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Trentino-Alto Adige Regione amministrativa dell'Italia settentrionale; confina con l'Austria a nord, con la Svizzera e la Lombardia a ovest e con il Veneto a sud e a est. Comprende le province di Bolzano e di Trento; il capoluogo regionale è Trento. Il Trentino-Alto Adige costituisce dal 1948 (insieme al Friuli-Venezia Giulia, alla Sardegna, alla Sicilia e alla Valle d'Aosta) una regione autonoma a statuto speciale. È infatti una regione divisa in due aree con caratteri linguistici e culturali diversi: in Trentino si parla l'italiano, mentre in Alto Adige vi è l'assoluta prevalenza del tedesco, oltre a una minoranza che parla il ladino in alcune vallate delle Dolomiti. Tra le garanzie regionali vi è quella di assicurare il mantenimento del plurilinguismo: il tedesco è equiparato all'italiano a tutti gli effetti.
La doppia denominazione di Trentino-Alto Adige denota chiaramente che la regione è formata da due sezioni ben distinte, già austriache ed entrate a far parte del Regno d'Italia nel 1918 col nome di Venezia Tridentina, per distinguerle da quella che allora era la Venezia Euganea, ovvero l'odierno Veneto. Il Trentino, di lingua e cultura italiane, deriva il suo nome da quello del capoluogo. L'Alto Adige, rimasto essenzialmente di lingua e cultura tedesche, trae il nome dal fiume Adige, di cui occupa la sezione superiore del bacino idrografico; più propriamente storico-geografica è la denominazione Sud Tirolo.
Il Trentino-Alto Adige si estende per 13.607 km2 e ha una popolazione, relativamente scarsa, di 915.407 abitanti (1996); la densità è pari a poco più di un terzo della media nazionale (67 abitanti per km2 contro 190). I confini corrispondono quasi ovunque a sezioni o sistemi montuosi delle Alpi (Alpi Retiche, Alpi Noriche, Dolomiti). A sud, dove trapassa all'area prealpina, la regione include l'estremità settentrionale del lago di Garda.
Territorio
Il territorio, situato quasi al centro della regione alpina, è interamente montuoso; l'unica altra regione italiana totalmente alpina è la Valle d'Aosta. I lineamenti del rilievo sono complessi. Lungo la linea di spartiacque che separa la regione dall'Austria si sviluppa in più dorsali una sezione delle Alpi Noriche: a ovest, a partire dal passo di Resia (1508 m), include le Alpi Venoste, che formano un bastione erto e compatto, sovrastato da varie cime di oltre 3000 m e culminante nella Palla Bianca (3736 m); verso est si elevano, non meno compatti, i rilievi delle Alpi Aurine o Alpi dello Zillertal, che però si estendono soprattutto in Austria. Queste cinte montuose sovrastano importanti e popolose vallate, con la loro rete di valli laterali minori. Le principali sono la Val Venosta e la valle dell'Isarco con la Val Pusteria, che confluiscono presso Bolzano nella valle dell'Adige, che da qui in avanti ha sviluppo meridiano.
Altri importanti rilievi si trovano più a sud: in particolare, si ha una sezione delle Alpi Retiche, a ovest, al confine con la Lombardia (che comprende il massiccio dell'Adamello, di 3556 m, e il massiccio dell'Ortles, di 3899 m), mentre a est sorgono le Dolomiti, condivise con il Veneto (che comprendono il massiccio della Marmolada, di 3342 m). Le forme del rilievo variano passando dalle montagne dolomitiche, costituite da imponenti blocchi di rocce sedimentarie e coralligene, ai massicci granitici (come l'Adamello), a quelli scistosi della cintura montuosa più settentrionale, sino alle formazioni calcaree della fascia prealpina meridionale. Ovunque i rilievi sono erti, ma le valli sottostanti, modellate in modo inconfondibile dall'azione glaciale, sono veri e propri corridoi pieni di vita e di attività.
Tre sono i valichi relativamente agevoli che, attraverso le tre principali vallate sopra ricordate, permettono le comunicazioni con l'Austria: il già citato passo di Resia, l'importantissimo passo del Brennero (1372 m) e, all'estremo est, il passo di Dobbiaco (1170 m). Per contro, più elevati e sbarrati dalla neve per buona parte dell'anno sono i valichi interni: si ricordano, al confine con la Lombardia, il passo dello Stelvio (2759 m, uno dei più elevati d'Europa) e il passo del Tonale (1883 m) e, al confine con il Veneto, il passo Pordoi (2239 m) e il passo di Rolle (1970 m).
La zona periferica meridionale comprende la prosecuzione (anche se molto breve) delle Prealpi Bresciane e delle Prealpi Venete (che comprendono i monti Lessini, di 2259 m, e il massiccio del Pasubio, di 2235 m). L'unico tratto di pianura è rappresentato dal fondovalle alluvionale della media valle dell'Adige, tra Bolzano e Rovereto, poco a sud del quale si trova il limite amministrativo con la provincia veneta di Verona. È sufficiente questo elemento morfologico a evidenziare l'importanza della valle dell'Adige nel popolamento e nell'economia locali. Il fiume (che ha una lunghezza complessiva di 410 km ed è il secondo fiume italiano per lunghezza dopo il Po) è la vera arteria della regione; arricchito da numerosi corsi d'acqua, attraversa da nord a sud l'intero territorio e bagna tutte le principali città. Gli altri fiumi sono il Brenta (160 km), che interessa però soprattutto il Veneto, e due tributari del Po, il Chiese (lungo 160 km, nasce sull'Adamello, è immissario ed emissario del lago d'Idro, al confine con la Lombardia, e confluisce infine nell'Oglio) e il Sarca (lungo 78 km, è immissario del lago di Garda, da cui esce col nome di Mincio).
Il Trentino-Alto Adige è ricco di piccoli laghi di montagna (circa 600), alcuni dei quali hanno, per la loro bellezza, meritata notorietà, così come i centri turistici che sorgono sulle loro sponde: in provincia di Bolzano, si ricordano i piccoli laghi di Braies, di Carezza e di Dobbiaco; in provincia di Trento, i più estesi sono i laghi di Levico (1,05 km2), di Molveno (2,5 km2) e di Caldonazzo (5,38 km2) e, in area prealpina, di Ledro (2,1 km2).
Clima e ambiente
Essendo tutto compreso nell'area alpina, il Trentino-Alto Adige ha un tipico clima di montagna, con inverni rigidi ed estati fresche; la piovosità non è molto elevata, con minimi invernali e massimi in primavera e in autunno. Tuttavia la regione è suddivisa in varie zone climatiche, più di quante si potrebbero supporre.
Vi sono valli nelle quali le temperature sono anche molto più miti della media, perché risultano protette dai venti del nord da una compatta orlatura montuosa (per esempio la Val Venosta), altre che al contrario hanno temperature più basse, perché vi si incanalano con facilità i venti di tramontana d'Oltralpe (per esempio la valle dell'Isarco). Inoltre nei fondivalle più estesi le condizioni climatiche diventano quelle proprie dei climi di tipo continentale, cioè con inverni freddi ed estati anche molto calde: così a Vipiteno (in provincia di Bolzano), posta a 948 m di quota in una conca della valle dell'Isarco, la media estiva a luglio è di 25 °C (contro i 23 °C di Riva del Garda, temperata peraltro dalla presenza del lago) e quella media di gennaio è di -5 °C (+3 °C a Riva). Comunque esiste una fondamentale differenza tra la valle dell'Adige sino a Merano e il resto della regione.
Le temperature annue più elevate si registrano a Bolzano e a Merano, a circa 300 m di quota, con medie di 12 °C; in entrambe le città non sono infrequenti delle punte massime estive anche superiori ai 35 °C. Invece la media annua a Dobbiaco, località della Val Pusteria (non particolarmente rilevante l'altitudine: 1256 m) è di soli 3,5 °C, a causa sia degli inverni molto rigidi sia delle estati non calde. Le aree dove più copiose sono le precipitazioni (dall'autunno all'inizio della primavera con frequenti nevicate invernali) corrispondono ai rilievi del Trentino sudorientale, direttamente investiti dai venti umidi provenienti dal mar Adriatico; i massimi sono comunque sui 1700 mm annui. Le aree più asciutte sono invece alcune zone particolarmente protette dell'Alto Adige: in alcune località della Val Venosta si toccano minimi di 500-600 mm annui.
La regione può vantare un'antica tradizione culturale di tutela dell'ambiente; le aree variamente protette occupano circa il 20% della superficie territoriale, con discreto vantaggio per l'Alto Adige, che raggiunge quasi il 23%. Include una vasta sezione del parco nazionale dello Stelvio; a partire dagli anni Settanta ha provveduto a istituire numerosi parchi, privilegiando la zona delle Dolomiti. Tra questi ultimi si ricordano il parco regionale dell'Adamello-Brenta (43.600 ettari), i parchi naturali del gruppo di Tessa (33.000 ettari), l'Alpe di Fanes-Sennes-Braies (27.000 ettari), dello Sciliar (di eccezionale interesse geologico, includendo una remotissima e pressoché intatta scogliera corallina, formatasi in mari caldi, tropicali), delle Pale di San Martino, del gruppo delle Odle, e la riserva naturalistica del Laghestel di Pinè, nella valle trentina di Pinè.
Flora e fauna
Circa un decimo dell'intera superficie forestale d'Italia si concentra nel Trentino-Alto Adige; in rapporto all'area regionale, ciò equivale a oltre il 45% del totale. Ma ancora più importante è il fatto che si tratta (a differenza di altre foreste italiane, ad esempio come quelle appenniniche, spesso degradate e rade) in assoluta maggioranza di belle foreste ad alto fusto, di fustaie distribuite con continuità sui versanti montani sino al di sopra dei 900-l000 m.
La tipica formazione vegetale del Trentino-Alto Adige è il bosco di conifere (abeti bianchi e rossi, larici, pini silvestri), opportunamente curato e sorvegliato, nonostante l'impatto spesso negativo del turismo. Nella fascia inferiore prevalgono le faggete e più in basso, là dove naturalmente non si stendano le coltivazioni, i castagneti e i querceti; la mitezza climatica del lago di Garda consente addirittura la presenza, lungo le sue rive, di specie tipicamente mediterranee, come il leccio, l'alloro e l'ulivo. Ma non meno celebri dei boschi sono i tappeti erbosi di prati e pascoli, con la loro fioritura multicolore di rododendri, primule, genziane, campanule e altri fiori alpini, che in certe aree, come l'Alpe di Siusi (Alto Adige), formano distese compatte sino ai 2000 m di quota.
Anche la fauna alpina è più abbondante in Trentino-Alto Adige che in altre regioni italiane. Camosci e caprioli sono frequenti; si hanno inoltre marmotte, lepri, scoiattoli e varie specie di uccelli (galli cedroni, francolini, lucherini). Sopravvive anche, nei boschi dell'alta val Rendena, nel parco regionale dell'Adamello-Brenta, una minima colonia di orsi bruni.
Economia
Regione a reddito medio-basso sino a tutti gli anni Sessanta, svantaggiata in partenza non solo dalle difficoltà ambientali, ma anche da quelle umane (di lingua, cultura, rapporti tradizionali di scambi), il Trentino-Alto Adige ha saputo successivamente realizzare uno straordinario sviluppo economico; con più di 32 milioni annui di reddito per abitante la regione oggi si colloca ai primissimi posti su scala nazionale. La disoccupazione, pari al 4% della popolazione attiva (al 3% per l'Alto Adige), è la più bassa d'Italia (la media nazionale supera il 12%).
Vari fattori hanno portato a questi eccellenti risultati, ai quali entrambe le province hanno contribuito in eguale misura, con una sapiente armonizzazione delle loro risorse e con la sagace utilizzazione dei non indifferenti sostegni finanziari di cui godono le regioni a statuto speciale. Tra i principali elementi propulsivi sono da annoverare l'intenso sfruttamento del potenziale idroelettrico (oltre metà dell'energia elettrica prodotta localmente viene avviata in altre regioni dell'Italia settentrionale; vedi Produzione dell'energia elettrica) e del patrimonio forestale, la valorizzazione della posizione geografica, tra la Pianura Padana e l'area forte della Germania meridionale, l'agricoltura intensiva e specializzata, la tutela ambientale e un'adeguata organizzazione ricettiva, che hanno incrementato enormemente il turismo.
Agricoltura
La regione, che ospita l'1,5% della popolazione italiana, contribuisce per il 2,5% alla produzione agricola nazionale. In Trentino le aziende sono frazionate e quindi di dimensione non sempre ottimale, mentre in Alto Adige il sistema detto del 'maso chiuso' (cioè della fattoria indivisa), in virtù del quale la proprietà agricola passa interamente in eredità al solo lio primogenito, comporta una superficie agraria delle aziende superiore, consentendo una più elevata produttività. Un'efficiente organizzazione di cooperative (casse rurali di prestiti e risparmi, consorzi di produttori e distributori, latterie e cantine sociali ecc.) sopperisce agli effetti negativi dell'eccessivo frazionamento del settore. È inoltre diffusa, specie in Alto Adige, la proprietà collettiva, in genere comunale, di pascoli e di boschi, per assicurare un minimo sostentamento alle più isolate comunità montane.
Prevale nettamente, in quanto a reddito, la frutticoltura, il cui prodotto principale sono le mele (la regione fornisce quasi metà della produzione italiana); anche la coltura della vite, molto selezionata, è destinata alla produzione di vini commerciali di alta qualità. Un certo ruolo ha l'allevamento bovino, soprattutto in Alto Adige, che consente una produzione di formaggi e latticini ormai superiore al consumo locale. Importante è poi l'allevamento dei suini: uno dei più tipici prodotti altoatesini, che alimenta il mercato dell'esportazione, è infatti lo speck. Si continua a praticare il tradizionale metodo dell'alpeggio (d'inverno il bestiame bovino rimane nelle stalle situate nel fondovalle, mentre d'estate è condotto nei pascoli d'alta montagna), ma si va sempre più diffondendo l'allevamento stabile nelle stalle (stabulazione permanente), dove i bovini sono alimentati, d'estate e d'inverno, con le erbe foraggere ricavate dai prati di cui la regione è ricca. Infine dal Trentino-Alto Adige proviene un sesto del legname prodotto in Italia.
Industria
Nonostante la già ricordata ricchezza di energia elettrica, la regione ha scelto in generale di adottare una particolare politica economica: vendere il surplus prodotto, piuttosto che sviluppare una grande industria locale. Uno dei motivi di questa condotta è sicuramente la volontà di non creare effetti negativi per l'ambiente naturale e, di conseguenza, per il turismo.
L'industria pesante (siderurgica, metallurgica dell'alluminio, meccanica) ha comunque un ruolo relativamente importante nella regione, soprattutto in Trentino; le industrie alimentari (casearie, conserviere, enologiche) sono ubicate nelle zone di provenienza dei prodotti di base. L'artigianato, un altro settore alimentato dal turismo, è diffuso e rinomato; tipica lavorazione, anche su scala industriale, è quella del legno (mobilio, casalinghi, intaglio: le sculture lignee, in particolar modo a soggetto religioso, sono un vanto della Val Gardena, in Alto Adige).
Attività terziarie
Circa tre quarti del reddito prodotto nella regione provengono dalle attività terziarie, soprattutto dal commercio e dal turismo. L'attrezzatura alberghiera, ricettiva e sportiva in genere, è tra le migliori d'Italia; le sole Dolomiti possono offrire più di 1000 km di piste da sci e circa 500 impianti di risalita. Località di villeggiatura estiva e di sport invernali come Madonna di Campiglio, San Martino di Castrozza, Corvara, Canazei, Alpe di Siusi e tantissime altre hanno fama meritata. Il Trentino dispone inoltre di stazioni climatiche sul lago di Garda (Riva del Garda). L'Alto Adige ha la massima concentrazione italiana di aziende attrezzate per l'agriturismo. L'apporto fornito dalla regione al complessivo reddito italiano proveniente dal turismo è pari al 12%; considerato in proporzione al numero di abitanti è un assoluto primato nazionale.
La regione è attraversata dalla principale arteria stradale, autostradale e ferroviaria che collega l'Italia all'Austria e alla Germania meridionale. La quantità delle merci trasportate su strada è il triplo della media nazionale.
Popolazione e città
L'Alto Adige è più esteso del Trentino (7400 km2 contro 6207) e ha un minor numero di abitanti; ne deriva una minore densità della popolazione. Tuttavia è un divario che si va attenuando; l'Alto Adige è una delle pochissime zone dell'Italia settentrionale che registra una, se pur lieve, crescita demografica, mentre il Trentino si è allineato al resto del Nord Italia nel crollo delle nascite.
La regione ha una distribuzione urbana equilibrata: ogni provincia ha una città principale, il capoluogo, che si aggira sui 100.000 abitanti, e una città secondaria, sui 35.000 abitanti (precisamente Merano in provincia di Bolzano e Rovereto in provincia di Trento). Le vallate rappresentano le aree di popolamento ed è nel loro ambito che si sviluppa la vita regionale, basata su un'organizzazione territoriale unitaria ed efficiente, favorita dai buoni collegamenti stradali.
Un terzo della popolazione vive in piccoli centri, inferiori ai 3000 abitanti. Rilevante è ancora la popolazione sparsa, che in Alto Adige vive e lavora nei masi, spesso isolati sui versanti delle vallate. Queste hanno in genere una loro specificità, che è il risultato di tradizioni tenute vive e che si ritrovano nel paesaggio, ovunque ben curato, così come nelle case, sempre di grande dignità, e nell'ordine e nella pulizia dei centri abitati. Anche il fenomeno dello spostamento degli abitanti dalle aree montane a quelle di fondovalle, generalizzato a tutta l'Italia, è meno marcato che in altre regioni. In particolar modo in Alto Adige è molto radicato il sentimento di appartenenza locale, e quindi la stabilità nel territorio, favorita anche dagli aiuti forniti dall'amministrazione di Bolzano alle aree montane più disagiate.
Storia
Formatosi dopo la prima guerra mondiale, il Trentino-Alto Adige nasce dall'aggregazione di due distinte regioni storiche. Il Trentino, che, come si è detto, è un'area di lingua e di cultura italiana, deve la sua identità più netta alla lunga permanenza sotto il principato vescovile di Trento. L'Alto-Adige, meglio sarebbe dire il Sud Tirolo, corrispondente all'odierna provincia di Bolzano, assorbì maggiormente sia la germanizzazione, iniziata nell'VIII secolo d.C., sia l'unificazione ai domini degli Asburgo d'Austria (dal 1363 al 1919).
Anche dopo la conquista romana del territorio, avvenuta nel 15 a.C. con le imprese di Druso, non si realizzò l'unione amministrativa della regione attuale, dal momento che l'organizzazione voluta da Augusto introdusse due ripartizioni politico-militari: il Trentino confluì nella Regio X, detta Venetia et Histria, mentre la parte settentrionale appartenne alla provincia alpina e transalpina della Raetia. La penetrazione del cristianesimo fu contrastata dal permanere di antichi culti ani, come è evidenziato dal martirio dei predicatori cappadoci Martirio, Sisinio e Alessandro, inviati a convertire gli anauni della valle di Non (IV secolo). Le invasioni ostrogote e bizantine precedettero l'arrivo dei longobardi, i quali però non penetrarono nel Tirolo. Sia il Trentino sia il Sud Tirolo andarono comunque soggetti ai continui mutamenti etnici, politici e legislativi che caratterizzarono l'Alto Medioevo, e furono qui più accentuati a causa della posizione geografica, punto di convergenza e di tensione tra differenti civiltà.
Comune fu il processo di germanizzazione iniziato sotto gli Ottoni, imperatori tedeschi, ai quali si deve la prima ossatura politico-amministrativa con la costituzione a feudi imperiali dei vescovati di Trento e di Bressanone, a cui si affiancavano quelli di Salisburgo e di Coira, che completavano il controllo strategico dei valichi alpini. L'equilibrio venne turbato da due processi simultanei: da una parte, la crescita dell'influenza dei conti del Tirolo, la cui supremazia si estese a nord e a sud della linea di spartiacque delle Alpi; dall'altra, l'affermazione di un più netto potere temporale del vescovo di Trento, che favorì i contatti culturali e politici con i territori italiani, appoggiando il movimento dei liberi Comuni in contrasto con l'imperatore. Tra il 1363 e il 1364, il Trentino e il Tirolo vennero incorporati a diverso titolo ai domini della casa austriaca degli Asburgo, interessata a rafforzare quel corridoio di fedeltà imperiale che consentiva le comunicazioni tra l'Austria e l'Italia. Successivamente nelle zone meridionali del Trentino si indirizzò la spinta espansionistica di Venezia, causa di guerre con l'impero concluse, all'inizio del Cinquecento, con la sconfitta veneziana nella battaglia di Agnadello. I riflessi della Riforma protestante, che trovò nell'area trentina diffusi consensi, suscitarono una vasta sollevazione contadina, la cosiddetta 'guerra rustica', che sconvolse la regione nel 1525. Proprio perché situata in un'area di confine religioso e politico, Trento fu scelta come sede del Concilio (1545-l563) chiamato a ridefinire l'azione spirituale e pastorale della Chiesa.
L'assetto politico dei due territori, il Trentino e il Sud Tirolo, entrambi inseriti nel sistema imperiale, che lasciava ampi margini di autonomia, non variò fino all'età napoleonica. Dopo la pace di Presburgo (1805) vennero annessi alla Baviera, ma la rivolta antibavarese capeggiata dal patriota tirolese Andreas Hofer convinse Napoleone a modificare la scelta: nel 1810 (con l'eccezione della Pusteria) furono uniti al Regno d'Italia. Nel 1814, dopo il congresso di Vienna, le due regioni tornarono nuovamente a fare parte dell'impero austro-ungarico, sotto cui rimasero fino al termine della prima guerra mondiale, quando il trattato di Saint-Germain (1919) li attribuì all'Italia. Il Sud Tirolo, ormai ribattezzato Alto-Adige, fu dapprima associato alla provincia di Trento e quindi fu separato e costituì una provincia a sè stante. Dal 1948 le due province di Trento e di Bolzano formano la regione autonoma del Trentino-Alto Adige.
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