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Relazione Agronomica Sulla Vite

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Relazione Agronomica Sulla Vite


1.1 Descrizione della pianta e delle tecniche culturali

La vite è una Pianta appartenente alla famiglia delle Vitacee, dell'ordine delle Ramnali, caratterizzata dal tipico portamento rampicante. L'uva, il frutto della vite, viene consumata fin dall'antichità, come dimostra il ritrovamento di alcuni acini tra i reperti archeologici di insediamenti risalenti all'età del Bronzo, in Italia e in Svizzera, e in alcune tombe dell'antico Egitto. I botanici ritengono che la vite sia originaria della regione del mar Caspio e che la sua diffusione verso occidente, fino alle coste asiatiche del Mediterraneo, sia avvenuta a opera di uccelli migratori, del vento e dei corsi d'acqua. La coltivazione della vite, praticata in Palestina già in epoca precristiana, fu introdotta nelle regioni mediterranee dai fenici, e dall'antica Grecia si estese poi a tutto l'impero romano.



La coltivazione della vite viene oggi praticata a livello industriale in tutto il mondo e soprattutto nell'Europa occidentale, nei Balcani, in California, in Australia, in Sud Africa e, in parte, anche in Sud America. Nel Nord America, dove la pianta fu introdotta in epoca coloniale, le prime coltivazioni non ebbero molto successo a causa dell'attacco di numerosi parassiti e malattie.

I vari tipi di uva si differenziano in base all'uso cui sono destinati: le uve da vino da tavola devono avere un certo grado di acidità ed essere limitatamente zuccherine, mentre quelle da vino dolce devono avere caratteristiche opposte. Le uve da consumare come frutta devono avere un'acidità e una concentrazione di zuccheri limitate e, per poter essere immesse sul mercato, gli acini devono presentare caratteristiche di dimensione, colore e forma corrispondenti a parametri molto precisi. Le uve utilizzate per produrre succhi e gelatine sono molto acide, scarsamente zuccherine e devono avere un sapore forte e deciso. Le uve da essiccare sono molto zuccherine, poco acide e non presentano semi. Le uve europee sono qualitativamente superiori a quelle americane e più adatte a essere consumate come uva da tavola o a essere trasformate in vini o uve passe. Le uve americane sono particolarmente indicate per la trasformazione in succhi e gelatine. Gli acini essiccati vengono commercializzati come uva passa, uva sultanina o zibibbo essiccato.

Le viti hanno un fusto rampicante, che si attacca a muri e recinzioni mediante particolari organi di sostegno detti viticci, foglie palminervie alternate, disposte lungo il fusto in gruppi di tre unità e intervallate da coppie opposte di viticci, e grappoli di fiori verdognoli unisessuali, talvolta portati da piante separate. I frutti maturano su rami di almeno due anni, che vengono rimossi immediatamente dopo la vendemmia.

I vigneti industriali sono in genere costituiti da piante ricavate da talee, che vengono cimate a un'altezza di 7-l0 m dal suolo e piantate a una distanza di 2,5-3 cm l'una dall'altra. Quasi tutti i nuovi germogli prodotti dalla pianta vengono eliminati; solo quelli più forti vengono risparmiati e potati in modo tale da lasciare sul ramo solo due o tre gemme. Tale pratica viene ripetuta ogni primavera, per due anni consecutivi, alla fine dei quali la pianta assume l'aspetto di un piccolo albero con un forte fusto principale, simile a un tronco, capace di mantenere una posizione eretta senza bisogno di alcun sostegno. Solo a questo punto la vite viene lasciata fruttificare. I rami che si dipartono dal fusto vengono legati a infrastrutture di supporto alte circa 2 m e, appena prima della produzione dei frutti, vengono accuratamente potati, in modo tale da ridurre il numero delle gemme per ramo e da accrescere la produttività della pianta e la qualità dei frutti.

Il terreno deve essere di medio impasto tendente all'argilloso, con presenza di ciottoli in superficie, ma fresco, fertile e profondo, e, infine, non deve presentare problemi di calcare attivo. La sostanza deve essere in quantitativi più che sufficienti, e anche tutti i macro e micro-elementi sono presenti in maniera proporzionata e idonea hai fabbisogni della vite.

La zona deve presentare un clima temperato, ventilato, sub-umido con regime pluviometrico di 820 mm/annui, e temperature che raggiungono largamente le soglie minime necessarie alla vite nel corso di tutte le fasi fenologiche. Unico problema del clima sono le possibili nevicate invernali, che comunque non provocano danni in quanto trovano le piante in riposo vegetativo e quindi preparate ad accogliere tale fenomeno.

Per quanto riguarda la preparazione del terreno,quest'ultima prevede la risoluzione di alcune problematiche attraverso la selezione e l'attuazione di scelte tecniche. La prima scelta tecnica è stata quella di attuare una lavorazione a due strati, cioè una scaricatura profonda a 1 m e un'aratura a 40-50 cm. Successivamente o contemporaneamente, a queste operazioni possono essere eseguite la concimazione di fondo e l'erpicatura, in modo che il terreno raggiunga la soglia minima di fertilità nei casi in cui si sia riscontrata una deficienza di S.O. o di alcuni elementi. Infine l'erpicatura provvederà ad affinare ulteriormente il terreno, in modo da facilitare l'operazione di trapianto delle barbatelle di materiale certificato preventivamente ordinate in vivaio.

Eseguita l'erpicatura ed una eventuale rullatura si provvederà ad eseguire le sistemazioni idrauliche tramite affossatura e la creazione di scoline laterali. Eseguita tale operazione si passerà al tracciamento dei sesti d'impianto e successiva palificazione con pali in cemento precompresso di altezza 2,8 m e filo zincato plastificato,zincato in moda da ridurre i costi da manutenzione e seguita la palificazione si attende il periodo autunnale, in quanto risulta essere il momento più indicato per eseguire il trapianto meccanico delle barbatelle previa talettatura delle stesse.

Le lavorazioni sono eseguite per ottimizzare l'utilizzo delle risorse idriche ma, per contro, creano problemi per il terreno e per l'ambiente; la tecnica attuata nei vigneti, tuttavia, determina un impatto ambientale nettamente inferiore a quello provocato nel caso di molte altre colture. Infatti, solitamente il terreno viene lasciato inerbire spontaneamente dalla fine di agosto alla primavera poiché così si facilita il passaggio dei mezzi meccanici per la vendemmia e successivamente per la potatura. L'inerbimento invernale è molto utile anche per la tutela dell'ambiente, sia perché riduce l'erosione sia perché immobilizza l'azoto nitrico che si rende disponibile nel periodo in cui la vite non è in grado di assorbirlo, sottraendolo quindi alla lisciviazione. Alla fine di marzo generalmente si esegue una lavorazione relativamente profonda, 15-20 cm, per eliminare le erbe infestanti che, altrimenti, eserciterebbero una forte competizione idrica durante il periodo primaverile-estivo e, per lo stesso scopo, successivamente vengono effettuate 1-2 erpicature superficiali in funzione dello sviluppo delle infestanti. Pertanto le lavorazioni del terreno, se razionalmente eseguite, anche evitando l'uso di attrezzi che polverizzano il terreno quali le zappatrici rotative, non determinano particolari problemi; qualche riserva insorge sui relativi costi, specialmente per la difficoltà degli interventi sulla fila.

Per prevenire la competizione idrica primaverile-estiva, le infestanti possono essere controllate anche con una fresatura molto superficiale o meglio con attrezzi tipo trincia-sarmenti muniti di robusti organi lavoranti che, incidendo il terreno per 2-3 cm di profondità, attuano lo scollettamento delle infestanti, ritardandone così il ricaccio. E' opportuno eseguire tale intervento tra la seconda decade di aprile e la metà maggio, in funzione dell'andamento stagionale. Per contenere sufficientemente lo sviluppo della copertura erbacea fino alla seconda metà di agosto normalmente basta un secondo intervento. Questa tecnica, in uso da anni presso il vigneto sperimentale di Deruta, si sta dimostrando pienamente soddisfacente e di semplice ed economica attuazione.

Si ritiene opportuno evitare il controllo delle infestanti mediante il diserbo chimico e specialmente con formulati a carica residuale. Tuttavia, il glyphosate a basso dosaggio può essere proficuamente utilizzato in primavera per il controllo dell'inerbimento naturale o in estate per l'eliminazione delle specie perennanti a vegetazione tardiva.

Negli ambienti ove la carenza idrica non rappresenta un problema, e soprattutto se sussiste il rischio di erosione, una valida alternativa alle lavorazioni ed al diserbo chimico può essere l'inerbimento nelle sue varianti. Per evitare danni alle giovani viti, l'inerbimento non va fatto prima di 3-4 anni dall'impianto.

L'inerbimento naturale tra i filari rappresenta la soluzione più economica e semplice per realizzare una copertura vegetale. Per ottimizzare il rapporto vite - cotico erboso è possibile realizzare un inerbimento artificiale permanente dell'interfilare utilizzando determinate essenze vegetali. In tal caso, per limitare la competizione idrica e per garantire una lunga durata della copertura vegetale desiderata, determinante è la scelta delle specie e delle varietà da utilizzare in miscuglio; queste dovrebbero soddisfare i seguenti requisiti: adattabilità alle condizioni pedoclimatiche, limitate esigenze idriche, apparato radicale poco profondo, massa vegetativa modesta per evitare il diradamento delle essenze componenti il cotico erboso a causa della copertura determinata dallo sfalcio, resistenza al calpestamento e allo sviluppo della flora di sostituzione. I miscugli di graminacee, con le varietà da tappeto erboso, sono quelli più utilizzati. Il 20-30% può essere rappresentato dal Lolium perenne, per la rapidità di sviluppo e la forte resistenza verso la flora di sostituzione; le festuche (rubra, arundinacea, ovina) solitamente rappresentano l'altra componente fondamentale del miscuglio poiché, anche se lente ad affermarsi, sono longeve, resistenti ai tagli, rustiche e adattabili. Per la riuscita dell'inerbimento sono necessari una buona preparazione del terreno, il rinettamento preventivo dalle infestanti perennanti e l'esecuzione della semina in autunno; quando la vegetazione ha raggiunto 15-20 cm di altezza è opportuno procedere al primo sfalcio asportando l'erba dal vigneto. Gli sfalci successivi, che non richiedono l'asportazione dell'erba, non debbono essere molto energici; l'eventuale competizione per l'azoto durante la fase di insediamento del cotico erboso deve essere contenuta con modesti apporti di concimi azotati.

Le viti vengono attaccate da un gran numero di parassiti e malattie fungine tra cui la Peronospora, la Fillossera, lo Oidio e la Tignola.

La Fillossera della vite è un insetto di origine americana, molto nocivo per la viticoltura. Il ciclo di questo insetto è complesso e passa attraverso vari stadi. Gli individui sessuati si accoppiano in autunno avanzato e depongono sul legno vecchio le 'uova d'inverno'. Da queste uova, in primavera si sviluppano forme giovanili, le 'fondatrici gallecole', che si spostano sulla ina inferiore di una foglia, formando gradualmente una galla. Le gallecole, femmine partenogenetiche, si sviluppano in 15 giorni e danno luogo ad altre forme giovanili ('neogallecole gallecole'), che migrano in tutte le parti della pianta originando nuove galle.

Nell'arco dell'estate si susseguono sei o sette generazioni analoghe di queste femmine senza ali. All'avvicinarsi della stagione fredda, le forme giovanili ('neogallecole radicicole') si spostano sulle radici, producendovi delle galle. Verso la fine dell'estate e in autunno alcune di queste gallecole radicicole danno origine a femmine alate che sfuggono dal terreno e volano sulle piante vicine, deponendo uova da cui si svilupperanno gli individui sessuati. A questo punto il ciclo si ripete.

La Fillossera della vite venne introdotta accidentalmente in Francia intorno al 1859 e si diffuse poi nelle regioni produttrici di vino europee e di tutto il mondo, causando gravissimi danni. Sulle viti europee si sviluppano solo le forme radicicole e pertanto la malattia della vite viene proata soprattutto dall'uomo, con l'uso di tralci infetti o di strumenti contaminati.

La Fillossera della vite viene classificata scientificamente come Phylloxera vitifolii e appartiene alla famiglia dei fillosseridi, del sottordine degli omotteri, ordine emitteri.

La Peronospora della vite è un genere di fungo appartenente alla classe dei Ficomiceti, ordine Oomiceti, famiglia peronosporacee che comprende specie parassite delle piante coltivate. Gli zoosporangi germinano direttamente producendo un micelio ramificato entro i tessuti delle fogli. Colpisce la vite e il frutto coprendole con macchie bianche.

Lo Oidio è un genere di funghi imperfetti iscritto alle famiglie delle Moniliali è la più antica fra le più gravi malattie crittogamiche che hanno colpito i vigneti europei nella metà del secolo scorso. Questa malattia è di origine americana. Tutti gli organi verdi della pianta, grappoli, foglie,germogli sono colpiti dal parassita fungino che è in grado di proarsi da quando la temperatura dell' aria inizia a salire ( 4°-5°) e sin verso i 25°. L' umidità favorisce lo sviluppo. L' oidio si combatte con irrorazioni di zolfo in polvere puro o rameato. Spesso i trattamenti vengono fatti contemporaneamente a quelli contro la Peronospora, mescolando gli zolfi bagnabili con solfato di rame o sali di zinco. Dato che lo oidio colpisce maggiormente il grappolo la lotta contro di esso è di primaria importanza in viticolture.

La Tignola è un insetto lepidottero che compie 3 generazioni annuali e sverma allo stato di crisalide, le femmine depongono cica 200 uova ciascuna 2 o 3 giorni dopo l'accoppiamento e le depositanosui grappoli florali, sui tralci e sulle foglie. Le larve emettono gli sericei, si tessono una specie di bozzolo e si nutrono divorando i boccioli dei fiori. I danni causati alla vite sono ingentissimi nonostante le tignole abbia molti nemici naturali quali funghi, imenotteri, ditteri, parassiti. L'uomo difende la vite con la lotta chimica con arseniato di piombo o di calcio, fluorosilicato di bario e cloroderivati organici molto tossici e quindi devono essere usati con molta prudenza.





2.1 Computo metrico estimativo

Vigneto di 1 Ha di uva da vino (Produzione 140 Q)


Produzione Lorda Vendibile (Plv): 140Q x 80.000 £ = £ 11.200.000

Reddito Netto (Rn): £ 11.200.000 - £ 5.296.400 = £ 5.903.600


Lavorazioni _ _ _ _ _ _ _ _ (Allegato 1) _ _ _ _ _ _ _ _ £ 410.500

Mezzi Tecnici _ _ _ _ _ _ _ _ (Allegato 2) _ _ _ _ _ _ _ _ £ 1.037.900

Irrigazione    (Considerata solo come irrigazione di soccorso)

Manodopera    _ _ _ _ _ _ _ _ (Allegato 3) _ _ _ _ _ _ _ _ £ 2.718.750

Raccolta e Trasporto _ _ _ _ _ _ (Allegato 4) _ _ _ _ _ _ _ _ £ 1.155.500


Allegato 1

Lavorazioni

Macchina

Tempo

Costo Orario

Costo ad Ettaro

Aratura

Trattrice Fiat 70/C

2 Ore

£ 77.000

£ 154.000

Fresatura

Trattrice Fiat 70/C

3 Ore

£ 85.500

£ 256.500


Allegato 2

Concimazione

Percentuale

Quantità

Costo

Azoto


100 Kg

£ 85.000

Fosforo


60 Kg

£ 61.500

Potassio


150 Kg

£ 161.400


Manutenzione Impianto

Quantità

Costo

Fili, Pali, Ancore


£ 80.000


Difesa Fitosanitaria

Quantità

Costo

Fitofarmaci


£ 650.000



Allegato 3

Manodopera

Tempo

Costo Orario

Costo ad Ettaro

Potatura Secca (Invernale)

60 Ore

£ 22.500

£ 1.350.000

Spollonatura

25 Ore

£ 22.500

£ 562.500

Potatura Verde

20 Ore

£ 22.500

£ 450.000

Concimazione

0.2 Ore

£ 90.000

£ 30.000

Distribuzione Fitofarmaci

12 Ore

£ 22.500

£ 270.000

Manutenzione Impianto

2.5 Ore

£ 22.500

£ 56.250


Allegato 4

Lavorazione

Macchina

Tempo

Costo Orario

Costo Totale

Raccolta


140 Ore

£ 8.000

£ 1.120.000

Trasporto

Trattrice OM 650

0.3 Ore

£ 71.000

£ 35.500





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