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IL ROMANZO DECADENTE

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IL ROMANZO DECADENTE


Il realismo e il naturalismo si ispiravano a una ricerca di scientificità nel romanzo. Il decadentismo invece era formato da buona parte degli artisti che rifiutavano questa poetica nel nome dell'arte per l'arte, cioè dell'autonomia dell'artista. Dal punto di vista culturale, 3 furono le personalità e le teorie che in modo diretto o indiretto furono un punto di riferimento per questa vasta quanto variegata corrente Friedrich Nietzche, Sigmund Freud ed Henri Bergson,.




La critica al positivismo (Nietzche)


Sul finire del secolo si affermarono orientamenti di pensiero caratterizzati da componenti irrazionalistiche, che mettevano in discussione le conclusioni ottimistiche del pensiero positivista circa l'orientamento naturale dell'uomo e della società al miglioramento. Una forma di razionalismo è il nichilismo di Nietzche. Nichilistiche sono definite quelle dottrine che negano la consistenza di qualsiasi valore e l'esistenza di qualsiasi verità. Nietzche fu uno dei più grandi contestatori del suo tempo, oltre che un acuto profeta delle tragedie che stavano per abbattersi sull'Europa e sul mondo. Non c'è stato aspetto della vita e del costume contemporaneo che la sua opera non abbia affrontato allo scopo di distruggere le vecchie credenze e di svelarne le comode illusioni e le mistificazioni.

In "Così parlò Zarathustra" formulò il concetto di superuomo, cioè di un uomo nuovo, libero dai condizionamenti da parte di ogni idea di trascendenza e di legge imposta dall'alto. Il superuomo è quello che si impegna a realizzare totalmente se stesso, superando tutti gli ostacoli compresi quelli della morale. Altre sue opere importanti sono "Al di là del bene e del male" e "Genealogia della morale".


Nietzche affermava che i valori assoluti in cui potersi unanimemente riconoscere erano morti, che non è dato conoscere la realtà ma solo l'apparenza, che l'essere umano è dominato da istinti e che, in conseguenza di questo, ogni morale, soprattutto quella cristiana, si basa su principi astratti e lontani dall'essenza umana.


Freud la nascita della psicanalisi


Freud affermava che una parte della nostra mente ci è sconosciuta e che questa parte, l'inconscio ci guida nelle nostre azioni in maniera altrettanto potente quanto la ragione.


Nel campo delle scienze umane furono decisive le ricerche condotte dal medico neurologo austriaco Sigmund Freud. Studiando le malattie mentali, questi scoprì la zona oscura, l'inconscio, capace di condizionare l'attività cosciente degli individui. Il termine inconscio indica appunto i processi psichici che rimangono sotto la soglia della coscienza e che non possono essere conosciuti con un semplice atto di volontà. La psicanalisi, di cui Freud è considerato il fondatore, tenta la cura dei disturbi mentali a partire proprio dall'analisi dell'inconscio. Freud scoprì l'importanza della sessualità nella vita psichica, teorizzò che già il bambino piccolo sviluppa un'intensa sessualità, in gran parte investita sul genitore del sesso opposto (complesso di Edipo per i maschi e complesso di Elettra per le femmine) e legata ad un forte sentimento di gelosia nei confronti del genitore dello stesso sesso. Da questa dinamica scaturisce un senso di colpa nei confronti del genitore dello stesso sesso e la paura della castrazione. Questa sessualità slegata dall'istinto di procreazione andò decisamente a mettere in discussione la morale comune.


Freud riconosce tre livelli della vita psichica dell'individuo:

L'Es corrisponde all'inconscio, a quella parte dell'io dove risiedono gli istinti, le pulsioni, ma anche le paure e i traumi che la coscienza non ha accettato e ha censurato. L'io è la coscienza della propria identità, fatta di ricordi e distinta dalle altre identità e dal mondo esterno; l'io mira a raggiungere un equilibrio con l'ambiente che lo circonda, esercitando una funzione di mediazione tra l'Es e il super io che invece è l'insieme delle norme morali e degli insegnamenti che fin dall'infanzia ci vengono impartiti. Il mancato equilibrio tra questi 3 livelli genera la nevrosi. Compito dell'analista è liberare l'individuo dalla nevrosi. Una via d'accesso all'inconscio era per Freud il sogno; di cui l'interpretazione dei sogni come metodo fondamentale della psicanalisi freudiana.


La sessualità generava anche l'isteria, un tipo di nevrosi molto grave che colpiva per lo più le giovani donne e che si manifestava con sintomi che potevano fare pensare a un grave danno neurologico; si trattava di paralisi degli arti, cecità, perdita della facoltà di parlare. Chi era ammalata di isteria parve trarre giovamento, spesso fino alla guarigione, dalle sedute di psicanalisi in cui il materiale psichico rimosso veniva portato alla luce. Il fatto che le malattie allora difficilmente diagnosticate trovassero la loro soluzione in un metodo così poco verificabile fece gridare lo scandalo. L'idea che le manifestazioni nevrotiche allora considerate malattie misteriose fossero in realtà malattie mentali curabili non con farmaci ma con un dialogo particolare tra medico e paziente doveva suonare, al rigido mondo accademico, come la trovata originale di un ciarlatano.


La nascita della psicanalisi mise in luce il dato che l'essere umano non è guidato solamente o prevalentemente dalla ragione, ma che è anche soggetto a forze istintuali profonde che agiscono in lui e intervengono in tutti gli ambiti della vita umana. La ragione non era più la forza trainante dell'uomo, ma solo una delle sue componenti e nemmeno la più importante.


Bergson


Bergson infine, metteva in crisi un concetto universalmente accettato, cioè che il tempo sia un dato esclusivamente oggettivo e concepiva il mondo come animato da una forza evolutiva e vitale che è all'origine della grande varietà di tutto quello che esiste. Lo strumento che permette all'uomo di conoscere quest'energia creatrice non è la ragione, ma un'altra facoltà, l'intuizione.

L'aspetto del pensiero di Bergson che più ha influenzato la produzione artistica fu la sua distinzione tra il tempo della coscienza e il tempo delle scienze fisiche e matematiche. Il tempo della coscienza è il flusso della vita psichica, unico e organico. È errato rafurare il tempo come una linea retta, dove passato, presente e futuro sono segmenti separati: il tempo è un flusso continuo di attimi nei quali il passato e il futuro coesistono nel presente, il primo nella memoria, il secondo nella proiezione.


Il romanzo di gusto estetizzante


Il romanzo di gusto estetizzante è quello che accoglie i valori dell'estetismo, una delle varie tendenze letterarie da ricondurre nell'ambito del decadentismo, il cui pensiero era caratterizzato:

  • dal culto della bellezza;
  • dal concetto dell'eccezionalità della ura e della vita dell'artista;
  • dall'ideale della vita come opera d'arte, da cui derivò la ura dell'esteta o dandy.

Con il romanzo "A ritroso", Huysmans rompe bruscamente col circolo dei naturalisti e fornisce una sorta di sintesi di guida delle nuove tendenze decadenti:

  • Il disgusto per l'età moderna e per la volgarità che la connota;
  • la ricerca di uno stile di vita aristocratico e raffinato;
  • la sfiducia nella natura e, per contro, l'esaltazione dell'artificialità.

Il protagonista del romanzo, Jean Des Esseintes, è il prototipo dell'eroe decadente: un intellettuale in piena crisi spirituale, che non trova certezze nei valori su cui si regge il mondo in cui vive; asociale per scelta, si rifugia in un mondo di bellezza artistica che comunque non riesce a colmare il suo vuoto interiore.


Questa opera introduce nuove tecniche narrative:

  • la scelta di concentrare l'attenzione su un solo personaggio;
  • la riduzione dello spazio a luogo fortemente simbolico;
  • il trattamento del tempo del racconto in modo non lineare, ma volto ad assecondare il corso delle attività mentali;
  • il punto di vista sempre focalizzato all'interno del personaggio, con l'effetto di immergere il lettore direttamente nel mondo della sua psiche.

Nella Gran Bretagna governata dalla regina Vittoria, in un'epoca dominata dal puritanesimo e dal moralismo perbenista, il saggista e romanziere Walter Pater fu il maggiore esponente del movimento dell'arte per l'arte che esaltava il valore della bellezza artistica.


Oscar Wilde, narratore, poeta e drammaturgo, fece scandalo e fu perseguitato nel suo paese per il suo stile di vita fuori dei dettami della morale convenzionale e per la sua omosessualità.

L'opera più celebre di Wilde è il romanzo "Il ritratto di Dorian Gray" , una storia prevalentemente fantastica e simbolica, che si conclude con la sconfitta stessa del narcisismo del protagonista.

Dorian Gray è un esteta che dedica la sua vita alla ricerca esasperata di un livello superiore ed è, allo stesso tempo, una maschera dietro la quale si nascondono i problemi reali, le inquietudini e le riflessioni dell'autore.


In "Moirte a Venezia" di Thomas Mann,i temi della bellezza e dell'arte sono elaborati in senso diversamente decadente: l'approfondimento psicologico del personaggio principale, il suo essere in qualche modo vittima della bellezza del giovane Tazio, il suo cruccio per essere esponente di un'arte che può "celebrare la bellezza fisica, ma non può rappresentarla", i suoi patetici tentativi di rendersi più giovanile si intrecciano sullo sfondo di una città contagiata dal colera, nel tema sottostante di una civiltà in declino, come in declino è l'anziano scrittore. In questo romanzo ci sono diversi tipi di interpretazione: dall'amore come desiderio di recuperare la giovinezza che non si possiede più, all'amore strettamente legato alla morte.




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