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FANTASCIENZA



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FANTASCIENZA

La fantascienza (in inglese science fiction, Sci-Fi) è un tipo di narrativa (fiction) popolare di successo. Genere letterario al suo debutto, si è ben presto estesa ai fumetti, al cinema, alla radio e alla televisione, nonché ai videogiochi e ai giochi di ruolo. Nelle arti urative è rappresentata soprattutto dall'illustrazione fantascientifica legata al mercato editoriale.

La fantascienza ha come tema fondamentale l'impatto che una scienza e/o una tecnologia (attuale o immaginaria) avrà sulla società o sull'individuo. I personaggi possono essere umani, o anche alieni, robot, cyborg o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o, più spesso, nel futuro.

Il termine è usato, in senso più generale, in riferimento a qualsiasi tipo di letteratura di fantasia che includa un fattore scientifico, comprendendo a volte ogni genere di racconto fantastico o fantasy. Tuttavia un certo grado di plausibilità scientifica rimane un requisito essenziale.

Storia

La nascita della fantascienza viene per convenzione fissata all'aprile del 1926, quando uscì negli Stati Uniti la prima rivista di fantascienza, Amazing Stories, diretta da Hugo Gernsback, ma al genere possono essere ascritte numerose opere precedenti, dal Frankenstein di Mary Wollstonecraft Shelley ai romanzi di Jules Verne e Herbert George Wells.

Prima della fantascienza



Prima della fantascienza esistevano i resoconti dei viaggiatori. Da qualche parte, lontano da qui, in qualche angolo inesplorato del mondo, esistevano strane culture, fauna e flora esotiche, a volte persino mostri marini.

Una città del futuro immaginata in una stampa del XIX secolo

La fantascienza vera e propria fu resa possibile solo a partire dalla nascita della scienza moderna, in particolare dalle rivoluzioni avvenute nel campo dell'astronomia e della fisica. Fianco a fianco con l'antico genere della letteratura fantastica (oggi chiamata anche fantasy), vi erano notevoli precursori, tra i quali:

I viaggi immaginari sulla Luna del XVII secolo, mostrati per la prima volta in Somnium di Giovanni Keplero (1634), poi ne L'altro mondo o Gli stati e gli imperi della Luna (L'autre monde ou Les états et empires de la Lune, 1657) di Savinien Cyrano de Bergerac

Il mondo alternativo scoperto nell'Artico da un giovane nobiluomo nel romanzo di Margaret Cavendish del 1666 The Description of a New World, Called the Blazing-World

Descrizioni di vita nel futuro, come l'An 2440 di Louis-Sébastien Mercier (1772) o la Storia filosofica dei secoli futuri di Ippolito Nievo del 1860. Tra queste opere vi è il secondo romanzo più venduto del secolo negli Stati Uniti, Looking Backward di Edward Bellamy (1888).

Culture aliene ne I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift (1726) e ne Il viaggio sotterraneo di Niels Klim di Ludvig Holberg (1741)

Elementi di fantascienza nelle storie del XIX secolo di Edgar Allan Poe, Nathaniel Hawthorne e Fitz-James O'Brien. Nelle ultime decadi del secolo, le opere fantascientifiche per adulti e ragazzi erano numerose, malgrado non esistesse ancora il termine 'science fiction'. Nella poesia romantica, inoltre, le immaginazioni degli scrittori portava a visioni di altri mondi e di remoti futuri come in Locksley Hall di Alfred Tennyson. Voltaire, d'altra parte, chiamava il suo Micromégas (1752) non un racconto fantastico ma una 'storia filosofica' (titolo ripreso poi, non a caso, da Nievo).

Il più rilevante esempio rimane però il romanzo Frankenstein di Mary Wollstonecraft Shelley, pubblicato per la prima volta nel 1818. Brian Aldiss, nel suo libro Billion Year Spree, rivendica che Frankenstein rappresenta 'il primo lavoro seminale al quale l'etichetta di fantascienza può essere logicamente appiccicata'. È anche il primo esempio del cliché dello 'scienziato pazzo'. Un altro romanzo futuristico di Mary Shelley, L'ultimo uomo (The Last Man), è a sua volta spesso citato come la prima vera storia di fantascienza.

La prima fantascienza

Visioni di futuro: una macchina aerea motorizzata (1905)

Europa

La fantascienza in Europa inizia propriamente alla fine del XIX secolo con il romanzo scientifico, il cui esponente di spicco fu Jules Verne (1828 - 1905), per il quale la scienza era piuttosto sul livello dell'invenzione, come pure le storie di critica sociale orientate alla scienza di H. G. Wells (1866 - 1946).

Tripode alieno illustrato nell'edizione francese del 1906 de La guerra dei mondi di H. G. Wells

Wells e Verne ebbero alcuni rivali nella prima fantascienza. Racconti e romanzi brevi con temi di immaginazione fantastica apparivano nei quotidiani in tutta la fine dell'Ottocento e molti di questi utilizzavano idee scientifiche come espediente per l'immaginazione. Erewhon è un romanzo di Samuel Butler pubblicato nel 1872 sul concetto che le macchine potessero un giorno diventare senzienti e supplenti della razza umana. Malgrado sia più conosciuto per altre opere, Sir Arthur Conan Doyle scrisse anch'egli di fantascienza. L'unico libro in cui Charles Dickens si avventurò nel territorio della speculazione scientifica e gli strani misteri della natura è stato il suo romanzo Casa desolata (Bleak house, 1852), nel quale fa morire uno dei personaggi di combustione umana spontanea (dopo avere svolto minuziose ricerche sulla casistica del fenomeno).

Wells e Verne avevano entrambi un bacino di lettori internazionale e influenzarono molti scrittori, in particolare in America, dove ben presto nacque della fantascienza nostrana. Molti scrittori europei trovavano più lettori nel mercato americano, scrivendo in uno stile americanizzato.



Il successivo grande scrittore britannico di fantascienza dopo H. G. Wells fu Olaf Stapledon (1886 - 1950), le cui quattro opere maggiori (Last and First Men, 1930; Odd John, 1935; Star Maker, 1937; Sirius, 1940) introdussero una miriade di idee da quel momento in poi adottate dagli scrittori.

Più tardi, le opere di John Wyndham (1903 - 1969) guadagnarono l'acclamazione del pubblico dei lettori e della critica. Wyndham, che scriveva sotto una quantità di pseudonimi, amava riferirsi alla fantascienza anche con il nome di logical fantasy. Prima della seconda guerra mondiale, Wyndham scriveva quasi esclusivamente per i pulp magazine americani, ma nel dopoguerra divenne noto al grande pubblico, anche al di fuori dell'ambito degli appassionati di science fiction, a partire dal suo romanzo Il giorno dei Trifidi (The Day of the Triffids, 1951).

Anni quaranta: inizia l'età d'oro

Riviste pulp di fantascienza

La prima fantascienza aveva una forte base avventurosa ed era caratterizzata dalla 'meraviglia' per i progressi della scienza (si era nell'epoca dell'avvento dell'elettricità), ma già dagli anni quaranta cominciò a occuparsi più delle ripercussioni del progresso scientifico che delle ipotetiche conquiste della scienza per sé stesse.

Secondo i critici degli anni cinquanta, la caratteristica della fantascienza americana era l'estrapolazione, ovvero il riconoscimento, sulla base di alcuni elementi, di una tendenza in atto per proiettarla nei suoi sviluppi futuri, non tanto con lo scopo di prevedere il futuro come farebbe la futurologia, quanto per discutere fenomeni del presente estremizzandoli in un contesto ipotetico. Altri spunti critici mettono invece in luce il (prevalente) riferimento al 'sense of wonder' ('la meraviglia'), che fa appello ad un analogo della 'volontaria sospensione dell'incredulità' di cui parlava il poeta Samuel Coleridge ('Quella volontaria e momentanea sospensione dell'incredulità che costituisce la fede poetica').

Questi anni sono dominati dalla ura di John Wood Campbell, che nella sua rivista ospitò tutti gli autori della cosiddetta Golden Age (Età d'oro), quali A. E. Van Vogt, Isaac Asimov, Robert A. Heinlein, Clifford D. Simak, Ray Bradbury, Theodore Sturgeon: questi scrittori sarebbero diventati i mostri sacri a cui si sarebbero rifatti i successivi autori degli anni cinquanta e sessanta (anche se solo per contestarli o farne la satira).

Anni cinquanta: tra sociologia e letteratura

Illustrazione per la rivista Amazing Stories, maggio 1959

Gli anni 1950 segnano per la fantascienza americana un grosso cambiamento: all'atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti della scienza, a causa della Bomba atomica, si sostituisce un approccio più preoccupato, se non angosciato. La guerra fredda, la società dei consumi, la paura del diverso (sia esso il comunista o il nero, a causa delle lotte per i diritti civili), la società di massa americana dominata da pubblicità e televisione (significativa fu la vittoria alle elezioni del 1952 di Dwight D. Eisenhower su Adlai Stevenson: nonostante Stevenson fosse candidato più colto e brillante, l'apparato pubblicitario scatenato per sostenere Eisenhower lo portò alla vittoria): tutti questi temi diventano centrali in quella che verrà per lungo tempo chiamata 'fantascienza sociologica'.

Rappresentanti più importanti di questa tendenza sono la coppia Frederik Pohl e Cyril M. Kornbluth, Robert Sheckley, Richard Matheson, nonché la prima produzione di Philip K. Dick.

Ma accanto a questa linea sociologica, che usa la fantascienza come strumento di critica della società americana e dei suoi eccessi, ce n'è un'altra, che s'incarna soprattutto nella ura del grande editor e scrittore Anthony Boucher, che si sforza di incoraggiare una migliore qualità letteraria della narrativa fantascientifica. Suo discepolo è Philip K. Dick, ma a questa tendenza appartengono anche altri scrittori che esplodono in questo decennio, come Fritz Leiber (che insegnava Shakespeare in un college) o Cordwainer Smith (coltissimo discendente di una potente famiglia americana, cresciuto in Cina e imbevuto della cultura di quel paese); si può dire che le esperienze di questi scrittori aprano la strada all'epoca successiva, gli anni 1960 della 'New Wave'.

Anni sessanta: la New Wave



La rivoluzione nella fantascienza viene portata avanti sui due lati dell'Atlantico: nel Regno Unito c'è il gruppo di scrittori legati alla rivista New Worlds, tra cui spicca James Graham Ballard, ma che conta anche altri talenti del calibro di Brian W. Aldiss, John Brunner e Michael Moorcock. Negli Stati Uniti la ura di riferimento è il provocatorio e dissacrante Harlan Ellison, innovativo autore di racconti e curatore di due antologie (intitolate Dangerous Visions e Again, Dangerous Visions) che smuovono le acque con argomenti scottanti quali il sesso, le droghe, il femminismo, il razzismo, il Vietnam, ecc. Nelle antologie di Ellison ci sono nomi importanti della nuova fantascienza americana: Robert Silverberg, Philip Josè Farmer, Philip K. Dick, Roger Zelazny, Samuel R. Delany, Norman Spinrad, R.A. Lafferty, Joanna Russ, Ursula K. Le Guin, Gene Wolfe, Kate Wilhelm.

La fantascienza della New Wave è evidentemente il prodotto di due tendenze che s'incrociano creando un equilibrio instabile:

una ricerca letteraria che spinge molti scrittori a rifarsi ai modelli della letteratura modernista e alle avanguardie del postmodernismo, quindi a non scrivere nello stile da bestseller tipico fino a quel momento di molta letteratura fantascientifica (e il migliore rappresentante di questa tendenza è il più sofisticato e letterario tra gli scrittori americani, Thomas M. Disch;

una ben precisa volontà di andare a toccare temi tabù che erano stati assenti per anni dalle riviste di fantascienza: non a caso questo è il momento in cui s'inseriscono autori di colore, come Delany, o donne, come la Russ o la Le Guin, o dichiaratamente gay, come Thomas M. Disch e ancora Delany.

Se da un lato la nuova ondata (questo il significato letterale di New Wave) porta finalmente il mondo accademico (non solo negli Stati Uniti) a cominciare ad occuparsi della fantascienza (pur tra resistenze e incomprensioni), prova ne è che in questo periodo nascono le prime riviste accademiche di critica sulla fantascienza, Science-Fiction Studies, Foundation ed Extrapolation', dall'altro la sofisticazione letteraria di queste opere porta alla presa di distanza di molti fan che s'accontentavano della fantascienza letterariamente tradizionale degli Asimov e degli Heinlein.

Anni settanta

Il decennio successivo è caratterizzato dalla continuazione dell'attività degli scrittori New Wave: soprattutto Ballard scrive in questo periodo la sua trilogia fondamentale, Crash, Condominium e The Concrete Island. Entra in crisi invece Philip K. Dick, tra problemi di droga ed esistenziali. L'impatto innovativo della New Wave va però attenuandosi, e si deve parlare ormai di singoli autori che vanno ciascuno per la propria strada, più che di un collettivo che marcia compatto.

Il grosso fenomeno degli anni 1970 è da un lato l'emergere di numerose scrittrici, sempre più interessate ai temi del femminismo e più in generale dell'identità femminile. Tra le ure dominanti spiccano sempre Joanna Russ e la Le Guin, ma ad esse si aggiungono altre Marion Zimmer Bradley, Lois McMaster Bujold, Doris Lessing (autrice che proviene da altre esperienze, ma che negli anni settanta scrive il monumentale ciclo fantascientifico di Canopus in Argos: Archives). A queste va aggiunta una scrittrice di primo piano, Alice Sheldon, che fino al 1977 si era nascosta dietro lo pseudonomo maschile di James Tiptree Jr..

Nel bel mezzo degli anni settanta il cinema di fantascienza segna la svolta con il travolgente successo di Guerre Stellari di George Lucas. Questa saga riporta infatti alla space opera degli anni quaranta e contiene forti elementi di sword & sorcery (tanto è stato usato per essa il termine science fantasy e alcuni commentatori si sono azzardati a dichiarare che si tratta di una fiaba riverniciata di fantascienza). Il successo clamoroso della serie fa presagire un ritorno alla fantascienza di intrattenimento dopo l'ondata 'intellettuale' degli anni sessanta e settanta.

Anni ottanta: il Cyberpunk

A dominare la scena nel corso degli anni ottanta è decisamente l'ondata Cyberpunk. Il nuovo spazio da esplorare, dopo quello esterno tra le stelle e quello interiore della psiche, è quello virtuale delle tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Si può ben dire che Internet viene profetizzata (anche se già ne esisteva una prima forma pionieristica) nel 1984 dal romanzo più celebrato del Cyberpunk, Neuromante di William Gibson con il suo cyberspazio. Anche il Cyberpunk viene lanciato da un'antologia di racconti, Mirrorshades, curata dall'intraprendente scrittore e giornalista Bruce Sterling.

Sulla scia dell'ondata Cyberpunk si assiste ad un rinnovato interesse accademico per la fantascienza (vista sempre più come un'area confinante con la letteratura postmoderna), all'esplodere dell'immaginario fantascientifico nel nuovo ambito dei videogiochi, ma soprattutto ad un rinnovato interesse da parte del cinema di Hollywood, che comincia a realizzare, complici le nuove tecnologie digitali, film sempre più spettacolari spesso basati, direttamente o indirettamente, sui classici del genere. Esempio ne è la trasposizione cinematografica di Fanteria dello spazio di Robert Heinlein, riportato nelle sale cinematografiche al suo titolo originale Starship Troopers.

L'ondata Cyberpunk tuttavia dura meno della New Wave, soprattutto a causa dell'affievolirsi dell'ispirazione dell'autore più dotato, William Gibson. Altri autori del movimento si affermano in modo più o meno duraturo, come Lucius Shepard, Kim Stanley Robinson, Rudy Rucker, Lewis Shiner. A margine del movimento cyber sta una tra le più interessanti autrici che esordiscono in questi anni, la sofisticata e letteraria Pat Cadigan, mentre ne è del tutto al di fuori l'altra ura di spicco della scrittura al femminile, l'afroamericana Octavia Butler.



Anni novanta

Questo periodo è caratterizzato da una forte ripresa della fantascienza britannica, tanto che alla fine del decennio si parlerà di un vero e proprio British Boom, legato all'attività di nuovi autori quali Iain Banks, Ken McLeod, M. John Harrison e infine il più giovane, China Miéville.

Negli Stati Uniti si assiste invece a un fenomeno di declino delle vendite tale che alcuni scrittori cambiano genere: tra essi vecchi leoni come Thomas M. Disch, che si ricicla brillantemente nell'horror con la sua Minnesota Supernatural Series; Robert Sheckley che tenta di passare al giallo (come aveva già fatto negli anni '60), ma senza grandi risultati; Patricia Anthony, una delle autrici più promettenti che dalla fantascienza passa al fantasy; Jonathan Lethem, considerato da alcuni l'unico vero erede di Philip K. Dick, che passa alla letteratura mainstream.

Tutto questo avviene proprio nel momento in cui temi, idee, immagini, luoghi, trame della fantascienza compaiono sempre più spesso anche al di fuori del genere, tanto che si parla di un genere avantpop che pesca dalla fantascienza come dal giallo, dal western, dall'horror. Oltre alla prima produzione di Lethem, è buon rappresentante di questa tendenza uno degli scrittori giovani, Matt Ruff.

Anche in Gran Bretagna la ripresa della letteratura fantascientifica si lega a fenomeni d'ibridazione, che fanno parlare di New Weird, o di weird fiction, o slipstream. L'esempio più interessante è da alcuni ritenuto quello di China Miéville, che nei suoi romanzi mescola fantasy, horror, gotico, fantascienza e (in dosi massicce) i giochi di ruolo.

La fantascienza italiana

La protofantascienza italiana

Ancora prima della nascita del termine fantascienza, a partire dagli ultimi anni del XIX secolo appaiono in Italia racconti e romanzi brevi di contenuto fantascientifico nei supplementi domenicali dei quotidiani, nelle riviste letterarie, in collane popolari ed opere antologiche. Gli autori sono tra i protagonisti della letteratura popolare dell'epoca, come Emilio Salgari e Yambo, ma anche note ure della letteratura, tra i quali Massimo Bontempelli, Luigi Capuana, Guido Gozzano, Ercole Luigi Morselli. Già prima di questi vi sono però degli interessanti quanto poco conosciuti esempi, come la Storia filosofica dei secoli futuri di Ippolito Nievo del 1860.

La nascita ufficiale (1952)

La nascita ufficiale della fantascienza in Italia è considerata generalmente il 1952, con il primo numero della rivista 'Scienza fantastica, avventure nello spazio, tempo e dimensione'. A questa prima pubblicazione ne seguono altre, generalmente di breve vita, non tutte con storie avventurose in cui non mancano classici elementi come gli alieni dalla carnagione verde, armi a raggi, astronavi ed eroine scollate, in puro stile pulp. La prima rivista a pubblicare racconti di autori italiani è tuttavia Oltre il cielo, diretta dall'ing. Cesare Falessi, che affiancava lavori di science fiction al consueto novero di articoli sull'aviazione e l'astronautica. A testimonianza dell'aderenza del pubblico al canone da poco sviluppatosi oltreoceano, gli scrittori italiani pubblicano i loro racconti sotto pseudonimi rigorosamente anglosassoni (Gianfranco Briatore diventa John Bree, Ugo Malaguti si firma Hugh Maylon, Luigi Naviglio Louis Navire, Roberta Rambelli è Robert Rambell, al maschile, ecc.). Con Futuro tuttavia (a cura di Lino Aldani, già noto sotto lo pseudonimo di N. L. Janda, di Massimo Lo Jacono, già conosciuto sotto lo pseudonimo di L. J. Mauritius, e di Giulio Raiola) la science fiction italiana acquista un respiro internazionale che avrà purtroppo corta durata (otto numeri mensili soltanto fra il maggio-giugno 1963 e il novembre 1964). Ciò non impedì alla rivista di pubblicare un saggio di J. R. Wilcock (n. 5) e, per la prima volta in assoluto, un racconto di A. Bioy Casares (n. 6), oltre a interviste esclusive a Elio Vittorini ed Ennio Flaiano.

Il ruolo di Urania

Sempre nel 1952 la casa editrice Mondadori lancia una rivista ed una collana di romanzi, ispirandosi alla musa dell'astronomia: Urania. Primo direttore: Giorgio Monicelli. La rivista chiude dopo appena un anno, mentre i suoi romanzi a cadenza quindicinale riscuotono un grande successo. Negli anni sessanta le copertine sono disegnate da Karel Thole, mentre la direzione della collana viene assunta da Fruttero & Lucentini.

Il ruolo di Urania nella diffusione della lettura fantascientifica tra gli Italiani è rilevante: molti autori come Ballard, Dick, Le Guin ed altri furono pubblicati per la prima volta in questi libri dal cerchio rosso in copertina. Negli anni novanta il nuovo direttore Giuseppe Lippi modernizza staff e linee editoriale. Oggi, dopo oltre 50 anni di storia, Urania è ancora in edicola.

La collana ha inoltre istituito un noto premio letterario per autori italiani di fantascienza, che ha l'indubbio merito di aver scoperto e lanciato il più grande autore italiano di fantascienza, e probabilmente l'unico scrittore professionista del genere, Valerio Evangelisti.







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