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PROTESTANTESIMO

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PROTESTANTESIMO


Il termine protestantesimo deriva dalla protestatio, ossia dalla dichiarazione solenne dei diritti, presentata dal partito luterano, composto da cinque principi e quattordici città, alla seconda dieta di Spira (1529), che aveva confermato la condanna di Lutero. La definizione venne poi estesa a tutte le confessioni della Riforma, specialmente per opera del Bossuet (Storia delle variazioni delle Chiese protestanti, 1688), che distingueva nel seno del protestantesimo quattro grandi gruppi: luterani, calvinisti, zwingliani, anglicani. Questi ultimi tuttavia hanno sempre rifiutato di chiamarsi protestanti. Al protestantesimo appartengono d'altronde anche tutte le minori "sette" riformate (anabattisti, battisti, congregazionalisti, quaccheri, ecc.), che nel corso dei secoli si sono venute formando e differenziando, pur traendo origine diretta o indiretta dall'unico ceppo della Riforma. Per questo è impossibile parlare di una dottrina protestante, perché le diverse Chiese e "denominazioni" protestanti, pur possedendo un fondo comune di affermazioni dottrinali, si diversificano su molti aspetti, che giustificano, agli occhi di ciascuna di esse, la difesa, talora anche accanita, della loro propria fisionomia. Esistono tuttavia taluni fondamenti comuni, che almeno alle origini danno al protestantesimo una sua propria impronta; essi sono: sul piano istituzionale ed ecclesiastico la negazione del primato pontificio e della struttura gerarchica della Chiesa di Roma; sul piano dottrinale e teologico il riconoscimento della Sacra Scrittura come unica regola di fede e l'affermazione, di origine luterana, della giustificazione per la sola fede. Il ricorso alla Bibbia come unica autorità in materia di fede distingue nettamente il protestantesimo dalle altre confessioni cristiane le quali, con diverse sfumature, affiancano alla Scrittura la tradizione, e considerano la Chiesa come l'interprete autorevole e infallibile della stessa Scrittura. Di fatto il problema dell'interpretazione autentica della Bibbia si pose subito in modo grave ai protestanti. I padri della Riforma, lungi dal proclamare il principio del libero esame (come affermarono poi i polemisti del XVIII e XIX sec.), negavano che la ragione umana, corrotta dal peccato, potesse da sola attingere le verità di fede: affermavano pertanto, da un lato, che le verità della Bibbia sono di per sé evidenti, ma dall'altro lato che la loro comprensione è frutto dell'illuminazione dello Spirito Santo e non della ragione individuale. "Questa parola", aveva scritto Calvino riferendosi alla Bibbia, "non produrrà fede nel cuore degli uomini se non è suggellata dalla testimonianza interiore dello Spirito Santo". Ciò non impedì che, eliminata o diminuita l'autorità della Chiesa come interprete delle Scritture, il protestantesimo favorisse di fatto la tendenza all'interpretazione "privata" dei singoli o dei gruppi: donde il manifestarsi di sempre nuove confessioni protestanti (quelle che Bossuet chiamò polemicamente "variazioni"). L'altro principio fondamentale, quello della salvezza per la sola fede, deriva nel protestantesimo dalla proclamazione assoluta della libera e sovrana Grazia di Dio, basata sull'interpretazione di taluni passi di san Paolo e di sant'Agostino. Al principio luterano della giustificazione per la sola fede è stata data sistematicità e forma metafisica dal calvinismo, mediante la dottrina della predestinazione. Né le opere né i meriti personali hanno parte in ciò che si chiama talora, del tutto impropriamente, l'acquisizione della salvezza. Mai l'uomo peccatore può "operare" per la propria salute. Questa è sempre un dono totalmente gratuito della Grazia divina, e non può essere ricevuto se non mediante la fede che la Grazia suscita, sviluppa, accresce nell'uomo, senza che quest'ultimo possa aggiungere nulla con le sue opere all'iniziativa insondabile dell'Amore eterno. Ciò non significa, come troppo spesso si è erroneamente affermato, che il protestantesimo assuma un atteggiamento negativo rispetto alle opere. I predestinati, coloro che sono toccati dalla Grazia, non possono rinchiudersi nell'egoismo di una ristretta vita religiosa, ma sono tenuti a manifestare, a testimoniare del loro stato di eletti nel loro operare terreno, nella loro professione, nello svolgere con particolare coscienza i compiti cui sono stati "vocati" da Dio. Per questa via nel protestantesimo il concetto di vocazione si estese, per così dire, dalla sfera ecclesiastica a quella "laica", venendo a caricare di un valore e di un significato religioso anche le attività sociali, professionali, economiche o politiche: tutti mezzi per manifestare il proprio stato di "predestinati", di amati da Dio. Da qui, anche, il notevole incremento dato dal protestantesimo del XVI sec. allo sviluppo delle attività commerciali e industriali dei nuovi ceti e il suo apporto, talora però sopravvalutato, allo spirito del capitalismo. Da un punto di vista dogmatico, il protestantesimo accetta le verità proclamate da primi concili ecumenici e dai primi "simboli", specialmente dal simbolo apostolico e dal simbolo di Nicea. Il protestantesimo ha in comune tali dogmi (della creazione, dell'incarnazione, della Redenzione, della vita eterna, del Giudizio universale, ecc.) con le altre Chiese cristiane: essi si ritrovano nelle diverse "confessioni" che, come quella di Augusta del 1530, tentarono di dare unità dottrinale al movimento protestante. Tali tentativi si scontrarono tuttavia continuamente contro la predisposizione del protestantesimo al particolarismo dottrinale ed ecclesiastico. Fu per reagire al pullulare di gruppi protestanti che prese forza nel seno del luteranesimo del XVII sec. la tendenza a una sempre maggiore sistematicità teologica, che dette luogo alla scolastica luterana. Ma a essa si opposero ben presto dei movimenti di ritorno alla Bibbia e allo spirito originario del protestantesimo, come il pietismo (Spener e Francke) e il metodismo (J. e C. Wesley). D'altronde, tra il Settecento e l'Ottocento, lo sviluppo della nozione di libero esame, che non era alle origini del protestantesimo, se per un lato favorì le nuove forme della critica biblica, per l'altro lato diede vigore al razionalismo deista, che in Francia già con Bayle, in Germania con Wolff, Lessing e l'Aufklärung, in Inghilterra con Locke, Pope e Tindal, tendeva a ridurre il cristianesimo a una religione naturale e praticamente priva di dogmi. Nel XIX sec. si verificò, nel seno del protestantesimo, una nuova reazione alle tendenze razionalistiche e deiste, con il movimento del Risveglio (Réveil), che unì alla teologia più tradizionale una spiritualità basata sul sentimento, e che, a differenza del protestantesimo dei secc. XVI e XVII, soprattutto preoccupato di questioni dogmatiche e teologiche, si impegnò nei problemi morali e sociali (filantropia). Una nuova prevalenza delle tendenze razionalistiche, specialmente applicate all'esegesi biblica, si verificò con il cosiddetto protestantesimo liberale, che, sorto in Germania e diffusosi in Francia (Strauss, Baur, Harnack, Sabatier, ecc.), dominò largamente alla fine dell'Ottocento e nei primi anni del Novecento: esso applicò metodi integralmente storicistici alla ricerca biblica e accentuò l'impegno sociale come sbocco di quello religioso (opere in favore delle classi povere, dell'infanzia; lotta all'alcoolismo e alla prostituzione, ecc.). Ma negli anni intorno alla prima guerra mondiale ci fu, specialmente per opera di K. Barth, ma anche dei pastori Casalis, Boegner e altri, una radicale reazione nel senso di un ritorno ai grandi temi delle origini del protestantesimo: di fronte al massiccio fenomeno della scristianizzazione delle masse, dei grandi conflitti sociali e nazionali, delle tragedie belliche e postbelliche, il protestantesimo liberale mostrava apertamente i limiti del suo ottimismo razionalistico. D'altronde, un rinnovato interesse per i temi della ricerca biblica in prospettive molto diverse da quelle del protestantesimo liberale (Schweitzer, Bultmann, Cullmann) ha favorito nel protestantesimo più recente una riflessione teologica penetrante sulla natura, la funzione e la vocazione della Chiesa; anche se certi gruppi protestanti sono tenaci nel voler ridurre per quanto possibile al minimo l'aspetto "visibile" della Chiesa e l'esigenza di un'unità che non sia puramente spirituale, nel timore che la vocazione profetica della Chiesa venga compromessa dal suo sviluppo istituzionale. Ciò non toglie che il protestantesimo contemporaneo sia percorso da una decisa spinta verso l'ecumenismo, che ormai, superate molte barriere, tende a rimettere in discussione gli stessi rapporti con la Chiesa cattolica e con il papatoe anche la dottrina, come è stato provato dalla partecipazione di vari protestanti quali osservatori al concilio Vaticano II.



È tuttavia innegabile che, nonostante la vivacità della teologia protestante contemporanea (si ricordano tra i nomi più prestigiosi: R. Bultmann, K. Barth, O. Cullmann, J. Moltmann, W. Pannenberg), anche il protestantesimo, nelle sue varie confessioni, stia vivendo un periodo di crisi religiosa. La stessa attività ecumenica condotta dal consiglio ecumenico delle Chiese, fondato ad Amsterdam nel 1948, è a volte insidiata dalle Chiese Underground (sotterranee), non meno radicali, nella loro contestazione, dei gruppi spontanei della Chiesa cattolica. Le diverse federazioni di Chiese protestanti - come ad esempio quella francese che raggruppa la Chiesa riformata, la Chiesa luterana, le Chiese evangeliche battiste e quelle evangeliche indipendenti - anche quando trovano una sintonizzazione formale a livello dottrinale, incontrano poi notevoli motivi di divisione a livello di scelte operative e politiche.


Conseguenza della dottrina teologica protestante fu la negazione della messa come sacrificio e dei sacramenti della confermazione, della penitenza, dell'ordine, del matrimonio, dell'olio per gli infermi, e di tutti i sacramentali, così che la liturgia cattolica fu abolita in gran parte, compreso il culto della Madonna e dei santi: quasi tutti i protestanti hanno conservato unicamente il battesimo e l'eucaristia nella sola forma della cena. Soltanto gli anglicani hanno ripreso gran parte della liturgia cattolica. Tuttavia la liturgia protestante accomna i momenti particolari della vita, come il matrimonio e la morte, con preghiere derivate o ispirate soprattutto dalla Bibbia.





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