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Niccolò Macchiavelli - L'epistolario, Principe, La mandragola

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Niccolò Macchiavelli nacque a Firenze nel 1469 da una famiglia di modesta agiatezza, il padre era un uomo di legge, amante degli studi e possessore di una biblioteca, la madre era un'autrice di rime sacre.

Ebbe un'educazione umanistica basata sui classici latini.

Un documento della sua formazione culturale testimonia il suo interesse per una cultura materialistica ed epicurea proprio negli anni in cui a Firenze trionfava lo spiritualismo e l'ardente religiosità di Savonarola. Sicuramente era uno degli oppositori.

Poté ottenere la carica solo dopo la caduta di Savonarola, e nel un mese dopo divenne anche segretario di un'altra magistratura, i Dieci di libertà e pace. I suoi incarichi gli conferivano grandi responsabilità nel campo della politica interna, estera e militare della Repubblica.

Nel giugno del 1502 compì una missione presso Cesare Borgia, il duca Valentino che con l'appoggio del padre, papa Alessandro VI, si era impadronito del Ducato d'Urbino, e restò molto colpito dalla sua ura di politico audace e spregiudicato, che aspirava a costruirsi un vasto stato nell'Italia centrale, sino a dominare la stessa toscana. Nel Principe proprio la ura del valentino viene assunta come esempio della virtù che deve possedere un principe.


Macchiavelli venne escluso dalla vita politica, che per 14 anni aveva costituito il suo principale interesse, fu per lui un colpo durissimo. A ciò si aggiunse il fatto  che nel febbraio 1513 fu sospettato di aver preso parte ad una congiura antimedicea, torturato e tenuto in prigione per 15 giorni e liberato in occasione dell'ascesa al pontificato di Giovanni de' Medici (Leone X), si ritirò in una sorta di esilio forzato nel suo potere dell'Albergaccio , presso san Casciano. Lì si dedicò agli studi tenendo però i contatti con la vita politica attraverso la corrispondenza con Francesco vettori.




L'epistolario

Tra tutte le lettere spicca il blocco di quelle scritte a Francesco vettori posteriormente alla perdita degli incarichi politici, tra il 1513 e il 1515,. Spesso sono l'occasione per la riflessione sulla situazione politica, ma non mancano spunti autobiografici e resoconti della propria vita quotidiana. Famosa è quella del 10 dicembre 1513 in cui macchiavelli descrive la sua giornata nell'esilio dell'Albergaccio, le futili occupazioni del mattino e del pomeriggio a cui contrappone lo studio serale dei classici. La è importante perché fornisce l'indicazione dell'avvenuta composizione del principe.

Principe

Il 10 dicembre 1513, dall'esilio dell'albergaccio, Machiavelli annuncia all'amico vettori di aver composto un opuscolo in cui si trattava che cos'è il principato

Dalla lettera al Vettori si deduce che in un primo momento Machiavelli intendeva dedicare il trattato a giuliano de' medici, però più tardi fu indirizzata a Lorenzo, capitano generale dei fiorentini per conto dello zio papa Leone X,poi duca d'Urbino.

La dedica sembra testimoniare la volontà da parte dello scrittore di cercare un avvicinamento ai Medici e di offrire la sua collaborazione in un momento in cui la famiglia aveva acquistato una posizione di grande potere e mirava a costruire un forte dominio nell'Italia centrale. L'opuscolo non fu dato alle stampe circolò manoscritto in una cerchia ristretta, e fu pubblicato postumo solo nel 1532 a Firenze e a Roma suscitando molto scalpore.

Machiavelli proclama di voler guardare alla verità effettuale della cosa e non all'immaginazione di essa quindi non propone al principe le virtù morali, ma quei mezzi che possono consentirgli effettivamente la conquista e il mantenimento dello stato e con spregiudicatezza arriva a consigliargli di essere anche non buono , crudele, mentitore, dissimulatore, quando le esigenze dello stato lo impongano.

Il principe è un'operetta molto breve, scritta in forma concisa e incalzante, ma densa di pensiero. Si articola in 26 moduli di lunghezza variabile che recano dei titoli in latino.

Parla di:

_vari tipi di principato e mira a individuare i mezzi che consentono di conquistarlo e mantenerlo, conferendogli forza e stabilità.

_del problema delle milizie dove secondo machiavelli gli stessi cittadini dovevano formare l'esercito con le proprie armi e toglier l'uso di eserciti mercenari.


La mandragola

Il testo più importante di machiavelli è però una commedia, la mandragola, che è un autentico capolavoro, senz'altro il testo più vivo di tutta produzione comica cinquecentesca.

Fu scritta nel 1518, risale quindi al periodo in cui Machiavelli era forzatamente escluso dall'attività politica, e riflette lo stato d'animo amaro e risentito di quegli anni.

Fu forse rappresentata per le nozze di lorenzo de medici e pubblicata nello stesso 1518 ed ebbe un notevole successo.

L'intreccio, che si svolge a Firenze in anni contemporanei, ricalca gli schemi propri del teatro comico del tempo: una vicenda d'amore contrastato che si risolve felicemente con l'intervento di uno scaltro parassita Ligurio, sul modello della commedia latina e intrecciata ad essa la vicenda di uno sciocco beffato, che risale alla novellistica toscana.





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