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Gli elefanti-Plinio il vecchio, Sete di gloria nell'antica Roma repubblicana-Sallustio, Gli dei provvedono o no all' uomo?-Cicerone, Alessandro ritorn



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Gli elefanti-Plinio il vecchio


Ad reliqua transeamus animalia et primum terrestria. Maximum est elephans proximumque humanis sensibus, quippe intellectus illi (est) sermonis patrii et imperiorum oboedientia, officiorum quae dicere memoria, amoris et gloriae voluptas, immo vero (ea), quae etiam in homine rara (sunt), probitas, prudentia, aequitas, religio quoque siderum soliisque ac lunae veneratio. Auctores sunt in Mauretaniae saltibus ad quendam amnem, cui nomen est Amilo, nitiscente luna nova, greges eorum descendere ibique se purificantes solemniter aqua circumspergi atque, ita salutato sidere, in silvas reverti, vitulorum fatigatos prae se ferentes.


Traduzione

Passiamo ora ai rimanenti animali e in primo luogo quelli terrestri. Il più grande, e il più vicino alle facoltà umane, è l' elefante poiché conosce la nostra lingua ed obbedisce agli ordini, fra le qualità che hanno imparato ci sono la memoria, il desiderio di amore e di gloria, anzi anche quelle che sono rare nell' uomo, l' onestà, la prudenza e l' imparzialità, anche la devozione per gli astri e la venerazione del sole e della luna. Garantiscono che nei pascoli della  Mauritania un branco di quelli, con la luna nuova, fosse disceso presso un qualche corso d' acqua, che ha nome Amilo,e che qui purificandosi solennemente si cosparsero d' acqua, e salutato così l' astro, tornarono nei boshi portando davanti a loro i cuccioli stanchi.





Sete di gloria nell'antica Roma repubblicana-Sallustio


Sed civitas incredibile memoratu est, adepta libertate, quantum brevi creverit: tanta cupido gloriae incesserat. Iam primum iuventus, simul ac belli patiens erat, in castris per laborem usum militiae discebat. Igitur talibus viris non labor insolitus, non locus ullus asper aut arduus erat, non armatus hostis formidulosus: virtus omnia domuerat. Sed gloriae maxumum certamen inter ipsos erat ; se quisque hostem ferire, murum ascendere, conspici, dum tale facinus faceret, properabat : eas divitias, eam bonam famam magnamque nobilitatem putabant. Laudis avidi, pecuniae liberales erant : gloriam ingentem, divitias honestas volebant.


Traduzione

Ma incredibile da ricordare è quanto sia cresciuta in poco tempo la città, dopo aver raggiunta la libertà:  tanta sete di gloria l' aveva assalita. Già per prima la gioventù, appena era paziente della guerra, nell'accampamento imparava attraverso il lavoro l' esercizio del servizio militare. Dunque per tali uomini il lavoro non era insolito, nessun luogo era aspro o arduo, l' armatura del nemico non era terribile: il valore aveva sottomesso ogni cosa. Ma la lotta per la gloria tra loro stessi era massima e chiunque aspirava a ferire il nemico, a salire il muro, ad osservare, mentre compiva tale impresa: erano avidi di lode, generosi nello spendere denaro: volevano gloria ingente, ricchezza onesta.



Gli dei provvedono o no all' uomo?-Cicerone


Sunt philosophi et fuerunt qui omnino nullam habere censerent rerum humanarum procurationem deos. Quorum si vera sententia est, quae potest esse pietas, quae sanctitas, quae religio? Sin autem dei neque possunt nos iuvare nec volunt nec omnino curant nec, quid agamus, animadvertunt, nec est, quod ab iis ad hominum vitam permanare possit, quid est quod ullos deis immortalibus cultus, honores, preces adhibemus?


Taduzione

Ci sono e ci furono filosofi che pensavano che gli dei non avessero alcuna cura delle cose degli uomini. Se è vera la loro affermazione, quale può essere la pietà, quale la santità, quale la religione? Se al contrario gli dei non possono aiutarci né lo vogliono, né assolutamente se ne curano completamente, né capiscono ciò che facciamo, e non c' è ciò che possa provenire da loro alla vita degli uomini, che motivo c' è di adoprare agli dei immortali qualche onore culto o preghiera?





Alessandro ritorna a Babilonia-Giustino


Inde Alexander ad amnem Acesinem pergit: per hunc in Oceanum devehitur. Deinde Polyperconta cum exercitu Babylona mittit, ipse cum lectissima manu navibus conscensis Oceani litora peragrat. Cum venisset ad urbem Sambi regis, oppidani invictum ferro audientes, sagittas veneno armant atque ita plurimuus interficiunt. Expugnata deinde urbe, reversus in navem, Oceanum libamenta dedit, prosperum in patriam reditum precatus; deinde secundo aestu ostio fluminis Indi invheitur. Ibi in monumenta a se rerum gestarum urbem et arcem condidit arasque statuit, relicto ex numero amicorum litoralibus Indis praefecto. Inde iter terrestre facturus, cum arida loca medii itineris dicerentur, puteos opportunis locis fieri pracepit, quibus ingenti dulci aqua inventa, Babylonia redit.


Traduzione

Di là Alessandro si dirige verso il fiume Acesime: attraverso questo giunse all' oceano. In seguito manda Poliperconte con l' esercito a Babilonia, lo stesso con una sceltissima schiera, salito sulle navi, percorre le spiagge dell' oceano. Essendo giunto alla città del re Sambro i cittadini, udendo che era invincibile con la spada, cospargono le frecce di veleno e così ne uccidono moltissimi. Espugnata quindi la città, ritornato sulle navi, fece offerte sacrificali all' oceano, chiedendo un prospero ritorno in patria; quindi con la marea favorevole giunge alla foce del fiume Indo. Qui in ricordo delle sue imprese fondò una città e una rocca e pose altari: lasciato da un numero di amici, partito dalle spiagge dell' India. Di là sul punto di fare un viaggio terrestre, poiché i luoghi a metà cammino si reputavano aridi, comandò che fossero fatti porre pozzi in luoghi opportuni, e trovata in quelli acque dolci in grande quantità ritornò a Babilonia.
















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