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La nascita delle grandi banche (1860-1914)



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La nascita delle grandi banche (1860-l914)


Con il Secondo Impero di Napoleone III si affermano la presenza e il ruolo di nuove banche, organizzate in forma di società per azioni. Nel 1852 nasce il Crédit Foncier, i cui interventi riguardano le trasformazioni edilizie delle grandi città, in modo particolare Parigi. In seguito compie operazioni di prestito verso l'Egitto per poi specializzarsi in prestiti alle municipalità francesi ed ai cittadini sotto forma di prestiti ipotecari, pur non giungendo mai ad essere quell'organismo di credito verso l'agricoltura che molti speravano.

Di maggior peso ed importanza è il Crédit Mobilier, sorto nel medesimo anno, con l'appoggio dello stesso Napoleone III e delle case bancarie dell'Haute Banque. L'esperienza dei fratelli Isaac e Emile Péreire, di origine portoghese, che si rifacevano al modello dalla Société Générale de Belgique, ebbe un'influenza non secondaria nell'assetto del sistema bancario e finanziario francese, dal momento che la creazione di una grande banca, specializzata in finanziamenti all'industria - mineraria, delle costruzioni, navale e ferroviaria, ecc. - era complementare all'ambiziosa politica di espansione del Secondo Impero. Inoltre, è da sottolineare, nell'iniziativa dei fratelli Péreire, l'apporto del pensiero di Henri de Saint-Simon, mediato attraverso il pensiero di Barthélemy-Prosper Enfantin e Armand Bazard che prevedeva - tra gli strumenti necessari per realizzare il progetto di sostituire le classi nobili, ritenute oziose ed improduttive, con la classe industriale alla guida della nuova società industriale che si andava delineando - la fondazione di grandi istituti di credito centralizzati, nei quali dovevano confluire d'autorità tutti i capitali dei cittadini una volta defunti. Al di là della bontà e della praticabilità di un simile progetto sociale, il diffondersi di questo genere di idee economiche e sociali contribuì a creare un clima culturale favorevole ad iniziative dedicate a mobilitare risorse economiche a fini produttivi.



Un primo carattere distintivo della Société Générale de Crédit Mobilier, ripreso in seguito anche da altre grandi banche francesi, è la sua dimensione internazionale che si manifesta non tanto nell'assetto proprietario, quanto nell'intensa attività di finanziamenti esteri, tra cui la costruzione di oltre diecimila chilometri di linee ferroviarie.

Assai originale è anche la formula operativa adottata: raccolta di fondi sul mercato tramite obbligazioni finalizzate all'acquisto di titoli industriali, nella convinzione, rivelatasi poi errata, che i titoli industriali potessero fungere da garanzia per i sottoscrittori dei fondi obbligazionari. Inoltre, a differenza dei banchieri privati che si dedicavano prevalentemente al collocamento diretto presso la propria clientela dei titoli delle imprese lucrando soltanto la commissione, il Crédit Mobilier acquistava in blocco a prezzi prefissati l'intera serie di titoli azionari, accollandosi il rischio dell'emissione, con l'obiettivo di guadagnare, se l'operazione fosse andata a termine positivamente, la differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita. Questa attività azionaria faceva assumere alla Banca connotati di società finanziaria, con tutti i rischi connessi. Fino al 1866, la Banca promosse una notevole espansione acquisendo la Banca Imperiale Ottomana e il Credito Fondiario Austriaco, ma la crisi economica del 1866 fece sorgere le prime difficoltà di liquidità, affrontate con il raddoppio del capitale (da 60 a 120 milioni di franchi) che, però, servì soltanto a differire la crisi superata con l'intervento della Banca di Francia che pose come condizione l'allontanamento dei fratelli Péreire.

L'iniziale appoggio dell'Haute Banque, ma non di James de Rothschild, che aveva inviato a Napoleone III un promemoria nel quale erano indicati i rischi e le debolezze strutturali del nuovo istituto, si trasformò ben presto in aperta rivalità che spinse i maggiori esponenti, ad eccezione sempre di James de Rothschild, a costituire, dapprima, un sindacato fondato su accordi personali - la Réunion Financière - poi a creare, nel 1864, un nuovo grande istituto da opporre alla Société dei fratelli Péreire: la Société pour favoriser le Développement du Commerce et de l'Industrie en France.

Per prevenire altri crolli bancari, che si erano verificati negli ultimi decenni dell'Ottocento, le banche francesi si diedero una riforma suggerita dal banchiere Henri Germaine: costituzione di fondi propri e riserve consistenti; moderazione nella distribuzione dei dividendi; preferenza ad operazioni di impiego sicure e dotate di un alto grado di liquidità, anche se meno redditizie; rispetto di criteri prudenziale nelle valutazioni di bilancio; taglio netto di ogni legame con l'industria. In questo modo, il sistema bancario francese si avviò verso una specializzazione di fatto, destinata a proteggerlo da nuove crisi generalizzate, che fu formalmente sanzionata con la prima legge bancaria del 1945.

Prima di questa data, la legislazione bancaria francese, risaliva all'Ottocento e, precisamente, al 1863 quando il governo concesse la costituzione di banche in forma di società anonime a responsabilità limitata, consentendo, in tal modo, l'inizio di una fase fortemente espansiva di queste banche.

Per effetto di questa nuova normativa, sorgono nuove grandi banche di deposito: la Société Générale de Crédit Industriel et Commercial (1859) e il Crédit Lyonnais  (1863) che danno vita ad una grande innovazione: quella di raccogliere il risparmio nazionale. Imitando le grandi banche inglesi di deposito, costituiscono una fitta rete di agenzie e utilizzano la pubblicità per far conoscere gli interessi che avrebbero remunerato il capitale depositato e i molteplici servizi offerti ai depositanti (servizio titoli, uso degli assegni, ecc.). I risultati non mancano: nel 1914 il Crédit Lyonnais aveva oltre 600.000 correntisti.

Alla loro nascita, queste banche utilizzano e depositi a vista per operazioni di finanziamento industriale a lungo termine, correndo qualche rischio, soprattutto di fronte a ritiri massicci di depositi dopo la guerra franco-prussiana del 1870 e durante la "grande depressione", dal 1873 al 1896. Di fronte a questi pericoli, le banche cambiano strategia e si limitano a concedere prestiti a breve termine, specializzandosi in operazioni sui titoli borsistici e di sconto.

Le grandi banche d'affari e la Haute Banque, al contrario, non hanno filiali provinciali e si concentrano su attività finanziarie e borsistiche, concedendo prestiti a lungo termine alle industrie. Le principali banche d'affari sono La Banque de Paris et des Pays-Bas (1873), la Banque de Indochine (1875) e la Banque de l'Unione Parisienne, nata all'inizio del Novecento per iniziativa di numerose case bancarie protestanti.

Come si può notare, alla vigilia del primo conflitto mondiale, il sistema bancario francese si presentava assai articolato. Diversamente dalle grandi Banche di deposito, le banche d'affari e la Haute Banque si occupavano principalmente di operazioni a termine e di grossi affari finanziari, sostenute dalla circolazione di effetti commerciali, ricercati anche dai banchieri locali, dalle grandi banche di deposito e dalla stessa banca di Francia, mettendo a disposizione dell'economia francese abbondanti crediti commerciali e relativamente a buon mercato.

Queste strategie non sono esenti da critiche. Le grandi banche di deposito, che collocano presso la loro clientela molti titoli stranieri, come i titoli del debito pubblico russo, sono oggetto di una violenta camna denigratoria, culminata nel 1910 con l'accusa di costituire una vera e propria oligarchia finanziaria e di indirizzare il risparmio nazionale verso paesi stranieri, privando la Francia di risorse altrimenti utilizzabili. A queste banche viene rimproverata la dimenticanza del settore agricolo, che aveva spinto lo Stato a favorire la creazione di Casse di credito agricolo alla fine dell'Ottocento. Tuttavia, nonostante queste critiche, le grandi banche francesi seppero attirare una clientela numerosa e sviluppare in modo considerevole le loro operazioni e nel 1914 il Crédit Lyonnais era paragonabile alle grandi banche inglesi della City.







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