrafica.

DATI QUANTITATIVI DEI REPERTI. Vanno indicati i totali dei reperti raccolti e schedati nelle tabelle allegate, divisi per categorie di materiali.

CAMPIONATURE, FLOTTAZIONE E SETACCIATURA. Si richiede se tali operazioni sono state eseguite durante lo scavo.

AFFIDABILITÀ STRATIGRAFICA. Va espressa una valutazione dell'affidabilità dell'unita in esame.

DIRETTORE DELLO SCAVO E RESPONSABILE DELLA SCHEDA.





I GRAFICI E LE FOTOGRAFIE


Misure tridimensionali.


Per redigere sezioni e piante occorre poter disporre di capisaldi nello spazio cui poter ancorare la rappresentazione disegnata della realtà. Potrebbe credersi che la fotogrammetria potesse sostituire i disegni tradizionali ma non è vero. Il disegno archeologico presenta l'ineguagliabile vantaggio di essere un misto di rappresentazione oggettiva e di selezione e interpretazione soggettiva della realtà. Una rafurazione più o meno realistica della realtà interpretata nelle sue componenti e nelle relazioni fra di essi, in questa maniera si offre un risultato che mette in evidenza le anomalie e non le analogie che il disegno di un architetto può svelare. Per questa ragione molte documentazioni grafiche non dovrebbero essere delegate a disegnatori o architetti ma essere realizzate da un archeologo, che sappia rilevare sapientemente ma anche intelligentemente.

Occorre piuttosto coniugare l'aspetto architettonico con quello stratigrafico, senza temere che i dettagli analitici del secondo possano frammentare la sintetica organicità del primo.

In un cantiere di scavo si possono usare sia la tecnica del rilievo indiretto, che si avvale di strumenti ottici, che quella del rilievo diretto, che si avvale di misure con doppi metri e rotelle applicando il sistema della trilaterazione. Tale sistema consiste nell'individuare la posizione di un punto nello spazio partendo dalla posizione di altri due già individuati.

Un modo semplice per realizzare il sistema di riferimento per le misurazioni orizzontali di uno scavo consiste nel creare una quadrettatura del sito, si possono così individuare i punti da riferire al sistema di coordinate sectiunesiane.

Con questo sistema un metro quadro o un punto nell'area dello scavo possono essere identificati con un solo riferimento al sistema delle coordinate. Se si aggiunge la quota ogni punto è perfettamente localizzato nell'impianto tridimensionale.

Per quanto riguarda le misurazioni verticali si sceglie un punto fisso esterno all'area di scavo e lo si considera come "quota zero". Si dovrà in seguito calcolare il rapporto di questo punto fisso con il livello del mare, per misurare la quota in un punto sullo scavo basta un livello ottico in stazione e una stadia.

I rilievi (sezioni, prospetti e piante) possono essere numerati progressivamente in un'unica serie, senza un ordine particolare, in questo caso una per le piante e una per sezioni e prospetti. Bisogna inoltre precisare sul disegno il luogo, l'anno, il numero del saggio o dell'area, la scala, la data, l'autore del disegno ed eventualmente il diagramma stratigrafico. Ogni scavo dovrebbe avere un suo stile di documentazione con criteri grafici uniformi. Pietre, coppi, tegole e mattoni andrebbero disegnate realisticamente in scala, il che non può farsi per la malta e altre componenti minori di uno strato, da distinguere tramite simboli grafici.


SEZIONI E PROSPETTI


Le sezioni sono tagli o spaccati attraverso la stratificazione che consentono di apprezzare la dimensione verticale dell'insediamento così come è venuto accumulandosi attraverso il tempo.

I metodi di Wheeler e di Lamboglia non curavano oltre un certo limite la documentazione delle unità che non venivano attraversate dalle sezioni.

Fino agl'anni 20 in Inghilterra e 40, e forse anche oltre, in Italia le sezioni erano in primo luogo spaccati architettonici. In seguito l'uso della sezione si è diffuso con predilezione per gli spaccati che documentavano strati orizzontali, per lo più isolati dalle loro rispettive strutture murarie, per cui essi apparivano come stretti pozzi stratigrafici. Più limitata è la sezione, più facilmente si raggiunge la sensazione di imbattersi in una stratificazione eminentemente orizzontale, e di avere quindi in mano la chiave della stratificazione di un sito.

Da queste sezioni striminzite occorre passare ad ampie sezioni stratigrafiche gremite di strati che sono quelle più rappresentative dell'azione dell'uomo, specie in ambito di centro abitato.

La sezione serve a mostrare le relazioni fisiche della stratificazione lungo un determinato piano verticale, la cui posizione nello spazio deve urare in pianta. La sezione rappresenta dunque se stessa o poco più. Considerare dunque la sezione come migliore guida per una corretta procedura di scavo ha poco senso; perché si scava immersi in uno spazio tridimensionale, mentre la sezione conosce solamente due dimensioni. Solamente la pianta quotata riesce in qualche modo a rendere le tre dimensioni nella bidimensionalità di un foglio.

Un progresso rispetto alla rigida griglia wheelleriana l'aveva compiuto Lamboglia, che evitava saggi troppo limitati e disponeva sezioni volanti lungo i punti cruciali dello scavo. Le quote venivano prese attraverso cordini tesi in aria e per quanto possibile a livello attraverso lo scavo. Si ricavava in tal modo dal disegno solo il profilo delle superfici degli strati prima del loro scavo, ma non la rappresentazione del loro volume. Il rischio era costituito dal moltiplicarsi delle sezioni. Per questa e per altre ragioni il metodo Lamboglia non riuscì a superare il livello raggiunto dalla migliore archeologia di scavo fra le due guerre.

Se si mettono in pianta si quotano e si schedano tutte le unità stratigrafiche non è più necessario moltiplicare le sezioni. Bastano quelle relative alle pareti dello scavo e qualche altra relativamente significativa, ricavabile magari dalle stesse piante quotate delle US, posto che le quote siano sufficientemente frequenti o siano state prese lungo allineamenti preferenziali.


Sezioni cumulative.


Può riguardare una singola unità stratigrafica, un ambiente, un saggio o un'area di scavo. In questo ultimo caso appare come una sezione in parete aggiunta all'interno di uno scavo. Si tratta di scavare ogni strato per una sua parte e cioè fino alla linea di sezione o per due parti alternate, cioè lungo due linee di sezione normali fra loro, come avviene nello scavo per quadrati. In tal modo è possibile ottenere piccole o grandi sezioni in parete aggiunte che però non lasciano traccia, senza dover risparmiare permanentemente strisce larghe o strette di terreno che interrompono la continuità dell'informazione stratigrafica.

Il vantaggio della sezione cumulativa sta nell'essere in parete e volante ad un tempo, nel poter essere in ogni momento impostata, deviata o abolita nel comportare una perfetta correlazione fra sezione e pianta.


Sezioni in parete.


Le sezioni in parete sono principalmente quelle delle pareti del saggio o dell'area di scavo e secondariamente quelle dovute ad eventuali risparmi. Dovrebbero essere disegnate mano a mano che si scende con lo scavo e ate alla fine con la visione complessiva della parete. Esse vengono disegnate per brevità anche a scavo terminato, ma può succedere che la pioggia o altri incidenti ne deteriorino la superficie. Possono servire sectiunellini con i numeri degli strati fissati con chiodi durante lo scavo in corrispondenza delle superfici delle US.


Sezioni occasionali.


Si tratta di sezioni che appaiono in parete ma che non sono predisposte dallo scavatore. Sono dovute allo svuotamento di antiche distruzioni o di tagli moderni di precedenti stratificazioni. È questo anche il caso di quando si scava il riempimento di una fossa o una trincea le cui pareti, se accuratamente pulite, diventano spie preziose di porzioni di terra non scavata.

A volte i mezzi meccanici scavando trincee o aree all'aperto espongono sezioni occasionali di notevole interesse.


Sezioni interpretate.


La sezione interpretata può rendersi utile nelle più diverse circostanze, per semplificare sezioni complesse per redigere sezioni semplificate in realtà complesse.

Le sezioni possono essere a volte troppo complesse e conviene dividerle, realizzando due sezioni, una più veristica per quanto attiene il volume degli strati, e un'altra più schematica e interpretativa, con soltanto i numeri delle US e alcune didascalie esplicative (si possono utilizzare colorazioni diverse ovviamente simboliche).


Criteri grafici.


È sconsigliabile il disegno della sezione realistico, con sfumature tra strato e strato che mai propriamente li definiscono. La stratificazione non è infatti costituita soltanto dai volumi degli strati, con le loro multiformi composizioni, ma anche dalle superfici che non possono essere rese graficamente in altro modo che con linee continue.

Gli strati hanno una loro individualità e noi non possiamo non separarli scavando. La sezione non è il ritratto fisionomico ma la documentazione di una stratigrafia su un piano verticale, non come essa appare ma come è stata compresa: oggettiva e allo stesso tempo intrisa d'interpretazione.

La soluzione di disegnare soltanto con linee le unità negative è visivamente infelice, così come quella, antinaturalistica, di disegnare con una linea più leggera le superfici degli strati e con una più pesante le superfici in se (quelle costituenti US negative).

Ogni scavo dovrebbe adottare una simbologia per caratterizzare composizione e inclusioni dei singoli strati che sarebbe arduo rendere in modo realistico, come l'humus ad esempio.


Prospetti.


Il metodo stratigrafico serve a leggere il sottosuolo ma anche a decriptare i monumenti già scavati, privati cioè dei loro strati terrosi.

Il rilievo in elevato di una parete presuppone, oltre alla sezione dei muri normali ad essa, il rilievo pietra per pietra, mattone per mattone della parete di fondo, differenziando i diversi tipi di malta. Colori diversi possono caratterizzare sul disegno tipi diversi di materiali impiegati (pietra calcarea, arenaria, tufo, laterizi, malta, intonaco, etc . ).

Pitture e intonaci che rivestono il corpo di una costruzione danno l'illusione dell'unitarietà di un monumento, ma basta togliere questo pietoso velo e quella omogeneità va in pezzi di fronte alla rivelazione di lacune, sfondamenti, tamponature, tramezzature e suture, che sono le abituali ferite inflitte dal tempo agli edifici.

A questa lettura stratigrafica deve accomnarsi la stratigrafia di scavo, al di sotto dei pavimenti del piano terreno o di quelli dei piani superiori che possono nascondere strati, come nei rinfianchi delle volte.

La fotogrammetria aiuta a realizzare e completare tale genere di documentazione. Perché un'idea  (una unità d'informazione) possa infiltrarsi in un'immagine serve il disegno.


PLANIMETRIE.


Piante di unità stratigrafiche.


Pare ovvio che di ogni unità stratigrafica si debba redigere una pianta quotata e che tali piante rientrino nella normale documentazione analitica di ogni scavo stratigrafico. Ma secondo il punto di vista dell'archeologia stratigrafica uno strato di terra, una fossa o qualsiasi altra unità stratigrafica hanno lo stesso diritto di urare in pianta di un muro, di un pavimento marmoreo o di una tomba.

Il bordo dell'unità stratigrafica va segnato con una linea continua, la pianta deve essere corredata da un numero adeguato di quote, trasferite sul rilievo dalla scheda di unità stratigrafica. Il punto di quota è contraddistinto da un triangolo con il vertice in basso. Quanto maggiore è il dislivello di una superficie, tanto più numerose devono essere le quote. Esse servono anche per poter ricostruire sezioni a posteriori.


Piante composite o di periodo.


Compito essenziale dell'archeologo che scava, terzo forse in ordine d'importanza dopo l'identificazione delle unità stratigrafiche e la costruzione della sequenza stratigrafica periodizzata, è quello di rendere conto dell'aspetto topografico di un monumento. Tale scopo non può essere realizzato con singole sezioni o piante di singole unità stratigrafiche.

Nel migliore dei casi si tratta di piante architettoniche più che archeologiche, dove l'arte precisa del rilievo prevale sulle regole del gioco stratigrafico.

La pianta appare come una documentazione d'insieme di superfici d'unità stratigrafiche costruite, vissute, riusate, spoliate, distrutte e abbandonate entro determinati periodi di tempo. È cioè una pianta composta di superfici di uno stesso periodo. Le piante potrebbero essere considerate come una serie continua di fotogrammi, illustranti in successione l'accumularsi della stratificazione attraverso il tempo.

Le altre piante di US vengono lasciate da parte e possono ire in altre piante composite o di periodo. Di qui l'idea della pianta composita, nel senso che è composta di varie piante di unità stratigrafiche collegate fra loro secondo la logica della storia del monumento cui appartengono. La sua data segna anche la data della pianta nel senso che la sua cronologia più vera coincide sempre con il suo periodo di vita dell'unità più recente in essa contenuta. Mentre la pianta ha la validità e durata al limite anche di una sola unità stratigrafica , pur rappresentandone almeno parzialmente tante altre della stessa fase, la sezione ha la validità e la durata di tutte le unità in essa rappresentate e quindi anche di tutti i periodi della stratigrafia.

Ciò che un tempo contava in una pianta era la cura e precisione del dettaglio più che la logica del disegno. uravano allora muri di fasi diverse, addossatisi e sovrapponentisi nei, modi più vari. Più che di piante archeologiche si trattava in questo caso di repertori grafici di strati verticali, utili per alcuni aspetti ma inaccettabili come documentazione imetrica principale per lo scavo.

Se questo genere di piante diacroniche e arbitrariamente selettive non hanno senso nell'ambito della documentazione scientifica, possono risultare utili a fini pratici, purchè i muri delle varie fasi appaiano caratterizzati in diverso modo.

Possono infine svolgere una funzione di sintesi didattica delle principali vicende edilizie succedutesi nel tempo, ma nei casi più complessi risultano incomprensibili anche all'archeologo che non abbia familiarità con lo scavo.

Tanti sono i periodi e le fasi principali, altrettante dovrebbero essere le piante composite.


Criteri grafici.


Se vogliamo passare alla pianta plurifase dello scavo o degli scavi terminati, alle piante composite per periodo o fase, dobbiamo sapere scomporre le piante, in diverse, più oggettive possibili, piante dove le fasi storiche siano maggiormente distinguibili. Bisogna produrre piante ricche di grammatica stratigrafica, che sappiano cogliere la rappresentazione critica delle unità, fase per fase, periodo per periodo.


FOTOGRAFIE


Diamo poche e sommarie descrizioni meritando l'argomento una trattazione particolare.

Le fotografie di scavo sono spesso fatte male, la documentazione fotografica può essere assai più esatta e dettagliata di un disegno. In molti casi, specie negli scavi d'emergenza, può anche sostituire alcuni grafici. Ma la fotografia impigrisce inesorabilmente l'osservazione, mentre il disegno la acuisce. L'ideale consiste nell'affiancare i due tipi di rappresentazione.

Bisognerebbe disporre almeno di due macchine per le foto in bianco e nero e per quelle a colori, il formato 6 x 6 è il migliore. L'obiettivo normale è il più fedele, ma il grandangolare inquadra più strutture, per cui è sempre preferibile per dare l'idea complessiva di un contesto strutturale (anche se deforma parecchio la realtà).

L'uso dell'esposimetro consente al direttore e ai responsabili dello scavo di scattare fotografie con una certa sicurezza dell'esito. È bene posizionarsi seguendo la direzione dell'oggetto e mai in diagonale, per far si che le deformazioni siano per così dire omogenee, bisogna inoltre fare attenzione che l'asse focale sia perpendicolare all'oggetto da fotografare per minimizzare le deformazioni.

È necessario fotografare quegli strati la cui composizione o colore presenta un interesse particolare o caratteristiche difficilmente riproducibili in disegno per ragioni tecniche o di tempo: crolli di pietre, insiemi di tegole o di intonaci, è utile fotografare i prospetti dei muri (specie quando non vi è tempo per rappresentarli graficamente).

Per le foto a stratigrafie servono: piccole lavagne (dove si segna la località, il saggio, l'area, il numero di strato su cui è posta la lavagna), decimetri colorati (per rendere l'idea delle dimensioni), piccole frecce bianche e rosse per indicare il nord.

L'inquadratura deve essere ben studiata, privilegiando gli orientamenti paralleli o normali rispetto le superfici da documentare e specie rispetto ai muri. La luce ideale è normalmente quella diffusa (l'alba e il tramonto, sono le condizioni più favorevoli).

GLI INSIEMI.

Assai utili sono le fotografie che inquadrano tutta l'area di scavo e il paesaggio in cui essa è inserita. Una o più fotografie montate insieme di un quartiere urbano o di un tratto di camna possono essere poi trasformate in un disegno con edifici antichi ricostruiti nel quadro della geomorfologia della zona, come è stato fatto per la villa di Settefinestre. Utili sono anche le fotografie aeree, come quelle prese da un pallone aerostatico da G. Boni, da un aquilone, un deltao, un elicottero o un aeroo.




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