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SCHEMA RIASSUNTIVO Di "Uno, nessuno e centomila" di Pirandello

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SCHEMA RIASSUNTIVO Di "Uno, nessuno e centomila" di Pirandello


Moscarda si accorge che il suo naso pende leggermente. Poi la moglie gli dice che ha anche altri difetti e capisce che agli altri non appare così come appare a se stesso Ciascuno appare agli altri diverso da come egli stesso si vede.Ciascuno è quindi uno ( come egli stesso si crede), centomila quanto le persone che lo scorgono e di conseguenza nessuno in quanto perde un suo proprio essere. Per Pirandello il corpo sta fermo in attesa che gli uomini lo facciano vivere dandogli quindi diverse forme. Siamo tutti corpi "mortificati" in attesa che qualcuno se li prenda.Non siamo quindi nessuno. Infine, nel vederci attribuire diverse forme, non dobbiamo pensare che gli altri sbaglino a giudicarci e che il nostro IO sia quello che noi crediamo. Noi, così come tutti, prendiamo il nostro corpo "mortificato" e gli diamo vita a modo nostro creando così un'altra maschera e un'altra forma.




Noi abbiamo la presunzione che la realtà sia per gli altri come è per noi.Mostarda descrive la casa, gli affetti e tutto ciò che lo circonda e si accorge della maschera di imbecille che gli altri gli danno che non è comunque unica. Lui è imbecille diversamente per ciascuno. Pirandello note che è impossibile per gli uomini capirsi in quanto le parole sono vuote e ciascuno le riempie del senso proprio. Non esiste una sola realtà. L'uomo vive di fissazioni à Esempio della casa e della montagna che non si accorge che viene distrutta e che le case sono il frutto di questa distruzione. CASE, CITTA' = CAOS . CAMPAGNA, MONTI = VITA (PACE) . Esempio dell'uccellino che vola beato e tentativo di spiegarsi perché l'uomo vuole imitare questo volo beato in maniera tanto meschina e orrida come avviene, rischiando anche la vita. Questi sono pensieri che si fanno solo in camna. In città, dove tutto è meccanico, costruito non ci poniamo più questi quesiti. L'uomo costruisce contro la natura. Manca l'intesa tra l'uomo la natura. Con questa lunga metafora Pirandello vuole spiegare il rapporto forma-vita, la prima identificata con la città e la seconda con la natura, con la camna. Moscarda si accorge che la moglie non lo ama ma ama Gengè, l'immagine di Moscarda che lei si era fatta. Questo Gengè non è un' ottima persona. Ha anche lui mille difetti che la moglie Dida sopporta per amore. Moscarda capisce quindi che le sue parole hanno un valore diversoper Dida perché sononormalmente vuote, ma assumono doppiamente una valore diverso perché dette dal "suo" Gengè e no da Moscarda. Paradossalmente Moscarda si scopre geloso di Gengè.


Moscarda tenta di uccidere le centomila immagine che gli altri hanno di lui. Ricorda il padre che aveva fondato la banca usuraia. La vita è impregnata di casualità ( vi sentii dentro tutto lo sgomento delle necessità cieche, delle cose che non si possono mutare: la prigione del tempo; il nascere ora, e non prima e non poi; il nome e il corpo che ci è dato; la catena delle cause; il seme gettato da quell'uomo: mio padre senza volerlo; il mio venire al mondo, da quel seme; involontario frutto di quell'uomo; legato a quel ramo, espresso da quelle radici). I dati di fatto (nascere in un modo o in un altro,fare o non fare una cosa, etc . ) possono rendere due cose apparentemente uguali ma che sono in fondo diverse perché viste diversamente dalle centomila persone. Moscarda fa l'esempio della sua casa che per uno( più povero) è una reggia, per un altro ( più ricco) è una baracca, per un altro ancora ( che ha bei ricordi lì) è il luogo migliore che possa esistere etc . Ogni atto compiuto, dice Pirandello, ha una reazione ineluttabile.Esempio dell'uomo che riceve due visite: un vecchio amico e un nuovo amico. Alla fine caccia il nuovo amico perché non possono vivere insieme due diverse-stesse persone, stessa perché "unico uomo", diversa perché appare diversamente ai due amici.


Moscarda inizia a dare segni della sua "pazzia". Prende in esame il caso della famiglia di Marco Di Dio che non a l' affitto. Va a "rubare" gli incarti a Quantorzo e Firbo , due amici che da sempre curano i suoi affari, li picchia e decide di fare uno "scherzo" alla famiglia. Li fa sfrattare da casa sotto la pioggia sotto le urla del paese che lo chiama usuraio e poi a sopresa gli regala una casa più grande. La gente è restia a credere che è stato Moscarda a fare il regalo. Lo iniziano a giudicare pazo e prima di tutti lo stesso MArco Di Dio. Ma lo scopo sdi Moscarda era dimostrare che la gente, in breve tempo, ha cambiato la sua maschera.


Anche la moglie Dida lo prende per pazzo a causa dello "scherzo". Poi Moscarda sce ad accomnare il cane Bibì fuori e inizia a parlargli. Gli spiga che lo sta portandio in un luogo solitario perché la gente ha il vizio di stare a guardare e non se lo leva. Bisognerebbe, secondo Moscarda, levarsi il vizio di "portarsi a spasso" un corpo soggetto a essere guardato. Da un calcio alla cagna dicendo di essere impazzito e poi afferma di non averglielo dato quando avrebbe invece voluto darlo a tutti. Tornando a casa trova Dida con Quantorzo e si rende conto che stanno parlando in 8. Dida per sé, per Moscarda e per Quantorzo, Quantorzo per se, per Dida e per Moscarda e Moscarda per Dida e per Quantorzo. Manca Moscarda per se perché sapeve che non era nessuno. L'amico inizia a rimproverarlo per il gesto e Moscarda afferma a gran tono, con sorpresa di Quantorzo, che il capo è lui. Si alza di scatto, gli punta il dito al petto e gli chiede se lo crede pazzo. Poi gli dice di avere visto tante bilancie con le quali pesano i pegni della banca e domanda se usano anche la coscienza. Appena sente ire di no afferma che non vuole più sentirsi chiamare usuraio e che ha deciso di chiudere la banca fregandosene, secondo Quantorzo, di lui, di Firbo, dei dipendenti, del suocero, della moglie e di se stesso. Esce da casa di Moscarda gridanogli che è pazzo.


Dida, innervosita per il comportamento del marito, torna a casa del padre. L'indomani mattina Moscarda riceve la visita del suocero e iniziano aprlare. Moscarda gli spiega che vuole abbandonare la banca per non farsi chiamare usurai e vuole ritornare a studiare all'università. Potrà fare l'avvocato, o il medico o ancora il professore. Certo si sarebbe infiliato in una forma ma bisognava lavorare per Dida.Anche il suocero comunque inizia a credere che Moscarda è solo un pazzo e preferisce.


Moscarda viene invitato da Anna Rosa, un'amica della moglie che aveva spesso rifiutato varie proposte di matrimonio anche vantaggiose. La donna si trova in un convento. Ha una pistola nella borsa ed accidentalmente scappa un colpo che ferisce al piede la donna. Moscarda la soccorre e rimane con lei per curarla.La donna gli racconta che Dida, il suocero, Firbo, Quantorzo e tutti gli altri lo vogliono interdire. lo credono pazzo e vogliono sottrargli tutte le proprietà. Anna Rosa gli propone di parlare col vescovo e così fa. Monsignor Partanna, il quale crede che Moscarda aveva donato la casa a Marco Di Dio per bontà, propone a Vitangelo di donare tutto per una casa per poveri che Don Antonio Sclepis stava costruendo. Moscarda accette più per fare un favore ad Anna Rosa. Torna da lei e parlano. Per Pirandello il mondo è popolato da morti viventi, uomini che vivono ma sono già morti, non sono nessuno. Appena Moscarda si avvicina al letto per abbracciarla parte un altro colpo sdi pistola che lo ferisce gravemente.


Il giudice incaricato di istruire il processo prese molto tempo per le sue decisioni. Moscarda disse che era stato un incidente mentre Anna Rosa affermò di avergli sparato per paura, paura di essere colpita dai suoi discorsi e di fare come lui. Il giudice va a casa di Moscarda per interrogarlo e Moscarda fa di tutto per convicerlo che è bella una coperta verde che lo copre. Sclepis vede nella totale donazione l'unico mezzo per espiare alle colpe. Nessuno infatti crede ne a Moscarda ne ad Anna Rosa. Tutti pensano che Vitangelo stesse per violentarla. Egli accetta le condizioni del prete. Dona tutto e va a vivere come un povero nella casa pr poveri costruita con i suoi stessi soldi. AL tribunale Moscarda si presenta col berretto dell'ospizio e una camicia azzurra.Non ha più senzo chiamarlo Moscarda ma tutti, suo malgrado, lo fanno ancora. Pirandello dice: " Se il nome è la cosa; se un nome è in noi il concetto di ogni cosa posta fuori di noi ; e senza nome non si ha il concetto e la cosa resta in noi come cieca, non distinta e non definita; ebbene, questo che portai tra gli uomini ciascuno lo incida, epigrafe funeraria, sulla fronte di quella immagine con cui apparvi, e la lascia in pace e non ne parli più. Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome.Conviene ai morti. A chi ha concluso.Io sono vivo e non concludo ( . ) pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane. Io non l' ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi : vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".


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