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Carlo V



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Carlo V

L'amore era una faccenda assolutamente irrilevante nei fidanzamenti e nei matrimoni fra i rampolli delle grandi monarchie e delle grandi famiglie nobiliari dei secoli passati. Il matrimonio veniva considerato una specie di joint venture, ossia una alleanza economico-finanziaria (e militare) costituita dall'unione fra la lia, o il lio, di sua maestà Caio e di sua maestà Sempronio. Dall'operazione nasceva un 'polo' di potenza superiore a quella delle due monarchie prese singolarmente . e dal momento del fatidico anche i due Stati interessati erano vincolati dal giuramento di essere uniti 'nella buona e nella cattiva sorte' (leggasi gravi crisi, guerre, contenziosi territoriali di vario tipo portati da un terzo contro uno dei Paesi 'sposi'. infatti . 

Così accadde nel 1479 quando ci fu l'unione delle due corone di Sna, avvenuta nel 1479 a seguito del matrimonio intercorso tra Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, unione che apportò nuova forza e linfa all'interno del fervente cattolicesimo snolo. Questo rafforzamento arrivò quasi a dare uno slancio 'nazionalistico' alla cosiddetta impresa della 'Reconquista'; ovvero l'occupazione territori a sud della penisola ancora nelle mani dei 'moriscos' (così gli snoli erano soliti definire gli arabi). Infatti, con la caduta di Granada (1492), venne ad esaurirsi la presenza araba nella penisola iberica e nello stesso tempo si sancì l'inizio di una ascesa della potenza snola in Europa, che culminò con un periodo di egemonia che si protrasse dalla seconda metà del '500 fino alla prima metà del '600. 



Il 1492 come noto fu determinante per la Sna non solo in quanto si completò la 'Reconquista', ma anche perché la scoperta del 'Nuovo Mondo', diede il via ad una enorme camna di sfruttamento delle ricchezze dei territori del 'nuovo impero', certamente basilari per comprendere la rapida ascesa dell'iper-potenza iberica dei decenni seguenti. La lia di Ferdinando e Isabella, Giovanna di Castiglia e Aragona detta la Pazza andò in sposa a Filippo il Bello d'Asburgo, lio di Massimiliano I d'Asburgo imperatore del Sacro Romano Impero e di Maria Bianca di Borgogna. Questa unione fu una delle operazioni di politica matrimoniale meglio riuscite della storia: infatti, in questo modo il lio di Giovanna e di Filippo sarebbe divenuto possessore di un territorio di proporzioni incredibili. In verità, nell'acquisizione di una tale eredità il lio primogenito di Giovanna e Filippo, Carlo, fu anche molto aiutato dal fato e dalla fortuna.

Infatti, l'unico lio maschio di Ferdinando e Isabella morì nel 1497 senza prole; poco dopo muore di parto la sorella maggiore andata sposa, in seconde nozze, a Emanuele I del Portogallo (1495-l521) e nel 1500, lo stesso anno in cui nasce Carlo, sve suo lio erede della corona di Castiglia, Aragona e Portogallo. Nel 1504 morì Isabella, provocando una crisi tra Castiglia e Aragona, in seguito alla quale la lia Giovanna, madre di Carlo, venne proclamata 'señora natural proprietaria de estos reinos' (signora naturale proprietaria di questi regni); Giovanna poco dopo venne colpita da follia, mentre suo marito erede di Massimiliano d'Asburgo e padre di Carlo, muore nel 1506. 

CARLO nasce il 24 febbraio del 1500 a Gand, città che gli rimase sempre profondamente nel cuore. Infatti, Gand e più in generale le Fiandre rimasero il luogo in cui si sviluppò il giovane Carlo e il luogo che più di ogni altro lo influenzò sia dal punto di vista culturale che sociale. Certamente fiamminga fu l'educazione impartitagli dalla zia Margherita d'Austria, che si preoccupò di circondare il Principe di una grande atmosfera meditativa, con larga presenza di maestri spirituali e dotti umanisti, di cui era ricca la terra di Fiandra. Accanto alla zia un'altra grande ura influì sin dall'adolescenza Carlo, Adriano di Utrecht, futuro papa Adriano VI, che infuse una forte religiosità sul giovane. Questo tipo di formazione profondamente meditativa e contemplativa unita al suo carattere già profondamente introverso diede vita ad un personaggio di buon spessore culturale, anche se intriso di un fervente cattolicesimo, quasi mistico-bigotto, che lo portò (in casi di particolare difficoltà) anche a lunghi periodi di abbandono eremitico e di preghiera. 

A sei anni Carlo, dopo la morte di Filippo il Bello, avvenuta il 25 settembre 1506, il 16 novembre diviene erede presuntivo dei beni snoli e di quelli asburgici. A sedici anni venne proclamato re di Sna, succedendo al nonno materno Ferdinando il Cattolico. Tre anni dopo muore anche il nonno paterno, l'imperatore Massimiliano, in conseguenza di ciò Carlo pone la sua candidatura al titolo imperiale, che ottenne (nonostante molte opposizioni) grazie al denaro dei banchieri tedeschi Fugger, già finanziatori di Massimiliano, con il quale compera il voto dei principi elettori. 

I domini di Carlo di Gand (che poi divenne imperatore con il nome di Carlo V) erano, quindi un complesso blocco eterogeneo frutto di quattro eredità distinte: dal nonno paterno Massimiliano I d'Asburgo ereditò i domini aviti degli Asburgo nella Germania sud-orientale, una costellazione di principati e città libere, dall'estensione assai ridotta rispetto all'impero medioevale, dalla nonna paterna Maria Bianca ereditò i territori borgognoni compresi nell'area dei Paesi Bassi, un agglomerato di repubbliche mercantili urbane e di signorie feudali, spesso travagliate da lotte intestine; dalla nonna materna, Isabella, Carlo ottenne la Castiglia e le conquiste castigliane, nell'Africa settentrionale, nell'area caraibica e nell'America centrale; dal nonno materno ereditò l'Aragona e i domini aragonesi d'oltremare e cioè Napoli, la Sicilia e la Sardegna. Carlo erediterà prima i territori delle Fiandre, acquisendo il nome di Carlo di Gand, quindi in seguito ad un lungo e travagliato viaggio (la traversata dai Paesi Bassi alla Sna, fu segnata da burrasche che non davano tregua) si recò per la prima volte in Sna per prendere possessione dei suoi domini, senza però essere accolto in maniera entusiastica, ecco come Jonh Elliot ci racconta l'incontro di Carlo con i suoi sudditi ispanici: "Il nuovo re, che era allora un giovane goffo e sgraziato, con una mascella insolitamente pronunciata, alla sua prima sa in Sna non fece una buona impressione. A parte il fatto di sembrare un semplice di spirito [frutto della gioventù passata in assoluta spensieratezza dovuta alla sua permanenza tra le genti dei Paesi Bassi di indole gioiosa] , egli aveva l'imperdonabile difetto di non saper parlare castigliano. Inoltre era totalmente all'oscuro delle cose snole ed era circondato da uno stuolo di fiamminghi rapaci". Come accenna l'Elliott, l'arrivo della corte fiamminga in Sna al seguito di Carlo, provocò non pochi problemi. I favoritismi che il re accordò ai suoi fedelissimi, sommate alle ruberie e alle sperequazioni dei fiamminghi irritarono profondamente la suscettibile e orgogliosa nobiltà snola, che non sopportò di vedersi soppiantata da uno stuolo di stranieri.

Due anni dopo l'arrivo di Carlo in Sna, in seguito alla morte del nonno dell'imperatore Massimiliano I, il 28 giugno 1519, fu proclamato imperatore del Sacro Romano Impero (si calcola che per ottenere la carica imperiale Carlo avesse ato qualcosa come un milione di fiorini d'oro, tutto denaro fornitogli dai banchieri Fugger, che si riarono con il favore imperiale e con vasti possedimenti). Per tutta la durata del suo regno, Carlo considerò fondamentale il tentativo di unificazione politico-religioso del suo impero, sentendosi signore politico e morale dell'intero mondo cristiano. 

Dal punto di vista politico, cercò di dotare il suo impero di una struttura burocratica che, per quanto essenzialmente supernazionale, come affermò Brandi, 'condusse i suoi Stati ad una più elevata idea dello Stato', infatti può essere considerato colui che dette il reale avvio alla fondazione dello Stato nazionale snolo, portando avanti ciò che Ferdinando e Isabella avevano appena iniziato, ed in fine creando il primo vero impero coloniale moderno. Infatti, mentre nei primi anni dell'impero il suo cancelliere Mercurino Arborio da Gattinara (1465-l530) progettò un'amministrazione unitaria e addirittura un unico sistema monetario, Carlo si rese conto che occorreva lasciare ai singoli Stati i loro ordinamenti, per non lenire la loro autonomia, andando a provocare attriti e risentimenti nelle sue province.

Preferì perciò governare attraverso i consigli territoriali, che facevano capo ai suoi più stretti collaboratori, in particolare ai due segretari di Stato, competenti, l'uno per gli affari snoli (comprese Italia e America) e l'altro per gli affari borgognoni (compresa la Germania). Lo stesso Mercurino da Gattinara ebbe secondo Guido Gerosa un'enorme importanza ideologica nella storia dell'imperatore; fu lui che gli inculcò l'ideale di un impero universale cristiano, ideale medioevale che giungeva direttamente da Carlo Magno, Carlo si innamorò subito di questa idea e la visse con un senso vivo e profondo di fede. Durante il suo regno Carlo V, ebbe tre grandi ostacoli da affrontare; ostacoli che uniti insieme potrebbero certamente sembrare insormontabili:

- la Francia, il più grande Stato europeo del tempo (sia per risorse umane, economiche che per compattezza politica) era un Paese che poteva aspirare all'egemonia europea e in ogni caso, capace di poter contrastare efficacemente ogni tentativo imperialistico da parte di potenze rivali;

- negli stessi anni in cui Carlo veniva investito di tutti i suoi poteri, nei domini della Germania, scoppiò un sommovimento politico e sociale che traeva forza e omogeneità da una nuova confessione religiosa. E proprio quando Carlo stava tentando di restaurare la politica di un impero cristiano, questo movimento andava a ledere l'unità religiosa europea, fondamentale per il nuovo imperatore. All'interno del conflitto portato avanti dall'imperatore contro i protestanti non si deve però dimenticare che all'inizio del suo regno Carlo di Gand aveva manifestato ammirazione e considerazione per il pensiero e la persona di Erasmo da Rotterdam. L'avvicinamento dell'imperatore ad Erasmo, certamente spiega la preminenza intellettuale che questi esercitava sull'Europa del primo Cinquecento, e spiega la facilità con cui le idee erasmiane si diffusero, e tutto ciò facilitò, sia pure indirettamente, la penetrazione delle tendenze riformatrici;

- contemporaneamente l'impero Ottomano, che da tempo stava espandendosi nei Balcani e nel Mediterraneo, minacciava e danneggiava i traffici e i commerci cristiani, mettendo inoltre in pericolo alcune zone dominate dallo stesso imperatore (ad esempio l'Italia Meridionale).







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