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TORQUATO TASSO



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TORQUATO TASSO


1. IL POETA MELANCONICO


UN UOMO DEL PROPRIO TEMPO

La vita di Torquato Tasso è tormentata; entrò in stretto contatto con la corte, l'Accademia, la Chiesa e provò passioni, ansie e angosce estetiche, morali e religiose della sua età. L'intensità e l'assolutezza con cui visse queste esperienze costituiscono l'elemento di eccezionalità.


LA FORMAZIONE

Cinque fasi principali: PRIMA FASE la duplice separazione dal padre, temporanea (morirà poi nel 1569) e definitiva della madre (muore nel 1556) e l'allontanamento dai luoghi familiari. Studia a Urbino, Bologna e soprattutto Padova.




GLI ANNI DEI CAPOLAVORI

SECONDA FASE Entra al servizio del cardinale Luigi d'Este; è probabilmente il periodo più felice della sua vita, ormai adulto e proiettato a conquistarsi i favori dei signori ferraresi. Risiede a Ferrara (dal 1565) e frequenta la locale Accademia. Compone numerosissime rime, l'Aminta e il Goffredo, che poi diventerà la Gerusalemme liberata.


LA REVISIONE DEL POEMA E LA CRISI

TERZA FASE È la fase della crisi, quella della revisione del poema, dell'esaurirsi delle energie creative e del subentrare di preoccupazioni estetiche, morali e religiose. Finirà per autodenunciarsi al Tribunale dell'Inquisizione come eretico, nell'ansia di ottenere il consenso riguardo la conformità del Goffredo alle norme vigenti. Sono anche anni di uno squilibrio psichico, di ansia, depressione e angoscia. Questa crisi culmina nel drammatico episodio dell'accoltellamento di un servitore da cui credeva di essere spiato. Prima Tasso viene segregato, poi riesce a fuggire e ritorna a Ferrara. Non riesce a rientrare in possesso del manoscritto del Goffredo (motivo principale per cui ritorna a Ferrara).


SETTE ANNI DI ANGOSCIA NELL'OSPEDALE DI SANT'ANNA

QUARTA FASE Reclusione nell'ospedale di Sant'Anna. Per gli Estensi il Tasso era un personaggio imbarazzante, poiché autodenunciandosi all'Inquisizione di Ferrara come eretico aveva coinvolto anche personaggi di corte.

La vicenda di Tasso divenne di pubblico interesse, si scontrò con le istituzioni e con più ampi interessi politici. In seguito il Tasso riprese a scrivere: appelli agli amici, denunce di macchinazioni a suo danno, tentativi di mostrare la sua recuperata lucidità. Alla reclusione si aggiunse il dramma della pubblicazione del Goffredo senza il consenso di Tasso, il quale non giudicava definitivo il poema.


LE PEREGRINAZIONI E LA MORTE

QUINTA E ULTIMA FASE Pubblica, alla vigilia della morte, la Gerusalemme conquistata, stesura ampiamente rielaborata del poema. Continua a chiedere favori agli amici, che in linea di massima non lo abbandonano mai del tutto.

Già in quel periodo Tasso era reclamato come il più grande poeta del suo tempo. Morirà nel 1595.


IL BIFRONTISMO DI TASSO

Contrasto, tipico dell'età sua, tra fascino dei valori terreni e rinascimentali e ansia o volontà di adesione a quelli religiosi e controriformistici. Tra osservanza e trasgressione, tra sospetto e abbandono etc tutto è sintomo dell'inquietudine e dell'instabilità personale e profonda del poeta.




LA GERUSALEMME LIBERATA, IL POEMA EROICO A CUI ISPIRAVA L'ETA' DI TASSO

Il poema eroico cristiano è l'opera che meglio d'ogni altra esprime gli ideali religiosi, culturali ed estetici elaborati nell'epoca della crisi del Rinascimento. La situazione politica internazionale e il clima culturale controriformista alimentavano un rinnovato spirito di crociata, tema dell'opera. L'opera comincia con l'arrivo a Gerusalemme dell'esercito crociato capitanato da Goffredo di Buglione e narra le alterne fasi dell'assedio, i duelli, le battaglie, ma anche gli incantesimi, le insidie, le sofferenze fisiche e morali affrontate o subite dai crociati.


UN PERSONAGGIO ESEMPLARE: GOFFREDO L'EROE PIO, COME ENEA

In origine l'opera s'intitolava Goffredo. La volontà di Tasso di mettere in evidenza sin dal titolo il personaggio cui egli attribuiva il ruolo di protagonista: Goffredo è come l'Enea virgiliano, l'eroe pio, il capo carismatico su cui pesa la responsabilità di condurre un'impresa voluta dal Cielo. Deve dominare i propri moti interiori, deve costituire per il suo esercito un modello di calma e forza, ma anche di coerenza interiore, di ortodossia religiosa, poiché l'impresa ha al tempo stesso scopi religiosi e militari. Il Tasso non ne fa comunque un eroe unico, forse neanche il principale. La città santa era meta di un compito supremo; tutto convergeva verso il paradiso e Dio.


I GRANDI PROTAGONISTI DEL POEMA

- Rinaldo: l'eroe che scioglie le ultime insidie che separano l'esercito dalla conquista, ma anche quello pentito, vittima dell'inganno e delle magie e del fascino della maga Armida, comunque pronto a riconoscersi e riconoscere il proprio compito morale;

- Armida, la bella maga ana;

- Tancredi, fortissimo nelle armi, ma debole di fronte alle insidie morali dell'amore; in un tragico episodio si troverà a combattere e uccidere proprio colei che ama, Clorinda;

- Clorinda, la guerriera intrepida disperatamente amata da Tancredi, che si converte in punto di morte;

- Erminia, innamorata di Tancredi, che per raggiungerlo non esiterà a indossare le armi di Clorinda;

- Argante e Solimano, valorosi condottieri ani.


I TEMI FONDAMENTALI: LE ARMI E GLI AMORI CONFLITTUALI

Al motivo delle armi si affianca e s'intreccia strettamente il motivo dell'amore, che attrae e lega personaggi di schieramenti opposti sino a porli di fronte in uno scontro armato. I personaggi tassiani sono protagonisti di amori impossibili e tragici, conflittuali o addirittura colpevoli. In questo poema l'amore è un sentimento vivissimo, ma fonte di infelicità e tormento.






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