ePerTutti


Appunti, Tesina di, appunto letteratura

I RUSTEGHI di Carlo Goldoni

ricerca 1
ricerca 2

I RUSTEGHI di Carlo Goldoni




L'autore della commedia è Carlo Goldoni. Quest'opera venne pubblicata a Venezia nel 1760 e la prima rappresentazione avvenne nel 1789. La casa editrice dell'edizione in cui ho letto la commedia è: "Editrice La Scuola, Brescia, 1993".

L'opera si suddivide in tre atti, il primo composto da dieci scene, il secondo da quattordici ed il terzo da cinque. Le didascalie che precedono ogni scena sono sempre sintetiche e concise e permettono di capire dove si sta svolgendo l'azione e chi sono i protagonisti. Le battute, poi, non sono quasi mai molto ampie, prevale soprattutto il dialogo anche se non mancano commenti fatti dai vari personaggi.

La commedia è ambientata a Venezia, durante i quattro giorni di carnevale e la rappresentazione si sposta alternativamente dalla casa di Lunardo a quella di Simone.

I personaggi sono dieci ed ognuno presenta delle caratteristiche particolari. Lunardo, Canciano, Simone e Maurizio sono i quattro "rusteghi", piuttosto ruvidi e collerici che rappresentano il passato, la tradizione falsa di un mondo ormai troppo ambiguo e convenzionale. Essi infatti seguono tenacemente gli usi del tempo antico, e detestano le mode, i piaceri e le conversazione del loro tempo.



Lunardo, mercante di professione, è impulsivo, diffidente, tende sempre ad affermare la sua autorità, è tuttavia anche affettuoso e tra tutti è il più cauto e appassionato.

Canciano che è un cittadino, è debole, di poche parole e viene sottomesso dalla moglie.

Maurizio è tra i quattro il più avaro ed è ancora strettamente chiuso nel suo mondo. Infine vi è Simone, anch'egli mercante, sbrigativo, realistico, testardo e con principi ben chiari. Costui è il più duro ed inaccessibile e quasi mai tiene conto dei giudizi degli altri.

Altri personaggi sono: Margherita, moglie di Lunardo in seconde nozze, arrendevole, paurosa, ma anche buona e ragionevole; Lucietta, lia di Lunardo, di primo letto, spensierata intelligente, ambiziosa e vanitosa; Felice, moglie di Canciano, bella, scaltra, loquace, abile, sicura, imperturbabile, il cui scopo è quello di ispirare nei quattro "rusteghi" l'incanto di una dolce convivenza.

Sono presenti, poi, Marina, moglie di Simone, buona e amante del pettegolezzo; Felippetto, li di Maurizio e promesso sposo di Lucietta; ed il conte Riccardo che è un amico di "siora" Felice.

La trama della vicenda è piuttosto semplice: Lunardo e Maurizio si accordano per far sposare Felippetto con Lucietta, non rivelano per i loro progetti ai due promessi che non si sono mai visti. Margarita e Marina, saputo ciò, guidate da siora Felice, preparano un incontro segreto tra Lucietta e Felippetto. Quest'ultimo travestito da donna per non farsi riconoscere, si recherà a casa di Lunardo per incontrare la futura moglie. L'inganno inizialmente funziona, i due giovani, infatti, si vedono e si innamorano, ben presto, tuttavia, il sotterfugio viene scoperto dai quattro "rusteghi" che si riuniscono, pensando alla punizione da infliggere alle rispettive mogli.

Infine, grazie all'intervento di siora Felice essi rinunciano alla propria vendetta e decidono di celebrare ugualmente il matrimonio tra Lucietta e Felippetto.

La commedia è scritta prevalentemente sotto forma di dialogo, i personaggi si esprimono in dialetto veneziano e il registro linguistico utilizzato cambia a seconda delle circostanze e diviene ironico, ora patetico ora leggero e superficiale.

Nella scena prima dell'atto primo, ad esempio, si nota una freschezza di linguaggio, una vivacità di dialogo: "la diga, siora madre, me marideroggio?" e non manca neppure una sottile ironia: "non so gnanca mi, gho sto uso, el digo che no me incorzo".

nella scena terza, poi, è presente un dialogo rapido, serrato e vivo. Sono presenti anche scene ricche di grazia, come la seconda dell'atto secondo in cui viene messa in risalto la deliziosa vanità di Lucietta che con semplice naturalezza trae di tasca furtivamente uno specchietto, subito nascosto alla venuta del padre rustego.

Il linguaggio utilizzato, il cui fine è di esprimere una vasta gamma di sentimenti, è schiettamente popolare, intriso di qualche sfumatura di arcaismo. Sono presenti anche ripetizioni del timido Felippetto ed espressioni idiomatiche più caratteristiche. Le parole sono allusive, talvolta ironiche, talvolta persino malinconiche come quel "gnente" di Lucietta che chiude la scena dodicesima del secondo atto con semplicità.

Non mancano, infine, battute allusive, note ironiche per gli umani difetti, note nostalgiche per il passato, note commosse per la verità del presente o ammirate per la verità che al presente la ragione sa offrire.

Il Goldoni, attraverso questa commedia, voleva fornire un immagine particolare dell'epoca storica in cui viveva, egli, infatti, voleva proporre un mondo nuovo, in maniera scherzosa, poco tragica e bonaria. L'autore amava, infatti profondamente il mondo nuovo di ideali che era nello spirito del tempo e persino in un ambiente e in una società istintivamente conservatrice come quella veneziana. Egli origina il cosiddetto realismo goldoniano, non si limita, cioè, a riprodurre la società ma la arricchisce di naturalezza, divenendo il pittore nostalgico della sua Venezia e degli ambienti piccolo-borghesi ai quali si rivolge.

È proprio la gioia di vivere, caratteristica tipica di tutti i personaggi goldoniani, la più forte vena d'ispirazione della sua arte, spesso intrisa di una nostalgia della giovinezza e della sua meravigliosa città.

Il Goldoni manifesta un'aperta simpatia per i casi della vita di ogni giorno ed avvertiva l'esigenza di una vita migliore. Nella commedia vi è lo scontro, infatti, tra il nuovo e l'antico, l'autore, inoltre, prende in considerazione anche il problema dell'educazione, un tempo fondata soltanto sull'autorità paterna e il problema del matrimonio, non risolto dall'amore di chi sceglie per la vita ma legato ai particolari accordi delle famiglie.

Anche nella Locandiera del Goldoni emergono caratteristiche, tipiche della sua arte, presenti nei rusteghi, come la modernità della sua visione della vita che lo portava a rappresentare fatti e ambienti reali delle Venezia del suo tempo.

In entrambe le opere vi è un personaggio più scaltro e furbo degli altri, nella Locandiera, Mirandolina, donna intelligente ed astuta che può essere paragonata alla siora Felice dei Rusteghi.

Anche i registri stilistici usati nelle commedie sono molto simili e si diversificano a seconda della scena e dalle circostanze trasmettendo i sentimenti e gli stati d'animo dei personaggi. Le due opere hanno in comune , inoltre, termini dialettali veneziani come "non gli abbado" che significa non ci bado.

Ho apprezzato molto i Rusteghi, il linguaggio mi è parso abbastanza semplice e brioso e la trama avvincente ed allegra e per questo ne consiglierei la lettura.





Privacy

© ePerTutti.com : tutti i diritti riservati
:::::
Condizioni Generali - Invia - Contatta