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Sigmund Freud - Vita, Opere, L'ipnosi, Il caso di Anna O, Dal metodo catartico alla psicanalisi, La realtà dell'inconscio e i modi per 'acceder

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Vita
Sigmund Freud nasce a Freiberg, in Moravia, nel 1856, da genitori ebrei, che si trasferiscono a Vienna nel 1860. Laureatosi in medicina, intraprende studi di anatomia del sistema nervoso, lavorando nel laboratorio neurofisiologico di Brücke. Nel 1882, per ragioni economiche, è costretto ad abbandonare la ricerca scientifica e a intraprendere la professione medica, dedicandosi alla psichiatria. Nel 1885, grazie ad una borsa di studio, si reca a Parigi, ove Jean-Martin Charcot stava studiando i fenomeni isterici. Nel 1889 passa un breve periodo a Nancy, dove i procedimenti dell'ipnosi venivano praticati e studiati da un'altra scuola, quella di Ambroise Liébeault e dal suo discepolo Hippolyte Bernheim, allora in aspra contrapposizione a Charcot. Tornato a Vienna, in virtù di ricerche successive sull'isteria, condotte in collaborazione con Josef Breuer, perviene alla scoperta dell'inconscio e quindi alla fondazione della teoria psicanalitica. Il sia pur lento e contrastato successo delle sue teorie fa si che nel 1910 nasca, a Norimberga, la Società internazionale di Psicanalisi, di cui Jung è il primo presidente (anche se Jung ed Adler entreranno ben presto in dissenso con Freud). Nel 1933 i nazisti, a Berlino, bruciano le opere dell'ebreo Freud. Nel 1938 lascia Vienna e si reca come esule a Londra, ove muore nel 1939.



Opere
Delle sue opere ricordiamo: Studi sull'isteria (1895); L'interpretazione dei sogni (1900); Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Il motto di spirito e i suoi rapporti con l'inconscio (1905); Frammento di un'analisi d'isteria (1905); Tre saggi sulla sessualità (1905); Totem e tabù (1913); Lutto e malinconia (1917); Introduzione alla psicanalisi (1915-l917; 1932); Al di là del principio del piacere (1920); Psicologia delle masse e analisi dell'io (1921); L'io e l'Es (1923); L'avvenire di un'illusione (1927); Il disagio della civiltà (1929); Analisi terminabile ed interminabile (1937).

L'ipnosi
La medicina 'ufficiale' ottocentesca si muoveva in un orizzonte teorico di tipo positivistico-materialistico. Essa tendeva infatti ad interpretare tutti i disturbi della personalità in chiave somatica e quindi a non prendere 'sul serio' quegli stati psiconevrotici (ad esempio le isterie), in cui non fossero rintracciabili lesioni organiche corrispondenti. Ciò nonostante, ai tempi di Freud, l'isteria aveva attirato l'attenzione di un gruppo di medici, fra cui spiccano i già citati J.-M. Charcot (1825-l893) e J. Breuer (1842-l925). Il primo era giunto ad usare l'ipnosi come metodo terapeutico, ottenendo un certo successo, grazie al controllo dei sintomi isterici mediante la suggestione Breuer; andando oltre Charcot, utilizzava l'ipnosi non come strumento di inibizione dei sintomi, ma come mezzo per richiamare almemoria - I processi di memorizzazione dall'acquisizione al richiamo - Studi comparati" class="text">la memoria avvenimenti penosi dimenticati, avendo notato che il superamento delle amnesie circa fatti spiacevoli della propria vita personale consentiva una 'liquidazione' delle cariche emotive connesse ai faro stessi.

Il caso di Anna O.

Per fare un esempio, nel caso di Anna O., un'isterica gravemente ammalata, curata da Breuer, fra gli altri sintomi (paralisi motorie, turbe della vista e dell'udito, tosse nervosa, anoressia, afasia ecc.) vi era pure una caratteristica idrofobia acuta (= paura di bere). Mediante l'ipnosi, Breuer aveva scoperto che la paziente, avendo scorto da bambina il cane della governante (verso la quale nutriva sentimenti di ostilità) bere in un bicchiere, aveva provato un forte senso di repulsione. Pur avendo rimosso quell'episodio, la paziente manifestava sintomi idrofobici, che erano spariti soltanto quando Breuer, in virtù dell'ipnosi, li aveva portati alla coscienza.

Dal metodo catartico alla psicanalisi

Grazie allo studio di questo caso, Breuer e Freud mettono a punto il cosiddetto 'metodo catartico', consistente appunto nel tentativo di provocare una 'scarica emotiva' (abreazione) capace di 'liberare' il malato dai suoi disturbi. Ponendosi il problema dell'eziologia, ovvero delle ragioni dell'isteria, Freud, procedendo autonomamente rispetto a Breuer, arriva alla scoperta che la causa delle psiconevrosi è da ricercarsi in un conflitto tra forze psichiche inconsce, ossia operanti al di là della sfera di consapevolezza del soggetto, i cui sintomi risultano quindi psicogeni, cioè non derivanti da disturbi organici, bensì dalle traversie della psiche stessa. La scoperta dell'inconscio segna l'atto di nascita della psicanalisi, che si conura infatti come psicologia abissale o del profondo.

La realtà dell'inconscio e i modi per 'accedere' ad esso

Prima di Freud si riteneva comunemente che la psiche si identificasse con la coscienza. Il medico viennese afferma invece che la maggior parte della vita mentale si svolge fuori della coscienza e che l'inconscio non costituisce il limite inferiore del conscio, ma la realtà abissale primaria di cui il conscio (simile alla punta di un iceberg) è solo la manifestazione visibile. Tant'è vero che l'inconscio viene eletto, dalla psicanalisi, a punto di vista privilegiato da cui osservare l'uomo. Freud divide l'inconscio in due zone. La prima comprende l'insieme dei ricordi che, pur essendo momentaneamente inconsci, possono, in virtù di uno sforzo dell'attenzione, divenire consci. Tale è il preconscio. La seconda zona comprende quegli elementi psichici stabilmente inconsci che sono mantenuti tali da una forza specifica, la cosiddetta rimozione, che può venir superata solo in virtù di tecniche apposite. Ma se l'inconscio, in senso stretto e caratteristicamente freudiano, coincide con il rimosso, quali sono le vie per superare le resistenze che ne sbarrano l'accesso alla coscienza? Per un certo periodo, Freud pensò di usare l'ipnosi. Ma la scarsa efficacia di quest'ultima lo indusse ben presto ad elaborare un nuovo metodo: quello delle cosiddette 'associazioni libere'. Anziché forzare il malato, questo metodo mira invece a rilassarlo (da ciò l'idea del divano) e consiste nel mettere il paziente in grado di abbandonarsi al corso dei propri pensieri, facendo sì che fra le varie parole da lui pronunciate si instaurino delle catene associative collegate con il materiale rimosso che si vuole portare alla luce, il quale funge da sorta di campo gravitazionale verso cui sono irresistibilmente attratti i pensieri del soggetto analizzato. Questo metodo, pur avendo la capacità di aggirare più facilmente censure e rimozioni, presenta tuttavia, nella concretezza dell'analisi, notevoli difficoltà, che solo lo sforzo solidale del paziente e dello psicoterapeuta sono in grado di superare. In ogni caso, tutto deve essere messo al servizio della cura, compreso quel fenomeno tipico (di cui Freud è stato geniale teorizzatore) che è il transfert o traslazione, ossia il trasferimento, sulla persona del medico, di stati d'animo ambivalenti (di amore e di odio) provati dal paziente durante l'infanzia nei confronti delle ure genitoriali. In particolare, nel suo aspetto positivo, il transfert, implicando una sorta di attaccamento amoroso verso il medico, che si traduce in un desiderio di guadagnarne l'approvazione, può fungere da condizione preliminare per il successo dell'analisi. Scoperto quel nuovo continente scientifico che è l'inconscio, Freud si propose di decodificarne i messaggi tramite lo studio di quelle sue manifestazioni privilegiate che sono i sogni, gli atti mancati e i sintomi nevrotici. Per comprendere adeguatamente questi aspetti del pensiero freudiano occorre tuttavia aver presente la sua teoria generale della psiche.

La scomposizione psicanalitica della personalità

Rifiutando la concezione intellettualistica dell'Io come unità semplice riportabile a quell'unico centro unificatore che è l'Io cosciente, Freud afferma che la psiche è un'unità complessa costituita da un certo numero di sistemi, dotati di funzioni diverse e disposti in un certo ordine gli uni rispetto agli altri, a guisa di metaforici luoghi psichici. La prima topica psicologica distingue, come si è visto, tre sistemi: il conscio (Cs), il preconscio (Pcs) e l'inconscio (Ucs). La seconda topica viene elaborata da Freud a partire dal 1920 e distingue tre 'istanze': l'Es, l'Io e il Super-io. L'Es (termine tedesco che indica il pronome neutro della terza persona singolare) è il polo pulsionale della personalità ovvero la forza impersonale e caotica che costituisce la matrice originaria della nostra psiche. Per queste sue caratteristiche, l'Es non conosce né il bene, né il male, né la moralità ma obbedisce unicamente all'inesorabile principio del piacere. Esso esiste inoltre al di là delle forze spazio-temporali codificate da Kant (in quanto le pulsioni rimosse vivono in una sfera senza luogo e senza tempo) e ignora le leggi della logica, a cominciare dal principio di non-contraddizione (tant'è che in esso impulsi contraddittori sussistono l'uno accanto all'altro senza annullarsi a vicenda). Il Super-io è ciò che comunemente si chiama coscienza morale, ovvero l'insieme delle proibizioni che sono state instillate all'uomo nei primi anni di vita e che poi lo accomnano sempre, anche in forma inconsapevole. L'Io è la parte organizzata della personalità, che si trova a dover fare i conti con le esigenze di quei tre padroni severi che sono l'Es, il Super-io e il mondo esterno. In altri termini, l'Io è l'istanza che si trova a dover equilibrare, tramite opportuni compromessi, pressioni disparate e per lo più in contrasto fra di loro

I sogni, gli atti mancati e i sintomi nevrotici

In quell'opera fondamentale che è l'Interpretazione dei sogni Freud vede nei fenomeni onirici 'la via regia che porta alla conoscenza dell'inconscio nella vita psichica'. Egli ritiene infatti che i sogni siano 'l'apamento (camuffato) di un desiderio (rimosso)'. Per motivare questa tesi Freud distingue, all'interno dei sogni, un contenuto manifesto (la scena onirica, così come viene vissuta dal soggetto) ed un contenuto latente (l'insieme delle tendenze che danno luogo alla scena onirica). Ma perché questa distinzione? Perché, se i sogni richiamano dei desideri, non lo fanno in forma diretta? A questa prevedibile domanda Freud risponde dicendo che si tratta di desideri inaccettabili dal soggetto, che cadono quindi sotto l'azione della censura. In altri termini, il contenuto manifesto dei sogni è nient'altro che la forma elaborata e travestita, sotto effetto della censura, in cui si presentano i desideri latenti. Ma se ogni sogno è la realizzazione di un desiderio l'interpretazione psicanalitica dei sogni consiste nel ripercorrere a ritroso il processo di traslazione del contenuto latente in quello manifesto, al fine di cogliere i messaggi segreti dell'Es. Nella Psicopatologia della vita quotidiana Freud prende in esame quei contrattempi della vita di tutti i giorni (lapsus, errori, dimenticanze, incidenti banali ecc.) che prima di lui si era soliti attribuire al caso. Applicando ancora una volta il principio del determinismo psichico, secondo cui, nella nostra mente, nulla avviene in modo fortuito, ma ogni evento è il prodotto necessario di determinate cause, Freud scopre invece come anche tali microfenomeni abbiano un ben preciso significato. In particolare, egli scorge in essi un'ennesima manifestazione camuffata dell'inconscio, ovvero, in concreto, una sorta di compromesso fra l'intenzione cosciente del soggetto e determinati pensieri inconsci che si agitano nella sua psiche. Questo schema risulta facilmente applicabile ai casi di lapsus linguae. Tuttavia, secondo la psicanalisi, esso vale per qualsiasi incidente (ad es., per Freud, noi tendiamo a dimenticare determinati nomi, o a smarrire determinati oggetti, per il fatto che ad essi sono associati sentimenti spiacevoli). Per quanto concerne i sintomi nevrotici, Freud fa un discorso analogo, sostenendo che il sintomo, come il sogno manifesto, rappresenta il punto di incontro fra una o più tendenze rimosse e quelle forze della personalità che si oppongono all'ingresso di tali credenze nel sistema conscio. E poiché Freud scoprì ben presto che gli impulsi rimossi che stanno alla base dei sintomi psiconevrotici sono sempre di natura sessuale, egli fu portato a porre la sessualità al centro della propria attenzione.

La teoria della sessualità e il complesso edipico

La teoria della sessualità costituisce l'aspetto storicamente e culturalmente più dirompente della psicanalisi e quello che ha generato, nei suoi confronti, le maggiori opposizioni. Prima di Freud la sessualità era sostanzialmente identificata con la genitalità, ossia con il congiungimento con un individuo di sesso opposto, ai fini della procreazione. Di conseguenza, secondo questo schema, come osserva lo stesso Freud, la sessualità 'dovrebbe mancare nell'infanzia, subentrare intorno all'epoca della pubertà e in connessione con il suo processo di maturazione, esprimersi in fenomeni di attrazione irresistibile esercitata da un sesso sull'altro; la sua méta dovrebbe essere l'unione sessuale'. Ora, se tutto ciò fosse vero, resterebbero inspiegate tutte le tendenze psicosessuali differenti dal coito. Ad es. resterebbero inspiegate la sessualità infantile, la sublimazione (cioè il trasferimento di una carica originariamente sessuale sopra oggetti non-sessuali, come il lavoro, l'arte, la scienza ecc.) e le perversioni (termine che in Freud non presenta connotazioni valutative, ma semplicemente descrittive, in quanto egli intende, con esse, un attività sessuale che ha rinunciato al fine riproduttivo e persegue il conseguimento del piacere come fine indipendente). Di conseguenza, Freud fu condotto ad ampliare il concetto di sessualità, sino a vedervi un'energia suscettibile di dirigersi verso le mete più diverse e in grado di investire gli oggetti più disparati. Energia che Freud denominò libido e che pensò alla stregua di un flusso migratorio localizzato di volta in volta, in corrispondenza dello sviluppo fisico, su alcune parti del corpo, dette 'zone erogene' (ovvero generatrici di piacere erotico). Parallelamente a questa rifondazione del concetto di sessualità, Freud elaborò un'originale dottrina della sessualità infantile. Infatti, demolendo il pregiudizio secondo cui la sessualità apparterrebbe solo all'età adulta e respingendo la mistificante immagine del bambino come sorta di 'angioletto asessuato' (frutto di un processo di rimozione), Freud giunse a definire il piccolo uomo come 'un essere perverso polimorfo', ossia come un individuo capace di perseguire il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi (donde la perversione) e mediante i più svariati organi corporei (donde il polimorfismo). In particolare, Freud sostiene che lo sviluppo psicosessuale del soggetto avviene attraverso tre fasi, ognuna delle quali appare caratterizzata da una specifica zona erogena.

1) La fase orale, che caratterizza i primi mesi di vita e che dura sino ad un anno e mezzo circa, ha come zona erogena la bocca e risulta connessa a quella che, in questo periodo, costituisce la principale attività del bambino: il poppare.


2) La fase anale, che va da un anno e mezzo circa a tre anni, ha come zona erogena l'ano ed è collegata alle funzioni escrementizie, che per il bambino sono oggetto di particolare interesse e piacere (tant'è che, preso in braccio ed accarezzato, egli tende a rispondere con un libero sfogo delle funzioni corporali).

3) La fase genitale, che inizia alla fine del terzo anno, ha come fattore erogeno la zona genitale. Essa si articola in due sottofasi: quella fallica e quella genitale in senso stretto. La fase fallica è così chiamata: a) perché la scoperta del pene costituisce oggetto di attrazione sia per il bambino sia per la bambina, che soffrono entrambi di un complesso di castrazione (il primo perché vive sotto la minaccia di una possibile evirazione, la seconda perché si sente di fatto evirata e prova l'invidia del pene); b) perché l'organo di eccitamento sessuale è il pene o quel suo equivalente femminile che è la clitoride. La fase genitale in senso stretto, che segue a quella fallica dopo un periodo di latenza (che va dal declino della sessualità infantile, quarto o sesto anno, sino all'inizio della pubertà) è caratterizzata dall'organizzazione delle pulsioni sessuali sotto il primato delle zone genitali.

Il complesso di Edipo

Connessa alla sessualità infantile è anche una delle più note dottrine freudiane: quella relativa al cosiddetto complesso di Edipo. In generale il complesso edipico consiste in un attaccamento libidico verso il genitore di sesso opposto e in un atteggiamento ambivalente (con componenti positive di affettuosità e tendenza alla identificazione, e componenti negative di ostilità e di gelosia) verso il genitore di egual sesso. Tale complesso si sviluppa fra i tre e i cinque anni, ossia durante la fase fallica, e, a seconda della sua risoluzione o meno, determina la futura strutturazione della personalità. Ecco come ne parla caratteristicamente Freud in Introduzione alla psicanalisi: 'Si vede facilmente che il maschietto vuole avere la madre soltanto per sé, avverte come incomoda la presenza del padre, si adira se questi si permette segni di tenerezza verso la madre e manifesta la sua contentezza quando il padre parte per un viaggio o è assente. Spesso dà diretta espressione verbale ai suoi sentimenti, promette alla madre che la sposerà.


Si penserà che ciò è poca cosa in confronto alle imprese di Edipo, ma di fatto è abbastanza, in germe è la stessa cosa []. Quando il piccolo mostra la più scoperta curiosità sessuale per la madre, quando pretende di dormirle accanto la notte, insiste per essere presente alla sua toeletta o intraprende addirittura tentativi di seduzione, come spesso la madre può constatare e riferire ridendo, la natura erotica del legame con la madre è garantita contro ogni dubbio []. Quanto alla femmina, esso [il complesso edipico] si conura in modo del tutto analogo, con le necessarie varianti. L'attaccamento affettuoso al padre, la necessità di eliminare la madre come superflua e di occuparne il posto e una civetteria che mette già in opera i mezzi della futura femminilità, contribuiscono a dare della bambinetta un quadro incantevole, che ci fa dimenticare il lato serio e le possibili gravi conseguenze che giacciono dietro questa situazione infantile. Non trascuriamo di aggiungere che spesso gli stessi genitori esercitano un'influenza decisiva sul risveglio dell'atteggiamento edipico del bambino, abbandonandosi anch'essi all'attrazione sessuale e, nel caso che vi sia più di un lio, anteponendo nel modo più evidente nel proprio affetto il padre la lioletta e la madre il lio'





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