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Tibullo

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Tibullo


Elegie

Il I libro contiene le prime tre, la quinta, la sesta che fanno riferimento alla donna amata da Tibullo, che egli canta sotto lo pseudonimo di Delia; la quarta, l'ottava e la nona si riferiscono invece ad un altro amore del poeta, per un giovinetto di nome Marato.

Anche nell'elegie per Delia troviamo molti motivi frequentemente ricorrenti nella poesia d'amore anteriore e contemporanea, in particolare la gelosia e la sofferenza causate dalle ripulse e dalle infedeltà dell'amata. Tuttavia il poeta fonde e intreccia temi a lui molto cari,che assumono toni ed accenti originali e persuasivi.nel carme che apre il libro e la raccolta Tibullo affronta il problema topico della scelta di vita, contrapponendo la propria esistenza "povera" (cioè semplice e modesta), politicamente disimpegnata e confortata dall'amore, alla vita militare, che egli rifiuta in quanto apportatrice di ricchezze, ma inconciliabile con l'amore e con la tranquillità; ed esprime il desiderio di vivere serenamente nella pace agreste, venerando gli dei rurali e godendo il dolce amore di Delia prima che sopraggiungano, inesorabili, la vecchiaia e la morte.

Anche l'amore per Nemesi, come è più quello di Delia, è fonte d'inquietudine e di sofferenza: sviluppando il tema del servitium amoris Tibullo rafura se stesso schiavo di una padrona capricciosa e crudele. Nelle elegie per Nemesi sono svolti temi topici della poesia erotica: Tibullo sfoga la sua sofferenza per la lontananza dell'amata, ne lamenta l'avidità di denaro e l'infedeltà, impreca contro il lusso che rende venali le donne belle, maledice la mezzana che corrompe la puella.



Fra i temi comuni anche a Properzio -che saranno poi tutti ripresi da Ovidio- vi sono la schiavitù d'amore del poeta alla domina (non più padrona della casa, ma signora dell'innamorato, che è suo umile e devoto schiavo), l'infedeltà della puella e le sofferenze della gelosia, la contrapposizione fra l'amore e le ricchezze, il rifiuto della vita militare, il vagheggiamento patetico del momento ella morte confortato dalla presenza dell'amata .

Inoltre questi poeti inquadrano e interpretano le loro esperienze personali secondo schemi preesistenti non solo in omaggio alla tradizione in cui intendono inserirsi, ma anche perché evidentemente trovano nelle topica erotica strumenti validi ed efficaci per reinterpretare ed esprimere il proprio vissuto.

Delle due donne cantate da Tibullo, la ura meno evanescente è quella di Delia, dalla morbide braccia e dai lunghi capelli biondi: pur infedele (secondo le inderogabili norme del genere elegiaco), ella è tratteggiata con affettuosa tenerezza specialmente quando Tibullo la rievoca di lontano nel ricordo, soave fanciulla trepidante per la sua partenza, o la immagina in ansiosa attesa del suo ritorno, o vagheggia la speranza di una vita futura al suo fianco, nella serenità e nella pace agreste.

Nemesi presenta in modo più spiccato i tratti letterari della cortigiana avida di denaro e della domina dura e capricciosa, che si fondono e si confondono tuttavia con momenti realistici desunti da circostanze di vita vissuta, come quando il poeta ricorda con commozione la tragica morte della sorellina di lei. Nel complesso tuttavia il personaggio risulta poco convincente, quasi un mosaico di luoghi comuni più che una ura di donna dotata di una sua coerente e vivace personalità.

La poesia tibulliana risulta più vera e più efficace non quando vuole esprimere i conflitti e le drammatiche contraddizioni della passione amorosa, ma quando diventa evasione, astrazione e rifugio in un mondo soggettivo e illusorio, costruito dalla fantasia al di fuori dei confini della vita reale. Il tema che il poeta sente più congeniale è infatti l'aspirazione alla serena e pacifica vita di camna, idealizzata secondo i moduli della poesia bucolica, ma inserito in un contesto tipicamente romano nei frequenti richiami ai valori della tradizione e della primitiva civiltà latina, dominata dalla semplice religiosità agreste. La camna è per Tibullo come per i poeti alessandrini e per Virgilio, un luogo idillico di evasione, lontano e al riparo dai vizi, dalla corruzione e dalla violenza, dalla politica e dalla guerra: un mondo di pace e di innocenza, una sorta di paradiso perduto ove rifugiarsi con la fantasia, abbandonandosi a un sogno nostalgico. Rispetto alle bucoliche si possono rivelare da un alto un maggiore  realismo nella descrizione delle occupazioni agricole, dall'altro una maggiore indeterminatezza nei riferimenti alla realtà storica da cui il poeta vuole astrarsi: non troviamo infatti la deplorazione esplicita delle guerre civili.

E' quasi del tutto assente in Tibullo l'elemento mitologico, che tanto spazio aveva nell'elegia ellenistica e che riveste un'importanza fondamentale nell'opera del contemporaneo Properzio: Tibullo non è poeta dosctus che faccia sfoggio della sua erudizione mitologica. La sua poesia è eminentemente soggettiva; e i temi amorosi sono svolti in tono sentimentale, all'insegna della tenerezza, della malinconia, dell'autocommiserazione.





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