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IL MOVIMENTO NAZIONALE ITALIANO E L'UNITA'

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IL MOVIMENTO NAZIONALE ITALIANO

E L'UNITA'


L'unico tra i principi italiani che era rimasto fedele allo statuto dopo il '48 fu Vittorio Emanuele II di Savoia

Egli appoggiò il programma riformatore di D'Azeglio , che voleva liberare il Paese dagli statuti giuridici di stampo feudale

Alla laicizzazione dello Stato si accinse nel 1850 Siccardi che abolivano il foro ecclesiastico,  il diritto d'asilo di cui godevano chiese e conventi e la manomorta.

Contro le leggi Siccardi si schierarono i più conservatori, sostenuti ovviamente dal clero, ma la legge fu approvata dalla maggioranza della Camera



La tensione tra lo Stato e la Chiesa si rinnovò nel 1852 quando il ministro d'Azeglio presentò il progetto di legge che istituiva il matrimonio civile, ma non verrà approvato fino al 1865.

All'interno del governo Siccardi entra a far parte anche Cavour, seguace del liberismo economico e del liberalismo politico, nonché appassionato del progresso tecnologico in agricoltura

Nel corso di una difficile crisi Cavour venne chiamato a succedere a D'Azeglio come Presidente del consiglio

Strinse un accordo (detto Connubio) con quella parte della sinistra moderata che faceva capo a Rattazzi

Questa nuova maggioranza escludeva sulla destra i rappresentanti della vecchia aristocrazia fondiaria e sulla sinistra i gruppi democratici.

Il connubio Cavour - Rattazzi era espressione di ceti ed interessi affini, da un lato il patriziato progressista impegnato nell'ammodernamento dei metodi di conduzione delle aziende agricole e dall'altro la borghesia imprenditoriale, che aspirava alla liberalizzazione degli scambi con i paesi transalpini.

Divenuto presidente del consiglio Cavour intraprende una vasta opera di ammodernamento, dalla liberalizzazione degli scambi con l'estero all'abolizione dei dazi sul grano, al potenziamento del sistema stradale e ferroviario.

Tuttavia gli elevati costi di queste imprese imposero dei prestiti dalla Francia e un pesante prelievo fiscale, ma il progetto di Cavour era chiaro, rendere il Piemonte un paese competitivo all'interno del mercato europeo

Ecco che si ebbero numerosi trattati commerciali con l'Inghilterra e con la Francia, un disegno che privilegiava ovviamente il capitalismo mercantile piuttosto che il settore manifatturiero ed industriale, bisognoso invece di dogane protettive.

Contenendo l'industrializzazione il programma di Cavour assunse una carattere conservativo: si ebbero delle manifestazioni da parte del settore tessile e alle loro proteste si aggiunsero quelle degli aristocratici più retrivi

Inoltre si ebbe uno scontro con la Chiesa nel 1855 in quanto vennero soppressi gli ordini religiosi dediti all'insegnamento e i loro beni vennero incamerati a vantaggio dello Stato

Cavour non aveva intenzione di desistere dal suo proposito, ma l'intervento del re al fianco dei reazionari lo costrinse a dare la dimissioni (questa crisi prese il nome di Crisi Calabiana, dal cognome del vescovo di Casale, aspro avversatore della legge proposta da Cavour)

Alla fine la crisi si risolse con un compromesso: Cavour ritirò le dimissioni e la legge venne notevolmente mitigata.   


PARTE CHE INTERESSA

Durante il Congresso di Pace dopo la guerra di Crimea Cavour aveva posto all'attenzione delle potenze europee il problema italiano, o meglio dell'Alta Italia, per la liberazione dagli austriaci, ma il suo fu solo un successo morale

Nel maggio pronunciò un latro discorso in cui dichiarava che l'Italia del Nord era agitata, alla vigilia di una rivoluzione e bisognava prendere delle misure, bisognava intervenire con una guerra preventiva per evitarla.

Napoleone III comincia a provare simpatia per la causa italiana, che l'avrebbe forse consegnato alla storia come liberatore.

Bisognava dunque trovare un accordo che garantisse gli interessi di entrambe le parti: con l'ccordo segreto di Plombieres Napoleone III si impegnava ad entrare in guerra con l'Austria, a condizione però che fosse l'Austria a risultare lo Stato aggressore.

In quella occasione fu prevista la costituzione di un regno dell'Italia settentrionale sotto Vittorio Emanuele II, un regno dell'Italia centrale per Gerolamo Bonaparte e un regno del sud con a capo Luciano Murat, in cambio i piemontesi avrebbero ceduto i possessi di Nizza e della Savoia.

Ecco che vennero arruolati dei volontari, I cacciatori delle Alpi, con a capo Garibaldi, per provocare Vienna e dopo mesi di incertezze arrivò l'ultimatum dell'Austria.

Ecco che Napoleone dunque mosse guerra all'Austria

Nel frattempo a Firenze vi fu una grande manifestazione popolare che fece scappare Leopoldo, venne invece formato un governo provvisorio guidato da Ricasoli che ottenne anche un commissario regio piemontese.

I commisari sabaudi vennero richiesti anche da Parma, Modena e Bologna che erano insorti contro i loro sovrani.

Si andava dunque delineando una soluzione diversa da quella di Plombieres, che di certo non incontrava il favore di Napoleone III e la Prussia e l'opposizione dei cattolici fecero il resto cosicché Napoleone firma un armistizio a Villafranca nel quale si ebbe la cessione della sola Lombardia ai Piemontesi ed il ripristino dello status quo nelle altre parti d'Italia

L'opinione pubblica italiana gridava al tradimento e Cavour rassegnò le dimissioni, Vittorio Emanuele dovette sottoscrivere l'armistizio e richiamò i commissari regi dalle città che li avevano richieste.

I governi provvisori che si erano istaurati non erano disposti a cedere

Successivamente Cavour riprese nelle proprie mani la direzione del governo e pospettò a Napoleone la cessione della Savoia e di Nizza a patto che si potessero tenere plebisciti in Emilia, Romagna e Toscana per l'annessione al Piemonte.

Napoleone dovette dunque piegarsi e queste regioni presero a far parte del regno sardo piemontese, mentre il papa non potè fare altro che scomunicare i promotori delle annessione.

SPEDIZIONE DEI MILLE

il processo dell'unità appariva irreversibile ma la politica moderata non riusciva a farlo andare avanti, mentre si fece avanti l'iniziativa rivoluzionario popolare, mossa dallo stesso fine

a capo della seconda iniziativa vi era Giuseppe Garibaldi, il quale era preceduto da una buona fama, dato che aveva combattuto in America Latina.

la loro attenzione si rivolgeva al Mezzogiorno d'Italia, governato da Francesco II di Borbone e che aveva due grandi debolezze: il distacco tra governati e governanti e l'autonomismo voluto dalla Sicilia. Non era difficile dunque costituire in queste condizioni una forza di opposizione

nel 1860 scoppia a Palermo una rivolta popolare promossa da Francesco Riso e che poi dilagò in tutta l'isola e trovò un leader in Rosolino Pilo.

Tale iniziativa non sarebbe però andata avanti senza l'aiuto del Nord che trasformarono la cosa in un'azione rivoluzionaria.

Giuseppe Garibaldi pose come condizione di tale spedizione però la fondazione di un'Italia sotto Vittorio Emanuele, si era infatti convinto che l'unico stato in grado di realizzare l'unità era lo stato sabaudo.

Vittorio Emanuele era entusiasta della cosa perché grazie a Garibaldi avrebbe potuto condurre a compimento il programma verso cui inclinava

Cavour invece era contrario alla cosa preoccupato per le ripercussioni internazionali

L'imbarco dei 1000 avvenne a Quarto nei pressi di Genova e i facenti parte erano studenti, commercianti, professionisti, ma anche artigiani ed operai, provenienti da ogni parte di Italia

Lo sbarco avvenne a Marsala e la superiorità numerica e tecnica dei Borboni non riuscì ad avere la meglio in quanto le schiere garibaldine vennero rafforzate dai picciotti , giovani artigiani e contadini che erano affascinati dalla personalità di Garibaldi ed erano convinti che egli avrebbe riportato la giustizia.

Prima si ebbe uno scontro vittorioso a Calatafimi e poi a Palermo, che venne sgombrata dai regi dopo una lotta di tre giorni

Intanto stava diventando chiaro che Garibaldi aveva emanato in Sicilia (abolizione dei dazi, divisione delle terre regie tra i combattenti) non erano realizzabili ed erano servite solo ad ottenere consensi

Garibaldi e Crispi si preoccuparono invece di attuare riforme favorevoli alla borghesia locale che prima vedeva Garibaldi con sospetto perché pensava volesse portare il socialismo ma poi si alleò con lui.

Di fronte alla delusione e alle rivendicazioni contadine i garibaldini si allearono con la borghesia e Nino Bixio, incaricato di mantenere l'ordine usò il pugno di ferro contro gli insorti

Il segreto del successo di Garibaldi fu dovuto ad un buon dosaggio di rivoluzione e moderazione.

Venne affidato a Crispi il governo provvisorio dell'isola e invece Garibaldi mosse verso Messina e poi verso Napoli.

A questo punto Francesco II tento di salvare il trono ripristinando la Costituzione che suo padre aveva ritirato, ma Garibaldi ebbe successo anche a Napoli e Francesco II fu costretto alla fuga

Meta ultima di Garibaldi era Roma, ma Cavour si impegnò a questo punto per far accettare a Napoleone III l'intervento dell'esercito piemontese nelle Marche e nell'Umbria, che erano terre pontificie, per prevenire le mosse di Garibaldi.

Si stava per arrivare ad uno scontro tra Garibaldi ed i Piemontesi ma questo fu evitato grazie alla consegna del mezzogiorno d'Italia a Vittorio Emanuele

A questo punto i garibaldini vennero congedati e Garibaldi si ritirò nel suo podere a Caprera




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