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Libertà: necessaria ed inalienabile



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Saggio Breve

Tesi

La libertà è al fondamento delle moderne nazioni. Essa è inalienabile per ogni uomo ed ognuno deve cercare di preservarla, senza invadere quella degli altri.

Scaletta

Ø  Libertà nel passato

Ø  Le lotte per la libertà nella storia

Ø  La libertà nell'ideologia di Alfieri



Ø  La libertà oggi: oggi siamo veramente liberi?

Destinatario: Giornale scolastico.

Stesura

Libertà: necessaria ed inalienabile


Oggi vediamo il mondo così come è: un insieme di nazioni fondate sul diritto dei popoli di scegliere i loro presidenti o monarchi secondo un sistema di elezioni democratiche a suffragio universale, anche se in alcuni paesi ancora esiste qualche regime autoritario. Ma pensandoci bene fino a qualche secolo fa un mondo così era inimmaginabile. Ci sembra banale che tutti possano votare, possano esprimere la propria opinione o professare il proprio culto e non pensiamo come siamo arrivati a ciò. La libertà, in tutte le sue sfaccettature (libertà di culto, di parola, di associazione) nel passato era considerata come qualcosa a cui aspirare e che si poteva ottenere solamente grazie alla forza. Non esistevano quelle democrazie nelle quali oggi viviamo, ma la maggior parte dei popoli erano sotto monarchie assolute in cui i tre poteri governativi (legislativo, giudiziario e giuridico) erano in mano ad una sola persona, e che quindi poteva decidere di tutto su tutti, emanando leggi contro coloro i quali non accettavo la sua ideologia o cercavano un cambiamento istituzionale. Quindi non si era liberi, non si trovavano cittadini, ma sudditi sottomessi ai capricci di una persona. Per questo dovremmo pensare chi e che cosa ci hanno permesso di vivere nelle moderne nazioni, in piena democrazia. Uno dei primi avvenimenti che portarono alla conquista di quei diritti dell'uomo detti inalienabili, come il diritto alla vita o di professare la propria religione, fu la Rivoluzione francese del 1789. Questa data segna un momento decisivo per la storia dell'umanità: i ceti sociali oppressi dichiaravano di essere stufi di subire soprusi da parte della classe al potere e combattevano per la creazione di un governo liberale e democratico. Sebbene questo tentativo sfocerà  in un periodo di terrore e dittatura da parte di Robespierre, si rivendicarono per la prima volta quei diritti fondamentali di ogni uomo, elencati poi nella Dichiarazione dei diritti fondamentali di ogni uomo. Uno dei principali diritti di ogni uomo era la libertà, intesa in tutti i suoi vari ambiti. Si vedrà come poi anche altri popoli misero in atto delle rivolte per cercare di acquisire questi diritti, talora con risultati positivi, talaltro con risultati negativi, come i moti snoli e italiani del 1821. Ed è proprio grazie a queste persone che hanno dato la propria vita per i propri ideali che oggi viviamo in paesi democratici. Anche nell'ambito letterario molti autori, soprattutto durante il Pre-Romanticismo e Romanticismo, espressero il desiderio di libertà nelle proprie opere. In particolare uno scrittore in cui questo sentimento è alla base della sua ideologia è Vittorio Alfieri. In molte sue opere molti personaggi simboleggiano la libertà e, di contro, il tiranno da combattere. Egli è contro la tirannide e questo suo pensiero viene esplicitato nelle opera Della tirannide, nella quale scrive che un uomo che vive sotto un tiranno non è libero, perché verrà influenzato nella sua ideologia. Di fatto egli critica ogni forma di mecenatismo e considera che un letterato ha bisogno di essere dipendente economicamente, cosicché sia libero di scrivere ciò che vuole, senza condizionamenti da parte di colui che gli offre vitto e alloggio. Propone inoltre una regola fondamentale per coloro i quali volessero evitare la tirannide: per primo fondamentale precetto star sempre lontano dal tiranno. Chi vive vicino al tiranno ne è sicuramente influenzato, allora occorre isolarsi da lui e cercare di evitare tutti quei vizi che lo caratterizzano, cercando di ritrovare il proprio orgoglio. Esempio lampante di questo precetto alfierano lo ritroviamo nella sua biografia: egli, viaggiando per l'Europa, si rifiutò di incontrare quei sovrani che governavano in modo dispotico. Anche il suo tentativo di "spiemontizzazione è visto dal critico De Sanctis come uno sforzo ad approdare ad una più intransigente e integrale solitudine. Di fatto il suo secolo, che egli definirà vile, è caratterizzato dagli ancien regime presenti sul territorio europeo e quindi lui non troverà mai un luogo dove il suo ideali di libertà sia in vigore, sebbene egli provi simpatia per la monarchia inglese, più democratica nei confronti di quelle del tempo. Ma se il secolo di Alfieri era considerato da egli stesso vile, come dobbiamo considerare quello nostro? Noi oggi viviamo in un mondo perlopiù governato da democrazie liberali nelle quali è il popolo a decidere, sebbene non in tutti i paesi. Ma nonostante siamo liberi di professare la nostra religione o di dire ciò che vogliamo, siamo sempre condizionati da qualcosa. Questa qualcosa è la moda. Soprattutto tra i giovani, una persona non è libera di decidere come vestirsi o truccarsi, perché obbligata e seguire dei canoni di bellezza predefiniti. Allora non siamo completamente liberi sotto questo punto di vista. Pertanto il miglior modo di mantenere la propria libertà è quello di non invadere quella altrui. Se ognuno non criticasse, per esempio, il modo di vestire di altre persone, non si porrebbe il problema della moda. E allora si che saremmo veramente liberi da ogni condizionamento sociale. Ma questa società è ancora distante dai nostri giorni, soprattutto con la nuova generazione che pensa piuttosto all'apparire che all'essere. In conclusione, la libertà deve essere preservata in tutti i suoi aspetti e garantita da coloro i quali sono al potere, soprattutto oggi che abbiamo visto come nel passato i governi anti-liberali abbiano portato alla morte di migliaia di persone. Del resto, come si dice, Historia magistra vitae.


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