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GIOVANNI PASCOLI - Vita, Opere, "Myricae", "Poemetti", "Canti di Castelvecchio", "Poemi conviviali"

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GIOVANNI PASCOLI


Vita

P. nasce a S. Mauro di Romagna nel 1855 da una famiglia della piccola-media borghesia, infatti suo padre faceva il fattore. La sua infanzia è segnata da una serie di lutti, che lo portano a considerare la vita come l'attesa della morte: prima l'omicidio del padre mentre tornava a casa in calesse (P. aveva dodici anni), poi la morte della madre e di quattro fratelli.

I lutti e la poco attenta amministrazione dei tutori portano a ristrettezze economiche, tanto che P. è costretto ad abbandonare gli studi, poi ripresi per ottenere la laurea e lavorare come insegnate e docente universitario, fino a giungere ad occupare la cattedra di letteratura italiana all'università di Bologna, lasciata vacante da Carducci.

A causa della sua partecipazione, quando ancora era studente, a moti filoanarchici, P. è stato incarcerato per quattro mesi, poi scagionato durante il processo grazie alla testimonianza di Carducci.

Nel 1902, P. compra, con il ricavato della vendita di alcune medaglie d'oro conquistate al concorso di poesia ad Amsterdam, una casa a Castelvecchio (Toscana), dove va a vivere con la sorella Maria (Mariù), dopo il matrimonio dell'altra sorella cui egli era molto legato, Ida.



Nel 1912 P. muore di cancro a Bologna.

La vita di P., la contrario di quella di D'Annunzio, non è caratterizzata da eventi significativi, se si escludono i lutti infantili; anche l'affettività è bloccata dentro alle mura domestiche, tanto da essere definito "traditore" dalla sorella Maria quando egli aveva deciso di fidanzarsi. P. e D'Annunzio hanno personalità e culture diverse; il Decadentismo di P. è istintivo, mentre D'Annunzio arriva al Decadentismo perché è un assimilatore e copia gli autori stranieri.


Opere

L'opera poetica di P. è molto varia e comprende raccolte di poesie: "Myricae" (prima edizione 1891), i "Poemetti" (1897), i "Canti di Castelvecchio" (primi del '900), i "Carmina" (poesie in latino), i "Poemi conviviali" (raccolta incompiuta) e "Odi e Inni" (poesie con temi civili e patriottici).

Tutte le raccolte  presentano quasi sempre gli stessi temi, mentre cambiano la struttura e il livello formale. I temi ricorrenti sono:

- nido = luogo chiuso e sicuro, al di fuori del quale ci sono il male, la morte, la paura .

- morte: i morti sono una presenza ossessiva, sia nel ricordo sia nella realtà, dove vengono a rimproverare i vivi

- mistero = rappresenta la realtà esterna (al nido), che è misteriosa e inquietante

A livello formale-linguistico, P. prepara il '900, introducendo innovazioni a livello linguistico, in quanto egli utilizza la metrica tradizionale (sonetto, ballata . ), ma la struttura tradizionale è smentita da un ritmo frammentato che la nega, mediante un uso frequente della punteggiatura e delle ure retoriche del suono (assonanze, consonanze, allitterazioni . ).

Il critico Contini distingue tre livelli usati contemporaneamente nel lessico di P.:

1) livello grammaticale = parole "comuni"

2) livello pregrammaticale = parole usate prima di imparare la lingua (onomatopee) fonosimbolismo

3) livello postgrammaticale = parole appartenenti a gerghi o tecnicismi

L'innovazione maggiore si trova a livello pregrammaticale, con il quale P. apre la strada alle avanguardie del '900 (Dadaismo, Futurismo e Surrealismo), che fanno grande uso dei suoni e delle onomatopee.

Un'altra innovazione consiste nell'allargamento delle parole usate in poesia, poiché secondo il modello classico non tutte le parole erano degne della poesia; per esempio, P. introduce nomi di piante, di attrezzi agricoli .


"Myricae"

La raccolta è stata più volte "ritoccata" dall'autore: inizialmente conteneva 20 poesie, ora sono più di 150.

Le tamerici sono piante di camna, gli argomenti delle poesie sono infatti la vita e il lavoro dei campi, la fatica del lavoro, l'alternarsi delle stagioni . P. si colloca agli antipodi di Verga, poiché la visione di P. non è realista e oggettiva, ma simbolica e gli oggetti (come l'aratro) non sono descritti per quello che sono, ma rappresentano la soggettività dell'autore, l'argomento dell'opera è quindi il mondo interiore del poeta.

P. introduce nel linguaggio nomi gergali (il linguaggio basso della parlata dei contadini) e nomi tecnici.

In "Myricae" sono presenti due novità:

1. carattere frammentario, poiché ogni poesia è un frammento rispetto alle altre, inoltre ognuna di esse è composta da frammenti affiancati, non ci sono quindi né un centro né ordine chi ha una visione frammentata della realtà, è in crisi con il mondo (al contrario di P., Carducci ha un rapporto solido con la realtà)

2. carattere impressionistico, poiché le poesie sono scritte attraverso le impressioni soggettive dell'autore


"Poemetti"

L'opera ha un impianto narrativo, non frammentario, infatti le poesie sono unite da una trama (il racconto delle vicende di una famiglia di contadini).

Rispetto alla raccolta "Myricae", anche il senso della morte è più controllato, mentre prevalgono gli elementi sereni della vita; vi è infatti una visione ciclica della natura (per esempio, nelle stagioni), quindi se tutto è destinato a tornare, anche la morte non provoca un lutto incolmabile, poiché prima o poi tornerà la vita.


"Canti di Castelvecchio"

L'opera presenta gli stessi temi di "Myricae", che principalmente sono due: la natura (le stagioni) e l'uccisione del padre, temi intrecciati e opposti tra loro, poiché la natura è ciclica e rasserenante, in quanto riporta ciò che sottrae, invece la morte del padre non è compensata, provocando un trauma è innaturale e privo di sollievo. Molte poesie contengono addirittura un eccesso di lamento e vittimismo, tanto da giungere all'autocommiserazione dell'autore.

A differenza di "Myricae", però, i "canti di Castelvecchio" sono una raccolta più strutturata e contiene testi meno frammentari.


"Poemi conviviali"

Il nome di quest'opera deriva dal titolo della rivista culturale "Convivio", sulla quale P. pubblica le proprie  poesie, incentrate sulle vicende di personaggi storici e mitologici dell'antichità, che non vengono rispettati nella loro verità autobiografica, poiché in essi P. proietta la propria esperienza, trasmettendo loro la propria sensibilità.

Ciò avviene anche nei "Carmina".





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