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Appunti, Tesina di, appunto latino

Gellio XIII libro, cap XXVIII

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Gellio XIII libro, cap XXVIII


Legebatur Panaetii philosophi liber de officis secundus ex tribus illis inclitis libris quos M. Tullius magno cum studio maximoque opere aemulatus est. [2] Ibi scriptum est cum multa alia ad bonam frugem ducentia tum ve1 maxime quod esse haerereque in animo debet.  Id autem est ad hanc ferme sententiam: «Vita inquit hominum, qui aetatem in medio rerum agunt ac sibi suisque esse usui volunt, negotia periculaque ex inproviso adsidua et prope cotidiana fert. Ad ea cavenda atque decinanda perinde esse oportet animo prompto semper atque intento ut sunt athletarum qui pancratiastae vocantur.  Nam sicut lin ad certandum vocati proiectis alte brachiis consistunt caputque et os suum manibus oppositis quasi vallo praemuniunt membraque eorum omnia, priusquam pugna mota est, aut ad vitandos ictus cauta sunt aut ad faciendos parata, ita animus atque mens viri prudentis adversus vim et petulantias iniuriarum omni in loco atque in tempore prospiciens debet esse, erecta, ardua, saepta solide, expedita in sofficitis, numquam conivens, nusquam aciem suam flectens, consilia cogitationesque contra fortunae verbera contraque insidias iniquorum quasi brachia et manus protendens, ne qua in re adversa et repentina incursio inparatis inprotectisque nobis oboriatur*'.


Si dava lettura d'un libro del filosofo Panezio: il secondo dei tre famosi libri Sui doveri che Marco Tullio ha riprodotto con grande passione e grandissimo sforzo. Vi si trova, insieme con molti altri concetti che guidano alla rettitudine, un pensiero soprattutto che deve stare ben radicato nella nostra mente.  Suona press'a poco così: «La vita degli uomini che trascorrono i loro giorni in piena attività e vogliono essere utili a se stessi e ai loro cari comporta di frequente, quasi ogni giorno, preoccupazioni e rischi inopinati. A farvi fronte e ovviarli conviene avere sempre lo spirito pronto e teso, come quello degli atleti che si chiamano "pancratiasti". Costoro, chiamati a lottare, si piantano con le braccia levate in alto, e opponendo le mani stabiliscono quasi un vallo a difesa del capo e del volto; tutte le loro membra, prima che sia dato il via alla lotta, stanno in guardia a evitare i colpi o pronte a portarli. Così pure l'anima e la mente dell'uomo saggio dev'essere attenta a spiare, in ogni luogo e in ogni momento, la violenza e le insolenze dell'ingiustizia: eretta, invalicabile, solidamente protetta, risoluta nei momenti difficili, mai sonnecchiante, mai abbassando la guardia, protendendo, come se fossero braccia e mani, i giudizi e i pensieri contro i colpi della sorte e contro le insidie degl'iniqui: che non ci sorprenda in qualche circostanza un assalto frontale e improvviso, mentre siamo impreparati e indifesi>>.







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