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Questione Palestinese

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Questione Palestinese


Una terra contesa, un conflitto lungo mezzo secolo, due popoli senza pace e senza una nazione, i tentativi di portare avanti un colloquio e il continuo ricorso alla violenza sono i vari motivi di questa continua guerra.

Per affrontare la questione palestinese è necessario valutare attentamente, a distanza di 3000 anni di storia, le caratteristiche del paese in cui si svolse questa storia.

La Palestina non è una terra come le altre. E' uno dei luoghi più tormentati  e nello stesso tempo più ricchi di memoria dell'intera storia umana. Ben tre fra le più grandi religioni del mondo: l'ebraica, la cristiana e la mussulmana, hanno in questa terra i loro più importanti luoghi sacri. Conoscere la storia sin dalle origini ci aiuta a comprendere o meglio a cercare di capire alcuni problemi di fondo della cosiddetta "questione palestinese", questione che tutt'ora occupa la politica internazionale.



Sembra quasi assurdo che una terra così piccola possa avere dei problemi così enormi.

Sinteticamente riassumo la storia:

partiamo dalla memoria del popolo ebraico, povero ma allo stesso tempo glorioso, che fu condotto fuori dall' Egitto, da Mosè per ordine di Dio, per ricondurlo nella "terra promessa": la Palestina. Per insediarsi in Palestina dovettero scontrarsi contro diverse città cananee e con i Filistei.

La storia palestinese è poi costituita da ripetute immigrazioni ed emigrazioni, da conquiste di parti esterne e da tentativi di autonomia.

I vari gruppi che si susseguono in questa terra hanno dovuto lottare tra di loro per imporsi, per non rischiare di sparire perdendo la loro identità religiosa, culturale.

Facendo un lungo salto in avanti nella storia ci ritroviamo nel 1917 con l'entrata in Gerusalemme dei britannici che poneva fine a quattro secoli di dominio ottomano in Terrasanta e dava inizio ad un mandato britannico sulla Palestina che sarebbe durato trent'anni.

Il nuovo regno d'Israele sorse nel 1948. Diventava così realtà il sogno del movimento sionista, che nei decenni precedenti aveva riportato in Palestina migliaia di ebrei, che fuggivano dall'Europa a seguito della seconda guerra mondiale.

Seguì poi la guerra con gli stati arabi confinanti, che rifiutarono la spartizione in due stati, uno ebraico e uno arabo, decisa dall'ONU nel 1947. 

Nel giugno 1967 Israele sferrò un attacco aereo contro le forze arabe e diede inizio ad un conflitto che durò poco (guerra dei sei giorni) e che si concluse con la vittoria militare. Le forze israeliane occuparono Gerusalemme est, la Cisgiordania, la striscia di Gaza.

Nel 1973 ci fu la guerra di Kippur che fu l'inizio di una difficile trattativa tra Egitto e Israele raggiunta negli accordi di Camp David che hanno permesso il ritorno del Sinai all'Egitto; però non sono stati risolti i problemi dei diritti palestinesi infatti nel 1982 Israele invase il Libano.

Nel 2000 ha avuto luogo una conferenza a Camp David che non ha portato  risultati soddisfacenti sulla questione di pace.

Nel 2001 Ariel Sharon viene eletto primo ministro d'Israele e da questo momento peggiorano notevolmente i rapporti tra i due popoli: da un lato l'intensificarsi dell'intifada con i Kamikaze che mietono terrore e vittime tra i civili e militari ebrei e dall'altro le conseguenti incursioni-rappresaglie dei militari israeliani nei territori palestinesi segnate ancora  con vittime e distruzione.

La mia impressione è che all'origine della questione palestinese ci sono problemi mai risolti: la città di Gerusalemme, la questione delle risorse idriche, i profughi, il territorio. Le ragioni di israeliani e palestinesi sembrano essere così convinte da non permettere mai una soluzione pacifica e definitiva.

Ma una soluzione ci deve pur essere per riportare la pace tra i due popoli.

I "Grandi" sin d'ora hanno fallito ma secondo me una soluzione c'è: per riportare la pace e quindi la fine dell'odio tra le due popolazioni è indispensabile che ogni popolo abbia la propria indipendenza tramite un proprio territorio e quindi un proprio stato.





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