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LO SVILUPPO MULTINAZIONALE DELLE IMPRESE - CARATTERISTICHE DELL'IMPRESA MULTINAZIONALE

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LO SVILUPPO MULTINAZIONALE DELLE IMPRESE

Secondo la più semplice delle definizioni, un'impresa può essere definita multinazionale quando ha una o più unità operative all'estero.

Una più descrittiva è quella data dall'OCSE, per cui le imprese multinazionali comprendono società ed altre entità a capitale privato o pubblico o misto, aventi sedi in Stati diversi e collegate in modo tale che una o più di esse possono suscitare un'influenza importante sulle attività delle altre e, in particolare, dividere con queste conoscenze e risorse.  Il grado d'autonomia di ciascun'entità rispetto alle altre può variare molto da una società multinazionale all'altra, a seconda della natura dei legami che uniscono queste entità e i loro settori d'attività.

Da questa definizione possiamo evincere le caratteristiche più rilevanti delle multinazionali:

il primo elemento caratterizzante è la pluralità d'unità operative in paesi diversi.

la seconda condizione riguarda le politiche di gestione delle varie unità operative, che devono essere riconducibili ad un'unica strategia internazionale. Questo significa che la società madre controlla direttamente la gestione delle società lie, influendone gli indirizzi anche attraverso un coordinamento dei consigli d'amministrazione.



la terza condizione riguarda le funzioni aziendali, in quanto è necessario che vi sia un coordinamento tra le varie funzioni aziendali.

un quarto elemento è rappresentato dall'importanza delle attività estere sull'attività totale dell'impresa, in modo tale si consideri il mercato nel quale si opera secondo una visione globale.

Alcuni autori sottolineano come però alcune imprese, nonostante l'importanza delle attività all'estero, rimangono prevalentemente orientate verso il paese d'origine.

A questo proposito possiamo distinguere:

Impresa multinazionale che si sviluppa su nuovi mercati esteri ma conserva una posizione dominante nel mercato nazionale al quale dedica la maggior parte delle sue risorse (General Motors) impresa "internazionale".

Impresa multinazionale che, pur mantenendo la sua origine nazionale nella proprietà del capitale e nel management (IBM), ha superato la tradizionale separazione tra mercati nazionali e mercati esteri considerandoli sotto un'unica strategia di sviluppo globale.

Impresa multinazionale il cui capitale è detenuto e controllato in modo preminente da soci di differenti nazionalità e le cui strategie di sviluppo sono di tipo internazionale, svincolate da condizioni di tipo nazionale (Unilever, Philips) impresa "transnazionale".

Impresa multinazionale giuridicamente costituita in un dato paese per godere dei vantaggi fiscali della legislazione del luogo.

Talvolta in alternativa o in contrapposizione al termine multinazionale si adotta quello di globale. Quest'ultimo considera più nazioni come se fossero un unico grande mercato ed adotta strategie generalizzate.  Chi sostiene questa caratterizzazione, considera multinazionale l'impresa che, operando con unità produttive in mercati diversi, adotta strategie specifiche e differenti a seconda delle situazioni economiche, politiche, sociali e culturali locali, modificandole in funzione delle esigenze e situazioni dei diversi mercati nazionali. Un tale comportamento "flessibile" consente di realizzare e mantenere un successo competitivo in campo internazionale.


CARATTERISTICHE DELL'IMPRESA MULTINAZIONALE

Gli elementi più significativi per l'analisi delle imprese multinazionali sono:

Tipi di mercato e di paesi in cui opera e settori d'attività:

Osservando il mercato delle maggiori imprese multinazionali si nota come esse tendano a concentrarsi in settori oligopolistici con prodotti altamente differenziati. I mercati in cui operano sono dominati da un ristretto numero di imprese, che generano una grande percentuale della produzione totale della industria interessata.

L'elevato grado di concentrazione si rileva non solo nei paesi in cui si effettuano investimenti diretti, ma anche nel paese di origine delle multinazionali. Le imprese multinazionali generalmente nascono nei paesi industrializzati soprattutto nel Nord dell'America e nell'Europa Occidentale.

Per quanto riguarda i settori inizialmente era quello estrattivo e dei servizi pubblici, oggi nel terziario (tecnologia avanzata) e manifatturiero. Tale concentrazione è una caratteristica degli investimenti americani ed in misura minore di quelli inglesi e tedeschi. Dagli inizi degli anni '80 il settore dei servizi si è dimostrato particolarmente dinamico: questa tendenza è una conseguenza del processo di terziarizzazione che ha caratterizzato l'economia dei paesi industrializzati e che ha visto una più spinta divisone del lavoro e una crescente esternalizzazione delle attività di servizio.

Ripartizione geografica:

sono presenti in tutto il mondo ma la maggior parte è nei paesi industrializzati. I 2/3 del valore del valore degli investimenti diretti all'estero sono nei paesi in cui elementi culturali, sociali, giuridici, linguistici sono simili, ed un'economia in sviluppo danno facilitato l'espansione delle imprese multinazionali.

Nei PVS si è localizzato più di 1/3 dell'ammontare globale degli investimenti diretti all'estero, ma questa quota è destinata ad aumentare a causa dei crescenti fattori di attrattività dei paesi in via di sviluppo.

La maggior parte dei paesi sviluppati ad economia di mercato è sia paese di origine sia paese di penetrazione di molte imprese multinazionali.

Dimensioni

elemento fondamentale delle imprese multinazionali è la grande dimensione. A partire dagli anni 80 si è avuto un significativo sviluppo di imprese di dimensioni medio piccole (cioè con almeno 500 dipendenti nel paese di origine) ed un fenomeno che trova conferma in tutti i paese industrializzati.



FASI DELLO SVILUPPO INTERNAZIONALE DELLE IMPRESE


Stadio

Mercati Prevalenti

Strategia di Penetrazione


Mercati nazionali

L'impresa è presente sui mercati internazionali con le esportazione. Queste hanno il vantaggio di richiedere investimenti di capitali non rilevanti, mentre consentono di verificare la capacità di assorbimento del mercato senza rischi. Gli svantaggi sono dati dalle barriere all'entrate e dalle protezioni legali dei Paesi.


Mercati nazionali

Con tale fase si comincia a decidere per la produzione all'estero, nel paese di arrivo con:

cessione di know how o licenze: si permette ad un'impresa straniera di usare un brevetto industriale o conoscenze tecnologiche in cambio di royalty. In questo caso l'impresa può verificare il ° di assorbimento del mercato senza rischi di impianti in loco, superando le eventuali barriere in entrata. Tuttavia con tale metodo si perde facilmente in controllo della qualità del prodotto e si fa dell'affiliata una probabile concorrente, forte della medesima tecnologia.  

assemblaggio di prodotti all'estero: è spesso richiesto dai Governi locali per garantire la formazione di valore aggiunto nel Paese.

contratti di produzione con imprese locali: la produzione è affidata ad imprese locali, mentre commercializzazione,

distribuzione e promozione vengono realizzati dall'affiliata della multinazionale.


Mercati naz + alcuni mercati esteri

L'impresa comincia a adottare una strategia internazionale per quanto riguarda la produzione e la distribuzione. Tuttavia, l'obiettivo principale rimane il mercato nazionale.



Marcati naz ed esteri

In questo stadio l'impresa adotta una "strategia mondiale", nella quale tutti i mercati vengono considerati in modo unitario.   




MOTIVAZIONI DELL'INVESTIMENTO INTERNAZIONALE

Il motivo principale è la naturale tendenza di ogni impresa a conseguire un maggior profitto.

Tra le varie motivazioni vi sono:

Motivazioni collegate agli input:

riguardano i mercati di approvvigionamento dei seguenti fattori produttivi:

  1. materie prime: attraverso il controllo delle fonti di approvvigionamento, l'impresa si garantisce la qualità necessaria al ciclo produttivo.
  2. lavoro: il differenziale del costo del lavoro, cioè la realizzazione delle produzioni cosiddette "labour intensive" dove il costo del lavoro è inferiore al livello raggiunto nel paese d'origine è stata una delle motivazioni degli investimenti in Europa tra il 1950 e il 1970 di giapponesi ed americani.
  3. capitali: operando in mercati esteri, aumentano le possibilità di reperire risorse finanziarie sia nei mercati locali dei capitali sia facendo ricorso al mercato dell'eurodollaro o ad altre forme di finanziamento.
  4. conoscenze tecnologiche: anche l'acquisizione di know-how, capacità manageriali e tecnologiche rappresentano una motivazione dell'investimento estero. Il possesso di conoscenze tecnologiche fornisce all'impresa multinazionale un vantaggio rispetto alle imprese locali e rappresenta una barriera all'ingresso di nuove imprese.

Motivazioni collegate al processo di trasformazione:

riguardano essenzialmente le economie di scala che si realizzano aumentando le dimensioni dell'impresa sia per quanto riguarda gli impianti di produzione che le organizzazioni di vendita. Questo presuppone un allargamento del mercato. Infatti, tanto più ampio è il mercato, tanto più grandi devono essere gli impianti e tanto più bassi possono essere i costi di produzione.

Motivazioni collegate agli outputs:

riguardano:

a.    i mercati di sbocco: la principale ragione collegata ai mercati di sbocco è di sfruttare maggiori potenzialità di mercato. Quando le imprese operano in un mercato interno piuttosto limitato, cercano di ampliare la propria dimensione attraverso una diversificazione geografica. A volte, infatti, in alcuni mercati esteri il tasso di sviluppo dell'economia è più rapido che non nel paese di origine.

b.   la struttura della concorrenza: un'impresa espande la propria attività all'estero per sfruttare o difendere uno specifico vantaggio competitivo che possiede rispetto ai suoi concorrenti.

In molti casi questo vantaggio può essere sfruttato in maniere più efficace, insediando un'affiliata all'estero, piuttosto che ricorrendo ad altri tipi di strategie. Questo è particolarmente evidente nelle industrie ad alta tecnologia, in cui è la tecnologia stessa che dà all'impresa multinazionale un margine di vantaggio rispetto alle aziende concorrenti locali.

Ma lo è pure in alcune industrie a tecnologia intermedia in cui le imperfezioni del meccanismo di concorrenza derivano principalmente da un crescente processo di diversificazione dei prodotti, da provvedimenti restrittivi sulle esportazioni, .

Altre volte l'impresa multinazionale che amplia la propria attività all'estero adotta una strategia di imitazione di una mossa intrapresa da una concorrente. Tale strategia, di tipo difensivo, contribuisce a mantenere inalterato l'equilibrio preesistente tra le varie imprese oligopolistico ed anche di godere di vantaggi derivanti dall'apertura e dallo sviluppo futuro del nuovo mercato.

Da non trascurare infine tra le varie cause che spingono le imprese a diventare multinazionali l'azione dei governi che potrebbero perseguire obiettivi differenti:

a.    spingere le imprese nazionali ad effettuare investimenti all'estero.

b.   favorire gli insediamenti stranieri sul proprio territorio.

c.    attuare una politica selettiva nei confronti delle multinazionali attirando alcune imprese invece di altre facendole entrare in concorrenza tra loro ed ottenendone dei vantaggi.


MODALITA' DI COSTITUZIONE E DI CONTROLLO DI UNITA' OPERATIVE ALL'ESTERO

Le modalità secondo cui un'impresa multinazionale organizza e controlla la gestione delle sue consociate all'estero possono essere ricondotte ai seguenti modelli:

q   La forma delle società per azioni è la più diffusa nei paesi occidentali e consiste nel costituire una società secondo le leggi del paese in cui si è presenti e nel sottoscrivere in tutto o in parte il capitale, o attraverso la società madre o attraverso le altre consociate. In questo modo chi ha la maggioranza del capitale influisce sulle politiche di gestione ed orienta le scelte della società.

q   Con il modello della holding transnazionale l'impresa multinazionale costituisce delle SpA nei vari paesi in cui opera secondo la legislazione vigente localmente , crea una holding che detiene nel proprio patrimonio le partecipazioni azionarie delle varie unità operative estere. Con la nomina dei consigli di amministrazione, la holding determina le politiche di gruppo. È diffusa nei settori in cui le tecnologie hanno importanza fondamentale e dove è indispensabile tenere sotto controllo le consociate.

q   Il terzo modello e quello delle joint venture cioè la costituzione di una società a controllo congiunto.

q   La forma non equity rappresentano modalità di presenza sui mercati esteri non basate sul controllo dei capitali. Le forme più diffuse sono rappresentate da licensing, programmi congiunti di ricerca, franchising, contratti chiavi in mano, servizi di assistenza tecnica, ecc.


GLI INVESTIMENTI ESTERI: IL NUOVO SCENARIO DELL'INTERNAZIONALIZZAZIONE DEI MERCATI

Con il termine "internazionalizzazione" si intende un processo di espansione multinazionale delle imprese attraverso investimenti diretti esteri (IDE) che implichino un coinvolgimento nella gestione e nella direzione aziendale attraverso partecipazioni di controllo di capitale. Se esaminiamo la storia degli ultimi anni, osserviamo uno sviluppo degli scambi internazionali senza precedenti. L'accennato sviluppo può essere suddiviso in quattro periodi:


Periodo

Anni

Sviluppo

I

Dalla fine del XIX alla I guerra mondiale

Gli investimenti internazionali erano in maggioranza "investimenti di portafoglio, cioè concessioni di crediti o acquisti di titoli che non comportano il controllo sulla gestione.

II

Tra le due guerre mondiali

L'economia autarchica di molti paesi europei non favorisce investimenti all'estero. Le imprese multinazionali americane aumentano sia numericamente sia come importanza e valore.

III

Dalla II guerra al 1980

Si intensifica la presenza delle multinazionali e si consolida con il processo di integrazione economica di Marshall sfociato nella creazione del Mercato Comune Europeo. Gradualmente le imprese giapponesi e europee cominciano a recuperare il terreno perso.

IV

Dal 1980 ad oggi

Il fenomeno dell'internazionalizzazione dei mercati si è accentuato anche a causa di profonde trasformazioni politiche ed economiche,dal crollo del muro di Berlino, alla disgregazione della Russia. Manodopera a basso costo e mercati ancora intatti hanno favorito il processo di "globalizzazione" dettando nuove regole di comportamento che prevedevano un contesto legislativo uniformato. Negli anni '90 si è registrato un calo negli investimenti internazionali, dovuto alla recessione economica.

LE PICCOLE IMPRESE MULTINAZIONALI: UN FENOMENO RECENTE

Dalla fine degli anni 80 ad oggi è avvenuto un sensibile aumento degli IDE (investimenti diretti esteri) effettuati dalle piccole imprese multinazionali (le imprese con almeno 500 addetti nel paese di origine).

Pur partendo dalla constatazione che l'investimento all'estero rappresenta una scelta strategica di per sé permeata da incertezza e da maggiori rischi rispetto ad un investimento all'interno del proprio paese, la principale motivazione è costituita dall'esigenza di rafforzare la propria posizione competitiva. Seguono l'attesa di ritorni elevati, nonché la possibilità di accedere direttamente alle informazioni.

Le imprese di piccole dimensioni risultano avere una maggiore flessibilità organizzativa del management , con una conseguente tempestività nel prendere decisioni e nel renderle operative, un maggior controllo ed una comunicazione sia interna che esterna più efficiente ed efficace. Peraltro le piccole imprese hanno difficoltà intrinseca a reperire i consistenti capitali necessari per l'investimento estero e dispongono di scarse risorse manageriali, conseguenza del fatto che l'imprenditore proprietario accentra su di sé gran parte delle decisioni.


LA SITUAZIONE ITALIANA: EVOLUZIONE STORICA E STRATEGIE DEGLI INVESTIMENTI ESTERI NEL NOSTRO PAESE E DAL NOSTRO PAESE

Dai primi anni 50 ai primi anni 60:

è un periodo caratterizzato da nuovi investimenti produttivi. Il capitale arriva dall'estero per fare nuove fabbriche, secondo una logica alla base della quale c'è un costo del lavoro più basso, un tasso di sviluppo del sistema economico giudicato abbastanza alto. È questo il periodo del miracolo economico, che vede la trasformazione dell'impresa italiana da agricola a manifatturiera, aperta al progresso tecnologico.

Dal 1962 al 1969:

diminuzione di nuovi insediamenti

aumento delle acquisizioni

Dal 1969 alla fine degli anni 70:

stasi degli investimenti

sostanziale disimpegno del paese, per il rischio-Italia

Dal 1980 al 1990:

crescita costante del flusso degli investimenti esteri in entrata. Questa crescita è avvenuta in un contesto generale di globalizzazione dei mercati e sulla spinta determinata della creazione di un mercato unico europeo.

Dal 1990 ad oggi:

il tasso di crescita si è ridotto nonostante il verificarsi di alcuni eventi considerabili favorevoli come la svalutazione della lira nel 1992, i principi di privatizzazione, nonché la crisi che ha colpito molti grandi gruppi.

A partire dalla metà degli anni '80, l'industria italiana ha avviato un processo di internazionalizzazione ad un ritmo di crescita degli IDE che si allinea e spesso supera quello dei maggiori paesi industrializzati.

Le multinazionali italiane di piccole dimensioni pur rappresentando i 3/4 del totale, contribuiscono in minima parte sia al fatturato totale che all'occupazione delle imprese partecipate, mentre le grandi multinazionali pesano circa il 75 % del fatturato totale e per il 70 % degli addetti. Le forme prevalenti sono si costituzione e di controllo degli investimenti esteri sono rappresentate da acquisizioni di attività preesistenti, in Europa, America Latina e Nord America.


I VANTAGGI COMPETITIVI DA INTERNAZIONALIZZAZIONE

Possono essere così sintetizzati:

flessibilità nella gestione della domanda;

approvvigionamenti su scala mondiale;

esternalizzazione di attività in paesi dove il vantaggio competitivo è maggiore, che comporta:

esplosione della catena del valore

possibilità di godere dei vantaggi competitivi del paese ospitante

maggiore forza contrattuale

riduzione dei costi logistici e di comunicazione

allungamento del ciclo di vita dei prodotti e dei processi con trasferimento su mercati con differenti gradi di sviluppo.

sviluppo di competenze e tecnologia su scala mondiale.

Nel definire le proprie strategie di sviluppo le imprese dovranno tenere conto delle possibilità di sfruttare tali vantaggi competitivi da internazionalizzazione. Le conseguenze che si prevedono, riguardano essenzialmente tre aspetti:

l'orientamento strategico: integrazione tra parent - company, affiliate e Paese ospitante;

la struttura organizzativa: che dovrà essere a rete o a matrice;

il mercato del lavoro: che sarà considerato in un'ottica d'interdipendenza e d'integrazione, con una circolazione di lavoratori nei diversi paesi in relazione alla domanda e alle competenze specifiche.

L'internazionalizzazione è una delle maggiori spinte allo sviluppo interno dei Paesi industrializzati, poiché l'incremento di competitività delle imprese nei mercati esteri costituisce, non solo il presupposto per un'affermazione sia sui mercati internazionali sia in quello d'origine, ma anche e soprattutto stimolo e momento di crescita per il Paese.





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