ePerTutti


Appunti, Tesina di, appunto italiano

La coscienza di Zeno

ricerca 1
ricerca 2

Ne La coscienza di Zeno, Svevo abbandona lo schema ottocentesco del romanzo raccontato da un narratore estraneo alla vicenda e fa sì che la sola voce che il lettore immagini di ascoltare sia quella del nuovo «inetto»: Zeno Cosini. Invitato a farlo dal proprio psicanalista, Zeno si cimenta nella stesura di un memoriale, una sorta di confessione autobiografica a scopo terapeutico; quando decide di interrompere la cura, il protagonista scatena l'indignazione del dottor S., il quale, in una lettera che costituisce la prefazione al romanzo, dichiara la volontà di pubblicare lo scritto di Zeno per vendicarsi della truffa subita dallo stesso. L'intero racconto scaturisce dalle parole del protagonista e il romanzo ha, pertanto, un impianto assolutamente autodiegetico. A dirla tutta, di Zeno, nevrotico e malato immaginario, non ci si può sempre fidare: ciò che egli racconta delle proprie esperienze lascia spesso il gusto dell'ambiguo, il dubbio su ciò che corrisponda a realtà e su ciò che, al contrario, sia frutto di una fantasiosa e consolante menzogna del protagonista. È lo stesso dottor S. a farlo presente quando, nella propria lettera, allude alle «tante verità e bugie» che Zeno pare aver accumulato nel racconto di sé.

Il tempo entro cui il romanzo si colloca non ha una connotazione ben precisa; i fatti non si susseguono cronologicamente e secondo uno schema lineare. Spesso il passato ripercorre le strade del pensiero di Zeno e si confonde con il presente formando un unico impasto non scindibile. Il risultato, oltre a rappresentare un'altra delle novità apportate all'universo letterario da La coscienza di Zeno, è anche ciò che Svevo definisce «tempo misto».



Zeno frantuma la propria memoria in miriadi di ricordi, lasciando emergere solo le esperienze cruciali: ognuna di esse dà il titolo ad una sezione del romanzo che, complessivamente, ne conta sei, precedute da una prefazione e un preambolo in cui il protagonista cerca di far riaffiorare le immagini della prima infanzia.

Il nuovo personaggio de La coscienza di Zeno ha le sembianze e l'indole dei due precedenti inetti disegnati e ritratti da Svevo; Alfonso Nitti ed Emilio Brentani, rispettivamente protagonisti di Una vita e Senilità, ritornano spesso alla mente del lettore che analizzi i comportamenti del protagonista. La giovinezza di Zeno è contrassegnata dall'incostanza e dall'arrendevolezza; egli, infatti, si trova a migrare da una facoltà universitaria all'altra senza mai giungere alla laurea. Il padre ne è scontento e il giovane, che sente il peso della frustrazione, non riesce a conseguire alcun risultato in grado di dargli un 'nome' preciso, una collocazine all'interno della società. Prima della morte del genitore, Zeno riceve da questi uno schiaffo che non saprà mai spiegare se dovuto all'incoscienza della malattia o alla volontà del padre di punirlo. L'insicurezza lo porterà ad attaccarsi ad una ura paterna sostitutiva e indispensabile, quella di Giovanni Malfenti, abile uomo d'affari, che Zeno adotterà come padre-suocero, sposando una delle sue lie. Qui, come nei precedenti due romanzi, sono rappresentate tutte le ure che fanno da sfondo alla vita dei disadattati di Svevo: quella di Guido Speier, cognato di Zeno, fa pensare al Balli di Senilità e al Macario di Una vita; questi sono gli antagonisti dell'inetto, coloro che se la sanno cavare sempre, che non vacillano mai.

La vita di Zeno è un'incessante corsa verso quella che crede essere la vera esistenza, «la salute»: egli è convinto che ogni suo male derivi dalla malattia e che, se riuscirà a smettere di fumare, tutto cambierà. I tentativi di astenersi dall'accendere una sigaretta, oltre che vani, sono lo sforzo inutile di raggiungere la posizione di buon marito, buon padre, ottimo uomo d'affari, che il protagonista ritiene vincenti nella vita. Ad osservare le azioni di Zeno, da lui stesso narrate lungo le ine del monologo, ci si accorge di come esse siano, a tratti, guidate da quelli che si usano catalogare come 'lapsus freudiani'. Due eventi, in particolare, non lasciano il lettore nella falsa credenza che Zeno compia grossolani errori per distrazione o per caso: il matrimonio con Augusta e il funerale di Guido Speier. Zeno avrebbe desiderato sposare Ada, la sorella più bella tra le lie di Malfenti ma, rifiutato da essa per la propria goffaggine, si rivolge ad Alberta, la sorella minore. Respinto per la seconda volta, giunge a chiedere impulsivamente la mano di Augusta, la più brutta di tutte. Zeno, tuttavia, non ha sbagliato: Augusta è la sola donna che avrebbe potuto sposare, la più adatta a stargli accanto, l'effettiva scelta del proprio inconscio. In occasione del funerale di Guido Speier, s'intravede ancora galleggiare fra le righe l'inconscio di Zeno: il protagonista sbaglia corteo funebre tradendo, così, i veri sentimenti d'odio per il cognato.

La dicotomia tra Zeno, Alfonso Nitti ed Emilio Brentani è, ad ogni modo, facilmente ravvisabile. Zeno sembra più maturo e accorto; inoltre, egli non è più relegato entro le mura della piccola società borghese, ma posto all'interno della ricca borghesia commerciale.

Interessante è il mutato atteggiamento dello scrittore nei confronti dell'inetto. Zeno non è più oggetto di risa e rimproveri da parte di Svevo, come lo erano Alfonso ed Emilio costantemente presi 'in castagna' dal narratore; il nuovo protagonista è ora soggetto stesso di un autoironia che si dispiega nel confronto con i personaggi 'sani' del romanzo, grazie ai quali egli vive con distacco critico la propria vita, raccontandola al lettore in prima persona.

Zeno affianca ad Augusta la ura di una giovane donna povera, Carla, con la quale sembra avere un rapporto più da padre che da amante. La singolare storia extraconiugale finisce, poi, col rovinarsi a causa dei continui sensi di colpa di Zeno che viene inevitabilmente abbandonato e tradito. L'evolvere della vicenda ricorda da lontano il rapporto tra Emilio e Angiolina, gli amanti di Senilità.

Il romanzo, oltre che esser costituito per gran parte dal memoriale di Zeno scritto a scopo terapeutico, è anche arricchito dal diario dello stesso. Quando rifiuta la diagnosi medica che lo vuole vittima del complesso edipico, decidendo così di prescinderne, Zeno subisce una sorta di trasformazione; s'accorge d'essere sano e conclude con una visione apocalittica in cui l'uomo, creatore di «mostri distruttivi», appare l'artefice di un disfacimento cosmico che sconvolgerà la terra, lasciando però spazio, forse, a un'utopistica, 'sana' rinascita del mondo. Si verifica così un incredibile capovolgimento che rende la concezione del confine tra salute e malattia assai sfumato. La vera forza dell'inetto, rispetto a coloro che non lo sono, è proprio quella di non vivere inchiodato a certezze che potrebbero crollare da un istante all'altro, ma di mettersi, grazie al disagio, in continua discussione con se stesso e con gli altri.

Questo è il messaggio ultimo de La coscienza di Zeno, che imputa alla vita i sintomi di una malattia incurabile, perché inevitabilmente mortale, e che si rende essenziale, come prima opera di stampo psicoanalitico, all'interno della cultura letteraria italiana.




L'opera consta di cinque moduli centrali, racchiusi tra una Prefazione iniziale del dottore ed un Preambolo del paziente all'inizio, e conclusi da una Psicoanalisi, che è una sorta di diario, datato tra maggio 1915 e giugno 1916. Il tempo narrativo è compreso storicamente in un periodo di storia che va dalla seconda metà dell'ottocento fino al 1916; il tempo del passato è compreso nei modulo centrali. Durante la narrazione assistiamo ad uno sconvolgimento delle sequenze narrative, con anticipazioni e retrocessioni; ad esempio nel modulo relativo al padre si trovano già annunciati elementi che riguardano il matrimonio, e anche nel modulo in cui Zeno è arrivato a sposarsi, contiene riferimenti al suo adulterio, che a loro volta sono recuperati e interpretati come posteriori, nel modulo dedicato all'associazione commerciale con Guido.

modulo 1: Il fumo

Zeno inizia a fumare per rivaleggiare con il padre, con il quale non ha mai avuto buoni rapporti. Si convince però che il fumo potrebbe seriamente danneggiare la sua salute, e decide di smettere, ma 'passerà il resto della sua vita a fumare l'ultima sigaretta'. Purtroppo nessuno riesce a guarirlo dal suo vizio, così chiede aiuto ad una clinica specializzata, dalla quale fugge però il giorno dopo. Zeno in questa situazione pone il fumo come causa stessa del suo male congenito, cerca quindi di sbarazzarsene, ma finisce per nascondercisi inconsciamente dietro, con la paura che se avesse smesso di fumare il suo malessere non gli sarebbe passato, si sarebbe quindi dovuto convincere che egli stesso era la causa dei suoi mali; preferì perciò fingere di voler smettere.

modulo 2: La morte di mio padre

Il modulo inizia col ricordo del genitore, seguito a ruota dalla narrazione degli eventi dal suo ultimo colloquio col padre fino alla sua morte. Ultimo colloquio, che, purtroppo per Zeno, non riesce a far esprimere a nessuna delle due 'fazioni' i propri sentimenti verso l'altra, anche se di una erano già noti. Zeno si sveglia la mattina dopo e già trova il padre diverso dal solito, sensazione che verrà confermata dopo, quando scoprirà che il padre è malato. Per via del delirio e dell'incoscienza di quest'ultimo, non riesce a comunicargli i suoi veri sentimenti, in questo riesce invece il padre, che, al momento della morte, alza la mano 'alta alta' e gli dà uno schiaffo. Tutti parlano di riflesso meccanico, ma il ricordo di quello schiaffo Zeno se lo porterà dietro per sempre. La ssa del padre rappresentò, infatti, la ssa dell'antagonista concreto col quale misurarsi per mettere in luce le proprie capacità. Il rimorso per la morte del padre vien vista da Zeno come un ulteriore rincaro alla sua malattia.

modulo 3: La storia del mio matrimonio

Zeno, per affari, conosce il sig. Malfenti, col quale entra in buoni rapporti, viene quindi invitato in casa sua, dove conosce le sue quattro lie, delle quali la più bella gli sembra Ada, con la quale, però, si comporta piuttosto goffamente, e viene quindi respinto. Ne parla quindi con la sig.ra Malfenti, ma questa situazione non fa altro che allontanarlo dalla casa del suo collega, ove ritornerà dopo cinque giorni. Ritornando, poi, nella casa dell'amata, la incontra con Guido Speier, che in quel momento sta suonando il violino, e Zeno non perde l'occasione per fare una brutta ura. 'Per caso', si sposa con Augusta, una delle sorelle di Ada, che non ama, ma dalla quale è amato. Dovrà ripiegare infatti su Augusta, in quanto con la prima si era comportato piuttosto goffamente. Prima del matrimonio, Zeno glielo dichiara chiaramente, ma questa acconsente ugualmente. Zeno in questo modulo si sente un po' vittima del caso, che gli impedisce di sposare la donna amata, e che, per una serie di circostanze, gli fa sposare quella che non ama. Per lui il matrimonio assume tutta una nuova serie di significati. Benché il matrimonio sia risultato sostanzialmente felice, Zeno riconosce che l'atteso 'rinnovamento interiore' non è che un'illusione: la moglie non cambierà certo il suo consorte.

modulo 4: La moglie e l'amante

Dopo i primi tempi di matrimonio, Zeno si accorge, inaspettatamente, di amare Augusta, e la considera un po' come la sua protettrice; questa piacevole situazione dura fino a quando Zeno rivede un suo vecchio comno di università, Copler, il quale lo invita a dedicarsi con lui alla beneficenza, e più precisamente ad apportare un aiuto economico a Carla, una giovanissima cantante. Quando Copler invita Zeno a giudicare il canto di Carla, egli comincia a desiderarla, fino a quando Carla diventa la sua amante, incitata da Zeno a migliorarsi nel canto nei suoi momenti di sconforto. Per farle migliorare la voce, assume per l'amante un maestro di canto, del quale però Carla si innamora, fino a lasciare Zeno, che cade in una profonda desolazione. Nel racconto della sua avventura Zeno oscilla tra l'atteggiamento di aperta confessione e la ricerca di una giustificazione qualsiasi. Mentre si confessa, egli vuol apparire agli altri ed a se stesso (riuscendoci) innocente e puro, parole che costituiscono l'intera anima della sua storia d'amore. Per quanto riguarda le giustificazioni, invece, quella da lui più accreditata era di non amare Augusta, perché quindi avrebbe dovuto provare rimorso? Infine in lui non mancò del tutto la resistenza al peccato, in quanto non giunse a Carla 'in uno slancio solo, ma a tappe'. Zeno ricorda, inoltre, che quando si trova tra le mani, per puro caso, il trattato di canto da donare a Carla, è 'costretto' dalla moglie a portarglielo. Intanto egli considera la colpa come un avanzamento della malattia, mentre l'innocenza gli si conura come salute.

modulo 5: Storia di un'associazione commerciale

Quando Guido (divenuto il marito di Ada) decide di mettersi in affari, aprendo una casa commerciale, coinvolge Zeno, ed assume una segretaria, Carmen. Guido, su consiglio di alcuni affaristi inglesi, compra del solfato di rame, poi lo avrebbe rivenduto quando il prezzo sarebbe salito, ma invece di seguire i buoni consigli fa di testa sua e vende subito il prodotto, contraendo una grave perdita. Intanto si manifesta un menefreghismo da entrambe le parti verso l'agenzia, e sono i primi passi verso la rovina. Nel frattempo Ada dà alla luce due gemelli, e viene colta da una malattia che la fa progressivamente imbruttire, Guido diventa l'amante di Carmen. Quindi l' 'affarista' non accetta I consigli di dichiarare bancarotta, con la conseguenza dell'annullamento dei debiti, e sia Ada che Augusta si preoccupano non poco per la situazione. La prima per la quella economica, la seconda anche perché Zeno aveva deciso di fare un consistente prestito a Guido. Non sapendo cosa fare, Guido attua una subdola strategia che lo aveva portato precedentemente al successo: ingerisce un potente sonnifero, il Veronal, che, se assunto in dosi elevate, poteva apportare non indifferenti danni all'organismo, e c'era anche l'eventualità della morte. Eventualità che si verifica per caso, in quanto Guido voleva solo fingere di essere in punto di morte, per avere affetto. Zeno comincia quindi a lavorare per due, al posto di Guido, e proprio per questa ragione si dimentica completamente del funerale del collega- amico, e per questo Ada lo disprezza, ma è vista da Zeno come un'ingrata. Però questi non ha occasione per farglielo capire, in quanto Ada parte per l'Argentina. Zeno, di fronte alla disgrazia capitata all'amico si accorge dell'originalità della vita: fino ad allora egli aveva considerato il luogo comune che definisce la vita come crudele giusto, ora invece lo rivaluta e si accorge che è impossibile definire ciò che è bene e ciò che è male: ricorda, infatti, di quando, da piccolo, amici e parenti davano giudizi contrastanti su di lui, che chiedeva alla madre: 'ma sono stato buono o cattivo, io?' questo stesso dilemma che lo attanagliava da bambino lo perseguita anche ora, a distanza di trent'anni. Quindi secondo Zeno 'la vita non è ne' brutta ne' bella, ma è originale!'. A questa riflessione Zeno è indotto dalla situazione che doveva sopportare, che lo vedeva nel ruolo opposto a quello che aveva sempre sostenuto, a cominciare dal padre per terminare con Ada, che lo definisce ora 'il miglior uomo della famiglia'.

modulo 6: Psico-analisi

Quest'ultimo modulo delle sue memorie Zeno lo scrive sotto una luce diversa da quella sotto la quale si trovava negli altri: riconosce che il Dottor S. non lo aveva guarito affatto, e gli manda quest'ultima parte dei suoi ricordi per fargli capire cosa ne pensasse della sua cura; e si fa curare da 'un medico vero, di quelli che esaminano il corpo quando si ammala', che lo trova in perfetta salute. Intanto siamo arrivati nel 1915, quando l'Italia entra nel primo conflitto mondiale, e la villa di Zeno si trova proprio al confine tra Austria e Italia, quindi gli viene impedito di entrarvi, e verrà trasferito con la sua famiglia a Trieste, dove constaterà su se stesso gli effetti della guerra: si ritiene fortunato in primo luogo perché si è disfatto della sua malattia, e guarda il mondo con occhi diversi, perché si considera fortunato in mezzo alle brutture della guerra. L'ultimo modulo rende esplicita la concezione pessimistica della vita di Svevo, prima velata dall'autoironia sulla malattia di Zeno. Quella malattia quindi è considerata come attributo inscindibile alla vita, che quindi diventa a sua volta 'malattia', sempre mortale. In un certo qual modo così non è per Zeno, che dalla guerra (che, per quanto ne possa dire Zeno, può essere considerata per una buona parte appartenente al 'male'), trae la sua guarigione. Questo strumento di cura, crudele, sottolinea ancora una volta il pessimismo dell'autore. Nell'ultima parte del libro Zeno trasferisce, inoltre, la sua malattia dal suo privato a tutta la società, soprattutto a quella del suo tempo, facendole assumere dimensioni cosmiche.





Privacy

© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta