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Veronese - Giunone versa i suoi doni su Venezia, Decorazioni di villa Barbaro, Cena a casa di Levi



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Veronese


Vero nome Paolo Caliari, soprannominato così per la sua patri d'origine, Verona. Nasce dunque a Verona nel 1528 e ben presto, nel 1550 si trasferisce a Venezia, trascorrendo qui quasi tutta la sua vita.

Lavorerà un po' come Tiziano, sia per commissioni pubbliche (per la serenissima) e per commissioni private (palazzi, anche nell'entroterra veneto).

La sua prima formazione avviene a Verona, città che per la sua posizione abbastanza all'incrocio delle vie di comunicazione, è luogo di passaggio per molti artisti.

Già a Verona riceve una formazione completa e stimolante in cui confluiscono le esperienze del manierismo ed anche il Mantegna.

Questa formazione viene completata a Venezia a contatto con il colorismo veneto, anche se Veronese utilizzerà il colore in maniera quasi opposta.

Crea un suo cromatismo che si definisce colore timbrico che sarà una sua nota caratteristica. I colori di Veronese sono colori nei quali mette in evidenza il timbro. Per fare ciò usa un'unica luce molto chiara, diurna e solare, non una luce che influenza. Tralasciando il tono d'insieme vengono messi in valore i singoli timbri. I colori risultano così forti, vivi e brillanti. Un interpretazione diversissima dalla pittura tonale e da quella di Tintoretto.



La pittura di Veronese è meno naturale nei colori, ma di grande impatto decorativo. Proprio per questo sarà molto impegnato nella committenza pubblica per la serenissima.

Nella decorazione dei palazzi, Venezia voleva celebrare se stessa. Sta per iniziare un lento declino economico, ma culturalmente è ancora viva. Anche per questo motivo necessita di dare di sé un immagine ancora forte

  Giunone versa i suoi doni su Venezia;

Tela che si trova nel palazzo ducale, Veronese autore di molti dipinti di questo palazzo.

La visione è di sotto in su, in quanto si trova posizionata sul soffitto. L'argomento del dipinto si richiama alla mitologia, Giunone, dea dell'olimpo greco, e dea in questo caso dell'abbondanza. Versa i suoi doni (argomento celebrativo della città di Venezia)

Questa celebrazione evidenzia il fatto che Venezia ha avuto dalla sorte dei doni particolari, ricchezza e potere.

Venezia è  impersonata da una dama che ha da un lato il leone simbolo di Venezia e dall'altra il globo, a sottolineare il potere veneziano su terre lontane.

Le ure sono ritratte in scorcio, caratteristico di Veronesi che pone punti di vista diversi, spesso dal basso.

Quello che maggiormente colpisce è il colore. La luce chiara mette in valore i timbri senza dare toni particolari. Sono colori abbastanza puri, poco mescolati dunque l'uno con l'altro. Più un colore è puro - più è saturo. Inoltre V. usa anche i complementari vicini tra loro ad esempio l'abito blu ed arancione della dea, due colori complementari che messi accanto si valorizzano a vicenda. Nella sua pittura fa anche un uso del nero molto limitato.

Questi fattori caratterizzeranno più di un secolo più tardi, Tiepolo che guarderà molto a Veronese, e torneranno negli impressionisti ad es. Monet.

   Decorazioni di villa Barbaro;

villa di Palladio affrescata da Veronese. Conservata tuttora e visitabile.

Negli anni '60 a Palladio viene dato l'incarico di costruire questa villa dalla famigli Barbaro, una delle più importanti di Venezia. Ci sono svariate scene ritratte nelle pareti, i soggetti cambiano.

Nella sala dell'olimpo, il salone centrale; soggetti ritratti tratti dalla mitologia. In altri ambienti i soggetti sono diversi, più quotidiani, in particolare ci sono delle dame, dei paesaggi . .

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Veronese realizza una sorta di sfondamento illusionistico della parete. È come se queste grandi finestre fossero vere e il giardino ritratto fosse realmente quello esterno. Da un lato realizza un invenzione che colpisce chi poteva entrare, dall'altro da ulteriore luminosità all'ambiente ed ampiezza, usando dei colori chiari e cancellando i limiti fisici della parete con l'illusionismo.



Ci sono anche delle finte nicchie dipinte prospettivamente con delle ure al loro interno, al centro c'è una porta, anche questa finta, con una ura che si affaccia.

L'architettura dipinta si confonde con quella reale. L'insieme è spettacolare.

Pag. 923 sala dell'olimpo;

immagine che riprende il gioco illusionistico, un balcone visto da sotto in su, dove si affaccia una dama con la sua nutrice. La presenza di animali è tipica dei dipinti di Veronese, non hanno un significato ben preciso, ma arricchiscono lo spettacolo della sua pittura.

Gli abiti della dama sono estremamente curati, spesso V. evita la stesura uniforme del colore perché così facendo  aumenta ulteriormente la luminosità creando una luce mobile.

  Cena a casa di Levi;

Tela di dimensioni enormi. Ora si trova alla galleria dell'accademia, dipinta in origine per una chiesa veneziana. Ha una storia particolare e documentata. Esistono gli atti di un processo che Veronese fu costretto a subire dal tribunale dell'inquisizione. La chiesa aveva commissionato l'ultima cena a Veronese. Lui dipinse questa tela con decine e decine di personaggi, e la presenta ai committenti come l'ultima cena.

Quando questi vedono la tela, V. viene denunciato; i personaggi del dipinto sono ritratti in abiti eleganti del tempo, sono disegnati in svariati atteggiamenti, sono presenti i nani, i buffoni di corte, animali . .

Quello che i giudici dicono a veronese è che . vedi libro.

Veronese ella sua pittura ha cercato sempre di dare grande spettacolo, il soggetto di un quadro era un pretesto per imbastire questo suo spettacolo che era la sua pittura.

Lui si difende dicendo che i pittori sono un po' come i poeti e i matti, e se aveva tanto spazio sulla tela, doveva per forza riempirlo con qualcosa.

Anziché distruggerlo, decise di correggere semplicemente il tutolo - cena  in casa Levi - un altro episodio del vangelo in cui Gesù va a cena a casa di questo ricco- a questo punto la storia diventa accettabile.

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Dipingerò altre cene; le nozze di Cana è un episodio del vangelo in cui avviene il primo miracolo di Cristo, ovvero trasforma l'acqua in vino.

Veronese guarda alla verità storica ma il contenuto è un pretesto per dare sfogo alla sua fantasia, ispirandosi al suo conteso contemporaneo.


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