I LONGOBARDI
I Longobardi erano un'antica popolazione germanica occidentale,
stanziata originariamente nel basso corso dell'Elba, che verso l'inizio del
sec. VI° si stabilirono in Pannonia. Alboino (†
Verona 28.6.572), che era succeduto nel 560 al re Audoino,
dopo aver sconfitto i Gepidi (Antica popolazione di
stirpe germanica orientale, originaria della regione della Vistola,
protagonista di alcune incursioni nell'impero romano al tempo di Probo (sec.
III). I g. combatterono contro Attila e, dopo la sua morte, diedero vita in
Dacia a una formazione statale. Stabilitisi poi (sec. V) in Pannonia)ed
averli sottomessi sposò Rosmùnda (566)
lia di Cunimondo, re del popolo sconfitto. Nel
568-69 guidò i longobardi, stanziati ormai in Pannonia
come federato dell'impero bizantino, in Italia. Conquistò il Veneto,
dove istituì un ducato con centro a Cividale,
che affidò al nipote Gisulfo e invase la Lombardia; conquistata Milano
(569), assediò Pavia che modulò solo nel 571. Si insediò
quindi a Verona, dove fu ucciso da una congiura ordita dalla moglie.Rosmunda congiurò contro il marito e lo fece
avvelenare dallo scudiero Elmichi, rifugiandosi poi a
Ravenna, sotto la protezione bizantina, dove morì a sua volta avvelenata
da Elmichi. Secondo la tradizione tramandata da Paolo
Diacono, e ripresa in varie opere letterarie (V. Alfieri, G. Prati), avrebbe
ucciso Alboino perché costretta da lui a bere nel teschio del padre. I
longobardi occuparono Lombardia, Emilia, Toscana, Umbria (ducato di Spoleto),
Campania (ducato di Benevento), mentre il resto d'Italia rimaneva sotto la
giurisdizione dell'impero bizantino. Politicamente il loro regno fu costituito
da una serie di ducati, con sede nelle principali città, che eleggevano
un re; questi risiedeva a Pavia e amministrava le proprie terre attraverso
agenti (castaldi), che avevano anche la funzione di controllo sull'operato dei
duchi. Col passare del tempo vi fu un processo di accentramento del potere
nelle mani del re, che non giunse tuttavia a coinvolgere i due ducati di Spoleto
e di Benevento, che rimasero di fatto indipendenti. Ad Alboino successe
un breve periodo di interregno da parte dei Duchi (574-84), nel 584 divenne re
dei longobardi Autari († Pavia 590) che nel 589
sposò Teodolinda(† 628) che era lia del duca dei bavari,
Garibaldo,. Autari resse il reame con una politica di
pacificazione interna e di riorganizzazione amministrativa. Minacciato di
invasione, riuscì a minare l'alleanza nemica tra franchi e bizantini
(590), accordandosi con i franchi. Morto Autari a Pavia
nel 590 il duca di Torino Agilulfo († Milano 616) nel 591 sposò la sua
vedova Teodolinda e gli succedette al trono. Questi consolidò
l’autorità reale sui duchi ribelli dell’Italia settentrionale, arrivando
a conquistare Padova (601), Cremona e Mantova (603) e costrinse l'esarca
bizantino ad accettare una tregua e a versargli un cospicuo tributo.
Influenzato da Teodolinda, cattolica, favorì la diffusione del
cattolicesimo nel suo popolo, inizialmente ariano, e mantenne una politica
conciliante con papa Gregorio Magno. Teodolinda regnò sui longobardi
fino al 625, quando le successe il lio Adaloaldo.
Teodolinda morì nel 628, le viene attribuita la decisione di edificare
la basilica di S. Giovanni Battista, a Monza. Adaloaldo
venne spodestato nel 626 da Arioaldo che aveva
sposato Gundeberga, cattolica, lia di Agilulfo e
di Teodolinda dopo aver capeggiato la congiura che aveva raccolto quanti, di
religione ariana, si opponevano al re. Morto Arioaldo
nel 636 gli successe Ròtari († 652), duca di
Brescia. Di religione ariana, sposò la vedova di Arioaldo
Gundeberga, di fede cattolica. Fu un sovrano energico
e autorevole, potenziò il potere centrale, reprimendo le velleità
autonomistiche dei duchi. Estese i domini longobardi
in Italia, conquistando la Liguria (643) e ampi territori veneti, quali il
territorio di Oderzo, l’antica Opitergium. Viene
ricordato soprattutto per il suo editto, promulgato a Pavia il 22/11/643, che
si considera la prima stesura ufficiale di leggi longobarde. Rotari incaricò il notaio di corte Ansoaldo di ricercare presso gli anziani e i saggi le
consuetudini e le usanze (cawarfida) dei Longobardi
che fino ad allora venivano tramandate solo oralmente, e le raggruppò in
388 moduli, strutturati in modo organico. Scritto in latino, l’Editto
è quanto di più germanico si possa concepire, si occupa di
crimini politici e militari, di reati contro le persone e le cose, si occupa di
diritto familiare, processuale e obbligazioni varie, nonché dei privilegi
reali. Gli articoli sono consoni alle caratteristiche di onestà e
moralità delle popolazioni germaniche, scevre da falsi moralismi e non
abituate come i Romani a disquisire del sesso degli angeli e a pavoneggiarsi
per la forma espressiva, prescindendo magari dalla sostanza dei concetti
espressi. Seguendo il principio della personalità della legge, l’Editto
si rivolge ai soli Longobardi: i 'Romani' (galli, liguri, etruschi)
continuino pure a seguire le loro leggi ed i loro costumi. A Rotari succede nel 652 suo lio Rodoaldo,
ancora molto giovane, la sua professione ariana scatena subito reazioni dalla
fazione cattolico romana, ne scaturisce una congiura che, dopo appena 6 mesi di
regno, conduce all’assassinio del re per mano di un sicario. Nel 653 viene
posto sul trono Ariperto († 661), lio di Gundoaldo, duca d’Asti e nipote di Teodolinda, alla sua
morte avvenuta nel 661 il regno viene diviso tra i suoi due li Pertarito, che pose la capitale del suo regno a Milano, e Godeperto che si stabilì a Pavia. Pertarito, nel 662 viene spodestato da Grimoàldo
(Friuli 600 ca - Pavia 671), lio di Gisulfo,
duca del Friuli e duca di Benevento dal 647, che riuscì ad approfittare
dell’antagonismo tra i due li di Ariperto. Pertarito comunque riesce a fuggire e si rifugia presso gli
Avari di lì poi scappa fino alla corte dei Franchi. Grimoaldo
controllò tutti i possedimenti longobardi nella penisola, riconducendoli
sotto il dominio della corona . Respinse gli attacchi dell'imperatore bizantino
Clemente II, che tentava di riconquistare Benevento. Seppe opporsi ai
Franchi, chiamati in aiuto da Pertarito e
soffocò, con l'aiuto degli avari, la ribellione di Lupo in Friuli.
Aggiunse nuove leggi all'editto di Rotari nel 668.
Nel 671, alla morte di Grimoaldo, torna sul trono Pertarito
che si fa paladino della politica di tolleranza e unione con i cattolici. Si
scontra contro Alachi, Duca di Trento, ma non riesce
a batterlo, quindi si associa al trono il lio Cuniperto
(† 661), che diventa re nel 688. Cuniperto
accentua la politica paterna filocattolica, schierandosi
apertamente contro la fazione ariana; reprime la ribellione degli ariani
capitanati da Alachi e da Austruo
che aveva usurpato il ducato del Friuli. A Cuniperto
succede il suo giovane lio Liutperto, ma Ragimperto († 701), lio di Godeberto,
duca di Torino, gli si oppone, facendo valere i propri diritti ereditari e nel
700 occupa il trono longobardo. Ragimperto muore a
Pavia nel 701 e a lui succede Ariperto II°,
già Duca di Torino, associato al trono dal padre. Il suo
regno fu terribile, perseguitò i rivali, torturandone e uccidendone
anche mogli e li, sconfitto da Ansprando,
annegò nel Ticino nel 712, mentre tentava la fuga. Ansprando,
Duca d’Asti, divenne prima tutore del giovane Re Liutperto,
quindi divenne Re nel marzo del 712, dopo un brevissimo regno di soli 3 mesi
gli succedette, sempre nel 712, suo lio Liutpràndo
(† 744). Questi portò il regno longobardo in Italia al suo massimo
splendore. Fuse il sistema giuridico romano, improntato alle norme della
religione cristiana, con la tradizione longobarda; compose un'opera
legislativa in 153 moduli (713-35), come aggiornamento dell'editto di Rotari. Contenne le tendenze autonomistiche
dei ducati longobardi di Spoleto e Benevento e, approfittando dei dissidi tra
il papato e l'impero bizantino riguardo al culto delle immagini, occupò
l'esarcato (726), la pentapoli e il ducato romano.
Trovato un compromesso con papa Gregorio II, gli donò il castello di Sutri (728). Fu in buoni rapporti con Carlo Martello, che
aiutò contro gli arabi (737-38). Dopo un nuovo periodo di scontri col
papato, stipulò con papa Zaccaria i patti di Terni (742), che
prevedevano una tregua ventennale. Astolfo (749-58) conquistò Ravenna,
ma, sconfitto dal re dei franchi Pipino (754 e 756), fu costretto a
lasciarla. Desidèrio († Corbie 774 ca) fu l’ultimo re dei
longobardi. Duca di Tuscia, succedette ad Astolfo
(756), ottenendo contro Rachis l'appoggio del papato.
Nel 759 associò il lio Adelchi al potere. Mantenne in un primo tempo
buoni rapporti col papato e coi franchi, grazie anche alla mediazione di Bertrada, regina dei franchi, che fece sposare i due li
Carlo e Carlomanno con Ermengarda e Gerberga, lie di Desiderio Ripresa una politica
aggressiva nei confronti del papa, che sosteneva contro Desiderio i duchi di
Spoleto e Benevento, invase lo stato della chiesa ed entrò a Roma (772),
spingendo Adriano I° a chiedere aiuto a Carlo, che nel frattempo aveva
ripudiato Ermengarda; questi sconfisse Desiderio a Susa
e lo assediò a Pavia (774) mentre Adelchi veniva vinto a Verona.
Arresosi, Desiderio abdicò in favore di Carlo Magno e fu tenuto
prigioniero in un monastero in Francia dove morì. I
territori del regno longobardo finirono sotto il dominio franco, sebbene
con un'ampia autonomia, con l'esclusione del ducato di Benevento che, rimase a
lungo indipendente e cadde infine sotto la dominazione normanna verso la fine
dell’undicesimo secolo.