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IL PATTO DI MUTUA ASSISTENZA REPRESSIVA TRA GLI STATI IMPERIALISTI

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IL PATTO DI MUTUA ASSISTENZA REPRESSIVA TRA GLI STATI IMPERIALISTI


Una conseguenza logica della opposizione rigida tra 'crimini' e 'politica' e dell'individuazione del guerrigliero urbano come nemico comune di tutti gli Stati imperialisti, è la attuazione di un Patto di mutua assistenza repressiva e di istituzioni transazionali che lo rendono operativo. Questo Patto ha il suo cuore nella 'convenzione europea per la repressione del terrorismo'. Ricordiamo perciò sinteticamente il problema.
Il progetto di questa Convenzione è stato messo a punto a partire dall'ottobre '75 dal Comitato Europeo per i problemi criminali. Nel maggio '76 'vista l'urgenza del problema' lo stesso Comitato approva una bozza che i 19 Stati membri del Consiglio dei ministri della Comunità discuteranno e approveranno a loro volta il 27 gennaio '77.
La Convenzione si compone di un breve preambolo e di sedici articoli. Nel preambolo si sostiene che: ' gli stati membri del Consiglio d'Europa coscienti della crescente inquietudine creata dal moltiplicarsi degli alti del terrorismo; augurandosi che misure
efficaci siano prese affinché gli autori di tali atti non sfuggano all'incriminazione e alla punizione; convinti che l'estradizione è un mezzo particolarmente efficace per raggiungere questo risultato hanno raggiunto l'accordo sui vari articoli'.
Due sono gli articoli decisivi. Nel primo si elencano i reati che non saranno considerati reati politici, o connessi a reati politici, o ispirati da cause politiche. E cioè: reati connessi a sequestri di aerei; reati gravi costituiti dall'attentato alla vita, alla integrità fisica o alla libertà delle persone che hanno diritto ad una protezione internazionale, compresi gli agenti diplomatici, e si aggiunge ' il tentativo di commettere uno dei reati su citati o la partecipazione come correo o complice di una persona che commette o cerca di commettere un tale reato'.
Nel secondo, forse temendo che qualcosa potesse sfuggire alla rigidità dell'elenco precedente, gli estensori precisano che ' per la necessità di estradizione gli Stati membri potranno non considerare politico ogni altro atto grave di violenza diretto contro la vita, l'integrità fisica, la libertà o i beni delle persone. O anche il solo tentativo di commetterli'. Dunque ' convinti che l'estradizione è un mezzo particolarmente efficace per combattere le manifestazioni del terrorismo internazionale' gli Stati membri della Comunità 'si associano in un Patto'.
Tecnicamente l'estradizione è un atto amministrativo internazionale di mutua assistenza repressiva mediante il quale uno Stato consegna ad un altro, o riceve da esso, un imputato o condannato per sottoporlo a procedimento penale o all'esecuzione di una condanna.
Politicamente l'estradizione è uno strumento internazionale della guerra di classe contro i rivoluzionari. Questo è il suo aspetto principale. Questo Patto, ufficializzato con la Convenzione, fissa i nuovi livelli raggiunti dal processo di internazionalizzazione dei modelli di repressione, attivi negli Stati dello spezzone europeo della catena imperialista. E cioè fa propri ed estende a livello continentale i contenuti degli impianti repressivi negli Stati più potenti e contemporaneamente affida a nuove istituzioni transnazionali il potere di renderli operanti nell'interesse comune. Questo processo di concentrazione e centralizzazione della repressione imperialista in istituzioni trans-nazionali è strategicamente funzionale alle necessità di intervento omogeneo ed esteso su tutta l'area continentale e standardizzato al livello più alto proprio delle maggiori potenze della catena gerarchica.
Tuttavia non dobbiamo trascurare un fatto: si tratta di una centralizzazione che lascia ancora alle macchine repressive specifiche di ciascun paese margini di intervento e di autonomia relativamente ampi e differenziati. Ciò anche a causa della complessità e disomogeneità delle strutture di classe e delle forze differenti di movimenti rivoluzionari nei diversi paesi, che non consentono un andamento lineare e contemporaneamente alla operazione di ristrutturazione, nella crisi, degli apparati di repressione-controllo.







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