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Il Nazareno: le fonti storiche - LE FONTI CRISTIANE, LE FONTI EBRAICHE, LE FONTI ROMANE, LE FONTI MUSULMANE

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Il Nazareno: le fonti storiche.



Il cristianesimo ha cercato di avvicinarsi al mistero di Dio con tutte le potenzialità della persona umana e in particolare con la sua ragione. Questa volontà di comprendere è favorita dalle caratteristiche culturali ed etniche del mondo occidentale, ma trova la sua giustificazione scientifica e tecnologica nella natura stessa del cristianesimo: il Dio in cui credono i cristiani è un Dio che si è manifestato storicamente in Gesù di Nazaret, chiamato il Cristo. Perciò è importante ricercare la sua identità anche attraverso la storia. L'incidenza che ha avuto Gesù Cristo sugli eventi e nella cultura occidentale ci obbliga a definire da vicino la sua identità storica di uomo per comprendere meglio la sua identità divina di lio di Dio.


LE FONTI CRISTIANE Le principali fonti d'informazione sulla vita di Gesù sono i Vangeli, scritti intorno alla seconda metà del I secolo. Contengono informazioni su Gesù anche le lettere di san Paolo e gli Atti degli Apostoli. Data la scarsità di altre fonti coeve e la natura teologica dei documenti biblici, alcuni studiosi del XIX secolo dubitarono dell'esistenza storica di Gesù, che però attualmente si ritiene reale in quanto accreditata sia da scrittori cristiani sia da storici ebrei e romani. I Vangeli e gli altri scritti, che fanno parte del canone cristiano, sono stati sottoposti ad una seria verifica critica sotto il profilo letterale e storico. Tutte le parole e i gesti attribuiti a Gesù Cristo sono stati esaminati nel loro tenore letterario e verificati per coglierne l'attendibilità storica e il significato religioso e spirituale. Anche tutte le espressioni e dichiarazioni maturate attorno alla ura e al messaggio di Gesù Cristo, conservate nei testi cristiani, sono state sottoposte a minuziose indagini per individuare il loro senso sotto l'aspetto storico e la loro validità religiosa. Si può dire che di nessun personaggio storico nell'ambito della cultura moderna europea si è scritto e discusso come di Gesù Cristo con accenti particolarmente accesi nel periodo che va dalla rivoluzione francese ai nostri giorni. Le fonti e i documenti fondamentali per ricostruire la vicenda e l'immagine di Gesù, il Cristo, sono i testi del canone cristiano. Si tratta di una raccolta di scritti in greco che vanno dagli anni 50 d.C. alla fine del I secolo e gli inizi del II secolo d.C. Questi testi scritti da cristiani per altri cristiani, gruppi e piccole comunità disperse nell'ambiente greco-romano del I secolo, sono i documenti più antichi e più ampi sulla ura, l'attività e il messaggio di Gesù. Questi testi distribuiti nell'arco di mezzo secolo, comprendono ventisette libretti e tra questi i quattro Vangeli, scritti anonimi della seconda metà del I secolo; un'opera di carattere storico e teleologico attribuita a Luca; una raccolta di lettere, complessivamente quattoridici, di cui sette sono considerate di Paolo, mentre le altre sette stanno all'interno della tradizione che si richiama a Paolo; sette lettere attribuite a personaggi importanti della prima comunità e uno scritto di carattere profetico e apocalittico della tradizione giovannea. Il contenuto dei Vangeli è sintetizzato qui di seguito seguendo le varie tappe della vita di Gesù Cristo.



La nascita e la giovinezza - I Vangeli di san Matteo e di san Luca, danno notizie sulla nascita e l'infanzia di Gesù, facendo risalire il suo albero genealogico ad Abramo e a Davide (Matteo 1:1-l7; Luca 3:23-38). Le genealogie sono offerte come prova della messianicità di Gesù. Secondo Matteo (1:18-25) e Luca (1:1-2:20), Gesù nacque a Betlemme, dove Giuseppe e Maria si erano recati in seguito all'editto romano sul censimento della popolazione. Soltanto Matteo (2:13-23) descrive la fuga in Egitto per sottrarre il lio al re giudeo Erode il Grande; soltanto Luca descrive l'osservanza di Giuseppe e Maria della legge ebraica che richiedeva la circoncisione e la presentazione del primogenito al tempio di Gerusalemme; Luca riferisce anche del loro viaggio successivo (2:41-51) con il giovane Gesù al tempio per la Pasqua ebraica. I Vangeli tacciono sulla vita di Gesù da quando aveva dodici anni fino a quando cominciò la sua missione pubblica, diciotto anni dopo.

Inizio della missione pubblica - Tutti e tre i Vangeli sinottici (i primi tre, così chiamati perché presentano una comune visione generale della vita di Gesù) datano l'inizio della missione pubblica di Gesù, durata circa un anno, dall'arresto di Giovanni Battista, mentre il Vangelo di Giovanni la fa risalire alla scelta dei primi discepoli (1:40-51) e la fa durare quasi tre anni. I Vangeli sinottici presentano un'unica versione della missione pubblica e degli avvenimenti immediatamente precedenti: tutti descrivono il battesimo di Gesù nel fiume Giordano, per mano di Giovanni Battista, e registrano il successivo ritiro di Gesù nel deserto; Matteo (4:3-9) e Luca (4:3-l2) raccontano le tentazioni alle quali Gesù fu sottoposto, in quel periodo di preparazione rituale, da parte del diavolo, o Satana. In seguito, Gesù tornò in Galilea, visitò la propria famiglia a Nazareth (Luca 4:16-30), dove i concittadini lo contestarono, poi passò a Cafarnao, dove cominciò a insegnare. All'epoca, secondo i sinottici, Gesù chiamo a sé i primi discepoli, 'Simone detto Pietro e Andrea suo fratello' (Matteo 4:18) 'Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello' (Matteo 4:21). Tra i suoi numerosi seguaci Gesù scelse per assisterlo dodici discepoli.

I discepoli - Stabilitosi a Cafarnao, Gesù, accomnato dai dodici discepoli, si spostava nelle città e nei villaggi vicini, proclamando l'avvento del regno di Dio, come i profeti ebraici, dispensando insegnamenti morali e conforto spirituale a tutti, specialmente ai più deboli. L'essenza di tali insegnamenti è presentata in Matteo (5:1-7:27) nel 'Discorso della montagna', che illustra le beatitudini (5:3-l2) e contiene il Padre Nostro (6:9-l3). L'attività missionaria di Gesù gli provocò l'ostilità dei farisei, timorosi che quegli insegnamenti minassero l'autorità della Torah (la Legge); altri invece temevano che la sua attività mal disponesse le autorità romane nei confronti di una restaurazione della monarchia in Israele. Nonostante la crescente opposizione, la popolarità di Gesù aumentava, specialmente tra gli umili e gli oppressi. L'entusiasmo indusse i seguaci a tentare di 'costringerlo a diventare re' (Giovanni 6:15), offerta rifiutata da Gesù, che si ritirò con i discepoli, attraverso il mare di Galilea (lago di Tiberiade), nuovamente a Cafarnao (Giovanni 6:15-21). Qui Gesù si proclamò 'il pane della vita' (Giovanni 6:35) in un discorso che, per la sua durezza, gli alienò molti seguaci. Gesù divise il suo tempo tra viaggi nelle città della Galilea e delle vicine regioni, periodi di istruzione dei discepoli e ritiri presso Gerusalemme. Secondi i sinottici, Gesù trascorse la maggior parte del tempo in Galilea, mentre Giovanni colloca la sua missione in Giudea, pur con numerose visite a Gerusalemme. I discorsi e i miracoli compiuti, soprattutto la resurrezione di Lazzaro a Betania (Giovanni 11:1-44), convinsero molti a credere in lui (Giovanni 11:45). Il momento più importante della sua missione pubblica fu quando, a Cesarea Filippi, Simon Pietro comprese che Gesù era il Cristo (Matteo 16: ; Marco 8:29; Luca 9:20), benché Gesù non lo avesse mai rivelato prima a Pietro o agli altri discepoli. Tale rivelazione, seguita dalla predizione della propria morte e resurrezione, le prescrizioni dettate ai suoi discepoli e la sua trasurazione divennero la fonte primaria per l'autorità e l'operato storico della Chiesa cristiana.

Gli ultimi giorni - Con l'arrivo della Pasqua, Gesù si diresse a Gerusalemme per l'ultima volta (secondo Giovanni furono numerosi i viaggi a Gerusalemme e più di uno a Pasqua, mentre i sinottici dividono la missione pubblica in una fase galilea e in una giudaica e ricordano una Pasqua dopo la partenza di Gesù dalla Galilea per la Giudea e Gerusalemme). La domenica precedente la Pasqua, Gesù entrò a Gerusalemme, dove fu accolto dalla folla acclamante: qui, il lunedì e il martedì, secondo i sinottici, scacciò dal tempio i mercanti e i cambiavalute che, per abitudine invalsa, avevano il permesso di commerciare sul sagrato esterno (Marco 11:15-l9), e discusse con i sacerdoti, gli scribi, i farisei e i sadducei in materia di autorità e tributi e sulla resurrezione. Il martedì Gesù rivelò ai suoi discepoli i segni che avrebbero annunciato la sua parusia o secondo avvento. Il mercoledì Gesù fu unto a Betania in preparazione alla sua sepoltura (Matteo 26:6-l3; Marco 14:3-9). Nel frattempo a Gerusalemme sacerdoti e scribi, convinti che le sue attività avrebbero suscitato l'ostilità dei romani contro il popolo ebraico (Giovanni 11:48), cospirarono con Giuda Iscariota, uno dei discepoli, per far arrestare e uccidere di nascosto Gesù, 'perché temevano il popolo' (Luca 22:2). Per Giovanni (11:47-53) la cospirazione precedette l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Il giovedì Gesù fece la cena pasquale con i discepoli durante la quale alluse all'imminente tradimento e alla propria morte come sacrificio per i peccati dell'umanità. Nel benedire il pane azzimo e il vino, durante il servizio pasquale, chiamò il pane il proprio corpo e il vino il proprio 'sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati' (Matteo 26:28), e invitò i discepoli a consumarne. Questo rituale, l'Eucaristia, è stato da allora ripetuto dai cristiani nella messa, diventando uno dei sacramenti della Chiesa cattolica. Dopo la cena, Gesù e i discepoli andarono sul monte degli Ulivi dove, secondo Matteo (26:30-32) e Marco (14:26-28), egli annunciò che sarebbe 'risorto' dai morti. Sapendo vicina la morte, Gesù si ritirò nell'orto del Getsemani dove, 'in preda all'angoscia' (Luca 22:44), meditò e pregò, finché un gruppo mandato dai sacerdoti e dagli anziani e guidato da Giuda Iscariota si presentò per arrestarlo.

Il processo e la crocifissione - Secondo Giovanni (18:13-24), Gesù, dopo l'arresto, venne condotto da Anna, suocero del sommo sacerdote Caifa, per un primo interrogatorio. I sinottici non menzionano l'episodio e riferiscono solo che Gesù venne condotto davanti al consiglio supremo degli ebrei, il sinedrio, dove Caifa gli chiese di dichiarare se era 'il Cristo e lio di Dio' (Matteo 26:63). Alla risposta affermativa (Marco 14:62), il consiglio condannò Gesù a morte come blasfemo. Poiché solo il procuratore romano aveva facoltà di infliggere la pena capitale, il venerdì mattina Gesù venne condotto davanti a Ponzio Pilato, il quale, prima di condannarlo, gli chiese anch'egli se era il re dei giudei; Gesù replicò: 'Tu l'hai detto' (Marco 15:2). Pilato tentò vari espedienti per salvare Gesù prima di lasciare la decisione al popolo. Quando la folla invocò la sua morte, Pilato (Matteo 27:24) ordinò l'esecuzione. Gesù, condotto sul Golgota, fu inchiodato accanto a due ladroni su una croce, sulla quale 'al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: questi è Gesù, il re dei giudei' (Matteo 27:37). Alla sua morte, il corpo venne deposto e, avvicinandosi il Shabbat, giorno in cui era vietata la sepoltura, venne composto sommariamente in una tomba da Giuseppe di Arimatea (Giovanni 19:39-42 riferisce che Giuseppe fu assistito da Nicodemo).

La resurrezione - La domenica mattina, 'Maria di Magdala e Maria di Giacomo' (Marco 16:1), recatesi sulla tomba per ungere il corpo di Gesù, la trovarono vuota. Matteo (28:2) riferisce che un angelo apparve dopo un terremoto e rimosse la lastra. Secondo Marco (16:5) nella tomba 'un giovane' vestito di bianco annunciò loro che Gesù era risorto; in Matteo (28:5-6) ad annunciarlo è l'angelo e in Luca (24:4) sono due uomini 'in vestiti sgargianti'; secondo Giovanni (20:11-l8), Maria Maddalena vide due angeli e poi il Cristo risorto. Nel corso della stessa giornata, secondo Luca, Giovanni e Marco, Gesù apparve alle donne e ad altri discepoli in vari luoghi a Gerusalemme e nei pressi della città. La maggior parte dei discepoli non dubitò di aver visto e udito il maestro, tuttavia qualcuno inizialmente ne dubitò (Matteo 28:17); Tommaso, che non era presente a quelle prime apparizioni, dubitò anche della resurrezione (Giovanni 20:24-29). Come riporta il Nuovo Testamento, la resurrezione di Gesù fu una delle dottrine cristiane di maggior forza perché, risorgendo, Gesù dava all'umanità speranza di una vita dopo la morte, nel regno dei cieli. Tutti i Vangeli aggiungono che, per un breve periodo dopo la resurrezione, Gesù istruì gli apostoli nelle questioni riguardanti il regno di Dio. Ordinò inoltre 'Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del lio e dello Spirito Santo' (Matteo 28:19). Infine, secondo Luca (24:50-51), a Betania Gesù fu visto dai discepoli salire ai cieli. Negli Atti (1:2-l2) si riferisce che l'ascensione avvenne 40 giorni dopo la resurrezione.


Un'obiezione di fondo - In reazione a un'interpretazione biografica dei Vangeli, il teologo tedesco R. Bultmann (1884 - 1976) ritiene che essi non possono essere utilizzati come fonti storiche perché gli evangelisti non hanno voluto fare la "biografia storica" di Gesù di Nazareth, bensì annunciare il Vangelo. Per Bultmann i Vangeli non sono storicamente attendibili e non è possibile ricercare in essi notizie storiche riguardanti Gesù di Nazareth. Sempre secono Bultmann, gli evangelisti, dopo essersi resi conto che Gesù era risorto, lo hanno predicato a tutti creando liberamente dei racconti della sua vita nella misura in cui li ritenevano utili per la predicazione. Cioè gli evangelisti hanno letto la vita di Gesù non alla luce dell'osservazione storica, ma alla luce della loro fede di averlo visto risorto. Bultmann separa quindi il personaggio realmente esistito, il Gesù della storia, dal Cristo della fede, cioè dal personaggio annunciato come risorto dai suoi discepoli.


La critica storica dei Vangeli - L'interpretazione di Bultmann è ormai superata dalla critica storica dei Vangeli, ma separazione tra il personaggio storico e la sua divinità è una considerazione latete in molti sia cristiani che non credenti, con conseguenze pratiche sul piano dell'impegno morale, politico . Per i cristiani il Gesù della storia si identifica con il Cristo della fede: il Cristianesimo è una religione fondata su un personaggio storicamente esistito che i cristiani credono lio di Dio. La critica storica propone alcuni criteri per riscoprire, nel genere letterario evangelico, chi era storicamente Gesù di Nazareth. I Vangeli non sono una biografia di Gesù ma non possono prescindere dall'indicare quelle indispensabili coordinate storiche che permettono di individuarlo e riconoscerlo come tutti gli altri: per i cristiani Gesù di Nazareth è vero Dio, ma realmente vero uomo. La ricerca storica ha trovato diverse fonti e testimoni che permettono una discreta documentazione circa la vita e le opere di Gesù di Nazareth.


LE FONTI EBRAICHE Dal momento che Gesù ha vissuto e operato in Palestina nell'ambiente ebraico, pare ovvio cercare una documentazione nelle fonti ebraiche dirette, la Misnah e il Talmud. In questi testi che raccolgono tradizioni ebraiche antiche, messe per iscritto dal II al IV secolo, si mensiona una decina di volte Gesù. Si tratta per lo più di tradizioni dipendenti dalla polemica anticristiana che non aggiungono nulla di originale a quanto riportano i Vangeli. Le fonti indirette per l'ambiente ebraico sono ancora un riflesso della polemica gidaico-cristiana del II e III secolo (Giustino, dialogo con Trifone; Origene, Contro Celso). Si può aggiungere a questa documentazione quella di G. Flavio, il quale, parlando della morte di Giacomo, lo presenta come "il fratello di Gesù, chiamato Cristo" (Ant. XX, 9,1 § 200). Più discusso è il testo più ampio di G. Flavio, noto come testimonium flivium, conosciuto in quattro edizioni di autori cristiani, dove lo scrittore ebraico traccia un profilo di Gesù e della sua vicenda in sostanziale accordo con i dati evangelici (Ant. XVIII, 3,3 §§ 60-62). A queste frammentarie notizie dell'ambiente ebraico su Gesù si possono accostare alcune informazioni degli scrittori ani romani, i quali parlano del movimento cristiano e del suo fondatore in occasione di episodi che toccano la vita della capitale, Roma, o il governo dell'impero.

Talmud - In alcuni passi del Talmud (risalenti al II secolo d.C.) si parla di Gesù che è chiamato Jeshu o il Nazareno o con l'espressione "colui" pur di non nominarlo espressamente.

La letteratura giudaica - Lo storiografo ebreo Flavio Giuseppe (37 - 104 d.C.), in un testo perduto della sua opera Antichità Giudaiche (il Testimonium Flavium), sembra rendere testimonianza non soltanto dell'esistanza storica di Gesù, ma anche della sua messianicità, riconoscendolo come il Cristo.

Le "Toledoth Jeshu" (= le storie di Gesù) - Sono storie, "leggende e documenti della tradizione medievale ebraica" che presentano "un'interpretazione polemica delle vicende di Gesù" e "raccontano storie dissacranti che i cristiani hanno sempre respinto" (R. Di Segni). Queste storie riconoscono certamente l'esistenza di Gesù di Nazareth, ma mirano a presentarlo come un non ebreo, così da evitare "semplicisticamente" il problema se fosse il Messia.


LE FONTI ROMANE Tre autorevoli romani testimoniano l'esistenza storica di Cristo e dei cristiani: Tacito, Pilinio il Giovane e Svetonio. Le loro testimonianze si situano tra l'anno 110 e l'anno 120 d.C. Lo storico Tacito (55-l25 d.C.) nella sua opera gli Annali (= la storia degli anni dal 14 al 68 d.C.) attribuendo la colpa dell'incendio di Roma, durante l'impero di Nerone, ai cristiani, spiega che questi derivano il nome di cristiani da "Cristo, che fu condannato a morte sotto il regno di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato". Pilinio il Giovane (61-l13 d.C.) inviato da traiano come governatore dell'attuale Turchia nord-occidentale, descrive all'imperatore Traiano le modalità con cui ha istruito e condotto il processo a coloro che si facevano chiamare "cristiani" e riconoscevano "Cristo come un dio". Infine il biografo Svetonio (69-l40 d.C.) parla di un certo "Cresto" che la maggior parte degli storici ritiene sia Gesù Cristo di Nazareth, il giudeo, il galileo.


LE FONTI MUSULMANE Il Corano, testo religioso dei musulmani, scritto tra il VI-VII secolo d.C. racconta alcuni episodi della vita del "Cristo Gesù, lio di Maria" (sura IV,171), "sua madre santa" (sura V,75). Il Corano non dubita dell'esistenza storica di Gesù, anzi lo riconosce "il Messaggero di Dio", il profeta che annuncia la venuta di Maometto e colui che, inviato da Dio, opera miracoli. Nonostante tutte le qualità Gesù è ritenuto una creatura e non lio di Dio: ripugna alla monoteistica e naturalistica mentalità islamica che Dio abbia un lio.




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